“Idomeneo re di Creta”, per la regia di Pizzi, torna al Teatro Massimo di Palermo


di Alma Torretta

21 Apr 2019 - Commenti classica, Musica classica

Successo per Idomeneo re di Creta di Mozart, allestita a Palermo nella versione creata da Pier Luigi Pizzi. Il soprano giapponese Aya Wakizono assoluta protagonista della serata.

PALERMO (18 aprile 2019). La prima impressione è ottima, alla fine dello spettacolo la sensazione è invece molto più mitigata, malgrado gli applausi copiosi a conclusione della prima rappresentazione. Per il suo primo Idomeneo re di Creta di Wolfgang Amadeus Mozart (opera finora rappresentata a Palermo solo nel 1983 al Politeama), il Teatro Massimo ha scelto l’allestimento che il regista Pier Luigi Pizzi ha creato per la riapertura del Teatro delle Muse di Ancona nel 2002 (eravamo presenti e l’abbiamo recensita: https://www.musiculturaonline.it/ancona-idomeneo-re-di-creta-apertura-alla-grande-per-le-muse/, nrd) firmandone anche scene e costumi, adattato alle maggiori dimensioni del teatro palermitano. Scene essenziali, epurate, rigorosamente geometriche, che rivelano la formazione da architetto di Pizzi e che regalano una prima impressione di sobria eleganza che mette in risalto la costruzione musicale di un giovane Mozart ancora molto influenzato dal classicismo di Gluck ma che già rivela la sua geniale esuberanza e una ricchezza timbrica per l’orchestra molto moderna per i suoi tempi. Sul podio il giovane direttore israeliano Daniel Cohen che apre la serata dirigendo un’apprezzabilissima ouverture, brillante, fresca e precisa, peccato che nel corso della serata l’orchestra perderà poi un po’ di smalto e colori. Tra gli interpreti svetta il soprano giapponese Aya Wakizono nel ruolo en travesti del principe Idamante, figlio di Idomeneo, timbro opportunamente scuro, virtuosa e dalla tenuta del fiato ammirevole, non a caso il primo applauso a scena aperta è suo e sarà la vera protagonista di tutta la serata. Ad essere rappresentata è la prima versione scritta da Mozart nel 1781 per il Residenztheater di Monaco, più ricca del successivo adattamento per Vienna dove in particolare la parte di Idamante composta per un castrato è stata adattata alla voce di un tenore. Al debutto nel ruolo titolo, il tenore René Barbera invece forza e solo nella seconda parte dell’opera appare più naturale e convincente, dando prova delle sue capacità. Il soprano Carmela Remigio, di ritorno a Palermo dove ha debuttato, è la dolce interprete della principessa troiana sconfitta Ilia, mentre il soprano Eleonora Buratto è un’Elettra ben attenta a non andare troppo oltre nel manifestare furia e sdegno, ma entrambe mostrano con qualche difficoltà soprattutto nel primo atto. Nel secondo cast invece Idomeneo sarà interpretato da Giulio Pelligra, mentre la principessa troiana Ilia e quella greca Elettra rispettivamente da Giuliana Gianfaldoni e Soula Parassidis. Nel resto del cast si è fatto notare pure un ottimo Giovanni Sala nella parte del consigliere Arbace, bene anche Carlos Natale nei panni del Gran sacerdote di Nettuno e Renzo Ran come autorevole voce fuori scena che regala il lieto fine. Ottimo il Coro del Teatro Massimo diretto dal maestro Piero Monti, altro grande protagonista della serata, che rende giustizia alla volontà di Mozart di scrivere un’opera con cori importanti e attivi, sin dal primo “Godiam la Pace”, impeccabile poi il famoso “Placido è il mar”. Con l’avanzare della storia, l’allestimento di Pizzi comincia a mostrare limiti e manchevolezze: della versione originale di Monaco, in bilico tra il rigore metastasiano e i momenti scenici di stile francese un po’ spettacolari, questi ultimi vengono a mancare, la sobrietà si trasforma in staticità eccessiva, ravvivata però dalle ottime luci del regista collaboratore e light designer Massimo Gasparon. Il mare è rappresentato da onde fisse sul fondale, le distruzioni del mostro marino che sono vissute e cantate ma di esse non c’è alcuna traccia visiva, eppure sarebbe bastato così poco per darne segno; e la barchetta, così piccolina, è un po’ ridicola; i protagonisti inoltre sembrano un po’ troppo cristallizzarsi nei movimenti enfatici curati da Deda Cristina Colonna. Sopraggiunge un po’ di noia visiva; a far ridestare l’attenzione bei momenti musicali come il bellissimo celebre quartetto del terzo atto “Andrò ramingo e solo”, non a caso uno dei pezzi dell’opera più amati dallo stesso Mozart che sembra vi vedesse specchio anche del suo difficile rapporto con il proprio padre Leopold. Sempre nel terzo atto, molto delicata anche l’aria di Ilia “Zeffiretti lusigheri” nella scena che si arricchisce di un bianco albero prezioso, e toccante la disperazione nell’aria “D’Oreste, d’Ajace” di Elettra prima di darsi la morte. La scelta dei colori, infine, oscillante tra il nero del lutto ed il bianco della speranza, è sempre attuale, con un bellissimo tocco di viola per l’abito di Elettra. Belli in generale tutti i costumi dei protagonisti, di gusto vagamente classico, meno riusciti quelli del Coro.

IDOMENEO

  • Dramma per musica in tre atti
  • Libretto di Giambattista Varesco
  • Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
  • Direttore Daniel Cohen             
  • Regia, scene e costumi Pier Luigi Pizzi
  • Regista collaboratore e light designer Massimo Gasparon
  • Coach dei movimenti Deda Cristina Colonna

PERSONAGGI E INTERPRETI

  • Idomeneo René Barbera (18, 23, 26, 28) / Giulio Pelligra (19, 27)
  • Idamante Aya Wakizono
  • Ilia Carmela Remigio (18, 23, 26, 28) / Giuliana Gianfaldoni (19, 27)
  • Elettra Eleonora Buratto (18, 23, 26, 28) / Soula Parassidis (19, 27)
  • Arbace Giovanni Sala
  • Gran sacerdote di Nettuno Carlos Natale
  • La voce Renzo Ran
  • Due cretesi Manuela Ciotto, Gabriella Barresi
  • Due troiani Cosimo Diano, Carlo Morgante
  • Orchestra e Coro del Teatro Massimo
  • Maestro del Coro Piero Monti

Allestimento del Teatro delle Muse di Ancona

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