Il caso Spotlight
di Elena Bartolucci
10 Apr 2016 - Commenti cinema
Oggigiorno quanti brutti telegiornali/giornali siamo costretti a guardare/leggere? Perchè il cuore della notizia ormai sembra ridotto solo a un miraggio nel deserto?
Sono rimasti davvero in pochi i giornalisti in grado di fare il loro lavoro ovvero di portare alla luce tematiche scottanti e notizie importanti per le proprie comunità locali o per l’intera società senza temere di mettere i bastoni tra le ruote a potenti o politicanti.
Anche sul grande schermo da anni mancava un bel film sul vero giornalismo investigativo, come per esempio il magistrale Tutti gli uomini del presidente di Pakula, ma fortunatamente è arrivato Il caso Spotlight.
Tra il 2001 e il 2002 un gruppo di giornalisti della sezione Spotlight del Boston Globe, composta da Walter Robinson (Michael Keaton), Mike Rezendes (Mark Ruffalo), Sacha Pfeiffer (Rachel McAdams) e Matt Carroll (Brian d’Arcy James), riuscì a portare a galla gli abusi sessuali perpetrati da svariati prelati della Arcidiocesi di Boston, rimasti impuniti dalle autorità e insabbiati dai media e dalla curia per anni.
Il film segue passo dopo passo i lunghi mesi di indagini, ricerche di archivio e interviste con alcune delle vittime ancora in vita (la maggior parte si era suicidata o rimasta uccisa a causa di droga o alcool), precedenti alla pubblicazione di una lunga serie di articoli che smascherarono apertamente la Chiesa di aver coperto questi atti ignobili e che diedero il coraggio a molte persone di denunciare gli abusi subiti da bambini, che per vergogna avevano preferito tacere.
La cosa che più allarma non è il fatto che il film sia una storia vera (considerato il numero di notizie legate a preti pedofili che ancora oggi vengono a galla in tutto il mondo), ma di come si tratti quasi di una prassi legata a un disturbo sessuale all’interno del clero cattolico.
Il caso Spotlight del regista Thomas McCarthy ha guadagnato giustamente l’Oscar come miglior film, dimostrando di avere non solo un gran cast (vanno menzionati anche gli attori Liev Schreiber e Stanley Tucci) ma soprattutto una sceneggiatura ben scritta che ha saputo raccontare con rigore un tema davvero spinoso e ancora troppo attuale, del quale la Chiesa, nella figura di Papa Francesco, sembra aver finalmente preso coscienza, con la piena volontà di non lasciare impuniti tali atti di perversione.