Il Corsaro Nero raccontato da Riondino
di Andrea Ascani
16 Gen 2017 - Commenti teatro
Porto San Giorgio (FM) 14.01.2017. Può uno scrittore come Emilio Salgari, che non si è mai mosso dall’Italia, narrare di avventure di pirati della Malesia e di corsari delle Antille? Ma certo che può, se si è un avido ricercatore e si hanno le innate doti di grande sceneggiatore, pur non essendo stato ancora inventato il cinema.
Così come può un cantautore toscano, di nome David Riondino, reinventarsi attore e regista nel corso della sua carriera artistica e arrivare a portare in scena quel Corsaro Nero, personaggio chiave di molti dei romanzi di Salgari, con le sue connotazioni drammatiche e malinconiche.
Il Corsaro Nero è Emilio di Roccabruna, signore di Ventimiglia che decide di imbarcarsi alla volta di Tortuga a bordo della sua Folgore per vendicare l’assassinio a tradimento dei suoi due fratelli minori, il corsaro Rosso e il corsaro Verde, da parte del perfido duca Van Guld, fiammingo al soldo del governo spagnolo, governatore dell’isola di Maracaibo. Dopo aver recuperato il cadavere del corsaro Rosso, il prode filibustiere giura di uccidere l’odiato nemico e di sterminare tutta la sua famiglia.
Il corsaro nero è un personaggio forte, deciso, tutto d’un pezzo. L’onore e il desiderio di vendetta lo rendono cieco d’odio, la sua integrità morale lo porta addirittura a condannare a morte Honorata, giovane dalla bionda chioma e della straordinaria bellezza di cui egli si innamora profondamente e il cui amore è fin da subito fortemente ricambiato. Fato vuole che Honorata si rivela essere proprio la figlia dell’odiato nemico, e nonostante la disperazione, i rimorsi, i tentativi di dissuasione da parte della ciurma di filibustieri a lui fedeli, il filibustiere rimane fedele al suo giuramento, e allontana l’amata in alto mare a bordo di una zattera, abbandonata al suo destino.
La storia viene narrata sul palco con un’enfasi e un trasporto straordinari, la narrazione di Riondino è un botta e risposta continuo che trascina il pubblico negli arrembaggi di una battaglia navale, negli inseguimenti tra i meandri delle foreste inesplorate, nelle combattute riflessioni che il nostro eroe si trova ad affrontare di fronte a un sì tragico destino.
Aggiungete le musiche originali composte da Giovanni Seneca ed eseguite da lui stesso alla chitarra, Francesco Savoretti alle percussioni mediterranee e Fabio Battistelli al clarinetto, e 20 tavole (originali anch’esse) del Maestro Milo Manara. Ne scaturisce un mix di sensazioni extrasensoriali che immerge il pubblico in un mondo nuovo, inesplorato, emozionante. Una rappresentazione di cui lo stesso Salgari sarebbe andato fiero e orgoglioso.
Le foto dello spettacolo sono di Chiara Morini per Porto San Giorgio Cultura e Culture, cui va il mio più sentito ringraziamento.