La 46ma stagione lirica dello Sferisterio di Macerata
4 Lug 2010 - News classica
Lo SferisterioOpera Festival 2010, in occasione del quartocentenario della nascita del gesuita maceratese Padre Matteo Ricci, hascelto come tema-guida A maggior gloria di Dio,pertanto la stagione si aprirà il 29 luglionell’Arena Sferisterio con l’esecuzione del Vesprodella Beata Vergine di Claudio Monteverdi, direttodal M° Marco Mencoboni ed eseguito dal Complesso vocale estrumentale del Cantar lontano.
Monteverdi ha composto nel 1610 questa sua prima e monumentale operasacra, nella quale egli riesce a fondere elementi di musica religiosa eprofana, aprendo nuovi orizzonti nel mondo musicale del Seicento.Concepita grande coro e sette solisti, la composizione presenta unimpianto strutturale di grande unitarietà musicale,rafforzata anche dal fil rouge delle autocitazionioperistiche riprese tutte dall’Orfeo;secondo un principio simmetrico molto in voga all’epoca diMonteverdi, la partitura è costituita da salmi (Deusin meum intende adjutorium, 69; Dixit Dominus,110; Laudate Pueri,113; Laetatus sum,122; Nisi Dominus,127; Lauda Ierusalem,147)alternati a mottetti (Nigra sum e Pulchraes, Cantico dei Cantici; DuoSeraphim, Isaia 6.2.3; Audi coelum, poemaliturgico anonimo; Sonata sopra Sancta Maria);infine essa si chiude con l’inno Ave maris stellae con il Magnificat.
Per quanto riguarda il Cartellone 2010, il direttore artisticoM° Pier Luigi Pizzi ha messo a punto due progetti parallelibasati su un principio di forte unità stilistica conl’esecuzione di cinque opere che, per il loro altosignificato, costituiscono un insieme di forte coerenza concettuale eartistica, garantendo nello stesso tempo un livello qualitativo elevatograzie alla presenza di cast formato da interpreti di consolidatovalore, affiancati da giovani talenti.
LA STAGIONE ALLO SFERISTERIO
Per lo Sferisterio il progetto prevede la messa in scena di tremelodrammi dell’Ottocento particolarmente noti al grandepubblico e fra loro collegati da una forte tensione spirituale ereligiosa, dall’eterno conflitto tra il Bene e il Male, dallostesso edificante finale: il Faust di Charles Gounod, capolavoroindiscusso dell’opéra lyriquefrancese; I Lombardi alla prima crociata diGiuseppe Verdi, un’opera di notevole spessore artistico cheapre nuovi orizzonti nella drammaturgia verdiana e che da tempoè assente dai nostri palcoscenici; La forza delDestino, monumentale capolavoro verdiano che, pur senzaraggiungere la grandezza assoluta del Ballo in mascherae Don Carlo, segna una svolta determinante nellasuccessiva produzione verdiana.
IL FAUST DI GOUNOD
Charles Gounod (1818-1893) si afferma come autore di brani strumentalie romanze da salotto, come compositore di musica sacra di intonazionemisticheggiante, fra cui la celebre Ave Maria. Nel1855, dopo aver scritto due melodrammi scarsamente apprezzati, decidedi comporre un’opera ispirata al Faust diGoethe e affida la stesura del libretto a Jules Barbier e MichelCarré, una coppia destinata a dominare per diversi anni lascena operistica francese. I due autori decidono di scrivere unlibretto per musica avendo come testo-base il dramma in prosa Faustet Marguerite scritto nel 1850 dallo stesso Carré.Il debutto del Faust nel Théatre Lyriqueavviene il 19 marzo 1859 senza suscitare eccessivi entusiasmi, ma nelcorso dell’anno si hanno 57 repliche che consacrano ilsuccesso dell’opera, la quale da quel momento entra neiprincipali cartelloni d’Europa per rimanervi fino ai nostrigiorni, diventando insieme alla Carmen ilpiù rappresentato melodramma francese.
Il Faust, nonostante qualche riserva della critica,viene considerato un capolavoro capace di innovare profondamente ilteatro musicale francese fino allora era rigidamente ancorato al grand-opéra,un genere melodrammatico in cui si fondono la magniloquenza musicale,la grandiosità scenografica, un decisivo apportocoreografico, il prevalere di soggetti che affrontano conflitti privatiall’interno di un contesto sociale o religioso, che ha il suotempio nel Teatro dell’Opera.
