In The Bedroom: recensioni e schede


di Manuel Caprari e altri

11 Ago 2013 - Senza categoria

Cinema: Recensioni

Recensione di Manuel Caprari

In The Bedroom
(id.)
Origine: USA 2001
Durata:130'
Distribuzione: Medusa
Regia: Todd Field
Sceneggiatura: Robert Festinger, Todd Field
Fotografia: Antonio Cavalche
Musiche: Thomas Newman
Montaggio: Frank Reynolds
Cast: Sissy Spacek, Nick Stahl, Tom Wilkinson, Marisa Tomei

In The Bedroom parte bene. Ha un ritmo lento, da vita quotidiana, e sula vita quotidiana dei personaggi si sofferma molto, sul mangiare, sul lavoro, eccetera. Abbastanza raro per il cinema statunitense, tutto sommato. Ha un bel picco nella scena dell'omicidio, drammatica e ad effetto, certo, ma in maniera meno ovvia di quanto ci si potesse aspettare. A quel punto, però, ha un cedimento, che dura per quasi un'ora; sarà che questa parte del film assomiglia troppo a La Stanza Del Figlio di Nanni Moretti, il cui ricordo è troppo fresco per non influenzarci; o sarà forse che si nota un tono un po' troppo compiaciuto nel dilungare i tempi, nel mostrare il dolore in maniera sobria e mesta, creando una specie di ostentazione della non-ostentazione (non che il film di Moretti non cada anch'esso in questo difetto, ma sembra caderci in maniera più accidentale, per riscattarsi poi con scene che appaiono più sinceramente emozionanti ed emozionate); fatto sta che tutta la parte centrale di In The Bedroom risulta freddina e poco coinvolgente. Niente male, invece, tutta la parte finale, inquietante e minacciosa, che da' una svolta al racconto ma senza spezzarne il passo lento, che al limite può far anche vagamente vacillare le simpatie dello spettatore, e che soprattutto trasmette fortissimo il senso di insoddisfazione e inutilità lasciato dal compimento di un gesto estremo. Ma nel complesso il film non regge. Buona regia, ottima recitazione, splendida fotografia soprattutto nelle suggestive scene notturne; ma quello che lo penalizza drasticamente è, più ancora che la storia trita e ritrita, la piattezza dei personaggi, troppo convenzionali, troppo asserviti allo schematismo di un racconto a tesi, schiacciati da dialoghi prevedibili, banali, a tratti forzati al limite del ridicolo: il litigio tra marito e moglie, con lei che gli rinfaccia le sue “scopate immaginarie” ( testuale) e via dicendo è un gioiellino di comicità involontaria. Forse allora la maggiore utilità di un film come In The Bedroom sta nel dimostrare che per dare credibilità e vitalità a dei personaggi inventati non basta affidarli ad un ottimo cast e mostrarli in continuazione mentre mangiano e lavorano.

Recensione di Terry Marocco (fonte: film.it)

