Intervista a Stefano Accorsi
a cura di Francesca Bruni
15 Giu 2024 - Approfondimenti teatro, Interviste, Varie
In occasione di “Planetaria” – Discorsi con la Terra, al Teatro della Pergola di Firenze, la nostra collaboratrice Francesca Bruni ha incontrato il Direttore Artistico e famoso attore Stefano Accorsi che ci ha concesso un’intervista di grande interesse sulle problematiche ambientali e il loro rapporto con scienza, arte e narrazione.
Al Teatro della Pergola di Firenze, dal 7 al 9 giugno si è svolto “Planetaria” – Discorsi con la Terra”, un concept totalmente nuovo nato dalla collaborazione tra artisti e scienziati di livello internazionale. Abbiamo incontrato Stefano Accorsi, nella veste di Direttore Artistico, che ci ha concesso un’intervista illuminante sulla necessità di cercare forte sinergia tra Arte e Scienza, per “narrare” le problematiche ambientali senza spinte catastrofistiche ma con la forza dell’empatia che si realizza a teatro.
I riferimenti spazio-temporali agli eventi della giornata in cui è stata realizzata l’intervista (pomeriggio dell’8 giugno) sono stati lasciati per salvaguardare la fluidità del discorso.
INTERVISTA
Come nasce il progetto “Planetaria”?
“Planetaria” nasce un po’, sicuramente, da un’angoscia. Io amo la montagna, quindi mi piace andare d’estate sulle Alpi, in particolare sul Monte Bianco e devo dire che vedere i ghiacciai che si sciolgono di anno in anno, sempre più, ti dà veramente un senso di qualcosa di forte, di grande che sta accadendo a livello planetario. Ma non lo dico perché il Monte Bianco è solo in Italia, è il monte più alto d’Europa, è uno di quei Monti fra i più alti del mondo. Stiamo parlando veramente di un segnale, un ulteriore campanello d’allarme molto importante. Questo già alcuni anni fa e poi si sono aggiunti tutti i cambiamenti climatici dell’ultimo periodo. Devo dire che poi la campanella, la scintilla è nata quando ho letto uno studio che diceva che il mezzo giornalistico, è stato rilevato, non è il più idoneo a raccontare il fenomeno del cambiamento climatico, proprio perché per sua natura, per sua essenza e anche per un discorso sui titoli, i titoli del giornalismo, che ormai, per farsi notare, devono sempre essere molto d’impatto e quelli che riguardano il cambiamento climatico spesso sono molto catastrofici. Questo crea un grande senso di ansia e poi anche di impotenza, nel senso che ci si sente veramente così piccoli di fronte a questi eventi che sembrano proprio ormai irreversibili, spesso creano anche un senso di distacco nelle persone e un disinteresse, perché creano la frustrazione che non si riesce a gestire proprio perché si dice: “non posso fare niente per cambiare le cose”.
Da qui l’idea di portare a teatro, che è luogo dell’empatia, questi temi, unendo scienza e arte e narrazione, perché da sempre, sono convinto, facendo questo mestiere, che raccontare storie sia uno dei modi più importanti di raccontare il mondo, raccontare quello che succede nel mondo, attraverso proprio una narrazione, una personificazione degli elementi e un’emozione che rimane nel pubblico.
Abbiamo cominciato a lavorare subito con il nostro autore, Filippo Gentili, che ha avuto un ruolo fondamentale in questo progetto, e poi col nostro partner Superhumans, che è sicuramente stato non solo il partner produttivo ma anche strategico e creativo. E poi abbiamo parlato col teatro della Pergola, loro erano felici di ospitare questa edizione, ma si parla già di più di un anno e mezzo fa; quindi, c’è voluto tanto tempo per costruirla.
E finalmente ci siamo, quindi l’idea di unire arte e scienza sul palcoscenico, ma non solo, ci piaceva, anche per coinvolgere tutta la famiglia, anche i bambini. Per questo sia oggi, sabato, che domani, domenica, la mattina ci sono sia dei workshop che degli spettacoli per bambini. Abbiamo delle collaborazioni importanti con Rai Kids, con Rai Yoyo, per esempio, e anche con artisti che fanno degli spettacoli teatrali per i bambini e persone che fanno delle esperienze proprio sul rapporto con la natura, con gli alberi, con i semi, con la terra, eccetera.
