Giuseppe Battiston ha incantato tutti!
di Elena Bartolucci
29 Gen 2014 - Commenti teatro
Porto Sant’Elpidio (FM)– Martedì 28 gennaio 2014 al Teatro delle Api fa il suo ingresso Giuseppe Battiston, uno degli attori italiani di cinema e di prosa più apprezzati e premiati del momento, con la sua magistrale e toccante interpretazione de L’invenzione della solitudine di Paul Auster. Quest’ultimo è uno dei maggiori rappresentanti della letteratura americana contemporanea: scrittore, saggista, poeta, sceneggiatore e regista di film di un certo spessore come Smoke e Blue in the face, che, insieme al compianto Lou Reed e Woody Allen, rappresenta uno dei grandi cantori della grande New York ma anche di quell’America malinconica e solitaria.
Il testo de “L’invenzione della solitudine” è ripreso dall’omonimo romanzo autobiografico del 1979, che narra appunto della morte del padre dello scrittore e si incentra sul rapporto problematico tra questa figura paterna del tutto assente e un figlio desideroso di affetto.
Il monologo parte dal fatto di come la morte inattesa del padre di Auster porti lo stesso scrittore alla ricerca di un padre che non c’è più e che lo costringe a fare i conti con se stesso.
La parola chiave di questo racconto è, infatti, il ricordo. Anche se è impossibile entrare nella felicità e nella solitudine altrui, lui cerca comunque di rovistare nella sua memoria alla ricerca di quei pochi momenti vissuti insieme a un padre lontano, che non è stato neppure capace di coinvolgerlo nella sua stessa noia. Sono tanti i ricordi che lo scrittore-protagonista tenta di ripercorrere e appuntare nelle pagine che sta scrivendo, ma scopre che non è così semplice come potesse pensare e tornano a galla anche molte ferite rimaste scoperte e pensieri mai detti a voce alta.
Il padre, dopo aver lasciato sua moglie, si è trasferito da solo in una grande casa e lì vi è rimasto da solo per 15 anni. Quando ha saputo che era morto, ha trovato persino difficile o addirittura terribile doversi destreggiare tra le sue cose come quelle cravatte ancora appese.
Eppure è proprio l’improvvisa mancanza del padre a far riflettere lo scrittore su ciò che sta facendo della sua stessa vita. Separato da poco tempo, inizia a interrogarsi se anche lui diventerà una sorta di genitore fantasma per il suo piccolo Daniel, che vuol veder crescere.
La chiusa finale riassume perfettamente il significato di tutto lo spettacolo: “È stato, non sarà mai più, ma tu ricorda”.
Non è certamente un testo semplice vista l’intimità e il forte realismo che si nasconde dietro ogni battuta, ma la presenza scenica (seppure quasi ingombrante) di Battiston riesce a trasmettere in ogni istante sul palcoscenico tutta la malinconia e le cose non dette che si possono celare dietro un rapporto genitoriale difficile.
Degna di nota anche la scenografia, che ha saputo regalare un senso di profondità particolare grazie allo specchio centrale e un gioco di luci perfetto.
La regia molto curata è di Giorgio Gallione, le scene e i costumi sono di Guido Fiorato e le efficaci musiche di Stefano Bollani.
Lo spettacolo è una produzione del Teatro dell’Archivolto/Teatro Stabile di Genova.