L’altro genere in voga, legato al Théatre Lyrique,è l’opéra comiquecaratterizzata da un’alternanza di recitativi parlati eromanze cantate, nonché basata su una strutturapiù agile, una musica brillante, dei soggetti“leggeri” legati soprattutto al mondo“borghese”. Nel arco di dieci anni fino al debuttoal Teatro dell’Opéra nel 1869, Gounod trasformaprogressivamente il Faustun’opéra completamente cantata e arricchita danumerosi cori, balletti e numeri di massa. Attraverso la fusione dielementi propri dell’opéra-comique e del granopéra, Gounod inventa un nuovo genere di melodrammaticodenominato opéra-lyrique. Musicista“colto” e specializzato nel genere sacro,l’autore conosce poco il mondo del melodramma e questo gliconsente di attingere liberamente ai due precedenti generi per definirescene e personaggi, di avvalersi di una fluidità di canto edi una naturalezza finora ignoti all’opera francese. Gounodè abile nel fondere dramma e commedia, atmosferecavalleresche e momenti fantastici, situazioni comico-burlesche epassaggi drammatici, a loro volta stemperati da un accentuato lirismocome nel caso del valzer che chiude il secondo atto, del quartetto delterzo atto, della “Chanson du roi deThulé”, dove si avvertono persino echi dellapolifonia rinascimentale. Lo stesso libretto, filtrato attraverso ildramma di Carré, fa perdere al mito faustiano quellatensione spirituale e tragica, quelle implicazioni filosofiche edesistenziali proprie del capolavoro di Goethe, per trasformarsiessenzialmente in una storia d’amore. Alcune debolezzedrammaturgiche non devono però far perdere di vista ilvalore innovativo dell’opera soprattutto per quanto riguardala fisionomia dei protagonisti: Faust non è piùil vecchio filosofo sull’orlo della disperazione, ma un uomoche ha ritrovato con la giovinezza tutta la sua vogliad’amore espressa nella straordinaria aria “Salut!Demeure chaste e pure” e nel grande duetto finale conMarguerite; Méphistophéles è ilpersonaggio più vicino all’opéracomique, poiché la sua componente demoniaca si stempera nelburlesco e nel comico. La vera protagonista dell’operaè tuttavia Marguerite, un personaggio che rappresenta ilnodo d’attrazione di tutta la vicenda, dalla muta apparizionedel primo atto fino alla sua salvazione e assunzione in cielo. Sitratta di una figura femminile idealizzata, nella quale gli stimolierotici sono sublimati in una fusione di femminilità emisticismo che trova una sintesi definitiva nella sua trasformazione insimbolo di salvezza.
L’azione, ambientata nella Germania medioevale, inizia nellostudio di Faust, un vecchio filosofo che soffre di solitudine erimpiange la giovinezza perduta. Sul punto di suicidarsi, vienedistratto da un canto di fanciulle ed evoca Mefistofele, un demonio chesi presenta nelle vesti di un cavaliere e gli offre la giovinezza incambio dell’anima. Faust esita a firmare il patto, ma sidecide quando il demonio fa apparire la visione della bella Margherita.In un paese in festa Valentino, che parte per la guerra, affida lasorella Margherita alla protezione del giovane Siebel, ma ecco arrivareMefistofele che predice al giovane Wagner una morte in battaglia, aSiebel la maledizione di far appassire tutti i fiori toccati dalle suemani, a Valentino il coinvolgimento in un fatale duello. I giovanifanno indietreggiare il diavolo, mettendo le spade a croce. Intantonella piazza si svolge un ballo e Faust chiede a Margherita di poterlaaccompagnare a casa; la ragazza rifiuta, ma Mefistofele promette aFaust che potrà possedere la giovane. Siebel, che innamoratodi Margherita, sta raccogliendo dei fiori nel suo giardino, ma questiappassiscono fino a quando il giovane non li bagna conl’acqua santa per poi appenderli alla porta della ragazza.Mefistofele deride questo dono e consegna a Faust un cofanetto pieno dipreziosi che lascia sulla porta di casa di Margherita, la quale siadorna con quei gioielli e appare ai suoi stessi occhi bella come unafiglia di re. Sopraggiungono Faust e Mefistofele, il quale annuncia aMarta la morte del marito, quindi si mette a corteggiare la donna.Faust dichiara a Margherita il suo amore, ma rimane colpito dalladolcezza della fanciulla e vorrebbe rinunciare all’idea disedurla. Il demonio lo spinge a proseguire nell’impresa e,quando nella notte Margherita si affaccia al balcone e invoca il suonome, Faust accorre al suo richiamo ed entra in casa. Margherita, cheaspetta un figlio, si rifugia in una chiesa per pregare, ma Mefistofelele predice la dannazione eterna. Valentino, ritornato dalla guerra,apprende che la sorella è stata sedotta da Faust, per cui losfida a duello, rimanendo ucciso nello scontro. Mefistofele allontanail giovane, portandolo nel suo castello dove può assistere auno sfrenato sabba, al quale partecipano le più celebricortigiane della storia. Faust chiede però di esserericondotto da Margherita, che è rinchiusa in prigione inattesa di essere giustiziata perché, in preda alla follia,ha ucciso il bambino avuto da Faust. Questi cerca di convincerla afuggire con lui, ma Margherita in preda al delirio invoca il perdonodivino e muore. Un coro di angeli accompagna l’ascesa dellafanciulla verso il Paradiso, mentre Faust si raccoglie in preghiera.
