“I racconti di Hoffman” di Macerata farà epoca
Alberto Pellegrino
23 Lug 2004 - Commenti classica
I racconti di Hoffman
Macerata 17 luglio 2004 – Non era possibile ipotizzare una migliore apertura di stagione in occasione del Quarantesimo anniversario dello Sferisterio. “Macerata Opera 2004” ha iniziato con una edizione de Les contes d'Hoffmann (I racconti di Hofmann) che farà epoca, perchè poche volte si è avuta la possibilità di assistere ad una messa in scena che sfiora la perfezione. Per prima l'Orchestra Filarmonica Marchigiana e il Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini” hanno evidenziato tutto il valore musicale di un'opera straordinaria che ha concluso la carriera artistica di un grande musicista come Jacques Offenbach (Colonia 1819-Parigi 1880); l'accurata dizione e l'efficace recitazione degli interpreti, nonchè la presenza dei due grandi schermi con la traduzione in italiano hanno messo in risalto il valore poetico del libretto scritto da Jules Barbier, uno dei più interessanti commediografi francesi del secondo Ottocento che, in collaborazione con Michel Carrè, aveva scritto l'omonimo dramma a cui il libretto si è ispirato, mettendo in evidenza passaggi di ironia, comicità , drammaticità e vera e propria poesia.
Un grande merito del successo va attribuito alla bravura dei cantanti, tutti di alto livello a cominciare dal grande baritono Ruggero Raimondi che ha disegnato da par suo ben quattro personaggi diversi, successive incarnazioni dello stesso principio del Male, interpretando con grande maestria brani celebri come Oui, l'on devient digne d'envie, Je me nomme Coppèlius, Allez! Pour te livrer combat; il tenore Vincenzo La Scola, che ha debuttato nelle vesti del poeta Hoffmann, ha conferito intensità sentimentale al personaggio, toccando il suo momento migliore quando è stato alle prese con le atmosfere lirico-drammatiche del terzo atto; molto bene anche il mezzosoprano Elsa Maurus che ha indossato con disinvoltura i panni maschili di Nicklausse, l'amico e consigliere di Hoffmann, ed ha fornito una bella prova canora, insieme al sopreano Sara Allegretta (Giulietta) nell'esecuzione del brano più celebre dell'opera, la barcarola Belle nuit, o nuit d'amour; un applauso trionfale ha accolto la fine del brano Les oiseaux dans la ch'armille interpretato con eccezionale bravura dal soprano Desirèe Mancatore perfettamente calata nel ruolo della bambola meccanica Olympia; molto bravo anche il soprano Annalisa Raspagliosi che ha espresso grande liricità nella parte di Antonia, misurandosi alla pari e con grande efficacia nei duetti con il Dottor Miracolo (Raimondi) e con Hofmman (La Scola); da segnalare infine il gustoso ritratto comico di Franz disegnato nel terzo atto da Luca Casalin. Infine va messa in evidenza la bravura del Corpo di Ballo del Teatro Nazionale dell'Opera di Sofia che, grazie alle coreografie di Gheorghe Iancu, ha costituito una presenza elegante e significativa per tutto il corso della rappresentazione. Ma la cifra in più, che fa di questo allestimento uno spettacolo di livello sicuramente internazionale, è costituita dalla presenza di <b<Pier Luigi Pizzi che ha firmato regia, scenografia e costumi. La scena è dominata da due grandi costruzioni neoclassiche (perfettamente in linea con lo Sferisterio) di colore nero con porticato inferiore e loggiato superiore con colonne e balaustra, che diventa subito affollata da giovani in divisa da studenti secondo una rigorosa ambientazione primo Ottocento. Mastro Lutero predispone i tavoli della sua taverna e subito questi si trasformano in un improvvisato palcoscenico su cui splendide ballerine in azzurro e nero improvvisano un can can. La connotazione satanica di tutta la vicenda viene immediatamente data dall'ingresso iniziale del consigliere Lindorf in abito nero e cravatta rossa, come in nero e tocco in rosso ha tutta la piccola coorte dei suoi demoni-servitori. In nero veste lo stesso Hoffmann, mentre al suo fianco un Nicklausse in bianco impersona la bontà del saggio e onesto consigliere. La scena è dominata dalla inquietante presenza di Lindorf, mentre il giovane poeta, dopo la scherzosa parentesi della leggenda del nano Kleinzach, parla del suo doloroso amore per la bella cantante Stella, che racchiude nel suo fascino l'amore per le tre donne della sua vita: la fanciulla, la cortigiana e l'artista, tre storie diverse drammatiche che Hoffmann si accinge a narrare. Al termine del “Prologo” le due pareti nere scorrono per lasciare il posto a due contenitori neoclassici bianchi con grandi vetrate. E' il momento di Olympia la splendida fanciulla che lo scienziato Spalanzani ha creato insieme al perfido Coppèlius e che vive in una teca di cristallo distesa fra un albero e un gallo d'oro. Hoffman è perdutamente innamorato della fanciulla nonostante Nicklausse lo metta in guardia sulla natura di questa strana creatura. Coppèlius, arrivato su di un grande triciclo guidato dal solito demonio, è venuto a riscuotere il suo compenso da Spalanzani. Quindi ha inizio la festa e il corpo di ballo, chiuso in impeccabili abiti Impero, danza un elegante valzer. Olympia inizia a cantare la celebre romanza di Les Oiseaux e Pizzi, con felice intuizione, trasforma ogni tanto la candida fanciulla in una bambola lasciva. Hoffman è sempre più innamorato, ma Coppèlius, infuriato per aver ricevuto un assegno scoperto, ritorna e frantuma l'automa dalle sembianze umane.
