Intervista al cantautore varesino Wasichu
a cura di Bruno Colombo
17 Giu 2024 - Approfondimenti live, Interviste
In occasione dell’uscita dell’album “L’ Effetto della cifra di sinistra” di Wasichu, etichetta La Stanza Nascosta Records, abbiamo intervistato il cantautore varesino.
È in distribuzione su tutte le piattaforme digitali il secondo album del cantautore varesino Wasichu, “L’Effetto della cifra di sinistra”, distribuito dall’etichetta La Stanza Nascosta Records del musicista e produttore Salvatore Papotto.
“L’Effetto della cifra di sinistra” arriva a distanza di quattro anni dall’esordio “Non è un disco per giovani” (La Stanza Nascosta Records, 2020).
In bilico tra folk, rock-blues, country e incursioni reggae (si ascolti “L’irriverenza”) “L’Effetto della cifra di sinistra” nasce come taccuino privato e diventa una sorta di caustico bignami di storture universali, vergato con deciso piglio autoriale.
Musiculturaonline ha incontrato Wasichu.
INTERVISTA
D. Perché il nome d’arte “Wasichu”? Non ci svelerà mail il suo nome di battesimo? Franco!
R. Mi piacciono la cultura e la filosofia dei nativi americani, in particolare dei Lakota (per i francesi: Sioux); per capirci, il popolo di Cavallo Pazzo e Toro Seduto.
Wasichu è il modo (dispregiativo) con cui i Lakota chiamavano i “bianchi” e significa “ladri di grasso”, ossia ingordi, avidi, famelici, divoratori di tutto, insaziabili.
Ed è esattamente quello che siamo…sempre di più.
D. “Dottor Knock”si rifà al film di Lorraine Lévy,è corretto?
R. Sì…la partenza è quella: un medico senza scrupoli che aveva come unico obiettivo quello di vendere i medicinali ai sani!!!
Ed è quello che sta succedendo oggi.
Penso che la medicina abbia perso credibilità.
In tv ogni 5 pubblicità, 3 sono per medicine o paramedicine; i farmaci hanno la stessa visibilità della nutella e della coca cola, le farmacie sono sempre piene.
Ci hanno insegnato ad avere un approccio troppo confidenziale con questi prodotti.
Ormai, dai 40 anni in su, si consumano medicinali quotidianamente …come se fossero caramelle.
Credo che la priorità sia davvero un gigantesco business e non la salute…
Negli anni Novanta un vecchio medico (mi pare) tedesco diceva che le case farmaceutiche hanno bisogno di due cose; che le persone non muoiano e che non guariscano…clienti per sempre!!!
D. Si ritiene un cinefilo?
R. No, sto cercando di ritagliarmi passioni che non prevedano di fissare inerme per ore uno schermo.
Mi piace il silenzio…l’aria fredda dei boschi… i profumi di montagna…camminare…
Qualche film però lo guardo…
D. Paurapark affronta con particolare sensibilità il tema della depressione, lo stigma legato ai disturbi mentali è, a suo avviso, del tutto superato?
R. Dipende…oggi conta solo ciò che genera denaro, se un disturbo mentale può dare profitto…allora è ben accetto!
D. Il “suo” Dio di tutti è aconfessionale…
R. Non so… magari avessi risposte certe!
Ma credo esista qualcosa… qualcuno… un’entità…un’energia vitale… un’onda… un potere che nulla ha a che fare con riti e dogmi religiosi e che pochissimi sanno sentire, riconoscere…
Individui che io invidio profondamente.
D. Tutto l’album ʺL’Effetto della cifra di sinistraʺ sembra ruotare attorno ad uno
dei temi più caldi del dibattito politico e sociale contemporaneo, la libertà. Cos’è per lei la libertà?
R. È un concetto sconosciuto ai più, non credo esistano persone davvero libere, ossia completamente fuori dal sistema.
Facciamo cose che ci hanno insegnato a fare, senza sapere perché le stiamo realmente facendo.
Siamo pieni di suggestioni, di condizionamenti… non mettiamo in discussione più nulla.
Io non cerco libertà (sapremmo gestirla?) … ormai ci siamo “istituzionalizzati!” (a proposito di film, Le cito “Birdy- Le ali della libertà”).
Io cerco solo di stare attento a ciò che ci dicono, a ciò che ci propongono… metto in discussione… non mi fido… mi faccio domande… cerco risposte.
Vorrei allontanarmi un po’ da questo modo di vivere; come dico spesso non cerco libertà, vorrei solo avere la catena un po’ più lunga!
D. Ha già altre canzoni nel cassetto?
R. Sì, ne ho ancora un po’ nei vari cassetti: roba vecchia… piene di polvere e ragnatele.
D. Qual è il “motore” primario della sua scrittura?
R. Quello che ti smuove, quello che ti ferma mentre stai andando o viceversa, ti indigna o ti meraviglia, ti fa pensare e ripensare, incazzare, ridere e piangere.
D. Il suo sogno e la sua paura più grandi?
R. Il mio sogno più grande è che dopo di noi arrivi una generazione diversa, consapevole, meno umana, meno wasichu, più istintiva, laboriosa e gentile, giusta, che viva di lungimiranza e tanta, tanta, tanta saggezza, che rimetta a posto il mondo.
La paura? …che non arrivi!