La “Norma” allo Sferisterio di Macerata
di Alberto Pellegrino
4 Ago 2016 - Commenti classica, Musica classica
Macerata (29.07.2016). Dopo alcuni anni ritorna allo Sferisterio di Macerata la Norma di Bellini nella bella messa in scena curata dai registi siciliani Luigi Di Gangi e Ugo Giacomazzi che rivelano la loro formazione teatrale nello studio scrupoloso del libretto accompagnato dal pieno rispetto della partitura. Essi hanno voluto giustamente mettere in primo piano il personaggio di Norma, “una donna che racchiuse tante donne” a cominciare da Medea, una donna che racchiuse in sé “le rabbie tragiche, la passionalità romantica e universale”. Amante e madre, Norma è per prima cosa una profetessa che, come tutte le Sibille, conosce quello che accadrà e quindi è capace di guidare il suo popolo, influenzandone la vita religiosa, sociale e politica, “una grande madre ragno che tesse la ragnatela. Tesse, ritesse, cuce: in una parola trama” dicono i due registi.
Questa idea è stata sviluppata a pieno dalla scenografa Federica Parolini che ha creato una verde e metaforica foresta druidica fatta di reti e ramificazioni intrecciate, di luci circolari che spezzano il buio della notte, mentre il crudele Dio dei Galli è simbolicamente rappresentato da un nastro rosso che, avvolgendo un tempietto arboreo, attraversa tutta la scena a ricordare la sua immateriale ma sanguinaria presenza. La luna, la “Casta Diva”, è anch’essa simbolicamente rappresentata da un grande cerchio fatto di rami, di bianche bende verginali e circondato di luce, dinanzi al quale Norma celebra il suo suggestivo rito sacerdotale. I costumi molto belli di Daniela Cernigliano sono per i personaggi maschili di un verde cupo, mentre i costumi delle sacerdotesse sono di un elegante rosa-salmone. Il disegno delle luci di Luigi Biondi ha seguito pienamente il progetto registico, impiegando il linguaggio dei colori che hanno sottolineato i vari passaggi del dramma, dal verde arboreo al blu notte, dal giallo-arancio al rosso della passione nello scontro amoroso dei tre protagonisti e nel momento del supremo sacrificio di Norma e Pollione.
Norma è stata interpretata da Maria José Siri, un giovane soprano uruguaiano di origini italiane che, oltre al canto, ha studiato pianoforte, chitarra e sassofono tenore. Nel 2003 è stata eletta rivelazione artistica dell’anno dall’Associazione dei critici musicali argentini, quindi ha vinto numerosi concorsi in Sud America e in Europa. Da allora ha cantato nei maggiori teatri di Spagna, Germania, Austria, Italia, Russia e Paesi scandinavi per arrivare infine al Cairo (dove ha interpretato Aida), a Tokyo, Tel Aviv e Istanbul. Si è affermata sulla scena operistica come una delle cantanti più interessanti degli ultimi anni, avendo raggiunto una piena maturità tecnica grazie soprattutto, come lei sostiene, allo studio del sassofono che le ha permesso di raggiungere le note più gravi, le ha insegnato a prendere dei fiati profondi, per cui lo studio di uno strumento così impegnativo le ha fatto prendere coscienza dell’estensione della sua voce molto prima di iniziare a studiare canto. Questo suo bagaglio tecnico le consente di passare con disinvoltura dal repertorio di soprano lirico a quello di soprano lirico spinto, per cui riesce a interpretare sia Mozart e Puccini, sia Leoncavallo, Giordano (Andrea Chenier) e Verdi (Il ballo in maschera, I due Foscari,Don Carlo, La forza del destino e Otello). Il M° Bartoletti ha definito la Siri “un soprano lirico con accenti drammatici e questo le permetterà di fare ruoli verdiani e pucciniani”, ecco perché questa cantante è stata in grado di affrontare e vincere la sfida con un’opera impegnativa come la Norma di Bellini andata in scena allo Sferisterio. La Siri ha dato al personaggio di Norma una coloritura molto particolare, non di potenza ma di grande raffinatezza interpretativa senza tuttavia tradire la drammaticità del ruolo, fornendo una prova di grande maturità e padronanza dei propri mezzi vocali, riuscendo a incantare il pubblico del teatro maceratese anche per l’eleganza dei movimenti scenici e del portamento.
Al suo fianco si è distinta nel ruolo di Adalgisa il mezzosoprano Sonia Ganassi, affermata interprete del repertoriobelcantistico del primo Ottocento italiano,tanto da ricevere nel 2009 Bellini d’oro per le sue eccellenti interpretazioni dei personaggi di Adalgisa in Norma e di Romeo ne I Capuleti e i Montecchi. La Ganassi è stata, inoltre, una valida interprete del dittico Hin und Zuruck di Hindemith e L’heure espagnole di Ravel, prodotto e messo in scena nella Stagione Lirica 2009/10 della Fondazione Teatro delle Muse di Ancona, ricevendo il Premio Internazionale Franco Corelli (2011); nel 2014 è stata anche un’apprezzata Amneris nell’Aida andata in scena allo Sferisterio di Macerata. La Ganassi ha confermato le sue qualità interpretative nel ruolo di Adalgisa con la drammaticità che richiede un personaggio diviso tra rimorso e passione, uno dei vertici del triangolo composto insieme a Pollione e Norma, triangolo che la regia ha spesso materializzato sulla scena con risultati suggestivi.
Hanno completato il cast il giovane tenore italiano Rubens Pelizzari, specializzato in ruoli verdiani e pucciniani, che ha affrontato il personaggio di Pollione con buone doti vocali e un’apprezzabile qualità timbrica di tenore drammatico; Nicola Ulivieri,un basso-baritono specializzato nel repertorio di basso cantante, è stato un ottimo Oroves.