I nuovi appuntamenti a teatro per il mese di aprile!
Redazione
19 Mar 2014 - News teatro
SENIGALLIA, Teatro La Fenice 2 aprile
UMBERTO ORSINI in IL GIUOCO DELLE PARTI (da Luigi Pirandello) con Alvia Reale, Michele Di Mauro, Flavio Bonacci, per la regia di Roberto Valerio
“La vicenda della commedia è nota: i soliti tre: il marito, la moglie, l’amante. Il marito, Leone Gala, s’è separato amichevolmente dalla moglie Silia; egli continua ad essere ufficialmente il marito; ma vive per conto proprio in una casa che è quasi un romitaggio. Ogni sera tanto per salvare le apparenze, passa dal portinaio della signora, domanda se c’è niente di nuovo e se ne và. Se ne và verso i suoi cari libri e verso le batterie della sua cucina, perché egli coltiva con finezza la gastronomia, e ama comporre salse preziose aiutato dal suo cameriere-cuoco con il quale parla di Socrate e Bergson. Mentre il marito prepara gli intingoletti, la moglie fa due cose: si prende, o continua a tenersi un amante (Guido Venanzi) preso in precedenza, e si annoia. Si annoia perché è libera, sì, ma in fondo la sua libertà è relativa. E’ una libertà che il marito le concede e ciò la irrita. Ma no, egli è tranquillo; egli s’è vuotato d’ogni sentimento; è ormai uno spettatore del mondo. La signora Gala, indignata, vuole farlo diventare attore. Al punto che, quando le si presenta una fortuita occasione – l’involontaria ma gravissima offesa fattale da un gentiluomo – progetta di mettere a repentaglio la vita del marito, trascinandolo in un duello”. La scelta fatta è di ricercare il cuore pulsante della commedia nella novella “Quando si è capito il giuoco”.
CAMERINO, Teatro Marchetti 3 aprile
FERMO, Teatro dell’Aquila 6 aprile
BALLETTO DI ROMA e KLEDI KADIU in CONTEMPORARY TANGO su coreografie di Milena Zullo
L’opera, attraverso l’uso del linguaggio contemporaneo, vuole raccontare un ballo, il tango sociale, che sempre di più sembra diffondersi. Il tango sociale vissuto non più semplicemente come un ballo, con i suoi passi tipici, ma capace di divenire “racconto” di un modo di sentire tanto diffuso e così capace anche di percorrere con la sua musica ormai tutti i continenti della terra. L’opera creata per il Balletto di Roma esplora una nuova contaminazione tra il linguaggio contemporaneo ed il “minimalismo” dell’incontro tra corpi che parlano di tango: incontro di un linguaggio popolare e sociale con il più ricco e variegato modulo del balletto. Lo spettacolo narra l’abbraccio del tango, dentro il quale si colmano bisogni, aspettative, sogni, desideri e oblii, un abbraccio che ciascuno esprime arricchendolo del proprio sé e portando in esso tutta quella memoria, consapevole e non, che la vita gli ha tracciato nel corpo.
CORINALDO, Teatro Goldoni 3 aprile
LEA BARLETTI, DARIO CADEI, IPPOLITO CHIARELLO, ANGELA DE GAETANO, FILIPPO PAOLASINI, LUCA PASTORE e FABIO TINELLA in ROMEO E GIULIETTA per la regia di Tonio De Nitto
Romeo e Giulietta è chiedersi quanto i genitori amino veramente i figli, quanto possano capirli, quanto invece non imparino a farlo troppo tardi. Romeo e Giulietta è un gruppo di famiglia sbiadito e accartocciato dal tempo, una foto che ritrova vigore e carne per poi consumarsi e scolorirsi di nuovo.
Romeo e Giulietta sono le morti innocenti, i desideri irrealizzati e la capacità di sognare che non può esserci tolta. Romeo e Giulietta è un meccanismo perfetto, un ingranaggio linguistico e scenico che va avanti nonostante essi stessi, dal quale però ad un certo punto può succedere di voler scendere e in qualche modo di farlo veramente, costi quel che costi. Romeo e Giulietta sono due adolescenti di una comitiva che si cancella per sempre nel tempo di un paio di giorni. Romeo e Giulietta sono il vuoto lasciato, il segno della tragedia che ha sconvolto una comunità e che non sarà mai rimosso. Romeo e Giulietta sono i sette interpreti impegnati con tripli salti mortali in doppi ruoli diametralmente opposti l’uno all’altro.
PESARO, Teatro Sperimentale 3 aprile
PINOCCHIO di Valeria Raimondi ed Enrico Castellani, con Enrico Castellani, Paolo Facchini, Luigi Ferrarini, Riccardo Sielli e Luca Scotton
Perché Pinocchio? Perché farlo con persone uscite dal coma? Ci è stato dato un indirizzo: via Altura, 3 – 40139 Bologna. Siamo arrivati. Davanti a noi un ospedale. Abbiamo chiesto se era lì la sede della compagnia “Gli amici di Luca”. In fondo al corridoio sulla sinistra: Sala del Durante. Domanda nostra: perché fate teatro? Risposta loro: ci è stato dato un calcio nel culo, fare teatro è l’unica possibilità per restituirlo. Ci siamo innamorati di loro. Della loro autenticità. Della loro imperfezione. Della loro sporcizia. Abbiamo trovato in loro uno specchio della società reale. Persone lontane da noi. Con vissuti, esperienze e modi di pensare che non ci appartengono, che non appartengono alle persone che frequentiamo. Abbiamo incontrato quel mondo che sempre vogliamo fotografare, raccontare e restituire. Un’umanità da ascoltare e amplificare senza pietismo, paternalismo né razzismo. Pinocchio è la loro umanità.
