Joà o Bosco e Gonzalo Rubalcaba due generazioni a Milano
Silvio Sbrigata
15 Ott 2003 - Commenti live!
Milano – Al Teatro Manzoni ormai ci hanno abituato alla musica di qualità : ma il programma di questa edizione presenta degli appuntamenti ai quali sarebbe davvero un peccato mancare. Oltre ai due musicisti che hanno inaugurato domenica 12 Ottobre, sono da annoverare fra gli altri, il trombettista Steven Bernstein, i Diaspora Blues, la pianista Carla Bley con il marito Steve Swallow, la Mingus Orchestra del bassista Charles Mingus, e domenica prossima il genio sassofonista newyorkese John Zorn con gli Electric Masada. In più Elvis Costello, Patti Smith e David Byrne che, a complemento dei concerti mattutini, si esibiranno in spettacoli per tre lunedì sera. Per cominciare, appunto, l'inedita accoppiata Bosco-Rubalcaba: chitarrista brasiliano del '46 il primo, pianista cubano del '63 il secondo. E' proprio quest'ultimo ad aprire il concerto. Lo fa da solo suonando le note di Besame Mucho, ovviamente rivisitata in chiave jazz con il suo stile. Non troppo esaltante per la verità : tenebroso e in alcuni passaggi fin troppo soporifero, anche se sostenuto da una tecnica straordinaria, collaudata e maturata nel tempo con anni di studi, a giudicare dal numero di pattern e dalla velocità delle scale. E' lo stesso Rubalcaba, dopo tre esecuzioni anche troppo lunghe, ad introdurre il creativo chitarrista di Mines Gerais. Acustica in mano, solito copricapo, presenza scenica da vendere, prende posto sullo sgabello posto al centro del palco per eseguire con il pianista Malabaristas do Sinal Vermelho, canzone che dà anche il titolo al suo ultimo disco. Gli applausi si fanno scroscianti ed anche un po' più lunghi, poi entrano sul palco Kiko Freitas per suonare batteria e percussioni, Ney Conceià ao al contrabbasso e basso acustico e Nelson Faria alla chitarra acustica, mentre esce di scena Rubalcaba. L'atmosfera creata è quella tipica degli artisti brasiliani: una commistione di pathos, allegria, sentimento e nobile poesia. Joà o descrive bene la sua terra, lo fa attraverso le note sue e del suo grupo, lo fa con le parole del figlio, autore delle canzoni recenti, con la voce, suadente e, in alcuni passaggi, persino sognante e struggente. Porta sul palco oltre che i suoi trent'anni di carriera, anche la storia di un paese, tinteggiato egregiamente dalle sue canzoni, specialmente quelle scritte in coppia con il poeta Aldir Blanc: un paese dove più che in ogni altro posto al mondo, convivono la realtà delle grandi ricchezze e la miseria sconfinata. Tutto ciò si traduce in musica, in canzoni come Moral da Histà ria, Terreiro De Jesus, Cinema Cidade dell'ultimo disco e, più in generale, con in 23 lavori della sua discografia. Fra i suoi capolavori vanno citati indubbiamente O Bà bado E A Equilibrista, la cui title-track è ormai diventata de facto l'inno di Amnesty International, Bosco, dell 89, Na Onda Que Balanà a, del 94 ed infine As Mil E Uma Aldeias del '97, tutti album ormai fuori produzione e quindi difficilissimi da reperire sul mercato ufficiale. Nonostante ciò il pubblico, non solo dimostra di conoscere molto bene il repertorio proposto, ma di essere propenso a seguire il ritmo delle canzoni, talvolta solo con le mani, talaltra anche con la voce. In più si ha la sensazione che il dovere stare seduti sia una limitazione troppo grande: volentieri ci si sarebbe alzati per seguire le progressioni di Bosco ballando. Il chitarrista brasiliano è un grande istrione e sa tenere bene la scena, pur non alzandosi mai dallo sgabello. Fra i musicisti che lo coadiuvano da segnalare particolarmente Kiko Freitas, eccellente nello stile, ottimo improvvisatore, versatile nella tecnica: capace di passare dalla bacchette, alle spazzole, fino addirittura a suonare la batteria e tutti gli strumenti di percussione usando solamente le mani. L'ensamble raggiunge il massimo espressivo quando ritorna sul palco il pianista: all'interno del gruppo sembra un altro artista ed aggiunge alle note di Bosco, quel poco necessario per rendere perfetto l'equilibrio armonico. D'obbligo il bis, richiesto da una standing-ovation, ed il rito degli autografafi. Da non perdere l'appuntamento con John Zorn e gli Electric Masada domenica prossima e lunedì 20 Elvis Costello.
(Silvio Sbrigata)