“Indifesi”, l’album di esordio di Chiarablue
a cura della Redazione
14 Feb 2022 - Dischi
L’album “Indifesi” di Chiarablue è un viaggio interiore e musicale che trova le sue radici nella musica del Mediterraneo, del centro e sud-America e certamente nella canzone d’autore italiana, in un mix evocativo di mondi lontani.
(Fotografie di Karel Losenicky)
In un mondo che chiede di essere perfetti, forti, invincibili, sempre fieri, sempre felici, che pretende che si selezionino le nostre emozioni tra giuste e sbagliate, “INDIFESI” (Autoprotto/iMusician), l’album di esordio di CHIARABLUE, arriva per rivendicare il desiderio e il diritto di essere umani; imperfetti e vulnerabili, rotti e lesi, indecisi e persi, di sentirsi senza difese di fronte alla vita, di fronte all’amore, liberi finalmente di essere interi.
Dieci brani che raccontano di un lungo viaggio interiore e musicale, che è ben lontano dall’essere finito, ma che aveva bisogno di celebrare la strada percorsa e che trova le sue radici nella musica del Mediterraneo, del centro e sud-America e certamente nella musica d’autore italiana. ChiaraBlue (al secolo Chiara Mariantoni), reatina nata a Losanna e che vive e lavora a Milano, ha alle spalle un lungo periodo di ricerca vocale e di scrittura, con un diploma in Storytelling preso alla Scuola Holden di Torino. Nel 2019 è stata finalista del “Premio Bianca d’Aponte” – concorso riservato alla canzone d’autrice, dove si aggiudica la produzione artistica di un brano curata da Ferruccio Spinetti e una collaborazione artistica con Mariella Nava e l’etichetta Suoni dall’Italia – e nel 2020 è tra i finalisti del Premio Bindi.
L’ensemble che affianca la cantautrice, proveniente principalmente dalla musica etnica e dal jazz, crea un mix evocativo di mondi lontani: le percussioni flamenco di Francesco Perrotta, il contrabbasso di Francesco Carcano, la chitarra mediterranea di Matteo Iarlori e il violino gitano di Andrea Aloisi. A questo organico si aggiungono ospiti di eccezione come Daniele Moretto (tromba) e Marco Scipione (sax) in Cecilia, Indifesi, E intanto piove, Il male condiviso, Notte preferita, Angelo Pusceddu alle percussioni di Dinosauri, Livio Gianola (chitarra flamenca) e il Khora Quartet (archi) in Due agosto e Fabrizio Bosso (tromba) in un eccezionale duetto in Solo un se.
L’album si apre con Alla fine non c’è, una ballata messicana in cui un refrain di chitarra e violini introduce un canto e una melodia che trasportano l’ascoltatore in una nuova dimensione, accompagnandolo nel mondo di ChiaraBlue. Segue la title track, Indifesi, graffiante sin dalle prime battute; si sviluppa in un ritornello liberatorio con colori di violini e trombe muted anni ’30, per esprimere la necessità di aprirsi all’amore. “Senza nessuna paura affonda le mani e spostami il cuore”, canta Chiara prima di entrare negli ultimi ritornelli, che precedono il solo gitano di Andrea Aloisi.
È la volta di Cecilia, un ambiente latin-jazz per una storia che attinge dalla tradizione popolare italiana; pare abbia ispirato la Tosca e, secondo lo storico Alessandro D’Ancona, trae origine da un fatto avvenuto in Piemonte nella prima metà del Cinquecento. Il brano cresce in un dialogo fra i personaggi che trova spazio e verità nelle sonorità del dialetto reatino. DueAgostoMillenovecentottanta è la traccia numero 4, pluripremiata al Premio Bianca D’Aponte 2019, una ballata struggente dedicata all’amore strappato via senza preavviso e ragione, saltato in aria quel 2 agosto nel 1980 a Bologna. La chitarra flamenca di Livio Gianola e la sezione d’archi del Khora Quartet descrivono potentemente il sentimento del brano, mentre un’onda percussiva rievoca gli “ottantacinque battiti da soli, fermati tutti in quest’istante qua”. Subito dopo l’atmosfera cambia con Amore tossico, una composizione energica di forte ispirazione andalusa, in cui il pathos del sound è affidato completamente all’ensemble di percussioni, chitarra, contrabbasso e violino, che danno luce ai movimenti enfatici della voce, culminanti in un finale prorompente. Segue E intanto piove, che grazie al sound mediterraneo, all’atmosfera soffusa e malinconica, alle parole dirette e profonde diventa uno dei brani che meglio sintetizzano l’intero progetto musicale. La particolare struttura compositiva che esce dagli schemi classici della canzone gli dona un’identità ben riconoscibile, incorniciata da un riff che alla fine si trasforma in un emozionante dialogo tra la chitarra di Matteo Iarlori, la voce di ChiaraBlue e la tromba di Daniele Moretto. Una sterzata arriva da Il male condiviso, un pezzo sarcastico sulle improvvise amnesie che lascia la fine di un amore, con una atmosfera a metà tra ska e canzone d’autore guidata dalla sezione dei fiati e da un clavinet reggaeggiante. È la volta di Notte preferita, firmata insieme a Iarlori, una rumba spagnolo-cubana, aperta da una splendida frase di contrabbasso di Francesco Carcano; la sensazione malinconica della notte stellata si libera in un ritornello accattivante e coinvolgente, che esplode nella sezione di fiati di ispirazione salsa, mentre fa la sua comparsa un pianoforte vintage a cura di El Rubio. La penultima traccia è Solo un se, una ballad-bossa con un’armonia profonda e un magnifico arrangiamento slow time, elegante nella scrittura e nell’esecuzione. A caratterizzarla sono anche una melodia senza tempo e il dialogo emozionante e travolgente della voce con la tromba di Fabrizio Bosso, che regala alla composizione un solo incredibilmente ispirato. Le atmosfere messicane di Dinosauri chiudono il cerchio dell’album: sin dall’apertura i passi dei dinosauri simulati dal contrabbasso accompagnano con una continua cadenza il mood del brano, corredato dalle percussioni e le tavole di Angelo Pusceddu, uno dei migliori percussionisti italiani.
