La sonnambula a Novara


Alberto Bazzano

3 Apr 2006 - Commenti classica

La sonnambula di Vincenzo Bellini eseguita al teatro Coccia di Novara ha ottenuto un buon successo. A fare la parte del leone in questa ripresa (l'opera mancava da circa vent'anni) è stato lo scenografo Eugenio Guglielminetti, al suo esordio novarese. Gli anni sembrano non passare per questo artista infaticabile, impegnato continuamente su vari fronti. à la seconda volta che Guglielminetti affronta La sonnambula nella sua carriera. La prima è stata al Festival di Fiesole verso la metà degli anni Ottanta. Oggi al teatro Coccia. Passano gli anni, ma l'entusiasmo e la grinta del Maestro sono gli stessi. Guglielminetti guarda al capolavoro di Bellini attraverso la lente della fiaba. La storia di Amina ed Elvino infatti si presta ad una lettura siffatta. Il palcoscenico è la pagina di un grande libro disegnato a tinte pastello. Un gigantesco ovale domina la scena, indirizzando lo sguardo verso l'orizzonte sfumato; in lontananza si scorgono le costruzioni del villaggio, i mulini a vento e il solido castello del conte Rodolfo. Anche i costumi, di fantasia, nella vivacità delle loro tinte echeggiano la serenità propria dei paesini della Svizzera. Il regista Massimo Scaglione fa la sua parte con intelligenza, optando per un'azione semplice, funzionale, mai prevaricante. L'eleganza dell'impianto influenza anche il direttore Fabrizio Maria Carminati (specialista del repertorio di primo Ottocento) incline ad una lettura sobria, precisa, in punta di pennino. à sul versante vocale che si registrano, invece, i momenti di minor resistenza. Silvia Della Benetta (Amina), confermata annualmente a Novara, è una cantante inadeguata alla parte. La linea del canto non asseconda mai la floreale curvatura della melodia belliniana. Le agilità sono spesso stridule, gli acuti prossimi al grido. Aldo Caputo (Elvino), invece, è un cantante interessante. La dizione è buona e il canto è illuminato da un fraseggio seducente. Purtroppo la gamma presenta disuguaglianze che si fanno sensibili in alto. Giuseppe Nicodemo (Rodolfo), infine, è un basso cantante dalla brunitura artefatta e dal registro grave insufficiente (il la bemolle emesso nella cadenza della cavatina Vi ravviso lo dimostra), ma nel complesso delinea il personaggio in maniera soddisfacente. Completano la locandina Monica Tarone (Lisa), Artan Lika (Alessio), Jim Bo Sung (un notaio). Al termine della recita applausi per tutti e lancio di fiori dai palchi da parte del pubblico entusiasta.
(Alberto Bazzano)


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