Intervista a Filippo Macchiarelli, dopo l’uscita del disco “Il vento è fuori”


a cura della Redazione

4 Nov 2021 - Commenti live!, Dischi

Da qualche tempo su tutte le piattaforme digitali, in streaming e in CD il nuovo disco, “Il vento è fuori”, del bassista Filippo Macchiarelli, al debutto come leader. Lo abbiamo intervistato.

Disponibile indigital download, in streaming e in CD “Il vento è fuori”(Abeat Records), il nuovo disco di Filippo Macchiarelli, che con questo lavoro debutta in veste di leader. L’album, articolato in otto tracce tutte composte ed arrangiate da Filippo Macchiarelli, testimonia il dilemma a volte lacerante della vita, mettendo in musica “emozioni troppo dense e complesse per essere spiegate a voce”, con la volontà di esorcizzare il dolore e allo stesso tempo di cantare le emozioni e la bellezza che la vita racchiude. Una dimensione autobiografica alla quale Filippo Macchiarelli dedica tempo e dedizione, orchestrando un disco nei minimi dettagli.

Ecco la tracklist di “Il vento è fuori”:

  • Il vento è fuori                      
  • Corde da campanile a campanile
  • Pola pola
  • Amaceuy
  • Out to get in
  • Mimante
  • I giorni di alabor                         
  • Secret love       

In “Il vento è fuori” le doti come musicista eccezionale di Filippo Macchiarelli sono indiscutibili ma sempre e stabilmente al servizio della musica. Il disco ha previsto un’attenta scelta dei suoi compagni di viaggio, a partire dal talento percussionistico dell’americano Greg Hutchinson, motore propulsivo e partner ideale per sottolineare la strepitosa vena tecnica ed espressiva del leader al basso. La sezione fiati caratterizza il lavoro sia per la bontà delle fasi solistiche che per i brillanti arrangiamenti. Ogni composizione è un racconto, un momento della vita che si lega con un filo invisibile all’episodio successivo. Un disco magmatico, pregno di spunti di vario e forte interesse.

“Il vento è fuori” è stato composto ed arrangiato da Filippo Macchiarelli. Registrato al Naive Studio, Fano, da Filippo Schiavini.Mixato e masterizzato da Carlo Cantini al Digitube Studio, Mantova. Foto: Piero Principi, Paolo Principi, Giacomo Coppola. Design: Michele Arcangeli, Stefania Bartolucci, Marina Barbensi. Prodotto da Filippo Macchiarelli per Abeat Records. Hanno suonato: Filippo Macchiarelli (basso, voce), Greg Hutchinson (batteria), Massimo Morganti (trombone), Emilio Marinelli (pianoforte, tastiere, elettronica), Simone La Maida (sax contralto).

INTERVISTA

D. Bentrovato Filippo. Iniziamo rompendo il ghiaccio: chi è Filippo Macchiarelli e quando ha mosso i primi passi con la musica?

R. Grazie ragazzi, è un vero piacere essere qui con voi. Diciamo che il mio primo ricordo legato alla musica è un LP di John Lennon che da piccolo mi facevano ascoltare: puntualmente mi ritrovavano addormentato sulla cassa del vecchio Technincs di mio padre! È lui che mi ha tirato su con del sano rock d’annata e grazie a questi ascolti ho maturato nel tempo la necessità di esprimermi con la musica. Cominciai a provare pianoforte, sassofono, batteria e chitarra, ma è stata una strana coincidenza l’arrivo al basso. In prima superiore entrai in una band dove l’unico elemento che mancava era il bassista. Morale della favola?… Diventai bassista per fa parte della band! Ricordo ancora il mio primo concerto: non sapevo neanche pizzicare con la mano destra, usavo il plettro e cantavo biascicando uno pseudo inglese tirato giù a orecchio dai cd…avevo una voglia bestiale di salire sul palco! Quello è stato l’inizio di tutto…

D. Dopo questa doverosa presentazione arriviamo al presente: “Il vento è fuori” è il tuo lavoro più recente. Una raccolta di brani jazz raffinati e dalle venature fusion. Quanto tempo hai impiegato per confezionare questo disco e come è stato il processo creativo?

R. È stato un lavoro lento e meticoloso: a volte registravo dei temi cantando al telefono che successivamente trascrivevo e armonizzavo al pianoforte; oppure mentre correvo sul lungomare di Senigallia mi creavo in mente il canovaccio di un brano, l’ossatura sulla quale costruire alcuni episodi melodici che precedentemente avevo ideato; in altri casi sono ripartito da temi scritti anche un anno prima, lasciati su un foglio sopra il pianoforte e ripresi e arrangiati in mezza giornata. Insomma…un vero e proprio marasma emotivo! Credo che si percepisca tutto ciò. Penso non sia una musica molto intuitiva al primo ascolto, proprio perché molti dei brani sono nati in un continuo sovrapporsi di sentimenti, emozioni e pensieri talvolta tormentati.