CIVITANOVA MARCHE, Teatro Rossini 4 aprile
BALLETTO DI ROMA in FUTURA. BALLANDO CON LUCIO da un’idea di Giampiero Solari, regia e coreografia Milena Zullo
Tra storie e poesie di uomini e sogni, tra mondi e racconti di ieri e di sempre, la canzone di Lucio Dalla incontra i volti e i colori della danza di oggi. Il Balletto di Roma, rappresentante eccellente della migliore forma coreografica italiana e dei più innovativi slanci creativi contemporanei, omaggia e ricorda il poliedrico artista bolognese con uno spettacolo originale di musica, danza, canzoni e parole.
FABRIANO, Teatro Gentile 4 aprile
FANO, Teatro La Fortuna 5 e 6 aprile
MASSIMO RANIERI in VIVIANI VARIETÀ di Raffaele Viviani, per la regia di Maurizio Scaparro
Prosegue il viaggio di Massimo Ranieri e Maurizio Scaparro tra le poesie, le parole e le note del teatro di Raffaele Viviani. Nel 1929 sul piroscafo Duilio, Massimo Ranieri/Raffaele Viviani attraversa l’oceano da Napoli a Buenos Aires con la sua compagnia di attori e musicisti. Nella lunga traversata mette in prova lo spettacolo destinato a cercar fortuna nell’orizzonte di promesse e speranze del nuovo mondo ma il vero debutto avverrà col pubblico degli emigranti imbarcati sulla nave per festeggiare la notte del passaggio dell’Equatore. Massimo Ranieri e Maurizio Scaparro ricompongono la galleria di ritratti in musica che Viviani ha disseminato nelle sue opere, riunendo nelle sale di terza classe del Duilio il popolo vitale e dolente degli scugnizzi, degli ambulanti, delle prostitute e della povera gente per farne i protagonisti e gli spettatori del varietà popolare che va in scena. Nella sala del piroscafo affacciata sul blu dell’oceano, scorrono le melodie più note di Viviani: So’ Bammenella ‘e copp’ ‘e quartiere, Lavannarè, ’O guappo ‘nnammurato fino a ’O Sapunariello, che Ranieri canta accompagnato dal nutrito cast di attori e con l’esecuzione dal vivo dell’orchestra.
SIROLO, Teatro Cortesi 4 aprile
DANIO MANFREDINI in INCISIONI CONCERTO, testi Mariangela Gualtieri e cover italiane dall’album INCISIONI e canzoni inedite di Danio Manfredini
Incisioni Concerto si tratta di canzoni d’amore che si situano perlopiù nella zona travagliata che va dalla presa di coscienza della fine, alla fine effettiva di una relazione. In mezzo, rigurgiti di passione, rilanci speranzosi e squarci di impietosa lucidità; in fondo, rimpianto di quel che avrebbe potuto essere. Emerge la sofferenza prodotta dal bisogno amoroso, sofferenza che spesso precede il bisogno perché inerente alla condizione umana; paura della perdita, bruciore dell’assenza e difficoltà ad accettare la fine delle cose. Con parole e melodie d’altri, qua e là incorniciati dai versi di Mariangela Gualtieri, Danio Manfredini ci conduce in questa sofferenza pregressa, in cui gli avvenimenti amorosi sono quasi accidenti. Dal modo di sentire il canto di Danio, per lui sempre sorretto da immagini interiori spesso lontane dalla letterarietà del testo ma sempre in risonanza emozionale e musicale con esso, è nato il bisogno di integrare a tratti la musica con immagini di suoi disegni e con alcuni video di lavoro del suo repertorio teatrale. Ne è nata una forma spuria, né spettacolo né solo concerto, in cui sottilissimi fili drammaturgici sorreggono la denudante esperienza del canto.
JESI, Teatro G.B. Pergolesi 5 aprile
LINA SASTRI in LINAPOLINA – LE STANZE DEL CUORE
“Il mio nome finisce con l’inizio del nome della mia città, il nome della mia città finisce con l’inizio del mio nome, il nome della mia città comincia con la fine del mio nome, il mio nome comincia con la fine del nome della mia città. Linapolina. Ho provato a dirlo come un unico suono, e sembra proprio di dire, di cantare, sempre Napoli… senza fine, Napoli, all’infinito. È per questo che ho voluto chiamare così questo spettacolo, questo concerto in musica e parole dove racconto la mia terra con la sua musica immortale, infinita, accompagnata da otto musicisti, passando, come sempre, dalla parola alla musica, alla danza, in un flusso dell’anima che va e viene, come il mare. Come sottotitolo ho scelto le stanze del cuore perché, scrivendolo, provandolo, mi sono accorta che ogni parola, verso, o nota visitavano uno spazio del palcoscenico, facevano vivere suoni e pensieri. Ora è tempo di ritornare a casa, quella conosciuta, ma con il bagaglio di questi anni, che mi hanno fatto mescolare da sempre strumenti e note senza fermarmi alle vie conosciute, ma cercando, sempre, vie nuove di musica, percorsi che non hanno paura di cantare la tradizione senza limitarsi alla tradizione, cercando nella musica il teatro, guardando a ogni canzone come a un momento di emozione da comunicare con la voce, con il canto, con il corpo, con il cuore, con l’anima. Con la scelta degli strumenti e dei colori della musica, con la luce, con i silenzi. La libertà è la nota più bella, me la concedo, è il regalo più grande che mi fa la musica, è per questo che la scelgo, oggi più che mai, come una tappa importante della mia vita dedicata al teatro e all’arte”.
