Il “Die Entfuhrung aus dem serial” apre le Muse
2 Nov 2005 - News classica
di Alberto Pellegrino
La quarta Stagione lirica del Teatro delle Muse di Ancona si presenta ancora una volta ricca di novità che ne fanno l'evento più importante del melodramma marchigiano in edizione invernale, a testimonianza del buon lavoro portato avanti dalla direzione artistica sia per le opere messe in cartellone, sia per la qualità di interpreti, direttori d'orchestra e registi.
Per celebrare il centenario mozartiano e per continuare una tradizione che vuole ormai in apertura di cartellone un'opera del genio salisburghese, si inizia il 4 novembre 2005 con Die Entfuhrung aus dem serial (Il ratto del serraglio), opera abbastanza rara di Wolfang Amedeus Mozart scritta nel 1782 su libretto di Christoph Friedrich Bretzener (rielaborato da Johann Gottlieb Stephanie il Giovane). Con questo lavoro Mozart compie un ulteriore passo avanti verso la piena maturità , realizzando la piena fusione fra testo e spartito musicale ancora sulle tracce dell'opera comica all'italiana, ma già indicando la via maestra del suo teatro musicale sostenendo che i versi sono indispensabili per la musica, per cui è opportuno che un buon compositore, che capisce il teatro e capisce egli stesso di fare qualcosa di buono, e un poeta intelligente si mettano insieme .
L'azione si svolge presso il Palazzo del Pascià Selim che tiene prigioniere due giovani cristiane (Costanza e Bionda) che sono state rapite dai pirati saraceni e che hanno sempre respinto le profferte d'amore del Pascià . Arrivano in Turchia i rispettivi innamorati Belmonte e Pedrillo) per liberare le due ragazze. Dopo varie disavventure, eludendo la sorveglianza del guardiano del palazzo Osmino, i due giovani riescono a far fuggire le rispettive innamorate. Le due coppie, quella aristocratica e raffinata di Belmondo e Costanza, quella popolana e schietta di Pedrillo e Bionda, sono finalmente riunite e possono manifestare con languide effusioni i loro sentimenti reciproci. Un pensiero assilla tuttavia i due uomini: le giovani e belle prigioniere avranno ceduto per amore o per forza ala brutale volontà dei turchi? Quando la delicata domanda viene posta Costanza scoppia in lacrime, mentre Bionda assegna un sonoro schiaffo a Pedrillo. Le coppie si dividono, perchè le donne sono offese e gli uomini segretamente felici; alla fine il perdono viene concesso e ritorna l'armonia fra i quattro innamorati, che però vengono ripresi dalle guardie del Pascià , il quale alla fine decide di compiere un atto di clemenza e lasciare liberi i quattro giovani.
Alla guida dell'Orchestra Filarmonica Marchigiana e di un gruppo di validi interpreti di varia nazionalità ci sarà il maestro viennese Theodor Guschlbauer, mentre la messa in scena è stata affidata al regista inglese Stephen Medcalf, già segnalatosi per diverse regie mozartiane, affiancato dalla scenografa-costumista Isabella Bywater.
Il secondo spettacolo in cartellone (9/11/13 dicembre) è una novità assoluta del musicista tedesco Hans Werner Henze, intitolata Elegy for Young Lovers (Elegia per giovani amanti) scritta alla fine degli anni Cinquanta su libretto del grande poeta inglese Auden, affiancato da un esperto librettista come Kallmann, si tratta di un'opera carica di atmosfere tragiche e visionarie che coinvolgono sei personaggi: In un albergo di montagna il poeta Mittenhofer si ispira per il suo nuovo poema ai deliri di un'anziana signora che crede di rivedere il marito morto quarant'anni prima durante un escursione alpina. Si confrontano con lui la sua segretaria Carolina, chelo venera e lo mantiene, il medico personale Reischmann, il figlio di questi Tony, innamorato di Elisabet, la giovane amante del poeta. I due giovani moriranno durante una tormenta di neve per volere del diabolico poeta che non avverte i soccorsi per assicurare un tragico finale al suo poema. La regia è affidata a Pier Luigi Pizzi, che saprà creare le giuste atmosfere e interpretare i sentimenti dei personaggi con la consueta maestria. Il direttore tedesco Lothar Koenings guiderà un gruppo di giovani interpreti, fra cui spicca il basso Roberto Abbondanza e un baritono emergente come Davide Damiani.
Si riprenderà a gennaio 2006 con la terza opera in cartellone, il Roberto Devereux di Gaetano Donizetti, un melodramma raramente eseguito in Italia, malgrado abbia riscosso nell'Ottocento una grande successo. L'opera, che presenta un suo specifico interesse perchè permette di rivisitare il repertorio più trascurato di un grande musicista, è stata scritta nel 1837 su libretto di Salvatore Cammarano ed è ambientata alla fine del Cinquecento presso la corte della regina Elisabetta, dove Devereux conte di Essex viene accusato dai suoi nemici di alto tradimento. La regina che lo ha scelto un tempo come suo amante e che lo ama ancora, si rifiuta di firmare la sua condanna. Roberto si mostra tuttavia freddo nei suoi confronti e i sospetti della regina, che teme la concorrenza di un'altra donna, vengono confermati quando indosso a Devreux viene trovata una sciarpa dono di Sara duchessa di Nottingham. Non si tratta tuttavia di un amore colpevole come crede il marito della donna, perchè Roberto e Sara si sono amati in gioventù, ma sono stati popi separati dalla regina che ha ordinato alla giovane di Sposare il duca di Nottingham. Il dono è solo un pegno di augurio perchè Roberto possa salvarsi dal pericolo che lo sovrasta. La regina firma la condanna, sicura che il conte le invierà l'anello donatogli da Elisabetta, che gli conferisce il diritto ad avere la grazia. Devereux consegna l'anello a Sara affinchè lo porti alla regina, ma Nottingham per gelosia ritarda la consegna e Roberto viene giustiziato. La regina disperata accusa i duchi aver voluto la morte di Roberto che lei voleva salvare, per questo i colpevoli saranno anch'essi condannati alla pena di morte.
La direzione è stata affidata alla prestigiosa bacchetta di Bruno Campanella, mentre la regia è di Giovanni Agostinucci, che s'ispira allo storico allestimento del Teatro dell'Opera di Roma firmato da David Walker. Nel cast spicca il nome del soprano greco Dimitra Theodossiou e del giovane tenore Massimiliano Pisapia.
L'ultima opera in cartellone a febbraio 2006 è Il Trovatore</b<, melodramma-monumento di Giuseppe Verdi che in esso esprime una straordinaria veemenza romantica, unita alla forza e alla concisione drammatica. In questo lavoro Verdi innova la figura di Manrico (il tenore Walter Fraccaro), introduce il baritono verdiano già annunciato in Rigoletto e consolidato nel Conte di Luna (Vladimir Stoyanov), introduce per la prima volta l'impiego drammatico della voce grave femminile con la zingara Azucena (il mezzosoprano Marianne Cornetti), completando il grande trittico del teatro verdiano, irripetibile capolavoro del melodramma romantico.
(Alberto Pellegrino)