Il dolore per la perdita di un figlio nel pieno della giovinezza provoca un silenzio assordante che, nella calma estate del Maine, fa saltare gli equilibri naturali di una famiglia media americana. Casette tutte uguali, ordinate, graziosi giardinetti. Barbecue e birra, partite di carte fra uomini, gite in barca per pescare la famosa aragosta. I Fowler, Matt (Tom Wilkinson) medico, Ruth (Sissy Spacek) insegnante di musica, e il loro unico figlio, Frank (Nick Stahl), prossimo al college, vivono nella banale, noiosa, piatta provincia americana. La provincia spesso protagonista della letteratura minimalista: Raymond Carver l'ha eletta a microcosmo delle bassezze umane, Andre Dubus (autore del racconto da cui è tratto il film) la accarezza e la descrive senza graffiare. Violenza e dolore sono parte di quel paesaggio troppo ordinato: non c'è cinismo, ma neppure giudizio morale.
La storia è semplice: il ragazzo s'infatua di una donna più grande di lui (Natalie, Marisa Tomei), separata da un marito violento e con due figli piccoli. La tragedia è prevedibile, le lagne della madre anche: Lasciala, devi lasciarla è il ritornello di Sissy Spacek. Ma per Frank quei caldi pomeriggi con Natalie valgono quasi più del college. La madre sa, sente, prevede, è ossessiva e in fondo gelosa; il padre invece è complice, orgoglioso di suo figlio, e poi a chi non piacerebbe Natalie, con quello sguardo sfatto da donna che si è appena alzata dal letto? All'improvviso la morte annunciata: durante una lite il marito di Natalie (William Mapother) spara a Frank. Poi di nuovo il silenzio. Il dolore per la perdita è assoluto, universale. Inevitabile il confronto con La stanza del figlio di Nanni Moretti: anche qui la tragedia frantuma la coppia e le reazioni sono diverse. Il padre ricomincia a lavorare, sembra quasi non soffrire; la madre, carica di rabbia, si lascia andare. Sissy Spacek, gli occhi lucidi e la vestaglia marrone, guarda tutto il giorno la tv fumando, implacabile. Il dolore in una piccola città è ancora più duro da sopportare, tutto annega nella banalità di chiacchiere inutili. L'assassino è libero in attesa di giudizio, questo conta. La coppia esplode, si rinfaccia tutta una vita. Come può tornare ordinata questa realtà stravolta, tanto stridente e tanto isolata dal panorama di fuori? La catarsi verrà con un gesto estremo, e sarà il padre a farlo. Tocca a lui, nello spirito del cowboy, aiutato dall'amico di sempre. E poi di nuovo la normalità , come se nulla fosse. Nell'intimità della casa si ricompone la serenità apparente della famiglia media americana. I conti adesso tornano.
Si è molto parlato della candidatura all'Oscar per Sissy Spacek, ma la performance migliore è dell'inglese Tom Wilkinson, perfetto nel rendere il dolore virile e i suoi conflitti. Todd Field, attore alla sua prima prova di regista, racconta con maestria – anche se con un po' di lentezza l'orrore quotidiano. Si può amare o uccidere, rimpiangere o odiare: in the bedroom, alla fine, sei sempre lo stesso.

IL RITORNO DI SISSY SPACEK
di Adriano Ercolani (fonte: film.it)

L'unica rivale da cui dovrà guardarsi Nicole Kidman, grande favorita per la corsa all'Oscar, è probabilmente la grande veterana Sissy Spacek, che con il suo ruolo di madre vendicativa in In The Bedroom (id., 2001) ha già conquistato il Golden Globe come miglior attrice drammatica. Giunta alla sua quinta candidatura, e con una statuetta conquistata con La Ragazza di Mashville (Coal Miner's daughter, 1980), la Spacek è ormai una delle attrici più premiate della storia del cinema americano, e questo nonostante non sia mai stata una star abituata alle grandi passerelle. Personaggio riservato, quasi schivo, l'attrice si è imposta al grande pubblico grazie esclusivamente alle sue grandi doti recitative. A lanciarla è stato, forse non casualmente, un altro grande ousider del cinema americano, è cioè l'ormai mitico Terrence Malick, che insieme a Martin Sheen l'ha voluta come protagonista del suo esordio, La Rabbia Giovane (Badlands, 1972). Il ruolo per cui però la Spacek è diventata un mito per tutti i cinefili è arrivato però qualche anno dopo, quando ha interpretato Carrie lo Sguardo di Satana (Carrie, 1976), il capolavoro horror di Brian De Palma. La capacità di saper impersonare una piccola ragazza che, da indifesa si trasforma in un orrenda creatura capace di morte e devastazione, ha evidenziato definitivamente il talento dell'attrice, tanto da farle guadagnare la sua prima nomination, fatto piuttosto inconsueto per un'interpretazione in un film dell'orrore. Raggiunta l'affermazione personale, l'attrice non ha però scelto la via del facile successo: molto pochi, e ben mirati, sono i film che ha infatti interpretato negli anni a seguire. Nel 1977 è stata diretta da Altman in Tre Donne (Three Women, 1977), e dopo il film che le è valso l'Oscar ha girato, insieme al grande Jack Lemmon, il bellissimo e struggente Missing- Scomparso (Missing, 1982) di Costa-Gavras, dove ha forse fornito la sua miglior prova di attrice drammatica, aiutata sicuramente da un attore di tale statura. Dopo altre due candidature ottenute negli anni '80 con Il Fiume dell'Ira (The River, 1984) e Crimini del Cuore (Crimes of the heart, 1986), la carriera della Spacek è sembrata subire una brusca interruzione, tanto che per molti anni, nel decennio successivo, si sono perse le tracce dell'attrice. Soltanto poche stagioni orsono è tornata ad interpretare una parte importante in un film di un certo livello: è stato Paul Schrader, autore sempre originale e difficile , a chiamarla per la parte di Margie Fogg, la fidanzata del protagonista Nick Nolte in Affliction (id., 1998); un piccolo ma forte ruolo, che le ha permesso ancora una volta di affermare il suo valore. Dopo di questo, l'abbiamo potuta ammirare nella figura poetica e malinconica di Rose Straight, la figlia un po' tarda di Alvin in Una Storia vera (The Straight Story, 1999), uno dei migliori film di David Lynch. Ed eccoci infine giunti al nuovo successo di critica di In The Bedroom, che rilancia definitivamente Sissy Spacek come una delle migliori attrici americane.

