Intervista a Pupi Avati premiato al Lucca Film Festival
di Francesca Bruni
24 Set 2024 - Commenti cinema, Interviste
Premio alla carriera per il grande regista Pupi Avati, presente al parterre di Lucca Film Festival, domenica 22 settembre, al Cinema Astra, omaggiato anche con la proiezione del suo classico horror “La casa dalle finestre che ridono”. Nel tardo pomeriggio ha concesso una bellissima audio intervista alla nostra collaboratrice Francesca Bruni.
Il grande regista Pupi Avati, domenica 22, alle ore 21, al Cinema Astra, in Piazza del Giglio a Lucca, ha ricevuto il premio alla carriera del Lucca Film Festival 2024.
Una vita, quella del Maestro bolognese, alla soglia degli 86 anni portati benissimo, lunghissima e costellata di premi: due David di Donatello e sette Nastri d’argento, oltre a numerosissime candidature.
La sua rilevante produzione annovera quarantaquattro film, ventuno lavori per la televisione, tra miniserie, sceneggiati, film per la tv e docufilm, un elenco sterminato di sceneggiature, diciannove libri e pubblicazioni su riviste.
Dopo la premiazione è stato proiettato, in una sala gremita di pubblico, il film “La casa dalle finestre che ridono” (1976).
Nel tardo pomeriggio, presso lo storico Atelier Ricci, in uno degli edifici più antichi e suggestivi del centro di Lucca, il regista mi ha concesso, per il nostro magazine, un’intensa e sincera audio intervista incentrata soprattutto sul film sopra citato, ma nella quale Pupi Avati ha raccontato anche risvolti interessantissimi della propria vita e del proprio lavoro.
Potete ascoltare qui di seguito il podcast:
Pupi Avati, regista e produttore cinematografico, nato a Bologna il 3 novembre 1938. Dopo un primo periodo di attività in cui esplora vari generi senza dimenticare le atmosfere della sua regione, con tocchi a tratti surreali e ironici, a tratti esplicitamente grotteschi, nel cinema di Avati diventa preponderante l’elemento autobiografico, specialmente per quanto riguarda la dimensione del ricordo e del sentimento. In seguito agli studi di scienze politiche all’Università di Bologna, svolge diversi lavori, sviluppando un grande interesse per la musica jazz.
Il suo esordio dietro la macchina da presa risale al 1970 con Balsamus, l’uomo di Satana. Il regista esplora poi un cinema di genere, spaziando dall’horror al noir, dalla satira politica al grottesco, ad esempio, con Thomas…gli indemoniati (terminato nel 1970, ma uscito nella sale nel 1983), La mazurka del barone, della santa e del fico fiorone (1975) e Bordella (1976), riuscendo a creare, talvolta, atmosfere raccapriccianti, cupe e claustrofobiche come nel caso de La casa dalle finestre che ridono (1976) e Tutti defunti… tranne i morti (1977), in cui si ritrovano anche elementi di ironia e di sarcasmo. Nel 1976, con il fratello Antonio e con Gianni Minervini, fonda la casa di produzione AMA Film, successivamente sostituita dalla DueA.
Fondamentali nella sua evoluzione artistica le due opere realizzate per la televisione, Jazz band (1978) e Cinema!!! (1979), in cui affiora un più esplicito lato intimista nella rappresentazione di personaggi comuni e dei loro sogni. Nel 1979 dirige Le strelle nel fosso, opera originale in bilico tra rievocazioni nostalgiche, mondo reale e suggestioni oniriche, e, nel 1981, Aiutami a sognare, un musical fuori dal comune ambientato durante la Seconda guerra mondiale, con Mariangela Melato e Anthony Franciosa, in cui il mito americano viene avvolto dalle tonalità tipiche della sua terra natale. Esplora, quindi, l’universo dei sentimenti in una continua ricerca di emozioni perdute con i film successivi, dalle venature delicate e malinconiche, tra i quali: Una gita scolastica (1983), Noi tre (1984), Impiegati e Festa di laurea, entrambi del 1985, Regalo di Natale (1986), Ultimo minuto (1987) e Storia di ragazzi e ragazze (1989). Avati continua a mantenersi fedele a questa sua inconfondibile poetica anche con i due film girati negli Stati Uniti: Bix (1991), tenue ritratto del musicista Leon ‘Bix’ Beiderbecke e atto d’amore nei confronti del jazz, e Fratelli e sorelle (1992), che tratta di legami familiari.
Nei successivi Magnificat (1993) e L’arcano incantatore (1996), rievoca, rispettivamente, un religioso Medioevo e le cupe atmosfere gotiche del 18° secolo, da lui amate. In seguito, dopo una parentesi più intimista (ad esempio, Il testimone dello sposo, 1998), si immerge nella dimensione magica, storica e avventurosa dell’epopea crociata ne I cavalieri che fecero l’impresa (2001). Da ricordare anche: Il cuore altrove (2003, premio David di Donatello per la regia); La rivincita di Natale (2003); Ma quando arrivano le ragazze? (2004); La seconda notte di nozze (2005); La cena per farli conoscere (2007); Il nascondiglio (2007); Il papà di Giovanna (2008); Gli amici del bar Margherita (2009); Il figlio più piccolo (2010); Una sconfinata giovinezza (2010); Il cuore grande delle ragazze (2011).
Nel 2013, il regista pubblica la sua autobiografia, La grande invenzione; è dello stesso anno la regia della serie televisiva Un matrimonio, ricostruzione di una storia familiare sullo sfondo della città di Bologna. Nel 2014 gli viene dedicata la mostra a Bologna Pupi Avati. Parenti, amici e altri estranei, contenente oltre 130 fotografie che raccontano l’immaginario del regista. Tra i suoi lavori più recenti vanno citati Un ragazzo d’oro (2014), di cui firma anche la sceneggiatura, il film per la televisione Il fulgore di Dony (2017), le pellicole cinematografiche Lei mi parla ancora (2021), La quattordicesima domenica del tempo ordinario (2023), da lui diretti e sceneggiati, e L’Orto americano (2024), sempre da lui diretto e sceneggiato. Avati è anche autore dei romanzi Il ragazzo in soffitta (2015), Il signor diavolo (2018), da cui l’anno a seguire trae l’omonimo film, e L’archivio del diavolo (2020), e autore del saggio L’alta fantasia. Il viaggio di Boccaccio alla scoperta di Dante (2021), da cui l’anno successivo trae il film Dante. Il 4 maggio 2023 esce al cinema il film La quattordicesima domenica del tempo ordinario interpretato da Gabriele Lavia, Edwige Fenech, Massimo Lopez e Lodo Guenzi.
Il recente film L’orto americano (2024), tratto dal suo omonimo romanzo, ha chiuso la Biennale del Cinema di Venezia come evento speciale Fuori Concorso.
INFO
Lucca Film Festival
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