Intervista sulla musica ad Aldo Busi
21 Ago 2003 - News classica
In quest'intervista lo scrittore ci parla anche del suo rapporto con la musica e racconta: penso che il rapporto tra uno scrittore e la musica sia più alto di quello che un autore può avere con il cinema. Piegare la mia penna alle ragioni del cinema lo considererei un abbassamento estetico .
Aldo Busi è a Jesi, dove sabato 23 inaugurerà il Pergolesi Spontini Festival come voce recitante in un'opera di Spontini Lalla Rà kh ovvero Guancia di Tulipano, un capolavoro perduto del grande compositore marchigiano che rivive grazie alla nuova veste orchestrale di Azio Corghi e al nuovo testo scritto da Busi, che si è ispirato alle didascalie dello spartito originale ed al poema dell'irlandese Thomas Moore, da cui ha tratto il suo ultimo romanzo, Guancia di Tulipano, che gli Oscar Mondadori pubblicano in coincidenza con la prima teatrale.
Sono nella città di Federico II – esordisce – per fare un'opera scritta per Federico Guglielmo III . E infatti il marchigiano Spontini compose Lalla Rà kh per la corte di Berlino che nel 1821 festeggiava la visita di una principessa prussiana andata in sposa al figlio dello Zar. Iesi è molto bella. – continua Busi – Le sue mura sono state restaurate in modo sobrio. Gli edifici storici sono ben tenuti. C'è qualche erbaccia su alcuni frontoni delle chiese, che del resto sono più numerose delle erbacce. In una piazza c'è una lapide dedicata a Giordano Bruno vittima della tirannide sacerdotale : lo avessi saputo prima avrei fatto in modo di avere solo amanti jesini, anche spretati .
à la prima volta che scrive un testo per la musica?
Ho collaborato con Azio Corghi per due novelle del Decamerone di Boccaccio, che il compositore ha messo in musica per l'orchestra RAI: ho fatto da voce recitante al Lingotto di Torino per due serate esauritissime .
Qual è il suo rapporto con la musica?
Non parlerei di rapporto: sono troppo narciso per pensare che qualcuno crei la musica a prescindere da quello che scrivo io. Ed io scrivo a prescindere dai miei contemporanei. Con Azio Corghi c'è stato una straordinaria intesa su Boccaccio prima e su Spontini poi. Pensiamo adesso di lavorare insieme sul libretto di un'opera nuova. Comunque penso che il rapporto tra uno scrittore e la musica sia più alto di quello che un autore può avere con il cinema. Piegare la mia penna alle ragioni del cinema lo considererei un abbassamento estetico. Per questo non ho mai scritto per il cinema nè consentito che i miei libri servissero da pretesto per film. Dico di più: a volte ho letto con interesse libri di scrittori che ritenevo veri scrittori, ma ho cessato di farlo quando essi hanno cominciato a lavorare per il cinema. Oggi molti scrivono libri in funzione della loro trasposizione cinematografica. Il cinema è una trasposizione della parola per immagini. La musica no: rimane un'astrazione che permette di costruire autonomamente un percorso intellettivo. L'immagine blocca qualsiasi costruzione personale .
La danza è sempre in cima alle sue preferenze?
Sono patito della danza. Ho spesso viaggiato per vedere spettacoli di danza e match di box. Una volta la Scala ha messo in scena un balletto ispirato al mio romanzo Seminario sulla gioventù: io non mi sono ritrovato in quello spettacolo. Quando un coreografo o un regista dice di ispirarsi ad un libro in realtà prende a pretesto quel libro che si è prefigurato nella sua immaginazione. L'autore e il testo diventano una cavia, oppure, peggio, la vittima di un gioco mercantile. In verità io scrivo libri perchè vengano letti, non trasformati .
Come definisce questo suo nuovo ruolo di voce recitante?
à una cosa alla mia altezza. Sono troppo scaltro per rischiare il ridicolo. Faccio solo le cose in cui eccello. Ho una bella voce, potente, direi stentorea e – se fumo troppo – anche stentata. Io non recito. Leggo. Cerco di riprodurre attraverso la fonè il percorso psichico della scrittura. Sono uno scrittore che legge il suo testo. Ungaretti era magnifico nel leggere le sue poesie: una mitragliata di fagioli. Pasolini no, con la voce querula e gracchiante uccideva i suoi testi .
Ogni storia ha la sua morale. Qual è quella di Guancia di Tulipano?
La principessa Guancia di Tulipano chiude così il suo racconto: Come c'è del merito nell'infelicità , c'è dell'intelligenza nell'essere felice . Questo spettacolo jesino è così felice che la sua intelligenza mi turba .