I LOMBARDI ALLA PRIMA CROCIATA
L’opera I Lombardi alla prima Crociata diGiuseppe Verdi fin dal suo debutto al Teatro alla Scaladell’1 febbraio 1843 riscuote un notevole successo, che siripete in diverse città italiane ed europee, rimanendostabilmente nel repertorio internazionale fino alla secondametà del secolo scorso. Verdi affida il libretto aldrammaturgo Temistocle Solera con il compito di ispirarsiall’omonimo poema epico di Tommaso Grossi, che presenta unastruttura così articolata da condizionare anche la trama dellibretto, la quale risulta abbastanza complessa per lamolteplicità degli avvenimenti che si svolgono in quattroambienti diversi: Milano, Antiochia, la Valle di Josafath e i dintornidi Gerusalemme. L’epoca storica è quella tenebrosae violenta di un Medioevo filtrato attraverso un’otticadecisamente romantica, dove si passa dagli abissidel’abiezione morale ai vertici della santità, daltradimento alla preghiera, dall’omicidio a visionicelestiali. Molto forte è l’impronta patriotticadell’intera opera, che nel biennio 1846-1847 vienerappresentata in molti teatri italiani compresi quelli dello StatoPontificio per festeggiare per l’elezione del“liberale” Pio IX.
Nel suo complesso il melodramma presenta una sua forza drammaturgicaespressa dalla selvaggia e corale energia dell’insieme(è una delle pochissime opere ad avere un titolo collettivo)e dal lirismo con cui sono tratteggiati i vari personaggi nel testo enella la partitura musicale, dominata dal ruolodell’orchestra che spesso dialoga con la banda (previstadall’autore in scena). Un ruolo assolutamente rilevante hannole parti corali (a cominciare del celebre Oh signore daltetto natio ideale proseguimento del Va pensiero,a cui si aggiungono l’inno di guerra e la preghiera bellica Telodiamo, gran Dio di vittoria), tanto che in tuttal’opera agiscono cori formati da Claustrali, Ambasciatori,Crociati, Schiave, Donne lombarde, Donne dell’harem,Pellegrini e Spiriti celesti, accompagnati da altrettante masse difiguranti. Non mancano nemmeno brani di notevole spessore musicale comel’Ave Maria di Giselda (che anticipaquella di Desdemona nell’Otello), altredue arie per soprano come il commosso Se vano è ilpregare e No!…giusta causa, dove lagiovane si scaglia contro ogni “empio olocausto”;di forte impatto è anche il grande duetto d’amorefra Giselda e Oronte o il terzetto di redenzione religiosa che anticipail finale della Forza del destino.
L’opera, che riflette non tanto un dramma teatrale quanto lospirito di un poema cavalleresco e l’intricata struttura diun romanzo storico, è suddivisa in quattro episodi.
La vendetta. L’azione sisvolge a Milano tra il 1095 e il 1097: Pagano, geloso del fratelloArvino, ha cercato di ucciderlo nel giorno delle nozze con Viclinda.Esiliato, egli ritorna a Milano con l’abito del penitente esi riconcilia con il fratello, In realtà egli comincia aordire una congiura con l’aiuto di Pirro e di un gruppo disicari. Ma Arvino avverte un’oscura minaccia e sta inguardia, per cui Pagano uccide al suo posto il padre. Disperato, eglicerca di suicidarsi, ma viene arrestato.
