“Il Barbiere di Siviglia” a Jesi


di Roberta Rocchetti

6 Nov 2023 - Commenti classica

Abbiamo assistito al secondo titolo della Stagione Lirica del Pergolesi di Jesi,“Il Barbiere di Siviglia” di Rossini, messo in scena in collaborazione con i teatri di Pisa, Lucca, Rovigo e Ravenna. Teatro gremito e molti applausi. Qualche contestazione alla regia di Luigi De Angelis che ci è sembrata, a tratti, eccessiva. Nel cast meglio di tutti Roberto Abbondanza.

(Foto di Stefano Binci)

Abbiamo assistito nel pomeriggio di domenica 5 novembre al secondo titolo in cartellone della 56° stagione lirica del Teatro Pergolesi di Jesi, ovvero Il Barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini, una nuova produzione in collaborazione con i teatri di Pisa, Lucca, Rovigo e Ravenna.

La regia di Luigi De Angelis il quale ha curato anche le scene e le luci, ha imposto uno scenario attuale dove la vicenda si svolge all’interno di una palazzina di quattro locali, rispettivamente la bottega di Figaro, sopra di lui un appartamento abitato da un gruppo di ragazzi dediti a feste, session di musica durante le quali cercano di emulare i Måneskin e teppisterie varie tra cui estorcere denaro a Fiorello e Almaviva dopo la serenata. Gli altri due locali sono rispettivamente il soggiorno di Don Bartolo e la camera di Rosina.

Una regia che ci è sembrata a tratti fin troppo presente, con comparsate fuori contesto utili forse a creare gag divertenti o descrittive dell’ambiente che si è voluto proporre ma che aggiunte alle quattro stanze all’interno delle quali si succedevano situazioni diverse e in contemporanea ha creato un effetto di dispersione dell’attenzione dovuto all’eccesso di stimoli visivi. L’aver voluto inserire gag anche durante la poetica e lieve Se il mio nome saper voi bramate ha di fatto un po’ interrotto la magia di quello che è un piccolo gioiello di struggente e partecipato sentimento incastonato non a caso in un’opera dai connotati buffi.

I costumi di Chiara Lagani hanno rispettato la contemporaneità della trasposizione disegnando per Figaro dei costumi alla Sid Vicious, più sobri ma sempre contemporanei per gli altri protagonisti, riservando a Rosina delle preferenze anni ’50.

Anche la direzione di Francesco Pasqualetti che ha guidato L’Orchestra Filarmonica Marchigiana è risultata a tratti prepotente sovrastando un po’ le voci e scegliendo a volte delle agogiche particolari, pensiamo per esempio all’aria di Berta che pur possedendo una composizione, una strumentazione e una ritmica da tipico personaggio da opera buffa ha preso delle connotazioni malinconiche ai limiti del drammatico.

Per quello che riguarda il comparto vocale ha svettato su tutti la classe e il mestiere di Roberto Abbondanza nei panni di Bartolo.

Almaviva è stato portato in scena da Dave Monaco, Rosina da Chiara Amarù, Figaro da Gurgen Baveyan, Basilio da Arturo Espinosa, Berta da Paola Valentina Molinari, Tommaso Corvaia ha interpretato Fiorello e un Ufficiale, a chiudere il cast l’Ambrogio di Giorgio Marcello. Il Coro Lirico Marchigiano V.Bellini è stato guidato da Riccardo Serenelli.

Teatro gremito che ha tributato un caloroso successo alla messa in scena, con pochissime sparute contestazioni ovviamente legittime quando sono riferite alla qualità di ciò a cui si è assistito, ma in questo caso, e possiamo dirlo con certezza dal momento che eravamo seduti in prossimità dei contestatori stessi, riferite soltanto alla scelta del regista di inserire una scena dove due ragazzi gay si scambiano affettuosità.

Possiamo essere d’accordo sull’assoluta inutilità a livello drammaturgico della cosa, ma l’omofobia dimostrata in sala è ben altro.

Cosa che comunque come dicevamo non ha affatto inficiato la buona accoglienza del pubblico, rimane l’amarezza nel dover constatare che né il teatro né la lettura a volte possono fare miracoli di civilizzazione.

La stagione prosegue con Il De Bello Gallico di Nicola Campogrande il 24 e 26 novembre e si concluderà con La Rondine di Giacomo Puccini il 15 e il 17 dicembre, sempre prevedendo percorsi speciali per ipoudenti, non udenti, ipovedenti e non vedenti. A proposito di civiltà.

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