Intervista al cantautore SCHENA
a cura della Redazione
18 Mar 2025 - Interviste, News live
Nell’attesa dell’imminente uscita di “La grazia invincibile”, per La Stanza nascosta Records, abbiamo intervistato il cantautore, chitarrista e bibliotecario bolognese SCHENA. L’album sarà presentato il 23 marzo a Bologna.
Occorre trasformarsi in cigno per portare nel mondo una grazia più forte di ogni forma di violenza.


“I libri sono fatti della stessa materia degli alberi, fibre che conservano e trasmettono i sogni impressi nell’uomo” (Giuseppe Barbera, Breve storia degli alberi da lettura, Henry Beyle, 2015).
“La grazia invincibile”, nuovo lavoro del cantautore SCHENA, di imminente uscita per La Stanza nascosta Records, è proprio un concept sul legame tra natura e poesia.
“La grazia invincibile” verrà presentato domenica 23/03, con inizio alle ore 19.00, allo spazio polifunzionale “Camere d’aria” (Bologna, Via Guelfa 40/4). Sul palco con Schena (voce e chitarra) William Duarte (chitarra, piano, tastiere, elettronica), Margherita Valtorta (basso, voce), Oscar Martin Del Rio (batteria, percussioni), Roberto Serenelli (sax soprano, fiati).


Abbiamo incontrato il cantautore, chitarrista e bibliotecario bolognese.
D. Lei è cantautore, chitarrista e bibliotecario. Come nascono i suoi due amori, la musica e la letteratura?
R. Credo siano passioni nate dalla timidezza dell’infanzia e dell’adolescenza, dal fatto di essermi creato allora un mondo fantastico. Mi sentivo rappresentato e capito dai libri e dalla musica. A me è bastato, un giorno lontano nel tempo, ricevere in dono una chitarra e “I racconti del Mississippi” di Mark Twain per iniziare un viaggio ancora da terminare.
D. Il suo primo disco solista, “Canzoni ad uso interno” (Irma records), era già ispirato alle “Invisibilissime pagine” del poeta italiano Ernesto Ragazzoni. Ragazzoni è uno dei suoi “capisaldi”?
R. Sì, amo gli antieroi come Ragazzoni, ironico giornalista, poeta pubblicato solo dopo la morte (se si escludono le prime poesie) e mai del tutto accettato dalla critica. Per me Ragazzoni è il nonno di una famiglia virtuale di altri antieroi più o meno di successo, come Luciano Bianciardi, Ennio Flaiano, Giancarlo Fusco, Enzo Jannacci, Rino Gaetano, Piero Ciampi, Enzo del Re, per dirne solo alcuni…
D. Il suo nuovo lavoro, “La grazia invincibile” – nelle sue parole – nasce dai testi di Ernesto Ragazzoni, Dino Campana e Antonia Pozzi. È un omaggio a tre grandi poeti “oltre le antologie”, una trasformazione in musica delle loro parole. Ci vuole raccontare la genesi di questo progetto?
R. L’idea nata quattro anni fa, verso la fine di quel periodo che ora chiamiamo “i tempi del Covid”, era di realizzare un album che parlasse della forza e della bellezza della natura. In passato avevo già musicato qualche poesia a fianco delle canzoni interamente scritte da me. Fra queste avevo scritto la canzone “Poesia Facile” dall’omonima poesia di Dino Campana. Il brano inedito, in concorso a Marradi per “Canti orfici in musica” ebbe una menzione speciale dal M.E.I. e dal Centro Studi Campaniani. Fu l’occasione per pensare a un progetto di soli testi poetici che partisse dalla narrazione della vita di tre poeti che amavo (oltre a Campana, Antonia Pozzi ed Ernesto Ragazzoni) e avesse come denominatore comune proprio “la grazia invincibile” di poesia e natura.
D. Quanto ha pesato l’impronta del produttore William Duarte, a livello di sonorità?
R. Concentrando il mio lavoro esclusivamente sulla parte musicale, l’incontro con William Duarte è stato molto importante per arricchire i brani in fase di produzione con i suoni di cui avevo bisogno. William è un giovane produttore e un musicista di grande talento e sensibilità. Abbiamo lavorato insieme per un anno agli arrangiamenti e alle registrazioni, lottando e scontrandoci a volte, per le nostre diverse provenienze musicali. Ma alla fine abbiamo sempre trovato l’armonia, e credo il giusto vestito per ogni brano.
D. “La grazia invincibile”… perché questo titolo?
R. Sembra un ossimoro ma non lo è, credo davvero che oggi serva trasformarsi in cigno per portare nel mondo una grazia più forte di ogni forma di violenza.
D. In tanti, in Italia, hanno musicato i poeti (Patrizia Cirulli, Milva, Marisa Sannia, Roberta Giallo…). Nella nostra contemporaneità c’è ancora, a suo avviso, quel connubio fecondo e costante tra poesia e musica, che ha contrassegnato gli esordi della letteratura occidentale?
R. “Chi canta Prévert, chi copia Baglioni” diceva Rino Gaetano…c’è solo da scegliere il tipo di canzone che si vuole fare. Poesia e musica sono un mezzo di comunicazione delle emozioni in purezza, credo che possano andare insieme anche oggi.
D. Il libro che ha attualmente sul comodino?
R. Fra quelli impilati e da leggere per il lavoro di bibliotecario, ne metto almeno uno del cuore: al momento “Le piccole virtù” di Natalia Ginzburg e un libro uscito da poco, “Una lingua per cantare” di Giulio Carlo Pantalei.
D. La poesia che avrebbe voluto scrivere lei?
R. A proposito di poesia e musica: senz’altro “Soneto do Corifeu” (Sao demais os perigos desta vida) di Vinicius De Moraes.
D. “La grazia invincibile” in tre aggettivi?
R. Luminoso, drammatico, pacificante.