RECANATI, Teatro Persiani 5 aprile
AMANDA SANDRELLI in OSCAR E LA DAMA IN ROSA per la regia di Lorenzo Gioielli
Da un piccolo capolavoro della letteratura un monologo di parole e musica. Amanda Sandrelli interpreta Oscar, il bambino malato di leucemia che, grazie all’amicizia con Nonna Rosa, una volontaria dell’ospedale in cui è ricoverato, vive in dodici giorni dodici anni della sua vita. Una favola. Più malinconica che triste. E delicata. E lucida. Come solo i bambini sanno essere: delicati e lucidi. Oscar è consapevole che la sua è una vita ‘ a termine’: gli adulti spesso non se ne rendono conto. Oscar sa che tutti gli mentono: ma li perdona, alla fine perdona anche i suoi stessi genitori. Oscar però vive ogni attimo della sua vita come fosse l’ultimo, come forse tutti dovremmo fare, con intensità, attenzione, amore, persino felicità. Un affresco popolato da tanti personaggi questo monologo a più voci. Amanda Sandrelli , con la sua voce e un pigiama, parla con Dio attraverso Oscar, e racconta uno spaccato che appartiene a tutti: il confronto con la caducità dell’esistenza, con la malattia e con la morte. E lo fa, come Oscar, con partecipazione e distacco , trasportando il pubblico da momenti di riso ad altri di commozione. E così, anche la musica di Giacomo Scaramuzza partecipa alla vicenda di Oscar, piccolo uomo di grande dignità, con infinito rispetto.
MACERATA, Teatro Lauro Rossi 8 e 9 aprile
ALESSIO CALCIOLARI, GIANLUCA DI LAURO, SAX NICOSIA, STEFANO ORLANDI, LORENZO PICCOLO e ULISSE ROMANÒ in IL GIARDINO DELLE CILIEGIE – ÉTUDE POUR UN VAUDEVILLE EN TRAVESTI PLEIN DE PAILLETTES per la regia di Francesco Micheli
Il Giardino dei Ciliegi è una terra di confine, un confine spaziotemporale. Il Giardino dei Ciliegi è crocevia di mondi lontani, irriducibili. Il Giardino dei Ciliegi è una storia che annoda mille vicende irrilevanti intorno ad una piccola grande tragedia familiare. Il Giardino dei Ciliegi è una sinfonia in cui ritmi, timbri e armonie lontane convivono in un contrappunto sghembo, sincopato. Il Giardino dei Ciliegi è un testo dove si ride con le lacrime agli occhi. Il Giardino dei Ciliegi è una drag queen.
Basta con i piagnistei. Oggi finalmente Ĉechov fa ridere. Un Cechov, certo, come non lo avete mai visto, quasi una scoperta. Dunque evviva queste superlative drag queen, guidate da Francesco Micheli, che hanno trasformato “i ciliegi” nelle “ciliegie”: solo personaggi femminili, Ljuba, Varja, Anja, Duniasa (più il vecchio First trasformato per l’occasione in prosperosa maggiordoma). Micheli ha preparato la riduzione del testo nell’ambito del suo corso di regia all’Accademia di Brera (i cui allievi hanno collaborato a scenografie e costumi: magnifici!), costruendo un montaggio intelligente di battute.
SANT’ELPIDIO A MARE, Teatro Cicconi 8 aprile
CORINALDO, Teatro Goldoni 9 aprile
URBINO, Teatro Sanzio 10 aprile
ALESSANDRO PREZIOSI in CYRANO SULLA LUNA – OVVERO L’ALTRO MONDO O GLI STATI E GLI IMPERI DELLA LUNA
Rientrato in casa dopo una passeggiata al chiaro di luna in compagnia di amici, Cyrano de Bergerac si mette intorno al corpo una cintura fatta di ampolle piene d’acqua di rugiada la quale, evaporando attratta dal sole, lo solleva sino a farlo arrivare nella Nouvelle France (il Canada); dopo questa prima esperienza di volo, utilizzando una sorta di razzo arriva fino alla Luna. Sulla Luna Cyrano rimarrà poco, poiché gli abitanti lo scambiano per uno struzzo e lo mettono in un’uccelliera e molti gli sono avversi; ha però modo di conoscere quello strano paese e di ascoltare qualcuno (il Demone di Socrate) che glielo descrive e glielo spiega: sulla Luna un solo colpo di archibugio fa cadere un intero stormo di allodole bell’e arrostite; i versi delle poesie valgono come moneta per pagare gli osti; non c’è bisogno di orologi: tutti gli abitanti hanno una larga dentatura e un lungo naso, così quando vogliono sapere l’ora aprono la bocca ed espongono al sole il naso, il quale fa ombra sui denti come sul quadrante di una meridiana.
PORTO SANT’ELPIDIO, Teatro delle Api 9 aprile
LILLO & GREG in SKETCHWORK di Pasquale Petrolo e Claudio Gregori
SketchWork è il nuovo spettacolo di sketch di Lillo&Greg e porta in scena alcuni tra gli sketch più divertenti del duo comico, regalando al pubblico due ore di risate dalle diverse tonalità, da quella grassa a quella acuta passando su una corda tesa in equilibrio tra la comicità surreale ed il grottesco e cinico umorismo con cui raccontano i tanti vizi dell’animo umano. Lillo & Greg mettono in scena una serie di gag all’insegna della comicità surreale. Filo conduttore sono le situazioni assurde in cui si trovano i diversi personaggi: difficile capire dove finisce la finzione e subentra la realtà…
GROTTAMMARE, Teatro delle Energie 10 aprile
OTTAVIA PICCOLO in DONNA NON RIEDUCABILE di Stefano Massini, per la regia di Silvano Piccardi
Dopo il crollo del Regime sovietico, la Russia sembrava avviata verso una nuova democrazia. Ma l’assassinio di Anna Politkovskaja ha allungato un’ombra terribile su questa illusione. Per eliminare la scomoda presenza di un “punto di vista” libero, il nuovo sistema ha agito come qualsiasi potere mafioso affidandosi a dei killer senza volto. La vita di Anna Politkovskaja è diventata qualcosa di unico e di emblematico, in cui la vicenda personale e professionale ha finito con l’assumere un valore simbolico. Si riteneva, ed era, una “giornalista”. Punto. Un ruolo sempre più scomodo nella “società della comunicazione” e del controllo mediatico delle coscienze: in questa “civiltà”, fare cronaca, pura e semplice e sincera cronaca, significa essere già in prima linea, esposti quindi a tutte le forme di rappresaglia, dalla più indiretta, silenziosa e segreta, alla più mirata e tragica.