TOM WILKINSON
di Terry Marocco (fonte: film.it)

Per Tom Wilkinson è la prima volta. Candidato all'Oscar come attore protagonista per In the bedroom concorre con mostri sacri come Russell Crowe, Sean Penn, Denzel Washington. In mezzo a colleghi belli e famosi, con quella faccia un po' così si troverà a disagio. Lui è soprattutto uno tra i caratteristi più popolari del Regno Unito: l'uomo che puoi incontrare al pub o che sta seduto vicino a te nella metro.
Inizia con il teatro, poi partecipa a molti serial tv. Solo negli anni Novanta arrivano i film importanti: il raffinato Ragione e sentimento di Ang Lee, dove è mr.Dashwood, Wilde , nel quale Wilkinson recita magnificamente la parte odiosa del marchese di Queensbury, Il senso di Smilla per la neve (è il professor Loyen).
Sempre impeccabile, laureato in Letteratura inglese e americana, tanto bravo da farsi dimenticare. La recitazione è così naturale che sembrerebbe quella di un qualunque cittadino di Sua Maestà capitato sul set per caso.
Non sarà così in Full Monty , del 97, dove, nel ruolo di Gerald (il caposquadra-coreografo che perde il lavoro ma non ha il coraggio di dirlo alla moglie) è un co-protagonista veramente indimenticabile (con il suo nano da giardino), e batte per ironia e leggerezza anche Robert Carlyle. Figlio della provincia inglese – nato a Leeds, nel West Yorkshire – si trova a suo agio recitando l'uomo normale e la crisi occupazionale che ha afflitto gli anni del thatcherismo.
Un po' anomala la prova in Shakespeare in love per il quale riceve la nomination al BAFTA come miglior attore non protagonista: qui, più vistosamente, la perfezione ha il sapore della grande scuola del teatro britannico dalla quale Wilkinson proviene.
Ma è ancora con un uomo medio che dà la sua prova migliore arrivando alla candidatura all'Oscar insieme a Sissy Spacek e Marisa Tomei, interpreti di In the Bedroom . Dei tre – nonostante quella faccia un po' così è sicuramente il più intenso. Sissy Spacek ha detto: E' la centrale elettrica di un attore , ma pure: E' molto facile immaginare di essere sposati con lui da molti, molti anni . Per il film si è sottoposto ad un corso intensivo di pesca alle aragoste. Poi, molto inglese, ha commentato: Non immaginavo che fosse così inquietante .

(Manuel Caprari e altri)


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