L’uomo della caverna. Acciano,tiranno di Antiochia, prega Allah per poter sconfiggere i crociati,mentre suo figlio Oronte, che è innamorato di Giselda unaprigioniera cristiana figlia di Arvino e Viclinda, vuole convertirsi alcristianesimo come ha già fatto segretamente sua madreSofia. Per espiare le sue colpe, Pagano vive da eremita in grottavicina alla città, dove lo raggiunge Pirro invitandolo aunirsi all’esercito cristiano per condurre i crociatiall’interno di Antiochia. L’eremita rifiuta, maquando apprende che i soldati sono dei lombardi, decide di indossare learmi. Nell’harem Sofia annuncia a Giselda che Acciano eOronte sono stati uccisi e la giovane, sconvolta dal dolore, si scagliacontro un Dio ingiusto che permette si facciano le guerre. Arvinovorrebbe uccidere la giovane per la sua empietà (per luiquella dei crociati è una guerra“santa”), ma Pagano, che non è statoriconosciuto, salva Giselda affermando che è pazza.
La conversione. Oronte, che nonè morto, ritrova Giselda nella valle di Josafath e i due siscambiano un giuramento d’amore, quindi si danno alla fugainseguiti da Arvino, il quale ha saputo dell’amore dellafiglia per un musulmano e, saputo della presenza di Pagano, vuolepunirlo delle sue colpe. Oronte e Giselda si rifugiano nella grottadell’eremita, dove il ferito riceve il battesimo per poispirare tra le braccia della fanciulla amata.
Il Santo Sepolcro. A Giselda appare lospirito di Oronte che indica il luogo nel deserto dove i crociati, chesono tormentati dalla sete, troveranno l’acqua; infatti difronte all’esercito cristiano la fonte di Siloe cominciamiracolosamente a gettare acqua. Riprendono i combattimenti el’eremita, ferito a morte, viene trasportato nella tenda diArvino, dove rivela al fratello di essere Pagano, ottenendone ilperdono. Prima di spirare, egli può vedere la bandiera deicrociati sventolare sulle mura di Gerusalemme conquistata.
LA FORZA DEL DESTINO
L’opera La forza del destino, composta daGiuseppe Verdi nel 1861 ed eseguita per la prima volta nel TeatroImperiale di Pietroburgo il 10 novembre 1862, si avvale di un librettodi Francesco Maria Piave tratto, su indicazione dello stesso Verdi, daldramma Don Alvaro o la fuerza del sino scritto nel1835 da Angel Perez de Saavedra, duca di Riva, autore di uno dei testipiù rappresentativi del romanticismo spagnolo. Piaveè bravo a da questa tumultuosa e“bollente” materia, un testo in cuis’incrociano un insieme di passioni violente e di un ardentemisticismo, di odi inestinguibili e gesti di grandegenerosità, di eroismo e di crudeltà sullo sfondodi una Spagna variopinta, dove gli avvenimenti s’intreccianoe si sovrappongono senza tenere in minimo conto le unità diluogo, tempo ed azione del teatro classico. All’interno diquesta incandescente materia in genio verdiano immette brani“sublimi” come “Me pellegrino edorfana”, “Madre, pietosa Vergine”,“La Vergine degli Angeli”, O tu che in seno agliangeli”, “Solenne inquest’ora”, “Le minacce, i fieriaccenti”, “Pace, pace, mio Dio!”.
Nel corso degli anni è lo stesso Verdi a introdurrenell’opera numerose varianti fino al debutto del 1869 alTeatro alla Scala (dove furono presenti due grandi cantantimarchigiani, il baritono Francesco Graziani e il tenore MarioTiberini): innanzitutto compone una grande sinfonia pari per potenzasolo a quella dei Vespri siciliani; semplificanotevolmente la trama, senza tradire la struttura policentricadell’opera; elimina il tragico finale originario (dove Alvarosi gettava da una rupe invocando l’Inferno e maledicendo larazza umana), conferendole una connotazione rigorosamente religiosa;assegna un ruolo più rilevante a figure inizialmentesecondarie come la zingara Preziosilla e fra’ Melitone,considerato un personaggio chiave per il futuro sviluppo del linguaggiodrammatico verdiano; amplia il secondo episodio del terzo atto ispiratoal Wallensteins Lager di Schiller.