JESI, Teatro Pergolesi 10 aprile
SOTTO A CHI DANZA! Tracce di Danza d’Autore nelle Marche nell’ambito di BACK TO THE FUTURE
SIMONA LISI in REQUIEM K626
PAOLO CINGOLANI in LO SPAZIO DENTRO LE COSE
MASAKO MATSUSHITA in UN/DRESS
CLEMENTINA VERROCCHIO in KYKY – CREATURE CHE INDUGIANO
Sotto a chi danza! è un’iniziativa volta a conoscere i più curiosi artisti marchigiani che si occupano di danza contemporanea e a presentarli in serate che possono essere assimilabili a delle vere e proprie ‘vetrine’, ovvero occasioni in cui, nell’arco di un evento teatrale serale, si possono vedere tre o quattro performance di formato breve (15/20 minuti ogni lavoro) e partecipare possibilmente ad un incontro tra pubblico e artisti. La dicitura ‘danza d’autore’ nasce dall’esperienza pluriennale di CantieriDanza, coordinatore del network nazionale Anticorpi XL dedicato alla danza contemporanea e di ricerca, di cui AMAT è partner per le Marche, che vede nella Vetrina della giovane danza d’autore un’occasione di confronto e crescita non solo per gli artisti che si esibiscono ma anche per tutti coloro che si lasciano incuriosire dalle infinite accezioni della danza e del movimento. Saranno inoltre proiettati i lavori di video-danza di Paolo Cingolani Landingsoul e Mitreo
MACERATA, Teatro Lauro Rossi 10 aprile
NOOSFERA MUSEUM di e con Roberto Latini
Terzo movimento del programma Noosfera. Un approdo possibile all’isola di una scena in cui sono già trascorsi tutti i giorni felici. Il disagio dell’attesa di un futuro che si è dimesso dalle nostre aspirazioni, la cecità del fondo di un qualsiasi fondo, il mutismo dei pensieri di chi né servo né padrone parla, dopo la tempesta, alla sua sola solitudine, corrisponde a dove ci siamo rifugiati in attesa di nessuna aspettativa. Ai piedi della montagna dei giganti che non ci somigliano più, la cantilena di questo immobilismo è affidato alla consolazione della ripetizione e all’impossibilità della rappresentazione. La scena sfida la sintassi di ogni forma sensibile perché la bellezza possa ammetterci alla presenza della platea che l’ha custodita in questo tempo. Irrinunciabile, come la poesia che non è misura mai, ma il tentativo estremo di una condizione senza condizioni, capace, per quanto può concedersi da sé, di trasformare la resistenza in reazione.
ASCOLI PICENO, Teatro Filarmonici 11, 12 e 13 aprile
LE TRE VECCHIE di Alejandro Jodorowsky, per la regia di Alessandro Marinelli
Le vecchie contesse De Felice, nobili gemelle decadute, sono affette da un grave disturbo psichico: rimuovono sistematicamente il loro misterioso passato, lo distorcono, s’imbellettano come fanciulle in fiore nella speranza di attrarre spasimanti che le salvino dalla miseria e che le rendano madri, senza alcun pensiero alla sterilità anagrafica in cui sono ormai confinate. Paradossalmente, ora che la vecchiaia le ha ormai divorate, nei loro corpi appassiti rinverdiscono le tensioni sessuali della giovinezza, il loro essere brama, l’irruenza del corpo maschile; la loro carne risente la morsa d’un piacere malato, consumato anni addietro in modo aberrante, nel perimetro angusto delle mura domestiche. Sono creature che vivono ai margini queste contesse, larve reiette, schernite ed estromesse da un mondo che non sa comprendere. Osservandole, mi tornano alla memoria le parole con cui Pirandello descriveva il sentimento del contrario: “Vorremmo ridere, ma il riso non ci viene alle labbra schietto e facile; sentiamo che qualcosa ce lo turba e ce l’ostacola; è un senso di commiserazione, di pena e anche d’ammirazione”. Mentre l’intreccio procede in costante bilico tra la pochade e il Grand Guignol, avvertiamo il peso d’un dolore insopportabile, d’uno strazio lacerante e impossibile da cancellare. Avvertiamo l’abisso. Ed è appunto l’abisso ciò che più m’interessa indagare, l’orrore da cui origina una devianza, la genesi d’un comportamento non allineato. Perché oggi – come ieri – ciò che è diverso è spesso demonizzato. Invece, prima d’ogni altra cosa, ciò che è diverso andrebbe compreso. Alessandro Marinelli
MONTECAROTTO, Teatro Comunale 11 aprile
ANDREA CAIMMI in KORPUS POLSKI
Dalle deportazioni sovietiche all’addestramento nel deserto fino alle battaglie di Montecassino, Ancona e Bologna si snoda il racconto emozionante del II corpo d’armata polacco – che contribuì a liberare la nostra regione – attraverso Polonia, Russia, Siberia, Uzbekistan, Iran, Iraq, Siria, Palestina, Egitto, Italia.
Questa storia è entrata prepotentemente nella mia vita. Ho cominciato a chiedermi con insistenza come mai una storia che parla essenzialmente di una sconfitta, a me sembrasse una storia di vittoria. La risposta che mi sono dato è che l’atteggiamento che assumi nelle difficoltà fa la differenza, rialzarsi dopo ogni caduta è in sé vittoria, mantenere unità di intenti con i tuoi simili è un valore. Che alla fine, se agisci con coraggio, trasmetterai questa forza a te e a chi viene dopo di te, ed è ciò che più conta. Nel momento storico attuale dove tutto sembra vacillare, soprattutto noi stessi, credo che abbiamo bisogno di storie come questa, per riflettere profondamente. E ripartire. Quel giorno del ’45, la “piccola” storia, quella della mia famiglia, e la “grande” storia, il II conflitto mondiale e la Guerra di Liberazione, si incontrarono nella cucina di mia nonna, che attonita esclamò: “Séte Polacchi? E come ce séte ‘rrivati fin’a qua?” Andrea Caimmi
PESARO, Teatro Sperimentale 11 aprile
FEDERICO PAINO in LA QUESTIONE con Federico Paino e Giulia Bocciero
Quattro attori, il pubblico. Una questione in cui tutti, nessuno escluso, sono coinvolti. Quattro tentativi di risolvere la situazione, la solitudine, la coppia, la famiglia, la società. Un’ora di tempo.