Nel secondo atto Venezia è simbolicamente rappresentata da una gondola condotta da un demonio, dentro la quale Nicklausse la cortigiana Giulietta cantano la bellissima Barcarola. Il palazzo della cortigiana si anima con una splendida festa rutilante di magnifici colori, mentre Dapertutto incita la sua schiava Giulietta ha rubare l'anima di Hoffmann, il quale uccide l'amante della cortigiana per rubargli la chiave del palazzo, ma tutto è inutile perchè Giulietta si allontana con Dapertutto, mentre Hoffmann rimane solo fra spettrali invitati immobili come anime in pena.
Il terzo atto è il più drammatico perchè la giovane Antonia è una cantante molto malata a cui il padre vieta di cantare. Hoffmann la ama e vorrebbe sposarla, mal il Dottor Miracolo gli prospetta una vita di successi canori e la spinge a cantare fino alla morte, quindi si allontana su di una carrozza nera sospinta dai suoi demoni, mentre Pizzi immagina per la giovane, spirata fra le braccia di Hoffmann, un mesto funerale in bianco e nero. Si ritorna infine là dove tutto era cominciato, la taverna di Lutero. Hoffmann, a causa del ricordo dei suoi infelici amori e per l'abbandono di Stella, celebra la sua disperazione, mentre Nickluasse gli ricorda che solo la Musa della poesia addolcirà la sua sofferenza (“On est grand par l'amour et plus grand par le pleurs!”). Si chiude così, tra applausi scroscianti, la prima dei Racconti di Hoffmann, uno spettacolo unico e irrepetibile, sicuramente da non perdere per chi ama la musica e il teatro.
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Serata di Gala
Macerata 18 luglio 2004 – Per festeggiare i “Quaranta in Musica” dello Sferisterio, domenica 18 luglio la Rai ha allestito una Serata di Gala, presentata da Pippo Baudo e registrata per andare in onda sui Rai Tre il 3 agosto 2004. Pubblico delle grandi occasioni ed ospiti d'onore la grande cantante Giulietta Simionato (94 anni di età ) e il maestro-compositore Franco Mannino, entrambi presenti allo Sferisterio negli anni Settanta. à stata l'occasione per presentare al grande pubblico televisivo lo Sferisterio e le Marche con il loro patrimonio di splendidi teatri storici, con un vasto patrimonio culturale che comprende anche il gioco della palla al bracciale praticato nello Sferisterio dal grande conte Carlo Didimi celebrato in una ode dallo stesso Leopardi. E' stata anche l'occasione per ricordare i grandi cantanti marchigiani del passato da Beniamino Gigli a Renata Tebaldi, da Sesto Bruscantini a Franco Corelli, senza dimenticare un marchigiano di adozione come Mario Del Monaco. Sul palcoscenico è stato un lungo susseguirsi di cantanti (Elsa Maurus, Sara Allegretta, Amarilli Nizza, Tiziana Carraro, Fabio Armiliato, Daniela Dessì, Carlo Ventre, Gianfranco Montresor, Vincenzo La Scola, che interpretato “Arrivederci Roma” di Rascel), mentre diversi maestri si sono alternati nella direzione dell'Orchestra Filarmonica Marchigiana, che ha eseguito l'Intermezzo della <i<Cavalleria rusticana e, sotto la direzione dell'autore, la celebre More del pesarese Ritz Ortolani. Il Coro Lirico Marchigiano “V. Bellini” ha interpretato il “Coro a bocca” chiusa dalla Madama Butterfly. Il direttore artistico Katia Ricciarelli e Ruggero Raimondi hanno proposto il celebre duetto “Là ci darem la mano” dal Don Giovanni di Mozart. La serata, che non aveva soltanto finalità celebrative dei 50 anni della televisione delle 40 stagioni maceratese, si proponeva anche di far conoscere alla grande platea televisiva il mondo del melodramma attraverso l'esecuzione di alcuni tra i brani più popolari della scena lirica con arie da Les Contes d'Hoffmann, Madama Butterfly, Carmen, Tosca e Turandot. Un personale e caloroso successo ha ottenuto il giovanissimo ma già affermato tenore peruviano Juan Diego Flòres che, proveniente dal Rossini Opera Festival di Pesaro (dove sta provando la Matilde Shabran), ha interpretato un difficilissimo brano tratto da La figlia del reggimento di Donizetti, facendo esplodere lo Sferisterio in un interminabile applauso.
(Alberto Pellegrino)