La Stagione Lirica 2022 del Teatro delle Muse di Ancona


di Alberto Pellegrino

14 Set 2022 - Approfondimenti classica, News classica

Il Teatro delle Muse festeggia il 20° anniversario della riapertura con un cartellone composto da due melodrammi rappresentati per la prima volta sul nuovo palcoscenico anconetano: Attila di Verdi e Il matrimonio segreto di Cimarosa. Nuovi allestimenti prodotti della Fondazione Teatro delle Muse per rimettere in scena due opere che erano state ospitate nelle lontane stagioni del 1851, 1856 e 1875 (Attila) e nel 1911 e nel 1928 (Il Matrimonio segreto).

Attila di Giuseppe Verdi

Questo melodramma andrà in scena venerdì 30 settembre alle ore 20.30 e domenica 2 ottobre alle ore 16.30 con la direzione di Marco Guidarini, la regia di Mariano Bauduin, le scene di Lucio Diana e i costumi di Marianna Carbone. Gli interpreti saranno Alessio Cacciamani (Attila, re degli Unni), Vitaliy Bilyy, (Ezio, generale romano), Marta Torbidoni (Odabella, figlia del signore di Aquileia), Sergey Radchenko (Foresto, cavaliere aquilejese), accompagnati dalCoro Lirico Marchigiano “Vincenzo Bellini” e   l’Orchestra Sinfonica “Gioachino Rossini”.

Verdi compone l’opera per il Teatro La Fenice di Venezia e va in scena il 17 marzo 1846 senza ottenere un grande successo; dopo la revisione del libretto fatta da Francesco Maria Piave, viene rappresentata con successo nei teatri di Livorno, Trieste e Bologna, per arrivare infine alla Scala il 26 dicembre 1846.

Il libretto di Temistocle Solera, suddiviso in un prologo e tre atti, è tratto dalla tragedia Attila, König der Hunnen di Zacharias Werner (1768-1823), un drammaturgo romantico con una personalizzata caratterizzata da mix di sensualità e misticismo, il quale in questo dramma condanna i Romani colpevoli di ignavia e decadenza, mentre presenta Attila come il sovrano che ristabilisce l’ordine e la giustizia, una specie di valoroso Sigfrido che disprezza gli intrighi e i tradimenti di una corte corrotta della quale rimarrà vittima. Nel libretto rimane ben poco della tragedia originaria e subisce ulteriori cambiamenti con l’intervento di Francesco Maria Piave.

I caratteri del melodramma

Attila, re degli Unni è una “tragedia romantica” che dimostra la passione di Verdi per il grande teatro europeo, come dimostrerà anche in seguito con il suo interesse per le tragedie di Schiller (Giovanna d’Arco, I Masnadieri, Luisa Miller, Don Carlos) e Victor Hugo (Rigoletto). L’attenzione per la storia condiziona questo melodramma, tanto da richiedere la presenza di un “Prologo” che serve a comunicare i lontani antefatti della vicenda. Il giovane Verdi s’impegna a delineare la personalità e la psicologia dei protagonisti (Odabella, Attila, Foresto ed Ezio), collocati in un contesto caratterizzato dalla sete di vendetta, dall’amore e da un nascente spirito patriottico. Senza avere ancora raggiunto un’orchestrazione particolarmente raffinata, Verdi riesce a creare atmosfere cariche di suggestioni e con alcuni chiari riferimenti al Risorgimento italiano, tema che successivamente svilupperà nei Lombardi alla prima crociata, Nabucco, Ernani, La battaglia di Legnano e I vespri siciliani. Sotto la spinta del Primato morale e civile degli Italiani (1843) di Vincenzo Gioberti e la popolarità goduta in quel momento dal partito neoguelfo, Attila riflette un afflato nazionalistico che si avverte nell’aria Santo di patria… Allor che i forti corrono di Odabella e nelle parole dell’intrepido Foresto che descrive una patria ridotta in “macerie, deserto, ruina”, ma destinata a rinascere “qual risorta fenice novella”, mentre le speranze, che i patrioti ripongono in Pio IX, s’incarnano nella figura salvifica di papa Leone I che induce il re degli Unni a ritirarsi senza attaccare Roma.