E poi sapete perfettamente di cosa sto parlando. Parlandone non risolviamo granché ma tantomeno è utile stare lì a guardare; il problema non si muove e non cambia, se non in peggio. La questione è sempre la stessa. Vediamo di non cadere dalle nuvole, siamo tutti coinvolti, e se non ci decidiamo il problema ci crolla addosso, darci delle arie e temporeggiare non ci salverà. È incredibile come riusciate a far finta di niente, come se non vi riguardasse, come se poteste uscirne a comando. E intanto il tempo passa e non abbiamo trovato uno straccio di soluzione, quantomeno per guadagnare un minuto, un giorno in più. So cosa state pensando. Non mi fregate. Stavolta, che lo vogliate o no, dovete occuparvene. In fondo lo sapete, da sempre. Non sto alzando la voce. E non mi guardate in quel modo. Federico Paino
ANCONA, Teatro Cesare Traù (Papa Giovanni XXIII) 12 aprile
FRATELLI DI SANGUE
Elling e Kjell dopo due anni in un istituto psichiatrico dove sono diventati amici inseparabili, vengono mandati dal sistema sanitario norvegese a vivere da soli in un appartamento al centro di Oslo. Dovranno dimostrare di saper badare a loro stessi e di potersi reinserire all’interno della società. Uno ha le fobie di chi è vissuto solo con la madre per quarant’anni, l’altro sembra pensare solo al sesso che non ha mai fatto. Quando Kjell s’innamora della vicina del piano di sopra, il dramma sembra esplodere. Ma Elling sa, infine, realizzarsi come autore di poesie che affida alle scatole di crauti sugli scaffali del supermercato.
Se qualcuno lo scoprirà, diventerà famoso; altrimenti resterà un “poeta underground”. Nata come romanzo di Igvar Ambjørnsen e diventata un film da Oscar a firma di Petter Naess, Fratelli di sangue di Axel Hellstenius (1960) è una commedia che sa trattare in maniera fresca – ironica e sovente anche allegra e divertente – un tema delicato come quello delle malattie mentali, senza cadere mai nel patetico.
CIVITANOVA MARCHE, Teatro Annibal Caro 12 aprile
YERMA di Federico Garcìa Lorca, su adattamento e regia di Carmelo Rifici
Yerma è il nome che Federico García Lorca scelse per la protagonista femminile del suo secondo dramma popolare e come titolo dello stesso testo. Il poeta alla domanda perché scegliesse soprattutto donne come protagoniste dei suoi testi rispondeva “perché le donne sono più passione, più umane, più vegetali”. Tutto il teatro di Lorca ruota attorno a donne che diventano simboli. E quindi Yerma un aggettivo che nello spagnolo corrente si usa solo per definire la terra con questo testo diventa simbolo dell’incapacità di creare. Yerma e quindi arida, secca, inutile. Yerma è il dramma della sterilità, ma soprattutto il dramma della scelta. Ed è nella scelta che risiede la bruciante contemporaneità di questo testo e ciò che ha spinto ATIR con urgenza a voler metterlo in scena. […] Questa tragedia della scelta quotidiana, questa incapacità di creare portando avanti la propria morale, la propria sessualità o la propria professione, fa sprofondare l’essere umano in una solitudine infinita. Al centro Yerma, interpretata da Pilar, che, come Pilar, vive nel nostro tempo e fa un lavoro del nostro tempo, accanto a lei un uomo e una donna, che irromperanno sulla scena per riportala nel mondo di Lorca, come se fosse un sogno, o un’analisi del sogno. Carmelo Rifici
PESARO, Musei Civici – Palazzo Mosca 12 aprile
SHOWTHEMUSEUM! arte + danza + aperitivo
h 18 visita libera di Palazzo Mosca
h 19 aperitivo
h 20.30 performance di SIMONA LISI, MASAKO MATSUSHITA, PAOLO CINGOLANI
Un percorso itinerante con performance di formato breve [15/20 minuti ogni lavoro] per conoscere i più curiosi artisti marchigiani che si occupano di danza contemporanea.
Requiem k – 626 di e con Simona lisi, è un lavoro costruito sul requiem kv626 di Mozart nella versione diretta da Carlo Maria Giulini. Musica per occhi. Questo è il tentativo di Requiem: l’evocazione suscitata dalla composizione di Mozart come ispirazione per un lavoro sul corpo prettamente musicale.
Lo spazio dentro le cose è un assolo di Paolo Cingolani nato per celebrare la materialità della danza e la sfuggevolezza dell’attimo presente. Uno spettacolo, un punto di vista, uno sguardo per penetrare dentro la sostanza delle cose e del corpo. Un’opera fatta di coreografie e silenzi, di forme piene e vuote, di spazi interni e luoghi sconosciuti. Cosa succede se all’oggetto si capovolge momentaneamente l’uso per cui è stato prodotto? Che cosa diventa? Come trasforma e si trasforma? Quando diventa ‘altro’? UN/DRESS è ‘diventare’ un intimo mutante tra azioni e gesti di vita quotidiana indagato da Masako Matsushita coreografa e danzatrice nata a Pesaro e formatasi a Milano, Londra, Finlandia, New York.
