Tutti gli appuntamenti di maggio a teatro!


Redazione

18 Apr 2014 - News teatro

MACERATA, 7 maggio ore 21
Teatro Lauro Rossi
VOCITINTE
ITALIANS
regia Antonio Mingarelli

Un monologo per attore. Tre personaggi, tre luoghi, tre storie, tre modi di essere italiano. Un racconto alternativo sul “Belpaese”, su tre anime ai margini: la solitudine, il disagio, la rabbia, il riscatto di un popolo attraverso la di tre figure del nostro presente, riassunte nel corpo e nella voce di un solo attore.
Si inizia dal calcio, luogo comune per eccellenza dell’italicità con un testo del drammaturgo GIUSEPPE MANFRIDI, un tifoso, un ultrà, alle prese con la sconfitta della sua squadra del cuore e con un acceso talk show televisivo. Italians è il progetto di una Spoon River nostrana. Italians è il sogno di restituire della vituperata figura dell’italiano (e dei suoi stereotipi) un riscatto morale, una catarsi possibile attraverso il Teatro. Italians è un omaggio alla tradizione teatrale del “mattatore”, al trasformismo come arte per eccellenza del teatro dei caratteri, un omaggio quindi alla Commedia dell’Arte.

URBINO, 8 maggio ore 21
Teatro Sanzio
GIOVANNI LEONARDUZZI, GUIDO SARLI, TIZIANA BOLFE
NUOVA DANZA ITALIANA
Anticorpi Explo
Giovanni Leonarduzzi | Senza saper né leggere né scrivere
Guido Sarli UIDO | Umma Umma Dance – Fifth Corner
Tiziana Bolfe | Le coltri stanche

Una generazione di artisti rende particolarmente vivace lo scenario della danza contemporanea italiana: la serata presenta tre interessanti e originali performance, ognuna per tre danzatori, provenienti dalla Vetrina della giovane danza d’autore promossa dal network Anticorpi XL.
In Senza saper né leggere né scrivere tre tra i migliori breakers italiani – Giovanni Leonarduzzi, Elia Del Nin e Raffaello Titton – riproducono con i loro corpi l’ingranaggio di un orologio in un interagire continuo nell’ostacolarsi e nell’aiutarsi. Fifth Corner è un brano di grande impatto ed energia prorompente che guarda al corpo come allegorica prigione dell’individuo andando in cerca dell’essenza autentica e primitiva dell’essere umano. Ciliegina sulla torta, a chiudere la serata è un brano di rara forza emotiva, un trio ispirato all’opera Le tre grazie di Antonio Canova e messo in scena da tre donne di età e fascini differenti, Tiziana Bolfe, Lucy Briaschi e Vallina Meneghini.

SENZA SAPER NÉ LEGGERE NÉ SCRIVERE
Il pezzo è pensato come fosse l’igranaggio di un orologio: i percorsi che si ripetono a spirale ricordano il continuo girare incessante e ripetitivo delle lancette. L’orologio funziona solo quando tutti gli ingranaggi girano, ognuno facendo il proprio percorso e condizionando anche quello degli altri; è un continuo interagire nell’ostacolarsi e nell’aiutarsi. Come all’interno dell’orologio c’è solo l’essenziale quello che ha uno scopo, così sul palco c’è solo quello che serve: tre persone, tre corpi che devono girare.

FIFTH CORNER
Fifth Corner è un progetto che nasce dalla collaborazione tra Guido Sarli (Umma Umma Dance) e Manuel Rodríguez, uniti in questa occasione dal loro interesse in comune per le arti performative, con lo scopo di trovare nell’azione artistica un linguaggio proprio, autentico ed originale. Fifth Corner esplora dove risiede l’essenza autentica e primitiva dell’essere umano, guardando all’interno del corpo come un’allegorica prigione dell’individuo. In questo tentativo, l’istinto e il bisogno di evasione possono trasformarsi in una libertà che è in essenza un’utopia, portando l’individuo a scoprire che può essere l’artefice della sua propria prigione.

