Grande successo di “Iliade. Il gioco degli Dei” al Ventidio Basso
di Flavia Orsati
20 Gen 2025 - Commenti teatro
Magistrale “Iliade. Il gioco degli Dei” al Teatro Ventidio Basso di Ascoli Piceno, con Alessio Boni e Antonella Attili, per la regia di Roberto Aldorasi, dello stesso Boni e Marcello Prayer.
(Foto di Luciano Rossetti)
E nondimeno, Finito il pianto, al suo dolor dà tregua; Ché nell’uom pose il Fato alma soffrente. Omero, Iliade libro XXIV
Con due repliche serali, è andato in scena, la scorsa settimana, nelle serate del 14 e 15 gennaio presso il Ventidio Basso di Ascoli Piceno, lo spettacolo teatrale “Iliade. Il gioco degli Dei” con Alessio Boni e Antonella Attili, su testo di Francesco Niccolini e regia di Roberto Aldorasi, Alessio Boni e Marcello Prayer. Completano il cast dello spettacolo, prodotto da Nuovo Teatro in coproduzione con Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo, Fondazione Teatro della Toscana, Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia, gli attori Haroun Fall, Jun Ichikawa, Liliana Massari, Francesco Meoni, Elena Nico, Marcello Prayer. Le scene sono di Massimo Troncanetti, i costumi di Francesco Esposito, il disegno luci di Davide Scognamiglio, le musiche di Francesco Forni, creature e oggetti di scena di Alberto Favretto, Marta Montevecchi, Raquel Silva.
Il cast si trova a misurarsi con uno dei testi cardine della letteratura mondiale, con ironia e leggerezza, non senza concedersi momenti di pathos e profondità.
In un mondo umano in balìa dei capricci – poco umani – degli dèi, si accampano le tragedie conseguite dall’esito della guerra di tutte le guerre, la Guerra di Troia.
Alessio Boni, nelle vesti moderne di uno Zeus contemporaneo, che si trova alle prese con beghe e litigi familiari, capricci e gelosie della sua progenie divina, problemi legati al mondo degli uomini da risolvere, incarna l’essenza dello spettacolo: “Gli dei sono causa di tutto ma non hanno colpa di nulla”, mentre “gli uomini non sono causa di nulla ma hanno colpa di tutto” è una delle battute finali pronunciate prima del chiudersi del sipario su quel mondo lontano, arcaico, dove il Sole dell’essenziale e riuscitissima scenografia campeggia accanto all’ineluttabilità del Fato e del Destino, in un mondo dove l’uomo può nulla e non può far altro che abbandonarsi al volere dei Superi.
Gli attori, che cambiano ruolo, alternandosi tra l’universo degli dei e quello dei mortali, cambiano registro linguistico ed espressivo in maniera magistrale: alto, lirico, carico di dolore e angoscia per gli uomini, impegnati a credere di muovere liberamente le fila che governano la loro vita; quotidiano, dissacrante e arioso quando a parlare sono le entità divine, cariche di pesi da portare, che con un solo gesto possono elevare o mandare in frantumi le vite dell’umanità, che si affanna a rincorrere un senso inattingibile, chiedendosi il perché della guerra, dell’amore, del dolore, della morte, dell’eroismo, del desiderio di gloria e immortalità.