Intervista al rapper Pauz
a cura della Redazione
28 Feb 2023 - Approfondimenti live, Interviste
Abbiamo intervistato il rapper Pauz (Angelo Sanna): musica e impegno sociale.
Appassionato di fumetti, disegni e graffiti, il rapper Pauz, al secolo Angelo Sanna, fa parte, insieme a Kappa, del gruppo “Fight Point Clan” dal 2002 al 2009, partecipando a diverse competizioni di freestyle e a serate Hip Hop.
Nel 2010 esce in freedownload il suo il primo disco da solista, “I Love Pauz”, cui fa seguito, l’anno dopo, “Angelo”. Segue una lunga carriera, coronata dalla vittoria (insieme ad Irene Sotgiu) della quarta edizione di JazzAlguerMediterrani, il contest giovanile della rassegna JazzAlguer.
A dicembre esce il singolo Cocktail accompagnato da un ironico videoclip, per la regia di Nicola Scognamillo.
“La base del pezzo – racconta Pauz – è affidata a Matthew May, in coproduzione con il sassarese Metrosick, che negli ultimi anni sta facendo parlare molto di sé. Gli arpeggi di chitarra in sottofondo sono di Gianni Serra. Ho scelto di puntare molto sul bridge e sul ritornello, per fare in modo che rimanessero in testa fin dal primo ascolto. Il testo è volutamente semplice; non amo le cose contorte e cervellotiche e sono dell’idea che ogni canzone debba essere trasversale. Vorrei che i miei testi “arrivassero” a tutti, dal bambino all’anziano, con immediatezza.
Abbiamo incontrato Pauz per una chiacchierata, tra musica e impegno sociale, che coltiva con passione e genuinità.
D. Parliamo dei tuoi inizi, a che età ti sei avvicinato alla musica?
R. Mi ricordo che i primi testi li scrissi intorno al 2000, ma fino al 2002 mi limitai solo a scrivere su foglio ed allenarmi nella stesura e nei freestyle. Poi, nel 2002, conobbi Kappa, con cui formai i Fight Point Clan, ed iniziai a prendere la cosa davvero seriamente grazie anche alla sua amicizia. Il fatto di essere un gruppo ci fece crescere e maturare entrambi, grazie anche agli insegnamenti di un grande maestro come Clau B (veterano della scena) che ci spronò e ci supportò soprattutto nei primi anni.
D. Il tuo album di esordio da solista si intitola “I love Pauz”. Quanto ti vuoi bene, nella realtà? Ti stimi umanamente e artisticamente?
R. Negli anni ho capito che nella vita, prima di poter amare il tuo prossimo, bisogna amare se stessi. Diciamo che conoscendo la mia storia, le mie gioie e le mie sconfitte, ho imparato a volermi un gran bene, perché in tutto quello che ho fatto ci ho sempre messo il cuore. Artisticamente sono un po’ un hater, sono il primo a darmi contro, e forse è proprio questo a darmi lo stimolo maggiore per crescere ed andare avanti.
D. Nel 2017, su invito di un insegnante, hai iniziato a collaborare con le scuole a svariati progetti finalizzati alla crescita personale degli alunni. In questo scambio qual è – se c’è – la più bella lezione che gli alunni stessi ti hanno dato?
R. I bambini non hanno filtri, sono andato per insegnare qualcosa a loro, ma alla fine sono stati loro a darmi una lezione di vita. Pochi mesi prima persero un loro compagnetto per una brutta malattia, la cosa mi spezzò il cuore, ma non glielo feci mai notare, e a partire da una semplice visita presero il via vari progetti. La cosa piacque così tanto che – da quell’anno ad oggi – collaboro con varie scuole, dalle elementari alle superiori, per spronare i ragazzi a credere nei loro sogni, ma soprattutto a non isolarsi e avere più fiducia in se stessi.
D. Il 2018 è un anno molto fortunato, che ti porta a vincere in Sicilia, più precisamente a Cornino, il primo premio del “Radio Music Contest” come miglior artista e miglior esibizione live. Che ricordo hai di questa esperienza?
R. Mi ricordo che andai con l’intento di fare un concerto, non mi interessava vincere o altro. Ricordo che tutti presentavano dei “mega brani strappalacrime” con degli intro lunghissimi per colpire la giuria, erano tutti bravissimi ma stava diventando tutto troppo triste. Salii sul palco come sempre e feci un gran casino ancora prima di fare il primo pezzo, feci ballare tutta la piazza! La giuria, finito tutto, mi prese da parte e mi disse “Per come ti sei posto avevi già vinto ancora prima di cantare il primo pezzo.”
D. Com’è nata la collaborazione con la tua attuale corista?
R. Andai come ospite a questo contest di una scuola di musica, dove tra i tanti ragazzi c’era anche lei. Quando la ascoltai rimasi scioccato sia per la voce che per l’interpretazione dei pezzi. Mi ricordo che il giorno dopo la cercai su Facebook per complimentarmi e per dirle che, se avesse voluto, l’avrei voluta sui palchi con me. Siamo nel 2023 e devo solamente dirle una cosa. GRAZIE.
D. Citi spesso tra i tuoi artisti di riferimento i Queen e gli Articolo31. C’è qualche altro artista, magari giovanissimo, che ti colpisce particolarmente?
R. Ci sono tanti artisti di spessore da queste parti e per una volta ho l’occasione di citare qualche artista sconosciuto ai tanti, ma con nulla da invidiare a chi sta in alto. Posso farti i nomi di 2Elle, Sax, Caps, Resmet e la sua crew, Feitz, Don Cater e Dealer. E posso dirti con certezza che Low Red arriverà molto in alto, e glielo auguro con tutto il cuore.
D. In Italia è realmente fattibile vivere esclusivamente di musica?
R. Se sei un emergente, dici? Nel mondo dei sogni probabilmente!
D. Quanto sono importanti per te i numeri (in termini di fan su fb e Ig)?
R. Al giorno d’oggi, dove puoi comprarti anche la stima di chi ti sta accanto, i numeri valgono ZERO.
D. Il concerto più bello al quale hai assistito?
R. La reunion degli Articolo 31 ai 25 anni di carriera di Ax. Sono sempre stato un loro fan e non li avevo mai visti dal vivo. Non ho pianto per miracolo.
D. Il tuo ultimo singolo è Cocktail, che contiene una frase solo apparentemente “leggera”, a nostro avviso: “A volte sembra che da sobri è meglio”. Puoi spiegarcela meglio?
R. Quando si è innamorati di qualcuno si “commettono” cose che altrimenti non faresti, similmente a quanto succede quando si è sbronzi, per questo dico quella frase, perché delle volte prima di innamorarsi di qualcuno è meglio fermarsi un attimo a capire chi si ha davanti e se valga davvero la pena di buttarsi a capofitto. Soprattutto se l’amore non è corrisposto! (Ride, n.d.r.)