Intervista a Michele Santoriello autore dei brani del suo CD “MiCO”


a cura della Redazione

8 Giu 2021 - Commenti live!, Dischi

Abbiamo intervistato Michele Santoriello di cui è uscito l’aprile scorso il nuovo disco “MiCO”, un progetto che vede la partecipazione straordinaria di Fabrizio Bosso alla tromba.

Dal 30 aprile è disponibile in digital download, in streaming e in CD “MiCO” (Abeat Records), il nuovo disco di MiCO, progetto di Michele Santoriello, compositore, bassista e produttore. Il lavoro, che vede la partecipazione straordinaria di Fabrizio Bosso alla tromba, propone nove brani profondamente ancorati alle Marche, terra natale di Michele, e nei quali convivono diversi spiriti, pensieri, forme e linguaggi musicali in un’unica direzione sonora e ritmica.  Ispirato dal funk, stimolato dal nu soul e dalla fusion, legato da un amore viscerale per il pop di Stevie Wonder, MiCO traduce in musica sensazioni, scenari e momenti di vita vissuta.

Ecco la tracklist di “MiCO”:

  1. Sunday at home
  2. don’t cross the railway
  3. Soledad.
  4. Five o’clock
  5. run
  6. back to school
  7. Open your life
  8. The love (of love)
  9. creepin’

La musica di MiCO profuma di positività, vita, energia e l’album che lo racchiude tutto: la propria ricerca umana, spirituale ed artistica. L’elemento improvvisativo è garantito ai massimi livelli e l’apporto espressivo di Massimo Valentini ai sax, e del campione internazionale della tromba, Fabrizio Bosso, donano rapimento. Il piano sonoro è fulgido, limpido, arricchito da un senso di arrangiamento compiuto e chiaro, sostenuto ritmicamente in maniera impeccabile. Un disco godibile pieno di ritmo e pathos, ed allo stesso tempo fuori dai canoni tradizionali.

“MiCO” rappresenta una summa di quanto le ultime decadi hanno saputo regalarci nei momenti migliori, riassumendo una dimensione di multiculturalità, di fusione di elementi e di sonorità. La speciale cura in fase di registrazione, conferisce un valore anche audiofilo, doppiamente interessante per l’uso sapiente di dinamiche caratterizzate anche da impianto ed impatto ritmico notevole molto ben gestite ed equilibrate.

“MiCO”è stato scritto e composto da Michele Santoriello, che ne ha curato anche gli arrangiamenti con Massimo Valentini e Davide Marini, registrato al Lunik Studio (Pesaro), masterizzato da Alessandro Ciuffetti al Naive Studio (Fano) e mixato da Davide Battistelli al Lunik Studio (Pesaro). Foto: Annalisa Tannino. Cover: Michele Santoriello. Design:Marina Barbensi. Prodotto da Michele Santoriello per Abeatrecords.

INTERVISTA

D. Benvenuto Mico! Come si è sviluppato il lavoro di questo disco e come hai scelto i tuoi compagni di viaggio?

R. Grazie a voi per questa intervista! In “MiCO” trovate tutto me stesso, la mia vita, le mie emozioni, le gioie e le paure; dentro ci ho messo passione, tenacia e resilienza. È un progetto di lunga gestazione, infatti alcuni brani erano nel “cassetto” da anni, altri sono più recenti. Da diverso tempo volevo esprimere le mie idee in un progetto unitario. Con molta costanza sono andato avanti, fino a vedere concretizzato questo album, dove trovate un filo da seguire… quasi un codice per decifrare un segreto. È un disco in cui ho messo anima, cuore e passione e sono molto felice perché tantissime persone che l’hanno già ascoltato mi scrivono che queste “vibrazioni”… arrivano! E questa è, credo, la cosa più bella che un artista possa sentirsi dire! Credo nel potere che ha l’Arte di guarire, evocare, stimolare e perfino scioccare e ho avuto la fortuna di avere al mio fianco persone che hanno creduto in me e mi hanno spinto ad andare avanti. Alcune di queste suonano nel disco. Siamo tutti amici e questo fa la differenza. Suoniamo da tanto tempo insieme e viviamo tutti la Musica con la stessa intenzione. Liberi e complici. Quando ci siamo chiusi in studio, raccontavo ai “ragazzi” la ragione di quello che avevo scritto…il senso… e ognuno ha portato il suo contributo musicale e spirituale alla musica che avevo proposto. Così è nato “MiCO”. È una visione collettiva e allo stesso tempo soggettiva dello stesso segreto. Per quanto riguarda invece l’esperienza con Fabrizio Bosso posso dire che è stata allo stesso tempo emozionante ed illuminante. Poter sentire la sua tromba suonare le mie note, su una musica che già, per me, ha un enorme carico emozionale, è stato qualcosa di impareggiabile. Quello che scrivo proviene dalle emozioni della mia vita e Fabrizio, e come lui tutti i grandi musicisti che ho scelto per questo progetto, è riuscito a coglierli, enfatizzarli ed esprimerli in maniera sublime.