Verdi non pone freni alla sua fantasia e, per alleggerire il climatragico dell’opera, ci offre un variopinto affresco di vitaquotidiana composto da soldati e reclute, mendicanti e prostitute,vivandiere e mercanti, avventurieri e religiosi, trasformando unaccampamento militare nel “gran teatro del mondo”,dove si agitano poveri esseri umani perennemente in balia del granvento che agita i loro destini personali. I due antagonisti, abbastanzaconvenzionali, sono il nobile Alvaro e Carlo ciecamente ostinato nelperseguire la sua vendetta. Leonora è invece il personaggioche emerge come protagonista assoluta rispetto ai compagni di sventura:nel segno di una sua originalità è lei la sola acomprendere l’inutilità di lottare conl’inesorabile forza del destino; non provoca mai dolore neglialtri, ma rimane sempre colpita dalla sventura; consapevole vittima delFato, ha la coscienza della propria desolata condizione di creaturapalpitante di umanità; per lei non esiste catarsi,perché il prezzo della libertà èl’autocancellazione dal mondo. La religiositàproclamata dall’opera e incarnata soprattutto da Leonorarisulta tuttavia poco “manzoniana”,perché la salvezza offerta dalla fede è solooblio e annientamento, per cui l’intervento dellaProvvidenza, che nel finale cerca di sostituirsi alla cieca forza deldestino, risulta alquanto artificioso. Scrive Renato De Benedetto:“Malgrado le incongruenze, le digressioni…o forsea causa di ciò La forza del destino cisembra un’opera nella quale sia impresa ardua isolare leparti vive da quelle caduche: l’alata purissina effusione dicanto di Leonora e l’esteriore scintillio delle coloriture diPreziosilla, l’appassionata ma un po’ genericanobiltà di don Alvaro e la monotona ottusa protervia di donCarlo, l’ispirata ieratica eloquenza del padre guardiano e ilsermoneggiare pedestre e bizzoso di fra’ Melitone, e poitutta la variopinta confusione di danze preghiere processioni marceronde rataplan, tutte insomma le tessere, grandi epiccole, che concorrono a formare l’affollatissimo mosaiconel cui accidentato disegno si sente pulsare un’energiaprimordiale”.
La vicenda del primo e secondo atto si svolge in Spagna: intorno allametà del XVIII secolo Don Alvaro, un nobile di origineperuviana, penetra di notte nella casa del Marchese di Calatrava perportare con sé la figlia Leonora e poterla segretamentesposare. Dopo qualche tentennamento e momenti di smarrimento, lagiovane accetta, ma sopraggiunge il padre che si oppone alle nozze conun giovane di rango inferiore. Alvaro prende su di sé lacolpa della tentata fuga e scagiona la fanciulla, quindi getta a terrala pistola che tiene in mano, ma parte accidentalmente un colpo cheuccide il marchese, il quale in punto di morte maledice la figlia.L’azione si sposta un’osteria di Hornachuelos, doveLeonora in abiti maschili cerca Alvaro; la zingara Preziosilla siaccorge del travestimento, ma non tradisce la fanciulla che vedeentrare il fratello Carlo in abiti da studente, il quale ricerca di dueinnamorati per ucciderli e vendicare la morte del padre. Carlo raccontala storia di un amico a cui è stato ucciso il genitore esedotta la sorella, ma Preziosilla capisce che questo amicoè lo studente in persona. Nel frattempo Leonora si rifugianel Convento della Madonna degli Angeli, dove viene accolta dal padreguardiano che accetta di ospitarla in una grotta, facendola passare perun eremita, ordinando agli altri frati di non violare il segreto diquesto sconosciuto che è posto sotto la protezione dellaVergine degli Angeli.
La prima parte del terzo atto è ambientata presso Velletri,dove è in corso la guerra tra l’esercito imperialee quello franco-spagnolo, nel quale si è arruolato Alvarocon il grado di capitano dei granatieri, sotto il nome di don FedericoHerreros. La stessa cosa ha fatto Carlo, che si è arruolatocon il nome di don Felice di Bornos. Alvaro, che non lo conosce, glisalva la vita durante un alterco di gioco, stringendo con lui un fortelegame di amicizia. Ferito in battaglia, Alvaro rischia la vita econsegna a Carlo un plico con l’obbligo di distruggerlo nelcaso dovesse morire, ma Carlo ha un sospetto ed aprel’involucro, dove trova il ritratto della sorella. Capisceallora che l’uomo, a cui deve la vita, è Alvaro elo sfida a duello, ma i due sono sorpresi da una pattuglia e devonofuggire per non essere arrestati. Alvaro, che crede Leonora morta,decide di entrare in convento (“Or che mi resta! pietosoIddio,/Tu ispira, illumina il mio pensier./Al chiostro,all’eremo ai santi altari/l’oblio, la pace chieggail guerrier”). Nella seconda parte del terzo atto siriproduce il clima del grand-opéra attraverso i cori disoldati e vivandiere, le canzoni della zingara Preziosilla(“Venite all’indovina” e Nella guerraè la follia”), un intermezzo comico del venditoreambulante Trabuco (“A buon mercato chi vuolcomprare”), una goffa predica di fra’ Melitone(Toh, toh!…Poffare il mondo!”), la danza di una tarantella.
