Grandi nomi al Camerino Festival 2004
31 Lug 2004 - News classica
Il Camerino Festival del 2004 è stato impostato seguendo il clichè delle ultime edizioni, con un vasto panorama di formazioni e repertori dedicati alla musica da camera; il tutto condito dalla presenza di artisti di alto livello internazionale. Esso sarà organizzato quest'anno per temi: il grande repertorio dell'800, il teatro da camera del 900, la musica antica, il jazz da camera e la danza. C'è quindi il tentativo, in questo progetto, di coinvolgere e far incontrare varie tipologie di pubblico, in una situazione musicale che ha come comune denominatore la qualità artistica.
Per il grande repertorio dell'800 il Camerino Festival ha scelto delle star internazionali: il pianista Alexander Lonquich che inaugurerà il Festival (1 agosto) in una serata impaginata con un bel repertorio romantico (Schumann e Chopin) e lo storico Borodin String Quartet (11 agosto), che con la pianista Ludmila Berlinskaia omaggerà Antonin Dvorak (Quintetto op.81) nel 1 Centenario dalla morte. I concerti si terranno presso il Teatro Filippo Marchetti.
La musica antica, riproposta in chiave filologica, sarà ospitata in ambienti più ristretti ed intimi (la Sala Consiliare e la chiesa barocca di S. Filippo), in una sorta di mini-festival che si svolgerà dal 3 al 7 agosto.
L'Ensemble Micrologus, noto per aver suonato nei maggiori festival del mondo, presenterà un programma di madrigali, danze e ballate del Trecento italiano (5 agosto).
Il festival ospiterà anche Jordi Savall (3 agosto), virtuoso della viola da gamba e direttore di prestigiosi complessi (Hespèrion XXI, La Capella Reial de Catalunya, Le Concert des Nations), che presenterà un programma dal titolo Les voix humaines”, centrato sulla figura di J. S. Bach.
L'ultima presenza filologica sarà quella dei Red Priest (7 agosto), uno dei casi di più incredibile successo nella musica antica inglese degli ultimi anni. Lo stile interpretativo del gruppo è una miscela assolutamente unica di prassi esecutiva, virtuosismo strumentale, libertà re-interpretativa dei pezzi in un singolare stile gipsy. Nel programma, dal titolo Carnival of the Seasons , ci sarà una scioccante versione de Le Quattro Stagioni di Vivaldi.
Altra serata a tema, dedicata al teatro da camera del Novecento, sarà quella del 14 agosto con Moni Ovadia ed Emanuele Segre che saranno interpreti del bel lavoro di Mario Castelnuovo-Tedesco Platero y yo, una raccolta di pezzi per narratore e chitarra, in cui il musicista esalta l'elegiaca storia dell'asinello andaluso scritta da Juan Ramon Jimenez, premio Nobel per la letteratura nel 1956.
Il Camerino Festival dedicherà uno spazio anche al jazz da camera, con una formazione composta dal grande fisarmonicista francese Richard Galliano (16 agosto), con un ensemble di archi e pianoforte. Il Richard Galliano Septet presenterà il suo ultimo CD Astor Piazzolla Forever , una carrellata di brani rivisitati con rispettosa ed emozionata devozione: da Otoà o Porteà o alla Milonga del Angel. Galliano interpreta, compone ed orchestra musica derivata dal genere “musette”, in cui si mescolano reminiscenze swing, marcati echi di tango, giri di valzer dei bistrot parigini, l'atmosfera delle ballads a la Bill Evans, l'improvvisazione di Keith Jarrett e la lezione nera di Parker e Coltrane. Il tutto con un compiaciuto gusto cromatico figlio della più colta tradizione francese, da Couperin a Debussy, a Ravel.
Il festival chiuderà il 19 agosto con un omaggio alla danza, una sorta di fuori programma con il Balletto di Roma impegnato nel Giulietta e Romeo di Prokof'ev, per le coreografie di Fabrizio Monteverde. Apparentemente lontana dal tono della rassegna, questa serata vuole in realtà porre l'accento sul significato più ampio del termine cameristico . I due atti del Giulietta e Romeo di Fabrizio Monteverde, già perla del repertorio del Balletto di Toscana, seguono fedelmente il testo di Shakespeare e, fondamentalmente, anche il taglio della partitura. Il lavoro è però straordinariamente e meravigliosamente asciutto , sia per il ristretto organico della compagnia, sia per la vocazione di Monteverde a rendere anche le storie e le emozioni più ampie e senza confini tendenzialmente scarne ed essenziali, potremmo dire insomma da camera .
(Presentazione del d.a. Francesco Rosati)