Quindi ci piaceva proprio l’idea che si potesse venire con la famiglia ad assistere a questo tipo di eventi, perché crediamo che sia importante che diventi anche un bel ricordo, anche per un bambino, un bel ricordo, una bella esperienza, non solo qualcosa di traumatico, non solo qualcosa che se non fai così succede qualcosa di bruttissimo. Sì, questo lo sappiamo, ma forse c’è un modo diverso per comunicarlo. Il pomeriggio, in più il nostro media partner Will coordina degli incontri che sono anch’essi molto interessanti.
Oggi c’erano questi incontri con due persone africane che hanno portato degli artisti africani che collaborano con il teatro de la Ville di Parigi, hanno portato la loro esperienza e quello che fanno in alcune regioni dell’Africa proprio per riuscire a raccontare e a contrastare non solo i cambiamenti climatici, ma anche delle ingiustizie sociali che poi però hanno una rilevanza anche a livello climatico. Quindi, insomma, sono temi molto molto vasti. Abbiamo dei partner, Freedom e tanti altri che veramente sono molto centrati su questi argomenti. Ci rendiamo conto che la materia è molto complessa.
E poi c’è lo spettacolo serale, ieri sera era a tema “terra”, questa sera uno spettacolo diverso a tema “acqua” e domani c’è tema “aria”. Ogni sera ci sono attori e scienziati in scena e c’è una narrazione, una storia. Sono delle conferenze immaginarie fra presente, passato e futuro, dove si visualizzano gli scenari ipotetici, fantasiosi ma su base scientifica, che potrebbero essere parte della soluzione ai problemi. Ma soprattutto ci piacerebbe che in futuro “Planetaria” diventasse anche un grande motore di domande e di confronto. E anche che possa diventare uno strumento. Perché questo è il primo di una serie, ci auguriamo infinita, di appuntamenti annuali, anche di confronto con le Istituzioni, soprattutto con chi legifera perché c’è bisogno di questo dialogo, c’è bisogno di sensibilizzare chi legifera e a creare delle leggi per tutelare l’ambiente nel quale noi viviamo. Perché tutelare l’ambiente vuol dire tutelare noi stessi, non si parla più solo dei nostri figli, ma si parla anche di noi stessi. Quindi ci sembrava fondamentale questa idea e anche quella di rendere questi tre giorni una versione più leggera da portare in giro nei teatri d’Italia. Insomma, ecco, ci piacerebbe che diventasse veramente un titolo, “Planetaria”, che racchiude sotto di sé una serie di iniziative su questa tematica del riscaldamento globale, il cambiamento climatico, che però possano essere veramente utili per la causa.
Quanto è fondamentale per migliorare il nostro pianeta la connessione tra scienza ed arte?
Ho già un po’ risposto nella domanda precedente, ma ripeto, raccontare una storia e lasciare il pubblico con un’emozione anche delle informazioni scientifiche, ma con un’emozione rispetto a queste informazioni scientifiche, secondo me è fondamentale.
Lei sostiene che l’immaginazione è lo strumento ideale per sensibilizzare le persone ai problemi che riguardano la crisi climatica che affligge la terra. Mi può approfondire il senso di tale affermazione?
Credo che l’immaginazione e raccontare storie sia importantissimo in generale. Raccontare agli esseri umani il mondo degli altri esseri umani. Credo che veramente l’immaginazione narrativa, l’immaginazione artistica, come si diceva prima, in un certo qual modo, se inglobano un messaggio scientifico, possono davvero diventare un’esperienza, per le persone, un’esperienza emotiva, un’esperienza vissuta anche per i bambini e per le famiglie. E quindi, questo, secondo noi, potrebbe fare una piccola differenza.
Ha interpretato magistralmente il ruolo di Guglielmo Marconi nella fiction per Rai Uno “Marconi, l’uomo che ha connesso il mondo”. Secondo lei la tecnologia nell’era social ha superato la sua funzione primaria?
La tecnologia nell’era social! Allora diciamo che qualunque tecnologia può avere usi diversi. La stessa radio appena creata è stata usata anche a scopi propagandistici; quindi, non c’è solo la volontà di arricchimento dell’essere umano, ma anche quella del condizionamento, nel senso che ci sono persone che interpretano l’uso di certa tecnologia a loro vantaggio, io credo che sia questo.