Una particolare attenzione è stata rivolta anche all’aspetto grafico del progetto, a partire dall’immagine della copertina ideata da Cori Amenta e firmata da Karel Losenicky. Ispirata alla serie di ritratti di Robert Mapplethorpe, racconta una donna spogliata delle sue difese che si mostra offrendo la sua voce e il suo cuore, lasciando scoperto il collo e il petto custode dei sentimenti. Protesa in avanti solleva la testa fiera, sensuale e risoluta. Intera.
“INDIFESI” TRACK BY TRACK:
1) Alla fine non c’è. Esiste un luogo dove niente più appare normale, dove lontananza e vicinanza sono facce di una stessa medaglia, dove non è possibile prendere una decisione. Un limbo immobile in cui i confini tra passato e futuro si mescolano lasciandoci sospesi.
2) Indifesi. Dopo ogni dolore arriva la protezione, la visione chiarissima di ciò che fa male e impone di girare alla larga. Ci scopriamo sicuri, saldi, consapevoli ma incapaci di amare ancora. Ecco, quello è l’esatto momento in cui dobbiamo tornare a spogliarci, strato dopo strato, di tutto quello che pensiamo di aver imparato, lasciando andare regole, pregiudizi, luoghi comuni e soprattutto il timore di soffrire di nuovo. Solo in quell’incantata dimensione di purezza, possiamo tornare ad accogliere la vita e con essa i sentimenti, facendoci trovare indifesi, esposti e nudi. Pronti. Possiamo goderne fino a sentirci stremati, tremanti di emozione, dimenticandoci di mangiare e dormire, persi in un infinito abbraccio. D’altronde, non è forse questa la condizione più appropriata all’amore?
3) Cecilia. Cecilia racconta una storia antica, la storia di una donna che ama, che crede ad una promessa e viene ingannata. Una donna che perde ogni cosa ma che decide caparbiamente di sopravvivere. Una canzone femminista ante-litteram che si tramanda dal Medioevo in tutta Europa. “La mia piccola parte, il mio contributo – spiega ChiaraBlue – perché Cecilia non sia dimenticata, possa essere cantata ancora e celebrata sempre”.
4) DueAgostoMillenovecentottanta.Un uomo è fermo fuori dalla stazione di Bologna il due agosto di un anno qualunque, aspetta immobile di vedere il viso di Laura, consapevole che lei non tornerà a piegargli le ginocchia d’amore. Eppure, il suo cuore e la sua vita sono rimaste ferme esattamente in quel luogo. Mentre ci confessa ossessivamente che “non gli è successo più” ci costringe a domandarci cosa voglia dire sopravvivere a una perdita e in quanti modi si torni o non torni a vivere.
5) Amore Tossico. Quando l’amore trasfigura diventando possesso e annientamento, quando, giorno dopo giorno, chi dice di amarti strappa via pezzi di te e della tua luce, facendoti sentire sempre più inconsistente, l’amore diventa un male che si diffonde e che non lascia scampo. Un amore da estirpare con taglio chirurgico, anche se la ferita sanguina, anche se fa male, per pulire lo sguardo e tornare a guardare se stessi in tutta al propria infinita e divina bellezza.
6) E intanto piove. Per quanto schiacciate in fondo alla gola e nascoste, le parole trovano sempre una strada da percorrere per arrivare a chi deve ascoltarle. Queste parole raccontano di una resa, di chi getta le armi e si dichiara sconfitto, di chi ha perso le proprie sembianze e vuole ritrovarle, di regole semplici come una filastrocca per bambini da ripetere: “Non guardare, non toccare, non baciare, non amare, non tornare”. Un mantra di salvezza che tenga al sicuro, permettendoci di riprendere fiato e non affogare.