D. Ci racconti il tuo percorso con la musica? Dagli inizi fino a questo nuovo disco.

R. Inizia molto presto. Già da bambino rimanevo incantato alla radio o davanti alla tv quando sentivo una canzone che mi piaceva. Fin da piccolo amavo quella che oggi posso chiamare Black Music. Ad esempio, non vedevo l’ora che arrivasse la pubblicità dei cracker per sentire Sir Duke di Stevie Wonder. L’avevo anche registrata con un registratorino, per riascoltarla infinite volte… Ho iniziato a studiare musica e chitarra classica a undici anni e a sedici sono passato al basso elettrico. Il mio vero amore. Da quel momento non ci siamo più lasciati. Da lì ho iniziato a suonare, un po’ come facevano tutti all’epoca, con gruppi di amici nelle cantine e nei garage, in sale-prova improvvisate. Ho continuato a studiare musica, ad andare a lezione e a impegnarmi e ho avuto tantissime formazioni, soprattutto blues e funk. Ho fatto un’infinità di concerti live nei locali della mia zona, dove fortunatamente c’era tanto interesse per la musica dal vivo, e in giro per l’Italia. Ma, col tempo, le esperienze più intense le ho vissute sui palchi dei teatri e dei festival. L’anno scorso, complice forse anche il periodo di chiusure e di pausa forzata dai palchi, si è poi concretizzato il progetto MiCO che, come vi ho già raccontato, era dentro di me da molto tempo. Per me rappresenta, in un anno difficile com’è stato il 2020, anche una sorta di rinascita e un inno alla vita.

D. Cos’è per te il Jazz e cosa rappresenta nel nostro presente?

R. Ho sempre immaginato il Jazz come un grande albero, pieno di foglie, fronde e ramificazioni. Se vista da vicino, ogni foglia è diversa dall’altra ma nell’insieme tutto fa parte dello stesso grande tronco, della stessa radice, dello stesso linguaggio. All’inizio del mio percorso di studi vedevo questo genere come un punto da raggiungere, una meta da conquistare. Invidiavo chi ne aveva già carpito i segreti e cercavo di prendere tutto da loro. Oggi, credo e spero, che il Jazz rappresenti un concetto, un modo di vedere la musica. Evoluzione e contaminazione libera da preconcetti stilistici. Lo dimostra la produzione americana degli ultimi anni, che seguo e apprezzo tantissimo: Robert Glasper, Esperanza Spalding, Snarky Puppy, Kamasi Washington, Thundercat, solo per citarne alcuni, sono tutti artisti che hanno portato freschezza, groove e novità spesso mescolando Jazz e Hip-hop senza “schemi” da rispettare. È lo stesso concetto con cui ho voluto sviluppare “MiCO”. 