Poi, per carità, anche con la tecnologia si guadagna, però trovo che non si possa né pensare solo al proprio tornaconto personale, né al profitto. Ecco, nel momento in cui si usano le tecnologie, lo si vede sia nel piccolo che nel grande caso, no? Credo che sia importante parlare di qualcosa di comunitario in generale, ma perché è quello che veramente crea rete, altrimenti si rischia che anche certe forme di tecnologia che potrebbero essere di scambio e di costruzione di una rete continuano ad essere a senso univoco: c’è chi si esibisce e chi sogna, per interposta persona, una vita diversa o delle cose diverse o di possedere degli oggetti diversi. Ecco, quindi non demonizzo mai i mezzi di comunicazione o la tecnologia; credo che sia sempre l’uso che se ne fa o che se ne può fare. E credo anche che molto spesso l’uso negativo sia quello che attira più attenzione, ma che tanta tecnologia sia usata anche in modo positivo. Adesso faccio un esempio, anche il nostro: noi in scena condividiamo il palco con la Sibilla Cumana, creata dall’intelligenza artificiale che gli ingegneri di Engineering hanno creato per noi, in accordo con i nostri autori.
Alla fine, c’è un’interazione molto carina con il pubblico, moderata da noi. Ieri sera sono uscite delle cose bellissime, cioè anche qua non si può demonizzare una tecnologia. È chiaro che se c’è un illecito, se rubano l’immagine di una persona e la usano a scopi fraudolenti, lì ci deve essere un intervento della legge. Però quello succede su tutto. Purtroppo, le truffe ci sono a qualunque livello e quindi anzi io credo che possa essere un grande strumento per migliorare il mondo.
Nel mondo artistico è sempre presente l’esigenza di sensibilizzare la gente ai problemi ambientali?
Non sempre. Io credo che nel mondo artistico sia importante raccontare delle storie e non vada mai fatto in modo moralista; non ci si debba mai mettere in cattedra, non si debba fare in modo “adesso ti insegno io qualcosa”. Noi abbiamo la fortuna di saper raccontare le storie, perché è il nostro mestiere, ma ci avvaliamo anche della competenza degli scienziati che hanno studiato tutta la vita e che vengono veramente con la volontà di comunicare qualcosa alle persone. Io credo che è nella condivisione che poi succedono le cose più interessanti e anche, forse, il principio di un movimento politico… che non è che debba diventare un movimento ma che possa causarne uno, un dialogo con la politica che, ci auguriamo tutti, possa essere produttivo. Secondo me, questo è uno dei temi. Credo sempre che poi anche in qualunque film di genere, se dietro la macchina da presa non c’è un grande regista, un grande autore, non si va da nessuna parte. Perché i grandi film di genere che ci ricordiamo dietro la macchina da presa, avevano quasi sempre un grande autore. E un grande autore è uno che ha un punto di vista sul cinema e un punto di vista sul ruolo, quindi bisogna avere queste caratteristiche.
Come possono interagire tra di loro emozioni e razionalità?
Questo è quello che si impara nella vita. Nel senso che magari ci sono persone che naturalmente sono più razionali, persone che sono più emotive, ma andando avanti con l’esperienza, capita spesso che magari anche le persone più emotive imparino ad equilibrare un po’ le proprie scelte in un modo un pochino più razionale. È un equilibrio in continuo divenire, è un balance che credo si continui a cercare per sempre e non sarà mai perfetto. Ma è in questa continua ricerca di aggiustamento che poi sta un po’ il senso di quello che noi viviamo.
A suo parere, in che modo possiamo impegnarci ancora di più per salvaguardare il futuro del nostro pianeta?
Intanto non perdendo la speranza che si possa fare qualcosa, perché spesso la frustrazione porta a questo dire: “ma che mi importa!”
Non perdere la speranza, pensare che anche i piccoli gesti, come la raccolta differenziata, stare attenti allo spreco dell’acqua, stare attenti allo spreco della luce, eccetera, sono dei gesti importanti. Non buttare i mozziconi per terra, che sembra una sciocchezza. Ieri abbiamo scoperto che un solo mozzicone inquina irreversibilmente 2000 litri d’acqua, cioè non è più purificabile; ieri ce l’ha detto Mancuso, quindi insomma, fare attenzione a queste piccole cose fa la differenza.
Prossimamente, avremo il piacere di rivederla in qualche nuovo ruolo?
Il piacere ve lo auguro!
C’è un film di Cristina Comencini che uscirà su Netflix che si chiama “Il treno dei bambini”, ho fatto una partecipazione, e poi sono presente nella seconda stagione di “The Bad Guy” per Amazon, per Prime e quindi questi sono i progetti. Sto lavorando ad un altro film adesso, ma è un po’ prematuro parlarne.
Grazie infinite per questa bellissima intervista.
Grazie tante.