La stagione lirica 2023 al Teatro delle Muse
di Alberto Pellegrino
20 Feb 2023 - Approfondimenti classica, News classica
Presentata, ad Ancona, la stagione lirica 2023 del Teatro delle Muse. Due produzioni in programma a partire dal 29 settembre: Il flauto magico di Mozart e La tragédie de Carmen del compositore Marius Constant, il drammaturgo Jean–Claude Carrière e il regista Peter Brook.
La stagione lirica 2023 Teatro delle Muse di Ancona presenta due opere che per la prima volta saranno appositamente allestite dopo la ricostruzione e riapertura di questa struttura teatrale. Nel corso degli ultimi anni Le Muse stanno rinnovando il loro repertorio con scelte “coraggiose” rappresentate quest’anno da due titoli che appartengono al grande repertorio europeo che si servono del doppio registro della parola recitata e cantata: il singspiel settecentesco a cui appartiene il celebre Il Flauto Magico di Wolfgang Amadeus Mozart; l’opera del Novecento La tragédie de Carmen, dove si alternano dialoghi parlati, arie, duetti e pezzi d’assieme secondo la tradizione dell’opéra-comique ottocentesca. Per rendere efficace e interscambiabile questa molteplicità di generi e di codici, si è scelto di affidare entrambe le regie a due affermati registi-coreografi proprio per stabilire uno stretto rapporto tra opera lirica, teatro di parola e teatro di danza.
Il flauto magico – Die Zauberflöte
Questo classico mozartiano, che andrà in scena venerdì il 29 settembre alle ore 20.30 e domenica 1° ottobre alle ore 16.30, sarà allestito con la regia di Luca Silvestrini, un coreografo che ha compiuto i suoi studi di danza prima al Dams, poi al Trinity Laban di Londra e che nel 2020 ha ricevuto il Premio dell’Associazione Nazionale Critici di Teatro. Le scene saranno di Lucio Diana, uno degli scenografi che negli ultimi anni ha maggiormente lasciato un’impronta nel teatro, nel cinema e nelle arti visive e che ha realizzato le scenografie per alcune opere del Teatro delle Muse (Gianni Schicchi, Il barbiere di Siviglia, Lucia di Lammermoor, Attila, Il matrimonio segreto), mentre i costumi saranno disegnati da Stefania Cempini. A dirigere l’Orchestra Gioacchino Rossini sarà chiamato il M° Giuseppe Montesano, che ha alle spalle una carriera internazionale come direttore della Johann Strauss Operette Wien, della Wiener Residenz Orchester e della Wiener Hofburg Orchester.
Wolfgang Amadeus Mozart sta attraversando un periodo di crisi per lo scarso successo dell’opera La clemenza di Tito, ha problemi di salute ai quali si aggiungono le difficoltà economiche. Lo scoppio della Rivoluzione francese ha inoltre provocato a Vienna un ritorno all’austerità. I gesuiti insorgono contro la massoneria, le logge vengono chiuse d’autorità, i confratelli sono additati come responsabili della Rivoluzione e Mozart vede crollare quell’ideale di fratellanza massonica che era per lui una nuova religione.
Nel 1791 Mozart incontra Emanuel Schikaneder, che è considerato il miglior interprete di Shakespeare e dirige il Theater auf der Wieden. Questo attore-manager sta cercando di risollevare le sorti del Singspiel dalla concorrenza della musica italiana, per cui presenta al compositore il libretto del Flauto magico, un’opera in due atti ispirata dalla fiaba Lulu oder die Zauberflöte, nella quale ha inserito tutta una serie di personaggi buffi o drammatici, con passaggi scherzosi o con una marcata intensità narrativa. Grazie alla musica di Mozart, nasce un lavoro originale che va in scena nel settembre 1791 con la direzione del stesso compositore. Per la novità dell’opera, il primo atto è accolto con freddezza dal pubblico, ma il secondo atto suscita l’entusiasmo degli spettatori e, in breve tempo, Il flauto diventa un capolavoro acclamato in tutta l’Europa.
Il flauto magico e la massoneria
Mozart e Schikaneder si servono di questa opera per rappresentare l’idea massonica della fratellanza universale attraverso una serie di riti massonici, per affermare determinati valori da conquistare con un viaggio iniziatico. Il mondo viene strutturato secondo una sfera “plebea” dei sensi (Papageno e Papagena) e una “nobile” sfera spirituale della bellezza e dell’amore (Tamino e Pamina). Entrambe le sfere costituiscono il perno intorno al quale ruota il divenire delle trasformazioni che caratterizzano l’intera vicenda, la quale si svolge in un antico Egitto immaginario, dove avviene un graduale passaggio dalle tenebre dell’inganno e della superstizione alla luce della sapienza e della ragione con un capovolgimento del ruolo dei buoni (Sarastro, saggia incarnazione del Bene) e dei malvagi (La Regina della Notte, superba e crudele incarnazione del male), con il viaggio iniziatico di due coppie (Tamino e Pamina, Papageno e Papagena) che prevede il superamento di dure prove per liberarsi dalle forze del male e per conquistare la beatitudine solare della luce.