Nell’ultimo atto si ritorna nel Convento della Madonna degliAngeli, dove fra i religiosi c’è un nuovoconfratello, padre Raffaele, che in realtà è DonAlvaro. Carlo, dopo un lungo peregrinare, giunge nel convento e scoprela presenza del suo nemico, che sfida a un duello all’ultimosangue. Alvaro lo scongiura di abbandonare i suoi propositi di vendettaanche perché non ha mai disonorato Leonora, ma Carlo looffende e lo schiaffeggia, per cui egli getta la veste talare e dibatte ferendo a morte Carlo, che invoca l’intervento di unconfessore. Alvaro si precipita nell’eremo dove vive Leonora;i due si riconoscono e la donna accorre ad assistere il fratellomorente, il quale porta a compimento il suo giuramento di vendettatrafiggendo la sorella con le ultime forze che gli sono rimaste. Alvarocerca di assistere Leonora, mentre il padre guardiano impartiscel’estrema benedizione alla donna, che spira invocando ilperdono di Dio per sé e per l’uomo amato.
LA STAGIONE AL TEATRO LAURO ROSSI
Il progetto destinato a questo teatro è stato ideato daMassimo Gasparon, a cui è stata affidata la regia, le scenee i costumi delle due opere in cartellone. Esso è basato suun’idea drammaturgica che vede concettualmente apparentatedue opere fra loro distanti nel tempo, ma che presentano unasorprendente affinità musicale e drammaturgica. Si trattadella Juditha triumphans di Antonio Vivaldi e di Attiladi Giuseppe Verdi, che saranno affidate alla direzione del M°Guillaume Tourniaire e saranno proposte in forma“cameristica”, in modo da assicurare un unico stilemusicale e rappresentativo, in grado di farle convivere nello stessodispositivo scenico.
LA GIUDITTA TRIUMPHANS DI ANTONIO VIVALDI
Antonio Vivaldi (1678-1741), oltre a un numero impressionante diconcerti, serenate, cantate profane e opere liriche, ha composto treoratori che sono andati perduti (La vittoria navale,1713; Moyses Deus Pharaonis, 1714; L’adorazionedelli tre re magi al bambino Gesù nella capanna di Betlemme,1722),mentre è giunto fino a noi l’oratorio JudithaTriumphans, devicta Holofernis barbarie. Sacrum Militare Oratorium,dove si fondono i temi della guerra e della pace riconquistata,poiché la composizione viene commissionataall’autore nel 1716 per celebrare la vittoria dellaRepubblica di Venezia sui Turchi e la riconquista dell’isoladi Corfù. Il libretto, scritto in lingua latina da IacopoCassetti, ha pertanto un valore celebrativo, perché esaltala figura di Giuditta e la sua vittoria contro l’invasoreOloferne, assunta come allegoria della vittoria di Venezia sui Turchi.Nel coro finale, non a caso, Giuditta viene proclamata MarisRegina (appellativo dato a Venezia) e triumphatrixper aver difeso il diritto di Giuditta-Venezia alla proprialibertà ed autonomia sconfiggendo il barbato Trace(Oloferne) che allegoricamente rappresenta il Sultano e il mondoottomano.