SENIGALLIA, Teatro la Fenice 14 aprile
MARIANO RIGILLO e ANNA TERESA ROSSINI in ERANO TUTTI MIEI FIGLI per la regia di Giuseppe Dipasquale
Teatro civile e di denuncia. Un nucleo familiare, privato di un figlio disperso in guerra da tre anni, grazie all’intervento della giovane fidanzata scopre come il padre, industriale, per accrescere i propri profitti, abbia venduto parti d’aereo difettose all’aeronautica militare. L’autore definì questo suo primo successo “un’opera destinata a un teatro dell’avvenire. Mi rendo conto – scrisse – di quanto sia vaga questa espressione, ma non riesco troppo bene a definire ciò che intendo. Forse significa un teatro, un’opera destinata a diventar parte della vita dei suoi spettatori. Un’opera seriamente destinata alla gente comune – importante sia per la sua vita domestica che per il suo lavoro quotidiano – e insieme un’esperienza che allarga la consapevolezza dei legami che ci collegano al passato e all’avvenire, e che si celano nella vita”.
MACERATA, Teatro Lauro Rossi 15 aprile
OMBRA PROFONDA SIAMO o dell’esser palatini
Ombra profonda siamo è il risultato di un percorso di studio ispirato all’immaginario di Alfred Jarry e del suo Ubu re sviluppato nel corso degli anni precedenti con la realizzazione di altri spettacoli: Ubu nel 2009, La balera dei Palotini nel 2010 e Ombra profonda siamo nel 2012. Di nuovo i Palotini, di nuovo Padre Ubu, ma questa volta in una sorta di bunker, in una condizione di limbo, di stasi, di sospensione del giudizio, in cui Padre Ubu è rimasto un’essenza indefinita, aleatoria, necessaria e sufficiente a un risveglio delle coscienze dei Palotini. Questi Palotini ormai disillusi, bistrattati, gallonati, colti nella loro solitudine, nella loro vergognosa intimità, nel difficile rapporto con se stessi, nella consapevolezza del proprio essere ombra. Ombra della loro meschinità, della loro mediocrità, ma anche del loro potenziale inespresso e della loro precaria crescita che li porta ogni giorno a essere un po’ più vivi, un po’ più uomini.
CAMERINO, Teatro Marchetti 24 aprile
URBINO, Teatro Sanzio 19 maggio
LUCA DE FILIPPO in SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA SBORNIA per la regia di Armando Pugliese
Scritta da Eduardo nel 1936, Sogno di una notte di mezza sbornia parla di sogni, vincite al lotto, superstizioni e credenze popolari di un’umanità̀ dolente, che solo in questo modo riesce a pensare a un futuro migliore, per sopravvivere al proprio presente.
CHIARAVALLE, Teatro Comunale Valle 24 aprile
VIVA L’ITALIA di Dacia Maraini, per la regia di Antonio Lovascio
La regia parte dal presupposto che gli intellettuali definivano l’Italia preunitaria come un grande contenitore, in fin dei conti il Risorgimento può essere visto come un grande contenitore che al suo interno ingloba forze convulse: idealismo, mito, retorica, simbolo, mistero, società segrete, massoneria, onorata società, politica, brigantaggio, diplomazia, battaglie sul campo e battaglie sociali, divario sociale, questione meridionale che perdura fino ai giorni nostri e si proietta verso il futuro. Un grande contenitore al centro della scena, una scena astratta, a tratti dadaista, un parallelepipedo di colore nero. Dall’interno del parallelepipedo fuoriescono voci e corpi, gli attori esplodono eruttando dal “Vulcano Italia”, trasformano e modellano il contenitore facendolo diventare pavimento della prigione, ipotetico banco di un’aula di tribunale, il dentro e il fuori di un mondo passato, presente e futuro. La reinvenzione della scena diventa come la lingua usata nel testo, un impasto reinventato che trabocca da un grande contenitore per mostrare una civiltà passata le cui scelte si ripercuotono ancora sul nostro presente, un presente globalizzato e globalizzante. Antonio Lovascio
MONTE URANO, Cine Teatro Arlecchino 24 aprile
PIER MASSIMO MACCHINI in SCHERZI-AMO! – Chi nasce per gioco non può che vivere in allegria
Uno spettacolo sfacciatamente comico che racconta le avventure di un uomo affetto dalla sindrome di Peter Pan, eterno burlone in una continua lotta tra la voglia di ridere e la necessità purtroppo di essere seri. Convivere con una ragazza o continuare a vivere con mamma? Gli amici del bar o la cena dai suoceri? La play station oppure un film d’essai? Andare a votare o andare al mare? Un libro o la discoteca? Questi i dubbi quotidiani che affliggono Piero Massimo Macchini, il Peter Pan Marchigiano che non vuole diventare adulto e non vuole assumersi le responsabilità che questa società pretende da lui.
Chi nasce per gioco non può che vivere in allegria.
PORTO SAN GIORGIO, Teatro Comunale 24 aprile
MONTEMARCIANO, Teatro Alfieri 26 aprile
MARTA DELLA VIA e DIEGO DELLA VIA in MIO FIGLIO ERA COME UN PADRE PER ME
La prima generazione ha lavorato. La seconda ha risparmiato. La terza ha sfondato. Poi noi.
C’è una bella casa, destinata a diventare casa nostra. È qui che abbiamo immaginato di far fuori i nostri genitori. Per diventare noi i padroni. Non della casa, padroni delle nostre vite. Niente armi, niente sangue. Un omicidio due punto zero. Fuori dalle statistiche, fuori dalla cronaca, un atto terroristico nascosto tra le smagliature del quotidiano vivere borghese.
Il modo migliore per uccidere un genitore è ammazzargli i figli e lasciarlo poi morire di crepacuore. Era il nostro piano perfetto. Poi è arrivata la crisi, a rovesciarci addosso lo specchio del nostro benessere. Alimentazione, sport, lavoro, affetti, infine la morte, tutto risponde ad un’oscillazione bipolare tra frenesia e stanchezza. Noi, in fondo, viviamo per questo: per arrivare primi, e negare di aver vinto.
