Il “Cyrano de Bergerac” di Jurij Ferrini
di Giosetta Guerra
11 Mar 2016 - Commenti teatro
Quando il 28 dicembre 1897 a Parigi, al Théâtre de la Porte-Saint-Martin, non lontano da Place de la République, va in scena Cyrano de Bergerac di Edmond Rostand, la gente che, dopo tante pièces realiste, sente il bisogno di tornare al dramma romantico per sentir parlare d’amore, d’eroismo, di bellezza, rimane affascinata dalla poesia e dalla vitalità che emana questo personaggio, un po’ poeta, un po’ guascone, temerario nell’azione, pungente con la parola, ma schivo nei sentimenti. E, nonostante Rostand non appartenga alla sfera dei grandi drammaturghi, riesce a trasmettere la potenzialità espressiva dei sentimenti e Cyrano, novello Cid, si guadagna il titolo dell’ultimo eroe romantico, peraltro imperituro. A tutt’oggi Cyrano è infatti uno dei personaggi più conosciuti e amati del teatro e continua con successo a calcare le scene. La sua geniale temerarietà, la drammaticità della sua fiera esistenza, vissuta pericolosamente all’insegna del non piegarsi mai alla mediocrità e alle convenienze, <coûte que coûte>, ne fanno un autentico eroe romantico e al contempo un personaggio straordinariamente moderno. Questo scontroso spadaccino-poeta dal lunghissimo naso, sul quale ironizza pesantemente per provocare (è molle e ballonzolante come una proboscide, adunco come il becco di un gufo o con una verruca sulla punta?), avvince per le sue stoccate di spada e di lingua, affascina per l’effluvio poetico verso sua cugina Rossana che ama in segreto, colpisce per l’altruismo verso Cristiano, il bel cadetto amato da Rossana, intenerisce per la riservatezza con cui se ne va <dans la lune opaline>.
Io l’ho amato subito studiando Rostand e poi l’ho incontrato in teatro nell’interpretazione di Pino Micol e Alessandro Preziosi con grandi scenografie.
Un piccolo palcoscenico come quello del teatro Tiberini di San Lorenzo in Campo, dove la pièce è stata recentemente allestita, non è certo in grado di ospitare scenografie verosimili né di sopportare cambi di scena, ma qualche immagine proiettata avrebbe favorito la comprensione.
La Compagnia Jurij Ferrini ha usato alcuni blocchi di legno col marchio della compagnia stessa, spostati a vista, per simulare la sala dell’Hotel de Bourgogne, la rosticceria-pasticceria di Ragueneau, la trincea, il balcone della casa di Rossana; un giusto uso delle luci curate da Francesco Dell’Elba e musica appropriata hanno creato le differenti atmosfere.
Le scene d’insieme più movimentate, svolte in uno spazio ristretto, generavano un po’ di confusione all’inizio e spesso gli attori si trovavano a recitare sul boccascena, vis à vis col pubblico, che forse, però, proprio per questo contatto diretto si sentiva fortemente motivato. Non tutti i mali vengon per nuocere.
Molto bravi e ben calati nel ruolo gli attori della compagnia: da Jurij Ferrini nel title rôle, Rebecca Rossetti come Rossana, Raffaele Musella (il bel Cristiano), Angelo Tronca (De Guiche) a Matteo Alì (Le Bret), Francesco Gargiulo (Ragueneau), Michele Schiano di Cola (il poeta Lignière), Cecilia Bozzolini (vivandiera e governante), Gianluca Guastella in tre ruoli minori, Riccardo De Leo in altri due. Tutti alla fine erano le suore del convento dove Rossana si era ritirata dopo la morte di Cristiano e dove Cyrano andava in visita della cugina e alla fine spirò sotto gli occhi di Rossana, che, pur proclamandogli il suo amore, non gli fece mai gustare la sua anima attraverso le labbra.
Come regista Jurij Ferrini ha aderito al carattere della commedia eroica, dove facezia, ironia, arguzia, spavalderia si mescolano a poesia, sentimento, delicatezza, romanticismo, per cui, grazie anche all’abilità dei suoi attori, ha potuto definire i tratti dei personaggi, ha sottolineato con ironia l’autoritarismo tronfio del capo dei cadetti in divisa militare, De Guiche, invaghito di Rossana, interpretato da un impeccabile Angelo Tronca, ha presentato a briglie sciolte e con risvolti a volte comici a volte drammatici gli amici di Cyrano che hanno urlato (a volte un po’ troppo), bevuto, mangiato, combattuto, ha messo in risalto il bel viso e la baldanza giovanile di Cristiano impersonato da Raffaele Musella e la fresca nobile bellezza di Rossana affidando la parte a Rebecca Rossetti, che ha saputo trasmettere anche la delicatezza e l’aspetto sognante della ragazza, ha infine presentato se stesso, Jurij Ferrini, con un’intensa interpretazione di Cyrano. Mobilissimo e penetrante, ha giocato col turbinio delle parole, qui importanti come nel teatro shakespeariano, e scavato la parola scenica di verdiana memoria, con sensibile scioltezza, ha usato la spada con mirabile destrezza, ha catturato il silenzio della platea con l’effluvio di versi d’amore, favoriti dal buio, diretti con voce suadente all’estatica Rossana, pronta ad accogliere quel bacio come un apostrofo rosa messo tra le parole <t’amo>. Espressione molto più suggestiva in italiano che in francese, dove il bacio è un punto rosa che si mette sulla <i> del verbo <aimer> (“Un point rose qu’on met sur l’i du verbe aimer“). Ha sciorinato la ridondanza barocca della descrizione del bacio quasi a voler assaporare, almeno idealmente, “un istant d’infini” a lui proibito e concesso invece al bel Cristiano. E noi abbiamo assaporato con lui l’ivresse di questo amore che dilagava nel silenzio e nell’oscurità della notte e della sala. Grande Rostand, grande Ferrini.
Adeguati i costumi, alcuni moderni, altri d’epoca, appropriato l’abbigliamento di Cyrano, pennacchio sul cappello compreso, deturpante quel naso legato con listelli metallici che tagliavano il viso, Cyrano non è the mask.
Produzione Progetto URT. Realizzato con la collaborazione di: Amministrazione Provinciale di Pesaro e Urbino, Regione Marche, Amat, Comune di San Lorenzo in Campo. Qualcuno devrebbe procurarsi un fotografo per le foto di scena specifiche di ogni teatro.
Da qualche anno a San Lorenzo in Campo l’Amat porta avanti un PROGETTO SCUOLA DI PLATEA. Nel pomeriggio stesso della rappresentazione la compagnia incontra gli alunni dell’Istituto Bramante di Pesaro, del Liceo Marconi di Pesaro e del Liceo Torelli di Pergola nella Sala dell’Oratorio l’Aquilone, per un confronto esplicativo sulla pièce in programmazione.
Iniziativa ottima didatticamente e provvidenziale per il teatro che, senza loro, resterebbe quasi vuoto.