La lettura dell’opera
Il flauto magico richiede l’uso di varie chiavi di lettura: in senso orizzontale di tratta di un racconto massonico d’ispirazione illuminista; è un’opera caratterizzata da un afflato mistico-spirituale e ispirata dai misteri dell’Oriente, in essa si affrontano i temi della cultura massonica settecentesca come la morte e la rinascita, il rapporto fra terreno e ultraterreno, la prova d’iniziazione per giungere all’amore universale. Nel corso della vicenda vi verificano dei sostanziali capovolgimenti dei due Regni nemici, presenti nel mondo: il bene è inizialmente rappresentato dal Regno Lunare della Regina della Notte finirà con l’essere identificato col Regno Solare, prima giudicato malvagio e in seguito visto come il Regno della ragione e della saggezza. Secondo un’ottica verticale si verifica una dicotomia dei due Regni che, pur essendo contrapposti, rappresentano il potere e l’autorità a fronte di un mondo popolare, semplice e genuino; una seconda antitesi vede contrapposti l’uomo allo stato naturale e l’aristocratico uomo idealista.
Nel Flauto magico, oltre all’illuminismo e al giusnaturalismo, confluiscono elementi culturali diversi: il fiabesco settecentesco rappresentato dal flauto dalle proprietà magiche, le apparizioni di animali, dame e genietti, le montagne che si aprono per svelare sale meravigliose; la cultura popolare viennese basata sul comico, il naturale e il nonario; la presenza di un Arlecchino tedesco (Papageno); il continuo ribaltamento di situazioni pensate secondo una stringente logica drammaturgica per garantire l’effetto a sorpresa, in modo repentino e inverosimile ma teatralmente efficace con inserti comici o drammatici con una spettacolare realizzazione di effetti che moltiplicano le sorprese e gli improvvisi capovolgimenti di scena.
È stato il genio di Mozart a mettere insieme tutte queste componenti, ad armonizzare il rapporto tra parola, musica e canto, creando un’opera raffinata che elimina tutti i residui dello stile barocco. “Mai la musica ebbe pari consapevolezza del silenzio violato, tanto rispetto per l’ambiente posto in eccitazione, una musica che non nasce per volontà dell’uomo ma che è insita nelle cose, scorre aerea nello spazio, dinanzi alla quale restiamo incantati…(Una) musica racchiusa nel giro della propria esistenza fonica, cui non v’è altro da aggiungere che il commento dei mori incantati dal carillon di Papageno Oh cara armonia, oh dolce piacer” (Gioacchino Lanza Tommasi).
La tragédie de Carmen
Il secondo titolo in cartellone è questa sconvolgente pièce che il compositore Marius Constant, il drammaturgo Jean–Claude Carrière e il regista Peter Brook hanno tratto nel 1981 dall’opera di Bizet e dalla novella di Merimée. Alla guida dell’Orchestra Sinfonica “Gioacchino Rossini” sarà chiamata la direttrice d’orchestra argentina Natalia Solinas, che vive a Strasburgo e che, dal 2020, è presente nelle stagioni del Teatro Colòn di Buenos Aires. In Europa ha debuttato a Salisburgo nel Taschenoperfestival 2021; nello stesso anno ha diretto in Germania la Filarmonica di Magdemburgo e nel 2022 a San Gallen in Svizzera nel 2022 ha diretto Maria de Buenos Aires di Piazzolla. In Italia dirigerà per la prima volta questa opera nel Teatro delle Muse. Nel 2021 ha ricevuto il Premio della Critica musicale argentina come miglior direttore.
La messa in scena dell’opera sarà affidata a Francesca Lattuada, una regista e coreografa che opera stabilmente a Parigi, dove ha riscosso un grande successo nel 2017 con Le ballet royal de la nuit al Theatre dell’Opèra di Rennes e a Versailles. Nel 2018, per il Teatro delle Muse, ha firmato la Cenerentola di Rossini e nel 2022 La Sonnambula di Bellini per i teatri di Avignon, Clermont-Ferrand, Metz, Limoges, Vichy e Massy. Le scene sono ancora di Lucio Diana, mentre i costumi sono di Bruno Fatalot, che ha già firmato quelli della Cenerentola alle Muse.