Eugene Delacroix – Attila

La trama

Nel Prologo l’azione si svolge ad Aquileia intorno al V secolo d.C., mentre gli Unni stanno saccheggiando la città.Il loro re Attila s’infuria quando vede arrivare uno stuolo di donne di Aquileia, mentre aveva dato ordine di non risparmiare nessuno. Lo schiavo Uldino gli dice che queste donne si sono dimostrate valorose guerriere al pari degli uomini e vogliono rendergli omaggio. Tra queste si è distinta per coraggio Odabella, figlia del signore di Aquileia, che medita di vendicarsi dell’invasore per lo sterminio della sua famiglia. Attila ammira l’audacia della giovane e le restituisce la spada con la quale lei pensa di ucciderlo. Il generale romano Ezio propone ad Attila di unirsi per dominare il mondo, lasciando a lui l’Italia, ma il re degli Unni rifiuta sdegnosamente l’offerta. A Rio Alto gli eremiti soccorrono i profughi di Aquileia guidati da Foresto, marito di Odabella, il quale giura di ritrovare la donna amata e di salvare l’Italia.

Nel primo atto, nell’accampamento unno vicino Roma, Odabella è accusata da Foresto di averlo tradirlo con Attila. La giovane dice che il suo unico scopo è uccidere il tiranno e Foresto è rincuorato. Attila ha un incubo durante il quale ode la voce di un vecchio che gli impone di non avvicinarsi a Roma che lui si prepara a invadere. Arriva una processione guidata da Papa Leone l che gli chiede di stare lontano da Roma e Attila accondiscende impressionato dal sogno diventato realtà.

Nel secondo atto Ezio apprende che l’imperatore Valentiniano ha firmato una tregua con gli Unni e ricorda i tempi antichi dell’onore romano. Foresto gli comunica l’intenzione di uccidere Attila ed Ezio dà il suo consenso consapevole dei rischi mortali dell’impresa. Durante il banchetto tra Unni e Romani, i Druidi avvertono Attila di alcuni nefasti presagi; inoltre la festa è turbata da un vento che spegne i fuochi e provoca il terrore dei presenti. Foresto dice a Odabella che Attila sta per bere una coppa avvelenata, ma la giovane vuole per sé la vendetta e avverte il re, chiedendo in cambio di salvare la vita di Foresto. Attila riconoscente le offre di diventare la sua regina.

Nel terzo atto Foresto, amareggiato per il comportamento di Odabella, viene a sapere che i Romani, guidati da Ezio, stanno per attaccare gli Unni e uccidere Attila. Ezio e Foresto incontrano Odabella, che sta fuggendo dal letto nuziale. Sopraggiunge Attila che viene catturato, allora il re ricorda quanto ha fatto per loro: ha offerto la salvezza di Roma a Ezio; ha concesso la grazia a Foresto; ha dato la corona reale alla giovane. I tre vendicatori non recedono dal loro intento di ucciderlo ma, precedendo tutti, è Odabella a pugnalare Attila, mentre i Romani invadono il campo degli Unni.

Il Matrimonio segreto di Domenico Cimarosa

La seconda opera in cartellone è Il Matrimonio Segreto, un dramma giocoso in due atti composto da Domenico Cimarosa nel 1792 su libretto di Giovanni Bertati divenuto poeta teatrale alla corte di Vienna dopo l’esilio di Lorenzo Da Ponte. Si tratta anche in questo caso di un nuovo allestimento prodotto dalla Fondazione Teatro delle Muse che andrà in scena venerdì 14 ottobre alle ore 20.45 e domenica 16 ottobre alle ore 16.30. Il M° Diego Ceretta dirigerà l’Orchestra Sinfonica “Gioachino Rossini”, mentre la regia è stata affidata a una figura teatrale di prestigio come Marco Baliani, scene e costumi sono di Lucio Diana. Il cast è formato da Filippo Morace (Geronimo), Maria Sardaryan (Elisetta), Veronica Granatiero (Carolina), Mariangela Marini (Fidalma), Tommaso Barea (Il Conte Robinson), Pierluigi D’Aloia (Paolino).  