D. In realtà nella tua musica c’è altro oltre al Jazz. Come nasce il tuo particolare sound?

R. Sì, è proprio così… E credo che sia merito del ventennale bagaglio musicale che porto con me, tutta la musica che, nel tempo, ho ascoltato, suonato e amato. Quel mix di generi che sentite in “MiCO” è dentro di me, è il mio “linguaggio”, ed è stato ulteriormente mixato dai diversi (ma molto affini) “linguaggi” dei grandi musicisti che ho voluto con me in questo progetto. Come dicevo, l’ispirazione principale proviene da quello che mi succede, come lo vivo e come reagisco e anche durante la produzione del disco ho mantenuto il focus sui miei gusti. Ho lavorato molto anche sui suoni e ho curato molto l’idea e l’intenzione da dare a questi scorci di vita, come cioè intendevo che i brani venissero suonati e percepiti. Volevo che la mia musica fosse piena di groove ma allo stesso tempo melodica. Forte ma raffinata.

D. Come hai vissuto questi mesi lontano dal palco? E ora che si parla di aperture, hai già dei live in programma?

R. Ho vissuto molto male le chiusure del mondo dello spettacolo (e, in generale, tutte le restrizioni). La cultura è vita. La musica è vita e va condivisa… dal vivo! Il palco mi è mancato tantissimo: sia da musicista che da spettatore. Però non mi sono mai abbattuto, e ho cercato di utilizzare il tempo passato “forzatamente” a casa continuando a studiare, a perfezionare i brani di “MiCO” e a comporre nuova musica. Anzi, molte emozioni, anche negative, derivanti da questo difficile periodo, mi hanno stimolato a creare nuovi brani. È stato un periodo fortemente introspettivo e meditativo. Ora il desiderio principale è quello di suonare dal vivo e stiamo lavorando per questo! Vorrei poter fare tanti concerti, “MiCO” è una formazione che esprime tutto il suo potenziale dal vivo! Ho già diverse proposte per concerti live, ricordo a tutti la data dell’8 settembre con Fabrizio Bosso sul palco del Teatro Bramante per il “Durante Festival”, rassegna internazionale organizzata dall’Ente Concerti di Pesaro e dal Comune con la direzione artistica del Maestro Federico Mondelci. Grazie a tutti!

BIOGRAFIA

Michele Santoriello (Urbino 13 Marzo 1978) comincia lo studio della musica e della chitarra classica all’età di 11 anni presso l’Istituto Statale ad indirizzo Musicale “Montefeltro” per poi, a 19 anni, passare al basso elettrico. Prosegue lo studio con i migliori maestri locali e si iscrive alla Accademia Jazz “Bettino Padovano” di Senigallia (AN). Dal 2008 inizia a suonare anche il contrabbasso e perfeziona lo studio del basso elettrico partecipando a diversi seminari e masterclass d’improvvisazione, arrangiamento e composizione con musicisti, bassisti e teorici musicali di fama internazionale tra i quali Dario Deidda, Hadrien Feraud, Andrea Avena, Alain Caron, Paolo Valli, Daniele Gottardo, Maurizio Rolli, Gary Willis e Federico Malaman. Nel 2012 supera le selezioni per l’ammissione al Triennio Jazz presso il Conservatorio di Musica G. Rossini di Pesaro dove segue gli insegnamenti dei maestri Maurizio Rolli e Gian Marco Gualandi e prosegue lo studio con Federico Malaman. Dal 2007 collabora stabilmente con alcuni musicisti e artisti italiani tra i quali Christian Marini (Nicola Piovani Quintet e Raphael Gualazzi “Reality and fantasy tour”), Massimo Valentini (Javier Girotto e Raphael Gualazzi “Reality and fantasy tour”), Alessandro Lombardo (Berklee Musical Theater Ochestra, Armand Zildjian Award 2011, Jazzit Award 2012). Come arrangiatore porta a termine il progetto “Easy Wonder” con il quale propone un tributo, tramite una personale rivisitazione in chiave latin-jazz/fusion, dei brani più importanti del grande artista Stevie Wonder. Come arrangiatore e compositore scrive le musiche del musical Straordinaria Follia per la Compagnia Teatrale “Artisti Imprevisti”. Da vent’anni porta avanti una intensa attività live e in studio con numerose formazioni. Dal 2012 è endorser e dimostratore per i marchi Markbass, Spector, Wood &Tronics e Mama pickup. Nel 2018 dà vita al progetto “MiCO” e lavora alla realizzazione del suo primo disco di inediti.

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