Quanto dura un’epoca ai tempi della polenta istantanea? Un anno, un mese, forse meno. Quella che raccontiamo dura 24 ore ed è fatta di euforia e depressione, di business class e low cost, di obesi e denutriti, nello stesso corpo. I protagonisti sono simbolo di una popolazione intera che soffre di ansia da prestazione. Il benessere li condanna alla competizione ma il traguardo gli viene sottratto. Il traguardo è diventato una barriera. Generazionale. Sociale. Culturale. Per costruire un futuro all’altezza di questo nome bisognerebbe vomitare il proprio passato.
Siamo nati per riscrivere le nostre ultime volontà.
JESI, CENTRO STORICO e TEATRO STUDIO VALERIA MORICONI 26 aprile 2014
REMARCHEBLE! DAY #JESI – MICROFESTIVAL TRA LE ARTI
Momento centrale del progetto regionale REmarcheBLE! Sorprendenti avventure in luoghi di storia – che si avvale del cofinanziamento della Regione Marche Assessorato alle Politiche Giovanili e del Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale in collaborazione con Gruppo Baku, Studio Mjras e Comune di Ascoli Piceno – REmarcheBLE! Day #JESI è l’appuntamento che unisce artisti e pubblico in una serata in cui il centro storico della città e il Teatro Studio Valeria Moriconi diventano speciali “salotti” immersi nelle arti contemporanee. Un microfestival che si è costruito attraverso un percorso pregresso di scouting di artisti e pubblico appassionato del territorio; un’occasione particolare per mettersi in gioco, vivere l’arte attraverso performance e installazioni speciali in questi due affascinanti luoghi culturali della città da riscoprire e guardare da altre prospettive.
RECANATI, Teatro Persiani 27 aprile
ANTONIO LUCARINI, FIORENZA MONTANARI e ANDREA QUATRINI in MANUALE DELL’IMPRENDITORE ITALIANO MODERNO, scritto e diretto da Antonio Lucarini
Credo che Manuale dell’imprenditore italiano moderno rappresenti un’ulteriore svolta, tematico-stilistica, all’interno del mio percorso teatrale. Il grottesco, in questo caso, si esaspera e i personaggi assumono proprio il carattere malefico di stereotipi umani alla deriva, in un mondo come quello che io definisco del Capitalismo Terminale, che li ha prosciugati dell’anima e svuotati di senso. La narrazione, che nelle mie opere precedenti era sempre stata contaminata dal linguaggio cinematografico, in Manuale diventa una sorta di nuovo modo di raccontare per sensazioni e accumulazione di eventi, senza una logica temporale, in un’operazione artistica che definire teatrale ormai non è più corretto, anche se alla base vi è ancora una centralità discorsiva. La parola, però, è davvero una parola altra, che più che avvicinare gli individui e i personaggi, li isola come fantasmi, nei loro universi privati in cui egoismo e autoreferenzialità pura la fanno da padroni. Questo mio nuovo spettacolo mi spaventa molto: ne esce una visione desolante del mondo che in realtà infastidisce anche me (e non poco) ma che credo sia necessario mostrare. Il nostro egoismo, per me, è arrivato ormai a livelli tali, che l’unica via che intravedo per l’umanità è l’autodistruzione. Abbiamo depredato di risorse la terra fino ad ucciderla, ma soprattutto abbiamo succhiato linfa vitale e spirituale all’uomo (specie a cui facciamo parte ormai solo a latere) tanto da ridurlo ormai ad un essere desiderante e fornicante privo di anima: ed ogni nuovo desiderio si nutre di una nuova vittima sacrificale. L’umorismo, davvero al vetriolo, in questo mio nuovo spettacolo, non riesce completamente a stemperare la rabbia che pervade tutto il testo: la rabbia per una condizione umana, della quale ormai siamo prigionieri, che ci ha ridotti ad automi in un mondo di cui non conosciamo più le regole e i percorsi possibili. Antonio Lucarini
CIVITANOVA MARCHE, Teatro Annibal Caro 30 aprile
TRILOGIA DELLA VILLEGGIATURA per la regia di Valeria Cavalli e Claudio Intropido
Un tuffo nella magica atmosfera degli anni Cinquanta grazie all’interpretazione di un affiatato e brioso gruppo di attori che dà vita a uno spettacolo dove si ride su dinamiche sociali che si presentano sorprendentemente attuali. La trilogia della villeggiatura è composta da tre commedie, una sorta di racconto a puntate che narra la partenza, le avventure e il ritorno dalla villeggiatura. Quelli di Grock sceglie di fondere le tre commedie e di ambientarle negli anni Cinquanta del secolo scorso, periodo storico in cui nasce la villeggiatura di massa, traformando così Le smanie della villeggiatura, Le avventure della villeggiatura, Il ritorno dalla villeggiatura, in un unico grande gioco teatrale che si snoda agile e che intreccia amori, intrighi, delusioni ridicolizzando senza pietà la moda della vacanza come riscatto sociale e fuga dalla realtà quotidiana. I personaggi ricordano quelli della commedia all’italiana che mescola ironia, amarezza, satira di costume e offre spunti di riflessione sulla natura dell’uomo e i suoi vizi. A colpi di battute e scorrettezze, bugie e pettegolezzi, raccontano con freschezza e garbo una borghesia grandiosa e misera al tempo stesso, mantenendo l’ironia quale chiave stilistica dominante. Una sfida attoriale importante, che Quelli di Grock affida ad un cast giovane, dando così spazio a nuovi talenti emergenti, già coinvolti nelle ultime produzioni della compagnia, che si muovono sulla scena con energica incisività, accanto ad attori storici come Antonio Brugnano e Pietro De Pascalis, impegnato quest’ultimo per la prima volta anche come assistente alla regia.