Vivaldi definisce la sua opera come “oratorio” peril genere musicale, “sacro” per il soggetto biblicoe “militare” per il contesto della vicendaincentrata sullo scontro tra l’esercito assiro guidato daOloferne e l’esercito israelita rappresento da Giuditta.Questa composizione, più che un oratorio,fa pensare a unmelodramma “sacro” per la sua strutturazione inarie e recitativi e per la sua eccezionale ricchezza strumentale,legata al fatto che Vivaldi impiega con grande maestria una notevolevarietà di strumenti per caratterizzare le parole e leazioni dei personaggi: la forza guerresca degli ebrei e la dissolutezzadegli assiri, la fedeltà e la dolcezza d’animo diGiuditta, le aspirazioni amorose di Oloferne, la dolcezza della natura.La Juditha triunphans, che rimane un esempio dellavoglia di sperimentazione e delle capacità innovatrici diVivaldi, si può definire un oratorio sacro “alfemminile”, perché sia i ruoli maschili (Oloferne,il suo servitore Vagao, il Gran Sacerdote Ozia, il coro dei soldatiassiri), sia i ruoli femminili (Giuditta, la sua ancella Abra, il corodelle vergini di Betulia) sono affidate a delle cantanti; inoltre ilruolo della protagonista viene assegnato ad una celebre eroina, a cuila Bibbia dedica un intero libro. Giuditta, giovane e affascinantevedova di Betulia, nel libretto viene indicata come spesnostrae victoriae unica et vera, invicta, formosa, patriae splendore,spes nostre saluti, summa norma vere virtutis, gloriosa, speciosa,vivida rosa, fulgida fax, un personaggio che agisce non perse stessa ma per la libertà e per la salvezza della patria.tanto da affermare “per amore di patria mi guida ladolcissima speranza della libertà”. Di fronte aquesta hebraica ancilla si pone il personaggio diOlferne che, affascinato dalla sua bellezza, conduce un gioco diseduzione, paragonando la giovane donna ad un sole luminoso, maGiuditta gli ricorda che “quid splendet in ore est pulvis,umbra, nihil”, che “transit aetas, volantanni…Vivit anima immortalis” e proprio questacontrapposizione tra intensa spiritualità e sottilesensualità costituisce uno degli aspetti piùaffascinanti dell’oratorio.
Il librettista Cassetti riduce la storia biblica e suddivide in dueparti il testo che inizia con un coro “di soldati assiri inbattaglia” e termina con un coro “di verginiesultanti per il trionfo di Giuditta”. L’azione hainizio quando l’esercito assiro ha già posto sottoassedio la città di Betulia, dove la bellissima Giudittaesorta i suoi concittadini a lottare contro il nemico e si offre comeprigioniera del condottiero assiro Oloferne per poterne megliocontrastare i piani di conquista. Giuditta, deposte le vesti vedovili,indossati abiti eleganti e tutti i suoi gioielli, confidanell’aiuto del Signore che accresce “ancora dipiù il suo splendore, perché tale abbigliamentonon proveniva da libidine, ma da virtù”. Lagiovane, recando con sé vino e cibo, si reca nel camponemico, dove viene fatta prigioniera e condotta al cospetto diOloferne, al quale rivela che la città è allostremo e si dice pronta a condurre l’esercito assiro entro lemura, per cui il condottiero ordina di liberarla e di trattarla comeun’ospite. Oloferne, impressionato dalla sua bellezza, inviail fedele Vagao per invitare Giuditta a cena nella sua tenda,“perché bruciava dal desiderio dipossederla!”. Durante il convito Giuditta riesce a farubriacare Oloferne che cade in un sonno profondo. Presa allora la spadadel nemico e invocato l’aiuto di Dio, la donna tronca il capodel nemico e fugge dal campo, portando con sé questo trofeoper mostrarlo al popolo Quando gli assiri si accorgono che il lorocondottiero è stato ucciso, fuggono inseguiti dagli Ebrei,mentre i sacerdoti celebrano il trionfo di Giuditta, invocando il“Dio di Abramo, re degli eserciti, signore dellebattaglie”.