LE COLTRI STANCHE
Il pezzo è ispirato all’opera Le tre grazie dello scultore neoclassico Antonio Canova. Che cosa sappiamo di esse e cosa pensiamo di sapere? Le coltri stanche raccontano convinzioni che si sgretolano, lasciando divenire le cose ciò che sono. Tiziana Bolfe è danzatrice indipendente ed architetto. Inizia la sua formazione nella scuola di sua madre Lucy Briaschi, dove collabora ed insegna tutt’oggi e contemporaneamente all’Academie Princesse Grace di Monaco. Dal 2006 è parte di plurimi progetti di video-danza e coreografici sostenuti da Operaestate Festival Veneto. Nel 2012 è performer per Butchmusiclab, Collettivo Cinetico, CompagniaDanza Lucy Briaschi ed è parte del progetto internazionale SPAZIO ideato dall’ICK di Amsterdam.

ASCOLI PICENO, 8 maggio ore 20.30
Teatro Ventidio Basso
TEATRO C.A.S.T.
LE TRE VECCHIE
di Alejandro Jodorowsky
regia Alessandro Marinelli

Le vecchie contesse De Felice, nobili gemelle decadute, sono affette da un grave disturbo psichico: rimuovono sistematicamente il loro misterioso passato, lo distorcono, s’imbellettano come fanciulle in fiore nella speranza di attrarre spasimanti che le salvino dalla miseria e che le rendano madri, senza alcun pensiero alla sterilità anagrafica in cui sono ormai confinate. Paradossalmente, ora che la vecchiaia le ha ormai divorate, nei loro corpi appassiti rinverdiscono le tensioni sessuali della giovinezza, il loro essere brama, l’irruenza del corpo maschile; la loro carne risente la morsa d’un piacere malato, consumato anni addietro in modo aberrante, nel perimetro angusto delle mura domestiche. Sono creature che vivono ai margini queste contesse, larve reiette, schernite ed estromesse da un mondo che non sa comprendere. Osservandole, mi tornano alla memoria le parole con cui Pirandello descriveva il sentimento del contrario: “Vorremmo ridere, ma il riso non ci viene alle labbra schietto e facile; sentiamo che qualcosa ce lo turba e ce l’ostacola; è un senso di commiserazione, di pena e anche d’ammirazione”. E infatti, mentre l’intreccio procede in costante bilico tra la pochade e il Grand Guignol, avvertiamo il peso d’un dolore insopportabile, d’uno strazio lacerante e impossibile da cancellare. Avvertiamo l’abisso. Ed è appunto l’abisso ciò che più m’interessa indagare, l’orrore da cui origina una devianza, la genesi d’un comportamento non allineato. Perché oggi – come ieri – ciò che è diverso è spesso demonizzato. Invece, prima d’ogni altra cosa, ciò che è diverso andrebbe compreso. Alessandro Marinelli

CAMERANO, 9 maggio ore 21.30
Sala Convegni
nell’ambito di KICKOFF promosso da Compagnia Vicolo Corto
ROBERTO SCAPPIN, PAOLA VANNONI
GRATTATI E VINCI
3° episodio della trilogia del’inesistente_esercizi di condizione umana di Roberto Scappin e Paola Vannoni
[Kick Off, rassegna realizzata da Compagnia Vicolo Corto con il sostegno dell’AMAT]

Gli “Esercizi di condizione umana” che veicolano i tre episodi della Trilogia, si connotano in Grattati e vinci nell’atto del creare attraverso i mezzi stessi dell’impotenza. Impotenza non come gesto attonito ma appropriazione di una volontà che non si sottomette a un’ereditarietà ideologica. Il lavoro si ispira, senza palesarlo, al concitato tentativo di mutare il proprio reale grattando, uno dopo l’altro, il dorato rettangolo del grattaevinci.
Da questo agire compulsivo appare che i vincenti siano coloro che non inseguono, non desiderano, ma si riappropriano dei residui di autodeterminazione cercando una personale verità e natura dell’esistere. In Grattati e vinci le due figure abitano lo spazio di due sgabelli da campeggio, in una raffigurazione scomoda dell’ozio come sperimentazione del non fare, piattaforma di sospensione, rifiuto del reale. L’intento è sollecitare una lettura critica della realtà, articolando la moltiplicazione del dubbio, per condividerlo con lo spettatore nella membrana pulsante della sua inquietudine.

