La 43 Stagione lirica del Teatro Pergolesi


Alberto Pellegrino

18 Gen 2011 - Commenti classica

JESI. Dopo diversi anni ritorna al Teatro Pergolesi un Trovatore andato in scena al Ravenna Festival 2003 che presenta caratteri profondamente innovativi non solo per il talento dei suoi giovani o giovanissimi interpreti o per la qualità della Orchestra Giovanile Luigi Cherubini (fondata nel 2004 da Riccardo Muti), a per una particolare messa in scena di Cristina Mazzavillani Muti che ha firmato la regia e l'ideazione scenica. La novità di questo spettacolo è costituita dalla capacità di sfruttare processi e tecnologie multimediali che mostrano una diversa concezione dell'allestimento scenico senza tradire i valori di fondo e le tradizioni del melodramma. La vicenda del dramma verdiano viene collocata in una dimensione senza luogo e senza tempo, sfruttando le immagini di una Ravenna ridotta al ruolo di città fantasma costituita dai ruderi di una defunta civiltà industriale, un luogo che sorge in riva ad un mare quasi sempre notturno e angosciante, che contribuisce a dare una connotazione quasi onirica all'insieme della visione. Del resto il Trovatore è un'opera notturna per eccellenza all'intero della quale s'intrecciano le vicende drammatiche di Manrico ed Eleonora, della Gitana e del Conte di Luna, che la Muti colloca in una specie di deserto dell'anima , eliminando tutti gli orpelli umani e ambientali, facendo dello stesso coro una parete umana che si staglia contro i ruderi di un mondo in disfacimento. L'intera vicenda è come immersa in una palude dei sentimenti, dove gli essere umani trascinano le loro passioni tra scheletri rugginosi di fabbriche, silos e ciminiere, darsene e spiagge desolate, palafitte e capanni da pesca abbandonati lungo un mare che si presenta come una superficie iridescente e nello stesso tempo angosciante. In questo paesaggio fantastico tutto sembra morire e rinascere in un moto circolare che prevede un eterno ritorno alla matrice prima del dolore umano e gli stessi i personaggi sembrano prigionieri di macchinari e ingranaggi che diventano simboli di una forza superiore capace di stritolare sia i ribelli (il Trovatore e suoi uomini) e gli emarginati (i gitani), sia i potenti (il conte di Luna), dominati dallo stesso destino di sangue simboleggiato dalle nuvole tempestose che passano sopra acque di tenebra o sopra ruderi scarnificati dalla ruggine che sembrano imprigionare il dolore stesso del mondo. Per Cristina Mazzavillani Muri spazio sonoro, luce, visionarietà sono le dimensioni entro cui la scena e la narrazione trovano corpo. Tutto comincia da lì: da quelle tre console, tecnologici intrecci di leve e pulsanti. La modernità della tecnica multimediale è qui messa al servizio di cantanti giovani, in un grande laboratorio, capace di scongiurare ogni rischio di routine .
Questa stagione 2010, vissuta nel segno della contaminazione , si è caratterizzata anche per l'introduzione nel cartellone di due operette di un maestro del genere come è Jacques Offenbach, autore prolifico e di grande successo. Al Pergolesi sono andate in scena Pomme d'Api e Monsieur Choufleri con la regia di Stefania Parrighini che ha curato un allestimento spiritoso e accattivante per ritmi, scene e costumi. La parte musicale è stata affidata all'Orchestra Progetto Sipario alla sua prima uscita ufficiale; si tratta di un complesso composto da allievi professori d'orchestra che rientra in un progetto della Regione Marche per la formazione di figure professionali nel settore delle arti e mestieri dello spettacolo dal vivo. La prima operetta si basa su una intricata storia d'amore tra Gustave e la dolce Catherine (Pomme d'Api), che entra in servizio come cameriera dello zio del giovane ma, quando l'anziano spasimante s'innamora della ragazza, Gustave si rende conto che è lei la donna della sua vita, per cui tutto si conclude con il consueto lieto fine. Monsieur Chouflerie è invece un'operetta caratterizzata più dal sense of humor che dai sentimenti amorosi; infatti si tratta di una originale satira nel confronti del melodramma italiano dell'Ottocento con una vorticosa girandola di situazioni comiche che vedono coinvolti impresari, cantanti e compositori.
(Alberto Pellegrino)


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