Marius Constat, Jean-Claude Carrière e Peter Brook hanno voluto eliminare l’aspetto folcloristico dell’opera di Bizet per concentrarsi esclusivamente sulla sua dimensione tragica con una esecuzione musicale affidata a una piccola orchestra da camera. Nasce così nel 1981 questa Carmen per il Théâtre des Bouffes du Nord di Parigi, secondo un radicale progetto di adattamento con un prezioso lavoro di arrangiamento che ha ridimensionato la partitura originaria portandola da tre atti a un atto unico. Da parte sua lo sceneggiatore Jean-Claude Carrière scrive un libretto ricavato dal materiale originale proveniente dalla novella di Prospero Mérimée. La regia di Peter Brook ha tagliato le scene corali più famose dell’opera (le ragazze della fabbrica di sigarette, i contrabbandieri, la folla che grida alla corrida) per concentrare l’attenzione alle vite e agli amori dei protagonisti: Carmen, Don José, il toreador Escamillo e Micaëla. Peter Brook ha voluto realizzare un lavoro teatrale alleggerito dall’artificio operistico, pur conservando le arie principali, in modo da raccontare una storia collocabile in qualsiasi epoca o ambientazione, perché incentrata sui temi universali dell’amore, del tradimento, della libertà e del desiderio. Brook, nel voler “asciugare” gran parte del cast e della trama, ha mantenuto la centralità del tema conduttore dell’intera messa in scena: l’incontro tra José e la bella Carmen, una donna dallo spirito libero che diventa il fulcro di una vicenda sensuale e crudele.
La trama
Micaëla, una giovane di campagna, arriva in una piazza a Siviglia per incontrare il suo fidanzato Don José, un giovane brigadiere dell’esercito, al quale deve consegnare una lettera della madre. I due s’imbattono con Carmen, una zingara che lancia un fiore a Don José e canta una canzone d’amore. Le due ragazze litigano furiosamente e Zuniga, un superiore di José, gli ordina di portare in prigione la zingara. Durante il trasferimento, Carmen propone a José di lasciarla libera per poi incontrarsi nella locanda del suo amico Lillias Pastia. José, avvinto dal fascino della gitana, la lascia fuggire, ma la sua disobbedienza agli ordini gli costa la degradazione e l’arresto da parte di Zuniga, che raggiunge Carmen nella locanda di Pastia e le offre del denaro per ottenere i suoi favori. Carmen accetta e poco dopo entra José, allora la giovane nasconde Zuniga e dedica a José un’appassionata canzone. In quel momento suonano le trombe della caserma che ordinano ai militari di rientrare: Carmen è furiosa e schernisce José che, scoperta la presenza di Zuniga, perde il controllo e uccide l’ufficiale, il cui corpo viene rapidamente nascosto. Arriva Escamillo, un famoso torero, il quale offre da bere a tutti e annuncia che desidera conquistare l’amore di Carmen. José, sempre più geloso, litiga con Escamillo, ma Carmen riesce a separare i due uomini e il torero invita tutti alla prossima corrida. José canta il suo amore per Carmen e lei decide di restare con lui. Compare Garcia, il marito di Carmen, che sfida a duello José; mentre i due uomini si allontanano per battersi, Carmen legge nelle carte il suo tragico destino. Garcia ritorna ferito a morte e spira ai piedi della gitana. Micaëla ricompare alla ricerca di José e le due donne sembrano comprendersi, tanto che José, due volte assassino, fugge lontano, avendo capito che Carmen ormai l’ha abbandonato. La gitana è diventata l’amante di Escamillo, ma José ritorna per convincerla a partire con lui per dare inizio a una nuova vita. Carmen rifiuta, pur sapendo che sta mettendo in pericolo la propria vita. Escamillo viene ucciso nell’arena e Carmen rifiuta ancora una volta l’offerta di José, ma parte con lui per raggiungere il luogo dove le carte le hanno predetto che morirà.
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INFORMAZIONI
La campagna abbonamenti si apre:
- da mercoledì 8 marzo per RICONFERME ABBONAMENTI
- da mercoledì 5 aprile NUOVI ABBONAMENTI
- da giovedì 20 aprile BIGLIETTI
I prezzi:
- ABBONAMENTI: €110 platea, €87 prima galleria, €70 prima galleria promo giovani.
- BIGLIETTI: €80 platea, €66 prima galleria, €55 seconda galleria, €30 terza galleria.
- Sconti previsti per under 30 e over 65.
- biglietteria Teatro delle Muse 071.52525
- biglietteria@teatrodellemuse.org
La Fondazione Teatro delle Muse è sostenuta da: Socio Fondatore: Comune di Ancona / Con il contributo di: Ministero della Cultura, Regione Marche, Fondazione Cariverona / Con il sostegno di: Associazione Palchettisti del Teatro delle Muse, Gli Amici del Teatro delle Muse / In collaborazione con Marche Teatro.