Il castello Pallotta a Caldarola e De Magistris
di Silvana Scaramucci
11 Ago 2013 - Altre Arti, Eventi e..., Arti Visive
La mostra in atto su Simone De Magistris è l’evento guida che ci ha dischiuso uno scrigno d’arte, d’architettura e di storia qual è Caldarola. E Caldarola è il suo castello, il suo stesso incasato trova giustificazione urbanistica dal castello Pallotta, logico, geometrico, rispondente al più razionale gusto rinascimentale, il prospetto urbanistico ricalca l’impostazione delle città romane sviluppatosi tra cardo e decumano.
Caldarola può definirsi il cuore delle Marche. Non ce ne vogliano altre città e luoghi che reclamano certamente con plausibili motivazioni il medesimo appellativo ma qui tutto documenta la sub-stantia della marchigianità : la situazione geografica innanzitutto, la condivisione di amenità di vallate fra il Chienti e il Potenza con le arditezze appenniniche che coronano, senza sbarrare, le ondulazioni del suolo, l’indole cordiale dei suoi abitanti pronti a distogliersi dal lavoro per fornire indicazioni al turista, la luce, l’azzurro del cielo, il cotto levigato dei muri delle costruzioni, il silenzio discreto. Poi ancora, se è vero, come dice il Manzoni che un uomo si riconosce dalle azioni la città in questione porta il segno dei marchesi Pallotta, da Jacopo che ne rilevò la signoria nel 1450 all’ultimo conte Desiderio, morto nel 1934 che profuse tempo, energie e mezzi per restituire maestosità e vita al castello, il simbolo di Caldarola. Nondimeno gli attuali eredi che lo vivono e lo hanno aperto al pubblico in una continuità mecenatistica oggi di altra impostazione. Il castello! Lasciata la superstrada per Macerata dopo Tolentino e imboccato lo svincolo per la mèta designata eccolo apparire, sull’ora del crepuscolo, in una suggestione fiabesca, possente ma rassicurante, come adagiato sulla sommità del colle Colcù che lo ospita, quasi ad abbracciare l’intero paese che digrada di qualche livello verso la strada maestra.
Gemellato con lo chateau d’O di Normandia, questo castello, pur mantenendo il fascino di una storia plurisecolare costituisce un unicum nel suo genere: è intatto e vitale nel suo proporsi al visitatore, nel dispiegarsi dei saloni, rimaneggiati nei secoli e adattati alle esigenze delle generazioni e degli ospiti prestigiosi che lo hanno abitato, nella sala da bagno, nella collocazione dei mobili che via via documentano gusti e finalità di destinazioni che hanno soddisfatto occupazioni e servizi a seconda delle circostanze, degli oggetti disposti con senso di eleganza e di arredo, nella presenza di libri, scrittoi, vasellame, collezioni, nell’ampia cucina dove gli utensili fanno ancora bella mostra di sè ed evocano profumi di pane fragrante e lauti pranzi, nei sotterranei dove stazionano calessi e carrozze, briglie e morsi per cavalli pare di sentirli scalpitare e farsi docili al cocchiere di turno. E ancora giù, nella sala d’armi dove troneggia la memoria di Pellegrino Patti e del condottiero Guglielmo Pallotta: siamo in un full immersion medievale, nel 1296, un dipinto di ampie dimensioni restituisce alla memoria la difesa dello stretto varco sul ponte di Brindisi contro i francesi. Le merlature del castello sono guelfe, papaline dunque. Non pochi furono i porporati e gli alti prelati della famiglia Pallotta. Su tutti uno, il cardinal Evangelista Pallotta, siamo nel 1587, il papa di Montalto, Sisto V, lo elevò alla dignità della porpora. Con questo cardinale il castello cambiò destinazione e divenne residenza estiva dei marchesi e sede ospitale per grandi personaggi. Al castello di Caldarola soggiornarono principi e papi, fra tanti menzioniamo lo stesso papa Felice Peretti, Sisto V, ma fu in occasione della visita del papa Clemente VIII che il castello si arricchì degli affreschi, tuttora visibili, di Simone De Magistris che vi illustrò il percorso del corteo papale in una sequenza di quadri ai margini del soffitto raffiguranti personaggi e mirabili scorci di paesaggio marchigiano. In epoche successive lo stesso castello ha ospitato la regina di Svezia Cristina con il suo corteo, il cardinale Barberini, il cardinale Casimiro fratello del re di Polonia.
Una particolare menzione meritano gli stemmi di famiglia, in fila dispiegantisi nell’omonima sala a narrare il divenire glorioso dei marchesi Pallotta e l’imparentamento con le più importanti e prestigiose famiglie della nobiltà europea: una su tutti, la famiglia dei D’Aquino di Roccasecca, quella di San Tommaso. Noi dobbiamo fermarci qui, più per esigenze di spazio che per non volontà di dire, sperando di aver suscitato interesse e curiosità per l’invito a una visita dalla quale si torna soddisfatti nel corpo e nello spirito. Ad illustrare la visita che riserva molte altre emozioni, ad esempio la passeggiata nello stupendo giardino che circonda il castello, ci penserà la sig.na Eleonora, colta e brillante guida.
Info:
www.comune.caldarola.mc.it
www.simonedemagistris.it
(Silvana Scaramucci)