ATTILA DI GIUSEPPE VERDI
Giuseppe Verdi, quando nel 1846 compone l’Attila,sta uscendo da un periodo di luci e ombre che chiama gli“anni di galera”. Egli ha già compostoun insieme di opere che, pur avendo ricevuto una diversa accoglienza daparte del pubblico, hanno consacrato il loro autore come ilprotagonista del melodramma post-Anni Trenta, che inoltre hannoevidenziato la propensione di Verdi a scegliere soggetti di derivazioneletteraria o teatrale. Quindi anche in questo caso il compositoreaffida a Temistocle Solera il compito di scrivere il libretto, tenendopresente il dramma Attila, Konig der Hunne diZacharias Werner (1768-1823), opera non certo esaltante di un poetaromantico minore. Verdi, che ha una sua precisa visione drammaturgica eche è portato a fare di ogni opera un laboratorio di idee,non è pienamente soddisfatto del lavoro fatto da Solera, percui decide di affidare la revisione del libretto a Francesco MariaPiave, suggerendo di arrivare a una più efficace sintesistrutturale e narrativa. Verdi è una grande compositore, maragiona come un drammaturgo e per questo apprezza una forte“quadratura” dei personaggi in modo che rispondanoalla tipologia propria del melodramma romantico: un barbaro crudele etirannico (Attila), un astuto generale romano (Enzo),un guerriero giovane e fremente innamorato (Foresto),una fanciulla-guerriera combattiva, innamorata e fedele (Odabella).Egli è attratto anche dal contrasto tra la spada e ilpensiero, tra la bruta forza delle armi el’autorità dello spirito, per cui esaltal’incontro tra Leone Magno e Attila. Verdi è ancheinfluenzato dal particolare momento politico che vivel’Italia e pertanto esalta in questa opera lo spiritomarziale e la componente patriottica, affidata alla forza evocativa deibrani corali (“Gli Eremiti d’Aquileia”,“Qual notte”, “Dall’alghe diquesti marosi”, “Cara patria, già madree reina”), che conferiscono all’insieme il fascinodi una grande affresco. Attila risulta pertantoun’opera importante, perché introduce una nuovadrammaturgia nel mondo del melodramma e rappresenta una fase dimaturazione del Verdi musicista e drammaturgo, al quale manca ancorasolo la superba la “vena melodica” dei successivicapolavori.
Nella tragedia di Werner la protagonista è la principessaHildegonde, che uccide per vendetta Attila dopo averlo fattoinnamorare, anticipando in qualche modo le figure delle eroine diWagner. Tommaso Solera crea il personaggio parallelo di Odabella,figlia del signore di Aquileia ucciso da Attila, un’eroinache per il suo coraggio, la sua determinazione, il suo spirito dirivincita contro il tiranno può essere avvicinata alpersonaggio di Giuditta. QQQQuesta giovane donna, che si presenta comela vera protagonista dell’opera, viene fatta prigioniera dalre barbaro, il quale resta affascinato dal suo valore di guerriera edal suo fascino femminile, tanto da offrile in dono la propria spada,anche se questo gesto non è sufficiente perché lagiovane rinunci ai suoi propositi di vendetta. Il giovane Foresto guidala rivolta degli italici e, per mezzo di un infiltrato, riesce adavvelenare il vino del re, ma Odabella non vuole rinunciare alla suavendetta e salva Attila, che la chiede in sposa. Foresto si disperaperché pensa che la giovane abbia tradito la patria e il suoamore, ma deve ricredersi quando Odabella, dopo aver abbandonato illetto nuziale, ritorna da lui e svela i suoi piani di vendetta. In quelmomento sopraggiunge Attila per riportarla al campo, ma la giovane locolpisce a morte, mentre il generale Enzo annuncia chel’esercito romano sta attaccando l’accampamentodegli Unni. L’opera si chiude con la vittoriadell’intrepida amazzone che, per provare la propriafedeltà all’innamorato, cita propriol’episodio biblico di Giuditta e Oloferne.
Alberto Pellegrino
PROGRAMMA
Auditorium San Paolo
29 luglio – ore 18.00
A maggior gloria di Dio
Massimo Cacciari
conferenza inaugurale
Sferisterio
29 luglio – ore 21.00
Vespro delle Beata Vergine
Claudio Monteverdi
Direttore: Marco Mencoboni
30 luglio, 3 e 7 agosto – ore 21.00
Faust
Charles Gounod
Direttore: Jean-Luc Tingaud
Regia, Scene e Costumi: Pier Luigi Pizzi
31 luglio, 4 e 8 agosto – ore 21.00
I Lombardi alla prima crociata
Giuseppe Verdi
Direttore: Daniele Callegari
Regia, Scene e Costumi: Pier Luigi Pizzi
Teatro Lauro Rossi
6 e 10 agosto – ore 18.00
Juditha Triumphans
Antonio Vivaldi
Direttore: Riccardo Frizza
Regia, Scene e Costumi: Massimo Gasparon
6 e 10 agosto – ore 21.00
Attila
Giuseppe Verdi
Direttore: Riccardo Frizza
Regia, Scene e Costumi: Massimo Gasparon
Info:
www.sferisterio.it
Biglietteria:
Tel. 0733/230735 – Fax 0733/261570