Domenico Cimarosa

I caratteri dell’opera

Questo dramma giocoso, andato in scena per la prima volta il 7 febbraio 1792 al Burgtheater di Vienna, ottiene un immediato e strepitoso successo di pubblico tanto che, per la prima volta nella storia della musica, in quella prima serata è stata ripresa per intero dall’inizio. Non si è trattato di un trionfo momentaneo, perché l’opera gode ancora del consenso di un pubblico internazionale ed è presente nel cartellone dei maggiori teatri lirici del mondo, essendo l’unica opera italiana del XVII secolo a rimanere ininterrottamente nei repertori fino a diventare il simbolo dell’opera buffa italiana e a rappresentare l’intero Settecento. Per tre secoli, grazie al melodramma, l’italiano è stato riconosciuto in tutto il continente come la lingua della musica e della poesia, contribuendo a consolidare la nostra identità nazionale. Nello stesso tempo l’opera italiana ha attinto testi e ispirazione dalla letteratura e dal teatro di prosa europei, per cui il nostro melodramma può essere considerato patrimonio comune dell’Europa.

Il libretto è tratto dalla popolare commedia The Clandestine Marriage di George Colman il Vecchio e David Garrick (1766) e sono state individuate le fonti inglesi e francesi che hanno ispirato questo lavoro e il libretto di Bertati. Intorno al 1745 il pittore William Hogarth ha realizzato a Londra un ciclo di quadri intitolato Le mariage à la mode, dai quali George Colman e David Garrick hanno tratto l’ispirazione satirica per scrivere la loro commedia, prendendo lo spunto dal matrimonio d’interesse tra un nobile e la figlia di un ricco borghese, introducendo la variante che la giovane è già sposata segretamente con un innamorato senza mezzi finanziari. Alla commedia inglese si è ispirata Madame Riccoboni per scrivere nel 1768 Sophie ou le mariage caché, una opéra comique musicata da Joseph Kohaut; esiste poi l’opéra comique intolata Le Mariage clandestin del visconte de Sègur e Francois Devienne (1790). 

Gli spunti di satira sociale nel libretto di Bertani sono smorzati e indirizzati contro l’avaro e ricco borghese smanioso d’imparentarsi con la nobiltà. Il tentativo di elevazione sociale del giovane innamorato che, rispetto all’amata, appartiene a una classe sociale inferiore, non ha alcuna valenza ideologica, perché alla fine il deus ex machina della commedia è un aristocratico (“un uomo di mondo” come lo indica più volte il libretto), il quale con la sua indiscussa superiorità morale trova le soluzioni idonee per il lieto fine, del resto ricompensato con una lauta dote di centomila scudi. La continuità con la tradizione dell’opera buffa è assicurata con la presenza della ragazza sentimentale, del “primo amoroso”, del vecchio irascibile, prepotente e gabbato. Alla stessa tradizione si rifà lo stesso Cimarosa, il quale non fa altro che applicare gli stilemi dell’opera buffa al migliore libretto che gli sia capitato musicare, alternando momenti di esplosione comica con passaggi melodici perfino di struggente malinconia, il tutto sorretto da una raffinata strumentazione.

La trama

Il matrimonio segreto viene stipulato da Paolino, un povero commesso di bottega, con Carolina, la figlia del padrone, entrambi animati da una forte passione, ma impediti dalle circostanze ad avere un rapporto amoroso. Paolino vorrebbe fuggire con la sposa, ma lei esita nonostante sia costantemente in pena. Il ricco e avaro mercante Geronimo, padre di Carolina, vuole maritare le due figlie con un nobile e ha promesso la figlia maggiore Elisetta, dispettosa, ambiziosa e maligna, al conte Robinson con la promessa di una cospicua dote. Fidalma, una ricca vedova sorella di Geronimo, è stata a sua volta presa da un’ardente passione per il giovane Paolino, mentre il conte Robinson, che dovrebbe sposare Elisetta, s’innamora di Carolina e rifiuta la sorella maggiore. Geronimo protesta, ma Robinson gli propone di rinunciare a metà della dote se gli concede la mano di Carolina e questa vantaggiosa offerta lo induce a cambiare idea. La rabbia di Elisetta e le dichiarazioni amorose fatte da Fidalma a Paolino complicano ancor più la situazione, per cui i due sposi segreti decidono di fuggire senza purtroppo riuscirci, perché il loro piano viene scoperto. Elisetta crede che il conte e Carolina siano chiusi in una camera e chiama come testimoni il padre e la zia, ma il conte esce da solo e pretende che si renda conto di questa accusa. Nel trambusto Paolina e Carolina sono scoperti e rivelano a Geronimo il loro segreto. Allora il conte dichiara di sposare Elisetta e intercede a favore dei due giovani insieme alla sorella maggiore e a Fidelma. Alla fine Geronimo accetta la situazione e perdona i due sposi segreti.

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