URBINO, Teatro Sanzio 8 maggio
GIOVANNI LEONARDUZZI, GUIDO SARLI e TIZIANA BOLFE in NUOVA DANZA ITALIANA – Anticorpi Explo
Giovanni Leonarduzzi in Senza saper né leggere né scrivere
Guido Sarli UIDO in Umma Umma Dance – Fifth Corner
Tiziana Bolfe in Le coltri stanche
Una generazione di artisti rende particolarmente vivace lo scenario della danza contemporanea italiana: la serata presenta tre interessanti e originali performance, ognuna per tre danzatori, provenienti dalla Vetrina della giovane danza d’autore promossa dal network Anticorpi XL.
In Senza saper né leggere né scrivere tre tra i migliori breakers italiani – Giovanni Leonarduzzi, Elia Del Nin e Raffaello Titton – riproducono con i loro corpi l’ingranaggio di un orologio in un interagire continuo nell’ostacolarsi e nell’aiutarsi. Fifth Corner è un brano di grande impatto ed energia prorompente che guarda al corpo come allegorica prigione dell’individuo andando in cerca dell’essenza autentica e primitiva dell’essere umano. Ciliegina sulla torta, a chiudere la serata è un brano di rara forza emotiva, un trio ispirato all’opera Le tre grazie di Antonio Canova e messo in scena da tre donne di età e fascini differenti, Tiziana Bolfe, Lucy Briaschi e Vallina Meneghini.
MACERATA, Teatro Lauro Rossi 7 maggio
ITALIANS regia Antonio Mingarelli
Un monologo per attore. Tre personaggi, tre luoghi, tre storie, tre modi di essere italiano. Un racconto alternativo sul “Belpaese”, su tre anime ai margini: la solitudine, il disagio, la rabbia, il riscatto di un popolo attraverso la di tre figure del nostro presente, riassunte nel corpo e nella voce di un solo attore.
Si inizia dal calcio, luogo comune per eccellenza dell’italicità con un testo del drammaturgo GIUSEPPE MANFRIDI, un tifoso, un ultrà, alle prese con la sconfitta della sua squadra del cuore e con un acceso talk show televisivo.
CAMERANO, Sala Convegni 9 maggio
ROBERTO SCAPPIN e PAOLA VANNONI in GRATTATI E VINCI – 3° episodio della trilogia del’inesistente_esercizi di condizione umana
Gli “Esercizi di condizione umana” che veicolano i tre episodi della Trilogia, si connotano in Grattati e vinci nell’atto del creare attraverso i mezzi stessi dell’impotenza. Impotenza non come gesto attonito ma appropriazione di una volontà che non si sottomette a un’ereditarietà ideologica. Il lavoro si ispira, senza palesarlo, al concitato tentativo di mutare il proprio reale grattando, uno dopo l’altro, il dorato rettangolo del grattaevinci. Da questo agire compulsivo appare che i vincenti siano coloro che non inseguono, non desiderano, ma si riappropriano dei residui di autodeterminazione cercando una personale verità e natura dell’esistere. In Grattati e vinci le due figure abitano lo spazio di due sgabelli da campeggio, in una raffigurazione scomoda dell’ozio come sperimentazione del non fare, piattaforma di sospensione, rifiuto del reale. L’intento è sollecitare una lettura critica della realtà, articolando la moltiplicazione del dubbio, per condividerlo con lo spettatore nella membrana pulsante della sua inquietudine.
FANO, Teatro della Fortuna 15 maggio
TERRAMARA su coreografie di Michele Abbondanza
Terramara con i suoi echi classici bachiani e il fitto intreccio di suggestioni musicali etniche ungheresi, indiane, rumene e siciliane, nasce come riflessione a due sul trascorrere del tempo, sulle sue vestigia antiche e sulla complessità del legame tra due esseri di sesso opposto che s’incontrano per creare nuova vita e ricrearsi.
Centinaia di arance riversate in scena non potevano essere, qui, un semplice ed esplicito omaggio al teatrodanza dalle scenografie naturalistiche di Pina Bausch, ma la necessità del colore/calore capace di accendere gesti e sguardi e di riversarli verso il pubblico in un abbraccio emotivo. Su questo turgore espressivo e drammatico, sprigionato nel rigore di una danza comunque formale, fa leva anche la ricostruzione 2013 di Terramara. [estratto da un testo di Marinella Guatterini]
MACERATA, Teatro Lauro Rossi 14 maggio
PECCATO CHE SIA UNA PUTTANA di John Ford, per la regia di Allì Carracciolo
“Esperimento sul “Corpo senza Organi” dell’ultimo Artaud (il cosiddetto Secondo Teatro della Crudeltà) ricercato, da un lato, attraverso il corpo danzante e, dall’altro, attraverso la phonè assoluta in un’improbabile funzione di drammaturgia del vuoto. La voce che scandisce lo spazio governa la drammaturgia dei corpi muovendo l’incastro di parola e senso e obbligandoli alla vicenda. Più che una decostruzione (del testo, dell’atto teatrale, della scena) si attua una drammaturgia che assolve dallo svolgimento dell’azione per la pura azione e scioglie dalla necessità della fabula drammatica per instaurare altra necessità, quella della improrogabile convergenza al centro del vortice cui volge l’esito estremo della catastrofe”. Allì Caracciolo
PESARO, Teatro Rossini 30 maggio
NELLA TEMPESTA – 2011>2068 AnimalePolitico Project, ideazione e regia di Enrico Casagrande e Daniela Nicolò
Motus chiede al pubblico di portare in teatro una coperta e donarla.
Qual è il primo rifugio dopo un uragano, un naufragio o un altro evento eccezionale? Una coperta. Il pubblico contribuirà così alla messa in scena. È un invito che fa appello alla disponibilità di ciascuno, nel totale rispetto della libertà di accettare o meno questa sollecitazione.
Amat platea delle Marche
informazioni per il pubblico
071 2072439 | www.amatmarche.net