FABRIANO, 10 maggio ore 18
Teatro Gentile
REMARCHEBLE! DAY #FABRIANO

Dalle ore 18 un microfestival tra le arti contemporanee – con tanto di aperitivo e video mapping – che coinvolge artisti marchigiani under 35 chiamati a reinterpretare i luoghi più suggestivi della nostra regione. Momento centrale del progetto regionale REmarcheBLE! Sorprendenti avventure in luoghi di storia – che si avvale del cofinanziamento della Regione Marche Assessorato alle Politiche Giovanili e del Dipartimento della Gioventù e del Servizio Civile Nazionale in collaborazione con Gruppo Baku, Studio Mjras e Comune di Fabriano – REmarcheBLE! Day #FABRIANO è l’appuntamento che unisce artisti e pubblico in una serata in cui il Gentile diventa uno speciale “salotto” immerso nelle arti contemporanee. Un microfestival che si è costruito attraverso un percorso pregresso di scouting di artisti e pubblico appassionato del territorio; un’occasione particolare per mettersi in gioco, vivere l’arte attraverso performance e installazioni speciali in questi due affascinanti luoghi culturali della città da riscoprire e guardare da altre prospettive.

URBINO, 11 MAGGIO ore 16.30
Palazzo Ducale
IO E FEDERICO
visita animata con mamma e papà alle opere di Federico Barocci
a cura di Andrea Caimmi

È difficile incontrare Messer Federico in giro per Urbino. È sempre chiuso nel suo studio a dipingere. Non lascia entrare nessuno. Che grandissima occasione sarebbe quindi poter avvicinarsi anche per poco al suo fantastico mondo, poterlo quasi toccare e chiedersi come da un disegno possa scaturire tanta bellezza. Perché sapete, la bellezza non è una cosa facile, ci vuole tanta attenzione e dedizione: ci vuole tanto amore. Io me ne rendo conto ogni giorno, quando lo osservo lavorare. È tanto ormai che lo conosco e ogni volta ne resto affascinato come fosse la prima.  All’inizio guardo, e guardo ancora, e guardo ancora… poi mi accorgo che un colore o un movimento sono entrati dentro di me. Come faccio? Quando ci vediamo vi spiegherò meglio tutto, e mi raccomando: non fate rumore che Federico sta dormendo!

FANO, 15 maggio ore 21
Teatro della Fortuna
COMPAGNIA ABBONDANZA / BERTONI
TERRAMARA
coreografie Michele Abbondanza
cura del riallestimento Antonella Bertoni
nell’ambito del progetto RIC.CI./Reconstruction Italian Contemporary Choreography Anni ‘80/’90
ideazione e direzione artistica Marinella Guatterini
assistente alla direzione Myriam Dolce

Terramara con i suoi echi classici bachiani e il fitto intreccio di suggestioni musicali etniche ungheresi, indiane, rumene e siciliane, nasce come riflessione a due sul trascorrere del tempo, sulle sue vestigia antiche e sulla complessità del legame tra due esseri di sesso opposto che s’incontrano per creare nuova vita e ricrearsi.
Ricordo da piccolo, quando mio padre mi offriva certe arance arrivate dal sud e con orgoglio ostentava il fatto che avessero “i figli”. […] Dopo i “lavori-scuola” con Carolina (Carlson) e quelli collettivi con Sosta Palmizi, di questo primo lavoro “in solitaria” ricordo proprio l’esplosione dell’immaginazione che sentivo poter espandersi intensamente come poi l’odore e il succo delle arance in scena. Michele Abbondanza
Ora Terramara conosce nuova vita, ri-danza nel nostro tempo. Osservo Eleonora e Francesco essere loro, in noi, nell’oggi presente il nostro passato. Antonella Bertoni
Centinaia di arance riversate in scena non potevano essere, qui, un semplice ed esplicito omaggio al teatrodanza dalle scenografie naturalistiche di Pina Bausch, ma la necessità del colore/calore capace di accendere gesti e sguardi e di riversarli verso il pubblico in un abbraccio emotivo. Su questo turgore espressivo e drammatico, sprigionato nel rigore di una danza comunque formale, fa leva anche la ricostruzione 2013 di Terramara. [estratto da un testo di Marinella Guatterini]

ANCONA, 14 maggio ore 21.30
Ancona, Aula Magna D’Ateneo “Guido Bossi” – Polo Monte Dago
Università Politecnica delle Marche | AMAT nell’ambito di Your Future Festival
STEFANO ACCORSI in
GIOCANDO CON ORLANDO (ASSOLO)
tracce, memorie, letture da Orlando furioso di Ludovico Ariosto secondo Marco Baliani

