“La Cenerentola” a Città di Castello: un trionfo


Alan Mauro Vai

6 Ott 2008 - Commenti classica

CITTA' DI CASTELLO (PG) – E' andata in scena ieri al Teatro degli Illuminati di Città di Castello (PG) l'ultima replica della Stagione Lirica Regionale 2008, organizzata, come accade ormai da 62 anni, dal Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto, iniziativa che permette così di poter assistere alla magia dell'Opera anche in Comuni più distanti dalle consuete rotte del Teatro operistico. Il Teatro degli Illuminati è infatti colmo tanto in platea quanto nei palchi, a testimoniare il successo dell'iniziativa e l'amore del pubblico per le produzione dell'Ente spoletino. à doveroso notare l'impegno che il Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto da sempre profonde per innovare la forma del Teatro d'Opera e per consentire l'ingresso di giovani cantanti, musicisti, registi e direttori all'interno dell'organico artistico dell'Ensemble. L'Orchestra del Teatro Lirico di Spoleto nasce infatti da un progetto di Alta Formazione rivolto ai giovani diplomati scelti dopo una selezione internazionale ed integrati da alcuni affermati musicisti.
Ma veniamo allo spettacolo di questa sera. La Cenerentola di Gioachino Rossino debutta a Roma in occasione del Carnevale del 1817. Il libretto di Jacopo Ferretti raccoglie l'invito di un soggetto giocoso e divertente per suscitar riso e ilarità tra il pubblico. Rossini volle fare della favola di Perrault un'opera comica e burlesca, sfumando gli elementi onirici della tradizione, a favore di ingranaggi drammaturgici tesi alla risata. Deviando dall'afflato puramente fiabesco, i due autori compensano la virata verso la commedia con l'inserimento di effetti tipici del genere, pescando dalla tradizione della Commedia Classica Greca e Latina, passando per la Commedia dell'Arte, l'Opera buffa, il Dramma giocoso: ed ecco il gioco, per l'appunto, di travestimenti e mutazioni, di scambi di ruoli tra i protagonisti, il Principe che all'inizio dell'opera è celato sotto le spoglie del suo scudiero Dandini, Alidoro, il Maestro di Corte, finto mendicante, e infine la servente Angiolina detta Cenerentola la cui mutazione al ballo di Corte abbaglia tutti i presenti. Rossini struttura poi l'insieme della partitura con l'obiettivo di tenere desta l'attenzione degli uditori attraverso stimoli di vivacità e brillanti situazioni spassosissime, come il duetto tra il sevitore Dandini e Don Magnifico, creando un insieme di tipi umani la cui relazione complessiva determina il mondo giocoso e burlesco della commedia. Attraverso ritmi e variazioni velocissime, situazioni teatrali risolte con il pulsare della forma musicale, ad ogni relazione corrisponde una costruzione sonora di eguale intensità e potenza; Rossini costruisce tensioni emotive attraverso l'uso di una convenzione musicale di corrispondenze, assonanze, metafore con i caratteri sulla scena: una musicalità teatrale che intreccia con perfetta sintonia l'andamento comico della narrazione.
In quest'edizione de La Cenerentola prodotta dal Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto, il regista Alessio Pizzech immerge l'opera in un'atmosfera da Commedia Dell'Arte trasportando tutta la rappresentazione in un seicento fiabesco e onirico, dai colori sgargianti di una tradizione magica, realizzando così quel carattere meta-tetrale così presente ne La Cenerentola. à il mondo dei caratteri della maschera da Arlecchino a Pantalone, dai servi, che, come nelle migliori commedie del teatro greco e latino, risolvono i problemi dei loro padroni innamorati, agli amanti, nobili o umili uomini e donne che inseguono con ingenua purezza il loro amore. Quest'universo intreccia su di un piano diacronico gli elementi che si sono sedimentati nella concretezza dei tipi fissi della Commedia all'Italiana, portando con sè tutto il