D. Nell’interessante track list quello che colpisce l’ascoltatore è la varietà stilistica. Spazi con maestria dal jazz al soul, non disdegnando passaggi più rockeggianti ed elettronici. Percepiamo una profonda cultura personale che va oltre lo studio e la tecnica. Da dove arriva tutto questo?

R. Come dicevo precedentemente, ho avuto la fortuna di avere un padre che mi ha cresciuto con ascolti mirati: Led Zeppelin, Cream, Genesis, King Crimson, ELP, Dire Straits…tutta roba serissima insomma! Ho così maturato nel tempo un forte desiderio di suonare e di condividere questa passione musicale: un desiderio che mi ha portato ad incontri, amicizie fortissime e frequentazioni determinanti nella mia crescita artistica, scoprendo nuovi musicisti, compositori e generi musicali molto diversi tra loro. Credo di avere un approccio all’ascolto abbastanza aperto, libero e curioso verso ogni stile musicale e questo mi ha portato a suonare con formazioni molto eterogenee: da orchestre sinfoniche a orchestre jazz, fino a formazioni etniche, cantautorali, funk, blues e rock.

D. Al di là di questo, nelle otto tracce de “Il vento è fuori” vive anche un’amica emotiva forte, un racconto di vita. Cosa hai voluto raccontare?

R. È un disco totalmente autobiografico, un estratto di momenti di vita molto personali ed intimi. Sono come delle foto istantanee di vita, scritti in momenti differenti, si legano ad eventi importanti, a persone che hanno lasciato un segno dentro di me, a situazioni che mi hanno fatto crescere come uomo e come artista. Come, ad esempio, la nascita di mio figlio Sirio, che tra l’altro ha inventato la filastrocca che poi ho arrangiato nel disco: ascoltate il brano Pola pola e capirete! Ho cercato di rendere tutto questo anche a livello visivo, curando nel dettaglio tutta la parte grafica del disco in un vero e proprio concept, avvalendomi della maestrìa di artisti eccezionali come Michele Arcangeli e Simone Memè.

D. Un disco nel quale sei leader ma che risulta essere un ottimo lavoro corale grazie ai tuoi compagni di avventura. Ci dici chi sono e come è stato strutturato il lavoro insieme?

R. Avevo necessità di musicisti che sapessero valorizzare al meglio le musiche che stavano prendendo forma nella mia testa.  La scelta di un quintetto con due fiati, pianoforte e batteria mi ispirava molto per le possibilità timbriche e contrappuntistiche: per quanto riguarda Emilio Marinelli, Simone La Maida e Massimo Morganti non ho avuto dubbi, partendo dal fatto che già mi conoscevano e avrebbero saputo interpretare al meglio le mie idee folli. Così li ho contattati, chiedendo se fossero stati disponibili a registrare un disco di mie composizioni… ed è andata bene! Non ero ancora sicuro sulla scelta del batterista, così Simone mi ha suggerito Greg Hutchinson. L’ho chiamato ed ha accettato la mia proposta…niente di più facile! Abbiamo fatto alcune prove prima di entrare in studio, mentre Greg ci ha raggiunto direttamente in sala d’incisione. Abbiamo terminato la registrazione del disco in due giorni, siamo stati delle macchine da guerra!!! Alla fine era proprio il quintetto che sognavo, senza di loro non sarebbe stato possibile arrivare ad un tale risultato.

D. Ti salutiamo ringraziandoti e chiedendoti cosa ci sarà nel tuo futuro più prossimo.

R. È già prevista l’uscita in autunno di un nuovo disco, questa volta in duo (contrabbasso e pianoforte) sempre per Abeat Records; per quanto riguarda il quintetto sto abbozzando del nuovo materiale e sono in attesa di nuove conferme per alcune date in Italia…speriamo di vederci presto in giro, grazie a voi!

BIO

Filippo Macchiarelli proviene da un’eclettica formazione musicale: studi classici e jazzistici al conservatorio, allo stesso tempo aperti al funk, al blues, al rock e al pop. Bassista, contrabbassista, cantante e didatta, comincia ad esibirsi professionalmente dal vivo a 15 anni, maturando negli anni un carnet di collaborazioni con personalità di spicco nazionali ed internazionali quali: Paolo Damiani, Rosario Giuliani, Enrico Intra, Ascher Fisch, Dino Betti Van Der Noot, Flavio Boltro, François Corneloup, Nico Gori, Stefano Paolini, Massimo Morganti, Maurizio Rolli, Daniele Di Gregorio, Giovanni Allevi, Loretta Grace, Linda Valori, ecc. Già bassista dell’Orchestra Nazionale Jazz di Paolo Damiani, vincitore del Premio Abbado 2015 per la sezione jazz e di diversi concorsi nazionali (Fara in Jazz, Mediterraneo Jazz Festival, ecc.) è stato selezionato a livello nazionale dal MIDJ per una residenza d’artista italo-francese alla Casa del Jazz di Roma nel 2019 ed inoltre si è esibito in prestigiose rassegne e jazz club in Italia e all’estero.

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