Grande il Festival Liszt 2008
Silvana Scaramucci
15 Set 2008 - Commenti classica
Sette concerti, conferenze esplicative guida ai concerti stessi, menu romantici con piatti tipici e d'epoca ispirati a Liszt e la magia di un paese marchigiano, Grottammare (AP), annoverato non a torto fra i più belli d'Italia: questo il contenuto e gli ingredienti della VI edizione di un festival di nicchia dedicato al grande musicista e compositore ungherese che soggiornò in questo lembo dell'Adriatico nell'estate del 1868 rimanendone affascinato, come risulta dai vari carteggi che hanno costituito la base per l'ideazione della manifestazione da ascriversi, in primis, al musicista Federico Paci e a Rita Virgili, presidente della Gioventù musicale d'Italia. Ma l'idea sarebbe rimasta tale se non si fosse aggiunto un collante di forte tempra, come si è rivelata essere l'Amministrazione comunale nel tandem soprattutto Merli / Piergallini (sindaco e assessore alla cultura), la Provincia di Ascoli Piceno, la Fondazione Cassa di Risparmio di A.P., la sezione L.Petrini della Gioventù Musicale d'Italia, e non ultimo il Ministero per i Beni Culturali Dipartimento Spettacolo. A questa sinergia ha dato voce e immagine la giornalista-scrittrice Tiziana Capocasa cui va il merito di un accurato lavoro di ricerca, di collazione documentale, di ricostruzione filologica dei carteggi e di stesura in forma di agevoli pubblicazioni di episodi, incontri, interessi, storia insomma che Liszt visse nel suo soggiorno grottammarese.
Ma la qualità del prodotto non si conseguirebbe se i protagonisti deputati a dar voce allo strumento prediletto da Liszt, il pianoforte, non fossero di particolare talento. E qui sta il segreto del successo di un festival, dicevamo poco sopra di nicchia , che in soli sei anni si è imposto all'attenzione di un pubblico sempre più numeroso e qualificato come pure della critica musicale, quest'ultima, si sa, non è sempre indulgente con i nuovi arrivati.
Dal 27 luglio, giorno inaugurale della VI edizione del Festival Lizst, al 24 agosto, giorno di chiusura, si sono alternati in una serie di eccellenti concerti, musicisti di chiara fama internazionale regalando emozioni varie per intensità , coinvolgimento e tecnica sul tema tra sacro e profano in Liszt .
L'apertura, nella sistina cinquecentesca chiesa di santa Lucia al paese alto di Grottammare, è toccata a Pèter Balatoni sulle partiture lisztiane Les morts, Benediction, Rapsodia ungherese n.6, Sposalizio n. 1, Après une lecture de Dante n. 7 Fantasia quasi sonata da Annèes de pèlegrinage.
Il Festival è entrato nel vivo dell'intera manifestazione il 16 agosto al Teatro delle Energie, sulla SS 16 di Grottammare, con la cerimonia di conferimento dell'annesso Premio Liszt alla carriera, quest'anno assegnato a Michele Campanella. Il pluripremiato pianista napoletano, che ha al suo attivo una carriera quarantennale costellata di prestigiosi riconoscimenti internazionali al suo virtuosismo di impronta lisztiana, considerato uno dei massimi interpreti del grande ungherese e membro della Società Liszt Charter of American Liszt Society, si è esibito in un concerto tra sacro e profano con accurata perizia e ottima tecnica, due buoni elementi questi sufficienti a sorvolare su qualche enjambement della esigente partitura. Il risultato è stato di ottima prestazione professionale ma senza scioltezza espressiva tanto da negare il bis ai ripetuti applausi e richiami del pubblico in scena.
Prodigo di sè, diversamente, Luiz De Moura Castro nel concerto alla chiesa di S. Lucia, il 17 agosto su Liszt e Schumann a confronto ha regalato palpitanti emozioni sia in esecuzione di partiture (l'Ave Maria, Weinen, Klagen, Sorgen, zagen Tre sonetti del Petrarca, Le Consolazioni, l'Arabesco op. 18, il Carnaval op.9) che nei fuori programma dei bis.
Senza nulla togliere agli altri interpreti, il concerto punta della VI edizione è stato a nostro avviso quello del 19 agosto che ci ha proposto un Pierre Rèach, pianista noto al pubblico lisztiano per la partecipazione a pregresse edizioni, entusiasta, totalmente rinnovato nella gestione della sua persona, generoso fino all'imprevedibile. Waldszenen op.82, l'Andante spianato e Grande Polonasie op. 22, la Sonata in si minore .note che si sono librate dalle sue mani come dal suo cuore in un potente intreccio fra Schumann, Chopin, Liszt da mandare il pubblico in visibilio al punto che si è pensato che il concerto non terminasse per l'intera notte. E tanto basta, alcun altro aggettivo di apprezzamento sarebbe superfluo per chi ha suonato, nel 1997, sul Pic du Midi nei Pirenei.
Grande successo pure per Simone Pedroni, il giovane pianista novarese che il 21 agosto si è esibito nella non facile partitura Liszt: lieder e trascrizioni in cui ha evidenziato un'ottima versatilità interpretativa e tocchi di virtuosismo non da poco.
Su Liszt tra Chopin e Schumann , su un programma di sala ricco e impegnativo ma anche molto noto al pubblico (i Notturni, la Polonaise op. 53, Funerailles per citare qualche brano), si è cimentato in un'interpretazione di perfetto equilibrio tra tecnica e virtuosistico apporto personale Yves Henry, direttore artistico del Fetes Romantiques di Nohant e degli Rencontres Internationales F. Chopin, cavaliere dell'Ordine Nazionale delle Arti e delle Lettere di Parigi. Anche per questo grande interprete molto partecipato è stato l'applauso del pubblico.
All'ensemble composta da Federico Paci al clarinetto, Christoph Henkel al violoncello, Philipe Bride al violino, Walter Maestosi voce recitante, Pierre Rèach al pianoforte è toccata la chiusura della VI edizione del Festival Liszt. Nell'incanto della chiesa di S. Lucia l'ensemble ha eseguito uno dei più bei concerti del Festival Liszt e non solo di questa edizione. Toccante per tematica, la partitura porta il titolo In ricordo di Olivier Messiaen , l'incontro tra sacro e profano, leit motive di questa edizione 2008, ha raggiunto vertici di purezza espressiva, meglio diciamo di filosofia della musica, con vibranti ripercussioni sensitive sul pubblico che ha raccolto in composto ascolto meditativo l'invito a considerare il tempo e l'eternità via via che si sprigionava dai diversi suoni strumentali con variazioni perfette negli accordi e nella resa.
(Silvana Scaramucci)