patrimonio artistico del Teatro. Ed in effetti in scena, oltre ai personaggi parlanti e al coro, vi è la presenza costante di due potenti segni di questo passato che ritorna a dare il suo contributo all'Opera più prettamente teatrale della produzione rossiniana. Il più visibile è la coppia Arlecchino (interpretato da un applauditissimo Francesco Wolf) – Colombina (Irene Lepore) che diventano colorate presenze sceniche che ci affascinano con le movenze sapienti e perfette della tecnica della tradizione, angeli custodi di Don Ramiro e meccanismi meta-teatrali, soprattutto nella tempesta che, verso il finale dell'opera, costringe il Principe a riparare presso la casa di Don Magnifico: Arlecchino trotta da parte a parte del palco dandosi da fare con la lastra utilizzata nella Commedia dell'Arte per ricreare il suono dei tuoni e con la ruota che produce il rumore del vento. Applausi scroscianti a fine scena. Il secondo elemento che porta in sè il tributo alla teatralità della tradizione dell'Arte è il grande impianto d'Argano in centro scena che resta elemento fisso, grande pedana rotonda e girevole, oggetto principale nell'arte dell'antica Macchinera Teatrale italiana, utilizzato per le Mutazioni di scena, che muove nel nostro caso tutta la scena, vorticando in una sorta di evocazione della dimensione onirica della Commedia. Ma è anche tutta la struttura scenografica (curata dal Claudia Felicetti) ad utilizzare gli strumenti della tradizione mediante fondali dipinti alla maniera dell'Arte che calano e salgono dai cieli, creando mutazioni di scena dal sapore onirico e fiabesco. Allestimento spassosissimo e giocoso, sapientemente diretto da Alessio Pizzech nella disposizione dei cori che modellano la scena in delicati disegni plastici, come nella tradizione della grandiosità Barocca, dirigendo i movimenti in maniera rigorosamente geometrica, secondo la struttura altrettanto matematica data da Rossini. I caratteri dei personaggi si concretizzano in maniera perfettamente equilibrata per rendere il giusto tono comico della narrazione, dalla goffa pedanteria di Don Magnifico (interpretato dal giovanissimo talento comico Alessandro Pento con smisurata allegria, ma altrettanto giudizioso controllo), alla civettuola e vanitosa figura delle sorelle cattive (Maria Carla Curia e Sara Nastos), fino alla perentoria figura di Alidoro (Daniele Maccaintelli) e alla poliedrica interpretazione di Dandini (Gabriele Ribis), in cui l'alternarsi di teatralità sopra le righe e giocosa spavalderia lo rendono artefice della riuscita dei piani del suo padrone Don Ramiro. Cenerentola (Francesca De Giorgi) incanta la platea (e i palchi!) del Teatro degli Illuminati con la dolcezza della sua figura e la bravura nel mantenere quell'aurea di fiaba che l'ammanta, una voce cristallina che rapisce. Il Principe è stato eccezionalmente interpretato in questa replica dal cantante sudamericano Alejandro Escobar, un tenore chiamato in giornata da Torino, a causa della malattia di entrambi i colleghi Enrico Iviglia e Kirlianit Cortes, che ha saputo, nonostante le poche ore di prova e una messa in scena tutt'affatto nuova per lui, restituire al meglio il personaggio di Don Ramiro.

5 ottobre 2008
Teatro deli Illuminati
Città di Castello (PG)
La Cenerentola
di Gioacchino Rossini
Dramma giocoso in due atti
Libretto di Jacopo Ferretti da Perrault
Direttore: Giuseppe La Malfa
Regia: Alessio Pizzech
Orchesta e Coro del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto
Cast: Francesca De Giorgi, Alejandro Escobar, Gabriele Ribis, Alessadnro Pento, Maria Carla Curia, Sara Nastos, Daniele Macciantelli, Francesco olf, Irene Lepore, Orchestra e Coro del Teatro Lirico Sperimenatale di Spoleto.
Teatro Lirico di Spoleto
0743.221645
teatrlirico@tis-belli.it
www.tis-belli-it
(Alan Mauro Vai)


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