Dicono che a narrare storie il mondo diventi assai meno terribile, e per tal compito, in questi tempi amari dove a parlare sembra essere solo la realtà, ci siam messi all’opera, con passo volatile e leggero, ma per toccare sostanze alte e un sentire sincero.
Trasferire l’Orlando furioso in una presenza teatrale è impresa degna di cavalieri erranti, anzi narranti.
Stefano Accorsi veste i panni di un simile cavaliere e si cimenta con l’opera ariostesca cavalcando il tema oneroso dell’amore e delle sue declinazioni, amore perso sfortunato vincente doloroso sofferente sacrificale gioioso e di certo anche furioso. Monologando, narrando, digressionando, le rime ottave del grande poeta risuoneranno in sempre nuove sorprese, in voci all’ascolto inaspettate, in suoni all’orecchio stupiti.
Una versione speciale che nasce dalla fortunata esperienza teatrale che ha visto Stefano Accorsi in compagnia di Marco Baliani (prima solo come regista, poi anche in scena) confrontarsi in maniera appassionata e ironica, sui palcoscenici dei maggiori teatri italiani, con le parole immortali dell’Ariosto.

MACERATA, 14 maggio ore 21
Teatro Lauro Rossi
SPERIMENTALE TEATRO A
PECCATO CHE SIA UNA PUTTANA
di John Ford
regia Allì Carracciolo

“Esperimento sul “Corpo senza Organi” dell’ultimo Artaud (il cosiddetto Secondo Teatro della Crudeltà) ricercato, da un lato, attraverso il corpo danzante e, dall’altro, attraverso la phonè assoluta in un’improbabile funzione di drammaturgia del vuoto. La voce che scandisce lo spazio governa la drammaturgia dei corpi muovendo l’incastro di parola e senso e obbligandoli alla vicenda. Più che una decostruzione (del testo, dell’atto teatrale, della scena) si attua una drammaturgia che assolve dallo svolgimento dell’azione per la pura azione e scioglie dalla necessità della fabula drammatica per instaurare altra necessità, quella della improrogabile convergenza al centro del vortice cui volge l’esito estremo della catastrofe”. Allì Caracciolo
Lo Sperimentale Teatro A è una compagnia professionistica impegnata nella ricerca e produzione teatrale dal 1964. L’unione di un attento studio di fonti e documenti e di laboratori di ricerca fisica e vocale ha dato vita a spettacoli di grande valore artistico e umano. Tra le opere maggiori: Chi è belli de forma de magghiu ritorna e Piange piange Maria povera donna (quest’ultimo realizzato in collaborazione con La Macina di Gastone Pietrucci), capolavori di ricerca nelle tradizioni orali marchigiane, la Salomè dei mattatoi, basata sul testo di Oscar Wilde, e Lotta fino all’alba di Ugo Betti. Lo STA è diretto da Allì Caracciolo.

RECANATI, 18 maggio
Teatro Persiani
XSIANIXTUTTINOI!

Il Teatro Persiani ospita l’esito dei laboratori XSIANIXTUTTINOI! che hanno accompagnato la città di Recanati per un anno e reso protagonisti ragazzi, insegnanti, bambini e over 60. Installazioni e performance dal vivo racconteranno l’esperienza in un microfestival molto speciale in cui si potrà assistere a tre performance dal vivo (laboratorio delle scuole medie, delle scuole superiori e un laboratorio dedicato agli over 60); si vedrà il risultato del laboratorio fotografico condotto da Fabrizio Carotti; inoltre non mancherà una mostra con tutti i disegni che i bambini hanno realizzato in occasione di alcuni spettacoli teatrali a cui hanno assistito durante l’anno.

