Il Truculentus di Falerone
di Emanuele Peretti e Claudia Zavaglini
11 Ago 2013 - Senza categoria
Teatro: Recensioni
FALERONE (FM). Il 13 luglio al Teatro Romano di Falerone la stagione classica è stata inaugurata da Truculentus, uno spettacolo prodotto da ArwenFilms-MDA e diretto da Aurelio Gatti. Il testo lacunoso della tarda commedia plautina è stato adattato da Sebastiano Tringali e dallo stesso regista. Protagonista, come poche volte avviene nel teatro plautino, è una cortigiana molto scaltra, Fronesio (Eleonora Brigliadori); l'azione ruota tutta intorno ai continui inganni con cui questa tenta di raggirare i suoi tre amanti: Diniarco (Eleonora Brigliadori), il gran soldato (Riccardo Diana) e il giovane padroncino (Manuela Lomeo) del servo Truculentus (Cinzia Maccagnano), inizialmente scontroso e misogino ed infine adescato (anche se in questa messa in scena è poco evidente) dalla serva di Fronesio, la ruffiana Astafio (Sebastiano Tringali). L'adattamento verte insistentemente sul gioco metateatrale: nella scena di apertura, infatti, la primattrice di una compagnia (Eleonora Brigliadori), il capocomico (Sebastiano Tringali), la direttrice di scena/suggeritrice (Cinzia Maccagnano) e la sarta (Manuela Lomeo) discutono con il presidente della Pro Loco del posto (Riccardo Diana), in quanto lo spettacolo, Truculentus, dovrebbe iniziare di lì a poco ma pare destinato ad esser sospeso per la mancanza di alcuni attori. Infine, assegnata la parte del gran soldato allo stesso presidente della Pro Loco, si decide di proseguire ugualmente con la rappresentazione.
Truculentus viene così messo in scena dalla compagnia nonostante tutto: la primattrice recita un doppio ruolo, quello di Diniarco e quello di Fronesio; il capocomico interpreta la serva Astafio e il vecchio Callicle; la direttrice di scena/suggeritrice veste i panni del servo Truculentus, la sarta a sua volta interpreta dapprima il ruolo del padroncino di Truculentus, poi entra in scena come ancella; la stessa nipote del presidente della Pro Loco, Teresa (Claudia Ferri), viene infine assoldata come ancella.
La messa in scena corre parallela alla vicenda Plautina, ed è la storia di un disastro teatrale ; l'inizio, in effetti, ricorda molto Rumori fuori scena di Frayne, con gli attori costretti a continui cambi di personaggio e costume effettuati in parte a vista, in parte dietro alle due strutture sceniche somiglianti a porte, gli unici elementi di scenografia oltre alle sedie e ai bauli degli abiti. La rivisitazione del testo aggiunge al linguaggio triviale tipico delle commedie plautine altre, spesso gratuite, scurrilità e doppi sensi, tanto che, a tratti, si ha l'impressione di essere finiti in uno scadente cabaret televisivo di seconda serata. Le stesse trovate comiche sono incentrate sulla volgarità della parola e sulle situazioni derivanti dalla messa in scena metateatrale (l'attore dell'ultimo minuto che non ricorda e quindi storpia il copione, le incursioni della nipote un po' suonata in mezzo al palco). La trama resta in secondo piano, confusionaria: si è distratti e stancati dalle voci falsate degli attori (che interpretano quasi sempre un personaggio del sesso opposto), dai cambi di costume, dalle fastidiose ombre create dalle luci poste molto di taglio e da scelte registiche che lasciano talvolta perplessi molto sibillino, ad esempio, il balletto degli attori, guidato da Fronesio; sconcertanti le due ancelle in versione sadomaso. A rendere piacevole la serata, invece, l'ottima prova di Sebastiano Tringali nel ruolo della serva Astafio e del capocomico. Incanta Eleonora Brigliadori che tira fuori tutta la sua femminilità nei panni di Fronesio, ma è forse meno efficace nel ruolo mascolino dell'amante Diniarco. Buona anche la prestazione di Claudia Ferri, impegnata nel difficile ruolo di Teresa.
L'impressione finale, uscendo dallo splendido teatro romano di Falerone, è che non si sia resa troppa giustizia alla meravigliosa cornice in cui si vorrebbe far rivivere il teatro classico. La regia è parsa troppe volte affidarsi a scelte comode , poco originali, dando vita a una messa in scena a tratti divertente, a tratti fastidiosa, ma che comunque non riesce a lasciare il segno. Preso in contropiede, anche il pubblico dell'anfiteatro ha riservato tiepidi applausi alla fine della commedia. Anche qui c'è stato un ribaltamento teatrale: invece di essere richiamati in scena dagli applausi, sono stati gli attori ad uscire più volte e a spingere il pubblico a ricominciare a battere le mani. Una trovata non voluta, questa, però.
(Emanuele Peretti e Claudia Zavaglini)