7) Il male condiviso. La mente seleziona e rimuove quello che non le piace, che la fa soffrire e mette in difficoltà. La mente occulta e sopisce quando è il momento di fare un passo avanti, di avere coraggio. Dice ChiaraBlue: “Io non amo dimenticare. Scelgo sempre di ricordare opponendomi a questo istinto, tenendo accesa la luce e facendo riaffiorare dalla mente immagini, parole, odori e sensazioni. Questo brano celebra la conservazione di tutte le parti della mia vita. Credo nella memoria, nel tenere saldo quello che è stato, che è materia e densità del presente. Voglio preservare la malinconia per la fuggevolezza di un istante, per il frammento di un tutto, per un amore che era incerto e disarticolato ma così intenso da meritare di essere ostinatamente ricordato”.
8) Notte preferita. La malinconia della notte ci pone in uno stato di profondo contatto con noi stessi. Nella abissale solitudine si aprono di colpo nuovi squarci di luce e possibilità. Una musica gitana rompe il silenzio trasportandoci in mondi antichi che ci ricordano quanto sia grande e sorprendente il destino. Non ci resta che ascoltare le stelle lontane, cantare per noi e danzare in un inno alla vita che sempre continua, anche quando, per un momento, le ombre più nere sembrano avere il sopravvento.
9) Solo un se. Il racconto di un amore che fa l’amore con i se, in un epilogo annunciato, un rincorrersi di possibilità. Una notte in cui ci si domanda se “l’idea di un amore” possa bastare a tenere insieme due persone, almeno fino a domani. Ad accompagnare la voce di ChiaraBlue c’è la tromba di Fabrizio Bosso.
10) Dinosauri. L’estinzione di un amore che non è capace di sopravvivere alla distanza, a un rapporto fatto di attimi e di non amore e la celebrazione di una rinascita, di una nuova era e di una nuova donna, che si staglia alla fine di un’era geologica, guardando al futuro, in piedi, dritta solo sui suoi piedi.
CREDITI
- Canzoni Originali: Chiara Mariantoni
- Produzione artistica e arrangiamenti: El Rubio Group
- Collaboratore alla produzione artistica: Matteo Iarlori
- Voce: ChiaraBlue
- Percussioni: Francesco Perrotta
- Contrabbasso: Francesco Carcano
- Chitarra: Matteo Iarlori
- Violino: Andrea Aloisi
- Pianoforte, rhodes, Clavinet: Luca Jurman
- Tromba: Daniele Moretto
- Sax: Marco Scipione
Featurings
- Fabrizio Bosso
- Angelo Pusceddu
- Khora Quartet
- Livio Gianola
- Recording: La Forbice Studio
- Sound engeneer: Andrea Della Malva
- Mix: Marco Barusso
- Master: Marco D’agostino (96kHz.it Mastering studio)
- Edizioni: Warner Chappel Music
- Creative direction & Styling: Cori Amenta
- Photography: Karel Losenicky
- Hair and makeup: Giuseppe Giarratana
- Dress: Parosh
CHI È CHIARABLUE
ChiaraBlue, nome d’arte di Chiara Mariantoni (Losanna, 9 maggio 1981) è una cantautrice italiana. Dal 2003 studia canto presso l’Accademia Vocal Classes di Milano sotto la direzione di Luca Jurman. Successivamente approfondisce ulteriormente la tecnica vocale con Anne Peckham e Sharon Brown, docenti del Berklee College of Music di Boston. Si diploma in Storytelling presso la Scuola Holden di Torino avendo come docente Antonella Lattanzi e lavorando specificatamente sullo scrivere di sé con Silvia Schiavo e sullo scrivere di sentimenti con Alessandra Minervini. Nel 2014 è co-autrice con Sergio Vinci del brano Fai male cantato da Giorgia Urrico (in Amici di Maria de Filippi). Nel 2015 inizia a lavorare al suo progetto artistico stringendo collaborazioni con importanti nomi della musica italiana e internazionale (Tollak Hollestad, Beppe Cantarelli, Livio Gianola). Sempre nel 2015 debutta al Teatro Manzoni di Milano nel musical Vorrei la Pelle nera con la regia di Maurizio Colombi come co-protagonista femminile nel ruolo di Francy. Nel 2016 collabora con due dei più importanti autori della musica italiana, Gatto Panceri e Niccolò Agliardi, e con loro perfeziona le tecniche di scrittura del testo musicale. Nel 2019 è finalista del prestigioso premio per cantautrici “Bianca d’Aponte”, dove si aggiudica la produzione artistica di un brano curata da Ferruccio Spinetti e una collaborazione artistica con Mariella Nava e l’etichetta Suoni dall’Italia. Nel 2020 è invece finalista del Premio Bindi ed è l’artista scelta dall’etichetta Isola Tobia Label per l’edizione annuale dell’Agricooltour, tour di 15 date in tutta Italia, in ambienti agricoli e rurali.