URBINO, 19 maggio ore 21
Teatro Sanzio
LUCA DE FILIPPO
SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA SBORNIA
di Eduardo De Filippo, liberamente tratto da “La fortuna si diverte” di Athos Setti
regia Armando Pugliese

Scritta da Eduardo nel 1936, Sogno di una notte di mezza sbornia parla di sogni, vincite al lotto, superstizioni e credenze popolari di un’umanità dolente, che solo in questo modo riesce a pensare a un futuro migliore, per sopravvivere al proprio presente.
A Pasquale Grifone, un povero facchino, piace alzare il gomito e quando beve fa sogni strani, così da ricevere la “visita” di Dante Alighieri, del quale gli era stato regalato un busto in gesso. Il Poeta suggerisce all’uomo quattro numeri da giocare al lotto, sottolineando però che essi rappresentano anche la data e l’ora della sua morte. Di lì a poco, la quaterna esce e Pasquale vince una forte somma di denaro. La famiglia si adatta prestissimo alle nuove condizioni e nessuno si preoccupa della crescente disperazione del povero Pasquale, terrorizzato dalla sua “imminente” morte; cercano anzi di convincerlo del fatto che si tratti solo di una sciocca superstizione. Il giorno annunciato però la famiglia si veste a lutto: tutti, ormai, sono convinti che quelli siano gli ultimi momenti di vita dell’uomo ma quando il pericolo sembra ormai scongiurato un colpo di scena riapre il gioco…
Utilizzando lo stile comico, a volte grottesco fino a pervenire alla farsa, Eduardo combina la forma della classica e antica tradizione teatrale napoletana. In Sogno di una notte di mezza sbornia il popolare gioco del lotto si trasforma in una scommessa tra la vita e la morte, tra il mondo dei vivi e il mondo dei morti; la comunità dei familiari e degli amici, stretta intorno al protagonista e al suo dramma forse più per egoistico interesse personale che per solidarietà e sostegno, fornisce a De Filippo la possibilità di sviluppare il carattere corale e sfaccettato della sua drammaturgia. E poi con un finale a sorpresa che non si consuma mai, fra gioco dell’esistenza e gioco della scena, ancora una volta Eduardo, in modo ironico e intelligente, pungente e raffinato, ci propone un’occasione di riflessione sul nostro modo di stare al mondo.

PESARO, 30 maggio ore 21
Teatro Rossini
MOTUS NELLA TEMPESTA
2011>2068 AnimalePolitico Project
ideazione e regia Enrico Casagrande e Daniela Nicolò
drammaturgia Daniela Nicolò

Motus chiede al pubblico di portare in teatro una coperta e donarla
Qual è il primo rifugio dopo un uragano, un naufragio o un altro evento eccezionale? Una coperta. Il pubblico contribuirà così alla messa in scena. È un invito che fa appello alla disponibilità di ciascuno, nel totale rispetto della libertà di accettare o meno questa sollecitazione.
“Cosa succederà adesso” è la domanda sollevata in chiusura di Alexis. Una tragedia greca, il nostro ultimo spettacolo dedicato alla ricerca delle tracce di Antigone nel contemporaneo. Alexandra Sarantopoulou, in scena, afferma che, per lei, la chiave della risposta è in una scritta che alcuni ragazzi hanno fatto su un muro di Atene: noi veniamo dal futuro. Quello che è successo in Nord Africa, che sta avvenendo in Grecia e si sta diffondendo in tutta Europa e oltre, è qualcosa che molti degli utopisti e scrittori della science fiction non avevano così lucidamente valutato: ovvero la presenza di una massa estesa e critica di giovani, anche istruiti, che decidono di svegliarsi e spostare l’asse, collocandosi fuori dalle coordinate prestabilite… Si collocano nel futuro, perché sono il futuro, un futuro che Huxley e Orwell avevano dipinto a fosche tinte, ma che invece, forse, riserva qualche sorpresa? Mai avremmo immaginato che la ricerca fra autori di science fiction – perché è su Philiph Dick e Aldous Huxley che inizialmente intendavamo lavorare – ci avrebbe all’opposto catapultato nel ‘600. Ma così è stato, scoprendo che il titolo dell’opera di Huxley, Brave New World, è una citazione di Shakespeare. D’impulso, e senza rete, ci siamo gettati ne La tempesta leggendo e rileggendo quest’opera indefinibile e misteriosa, per scoprire – trasfigurate – infinite coincidenze con le domande che ci avevano spinto a cercare, nelle prefigurazioni future, strumenti per leggere l’incertezza presente. Ci siamo messi in viaggio, consapevoli delle insidie e degli abbagli, ma determinati a perseguire un’idea di teatro che ci scaglia dentro punti caldi del pianeta, per captare forze telluriche e accumulare energie necessarie a vivere «in un mondo in cui non ci si può adattare e a cui non si può rinunciare, as citizens, as society-makers». Motus

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