Grande Eros Pagni all’Eliseo di Roma con “La Tempesta”


di Federica Baioni

29 Nov 2019 - Commenti teatro

La Tempesta di W. Shakespeare al Teatro Eliseo, grande prova d’attore per Eros Pagni e la compagnia del Teatro Stabile di Napoli diretta magistralmente da Luca de Fusco. Nostra audio intervista ad Eros Pagni.

Un pièce classica La Tempesta di Shakespeare in scena fino al 1 dicembre al Teatro Eliseo di Roma. Un super cast ineccepibile in bravura e messa in scena di una delle opere di addio del genio britannico. La sapiente regia di Luca de Fusco dipinge i personaggi come incastonati in sapienti ma piccole gouasce fin de siecle. Dove alla mimica, al grottesco e alla parola si sovrappongono delle scene mastodontiche e cupe quasi in contrasto con la luminosità dei gesti dei protagonisti. La biblioteca di Prospero il mago si trasforma in una grande arca di Noè dove le creature che la vivono escono dalle mensole cariche di libri polverosi. Le stesse mastodontiche scene sembrano quasi l’alter ego dei personaggi proiettati in gigantografie inghiottite dalla forza della parola e dalla prova d’attore sapiente e magistrale del protagonista Eros Pagni nelle vesti di Prospero il mago che da grande burattinaio e sapiente uomo di cultura (De Fusco nelle note di regia paragona il protagonista al padre intellettuale Renato de Fusco) primeggia su tutti con il suo monologo finale, le stesse scene esaltano i protagonisti in un balletto tra prosa, versi e complicità con il pubblico.

Audio intervista ad Eros Pagni di Federica Baioni

Degna di una prova da attrice veterana è il duplice ruolo di Ariel e Calibano affidato a Gaia Aprea, un dottor Jekill e Mr.Hyde che però non ha fatto breccia nei cuori malgrado la preparazione istrionica a tutto tondo della prima attrice. Sintesi di un’ora e 45 di una delle opere più belle di Shakespeare ma anche più difficili da mettere in scena. Degne di nota le musiche originali di Ran Bagno e l’allestimento scenico di Marta Crisolini Malatesta affiancato dall’ottimo disegno luci di Gigi Saccomandi che ha reso la messa in scena un tableaux vivant di rara bellezza. Non da meno le coreografie dell’accoppiata Emio Greco e Pieter C. Sholten che hanno donato grazia allo spettacolo. De Fusco ha fatto di nuovo centro e con questa tappa romana il sold out è stato decisamente meritato. Nota di merito a Gianluca Musiu nel ruolo di Ferdinando che con il suo personaggio ha strappato un sorriso all’affollatissima platea capitolina meritando plauso di pubblico e critica sin dalla prima uscita in scena al fianco di Silvia Biancalana nel ruolo di Miranda.

Gianluca Musiu (Ferdinando) e Gaia Aprea

Note di Regia di Luca de Fusco

«Cosa è questa “tempesta” che Prospero scatena e interrompe a suo piacimento, e che non causa danno alcuno? Si tratta evidentemente di une tempête sous un crâne, come direbbe Victor Hugo – quella di Prospero, un’opera di pura (o impura) immaginazione, la stessa opera teatrale cui noi assistiamo. Essa ha solo un effetto, quello di condurre tutti i nemici di Prospero sotto la sua ferula, nell’unico posto dove tutti i suoi desideri sono immediatamente appagati, la sua isola, il suo universo, quello della creazione letteraria. È ciò che ogni scrittore può fare a volontà – trasformare i propri nemici in personaggi della propria opera letteraria, dove può castigarli come meglio crede. La natura immaginaria della vendetta di Prospero appare con evidenza alla fine dell’opera, nell’assenza stessa di una conclusione. Antonio non si umilia davanti al fratello; la vendetta letteraria di Prospero si dissolve in fumo». (Renè Girard, Shakespeare. Il teatro dell’invidia, Milano, Adelphi, 1998).  Eros Pagni sarà quindi un mago chiuso nel suo luogo di studio e riflessione che si trasfigura con giochi di allucinazioni creando un’isola che non c’è. Tutto è nella testa del mago, compresi Ariel e Calibano, che divengono in questa lettura una sorta di Jekyll e Hyde. Ecco perché la scena della Tempesta è una citazione della biblioteca mediatica del protagonista, ecco perché i suoi avversari si presentano con abiti delle più svariate epoche, essendo nient’altro che citazioni della cultura occidentale, l’unica esperienza che questo intellettuale agorafobico abbia avuto nella sua vita. Dopo aver pensato questo personaggio di grande cultura, di grande capacità immaginativa e che mi figuro da sempre immerso nei suoi libri, mi sono reso conto che il mio Prospero altri non era che mio padre, Renato De Fusco, emerito storico dell’architettura che, dal chiuso della sua biblioteca, ha raccontato, in decine di opere, edifici in gran parte dei quali non è mai stato, ma che ha avuto la capacità visionaria d’immaginare. È per questo che gli dedico questa mia regia in occasione dei suoi novant’anni.

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