Grande successo per la “Messa da Requiem” di Verdi allo Sferisterio


di Roberta Rocchetti

31 Lug 2023 - Commenti classica

La “Messa da Requiem” di Giuseppe Verdi al Macerata Opera Festival: l’Orchestra e il Coro del Teatro Comunale di Bologna magistralmente diretti da Donato Renzetti emozionano il numeroso pubblico dello Sferisterio. Commemorazione anche delle vittime della Strage di Bologna del 2 agosto 1980.

(Ph di Alessandro Quartararo)

29 luglio duemilaventitré, estate. A pochi chilometri dalla riviera delle palme marchigiana dove in un’atmosfera sorprendentemente realmente tropicale passano di mano in mano gelati, stuzzichini e cocktail e dove da orecchio ad orecchio viaggiano note e ritmi tipicamente da spiaggia, risuona all’interno dello Sferisterio la prima nota che emerge sommessa da profondità che resteranno per sempre insondabili da qualunque tecnologia e appoggia la sua capacità evocativa sulle parole Requiem aeternam dona eis Domine.

In un attimo tutto il potere della musica di Giuseppe Verdi travolge la platea spargendo bellezza, serenità, inquietudine, terrore, pacificazione, sacralità.

Improvvisamente catapultati in un universo altro le resistenze cedono, come gettarsi nel vuoto con un paracadute di note si sperimenta l’adrenalina del perdere i propri punti di appoggio.

Dal 22 maggio 1874 questa messa che molti hanno definito, forse giustamente,  più un’opera che una composizione di musica sacra scuote le ime profondità della psiche umana prima ancora della sua anima, non offrendo un ruffiano sollievo e fragili speranze traballanti sulle note ma uno sguardo nell’insondabile  carico di ansia che diventa crescente terrore, poi si tramuta in accettazione e quindi in una serenità laica che celebra, prima che la morte, la bellezza e il mistero di ciò che la precede, ovvero la vita..

Verdi non ci regala una certezza del paradiso post mortem ma, pragmatico, ce ne dona un frammento prima.

 Il bussetano (così come Mozart) si pone domande, si agita nell’inquietudine esistenziale, si allieta nell’accettazione di un riposo che resta comunque irrimediabilmente pervaso di mistero.

Composizione nata dal desiderio di comporre con altri musicisti coevi una messa in onore di Gioachino Rossini fallito il progetto diviene poi una celebrazione solo verdiana in onore di Alessandro Manzoni, (di cui quest’anno ricorrono i 150 anni dalla morte) faro della letteratura italiana con cui il musicista condivideva ideali risorgimentali e patriottici, ma subito diviene diamante di valore universale intriso di una spiritualità non etichettabile da passeggere convinzioni dogmatiche, in realtà una partitura molto poco religiosa ma appunto molto spirituale.

Una partitura che offre un passaggio per un percorso di esplorazione in quella che è la vera dannazione umana, l’espulsione dal paradiso terrestre a cui solo la nostra specie è sottoposta in tutto il mondo animale, ossia la consapevolezza e il conseguente rovello psicologico che nasce dal sapere di dover un giorno affrontare questa esperienza.

Donato Renzetti non necessita certo di presentazioni, nella sua lunga carriera si è potuto fregiare della direzione di molte tra le più prestigiose orchestre nei maggiori teatri del mondo e dallo scorso anno ha preso il testimone dalle mani di Francesco Lanzillotta ed è direttore  musicale del Macerata Opera Festivale proprio Renzetti sul podio ha diretto l‘Orchestra e  il Coro del Teatro Comunale di Bologna, a cui si sono affiancati i quattro solisti Selene Zanetti come soprano, Vasilisa Berzhanskaya mezzosoprano, Antonio Poli Tenore e Roberto Tagliavini Basso – baritono.

Gea Garatti Ansini ha istruito un coro che è apparso coeso, potente, un monoblocco poliedrico di rara precisione, così come l’orchestra guidata dalla bacchetta di Renzetti ha offerto un suono senza sbavature con studiati e raffinati affondi dinamici ed agogici atti ad evidenziare la narrazione emotiva della composizione.

L’Hostias, il Libera Me, il Confutatis, il Recordare, il Lacrymosa tra gli altri, hanno messo in evidenza le qualità soggettive degli interpreti solisti lungamente applauditi insieme al resto dell’organico quando l’ultima nota si è adagiata sulla platea, ma solo dopo un istante di silenzio nel quale la bacchetta di Renzetti, abbassandosi ormai paga, come un Orfeo ci ha dovuto ricondurre faticosamente al presente dopo una lunga avventura in mondi sotterranei.

Grande successo, dunque, per questa serata che commemora anche le vittime della Strage di Bologna del 2 agosto 1980. Il Macerata Opera Festival prosegue nelle prossime serate con un programma ricco e con cast di notevole prestigio noi torneremo per Lucia di Lammermoor e vi racconteremo.


Per il Macerata Opera Festival 2023 leggi anche l’articolo di Albero Pellegrino sulla “Carmen”: https://www.musiculturaonline.it/carmen-bella-e-originale-al-macerata-opera-festival/

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One response

  1. Riccardo ha detto:

    Per fortuna c’ero perché è stata veramente una bellissima serata.
    Pur testimoniando la grande esecuzione, ho percepito, peró, alcune “sbavature”. Bravi i solisti, la Zanetti spicca.
    Complice l’ambientazione all’ aperto, che fa “evaporare” la potenza di coro e orchestra (la quale essendo una composizione sacra ha come suo luogo d’elezione una chiesa), è mancato, ma sono considerazioni soggettive, quel tocco di vibrabante, rendendola si ben eseguita, ma di maniera.
    Saluti.

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