Giorno della Memoria 2025


di Alberto Pellegrino

27 Gen 2025 - Letteratura, Varie

In occasione della “Giornata della Memoria” 2025 pubblichiamo il testo di “Ballata dell’uomo solitario. Auschwitz – Birkenau” del nostro direttore Alberto Pellegrino

(Testo e foto di Alberto Pellegrino)

Ballata dell’uomo solitario. Auschwitz – Birkenau

Nell’orribile luogo delle tenebre

Sotto un pallido cielo
dove un sole intimidito 
sembra restio a mostrare la luce
s’accumula l’acre sapore
di feroci stagioni.
L’uomo solitario 
con l’anima avvolta 
da tenebre di dolore
sente risuonare voci di volti 
ormai fatti d’aria.
Viaggiatore di sogni inesplorati
l’uomo solitario vorrebbe avere
nuove vite per uomini 
liberi di solcare l’azzurro 
come un volo d’uccelli migratori
capaci di tracciare scie d’infinito
per fuggire lontano
da questo terribile luogo 
per andare verso terre 
dove si possano ancora sognare 
le fragili speranze dell’uomo.

Quei terribili treni senza ritorno

Sopra fredde rotaie 
correvano treni senza ritorno
mentre un tempo di fragile cristallo
scandiva uno stillicidio di minuti
sopra un eterno metronomo 
che non segnava mai l’ora
d’una speranza o d’un amore.
Queste rotaie trasportano ora
migliaia di sogni perduti
ultime tracce d’una morte
che arrivava in punta di piedi
come un bisbiglio velenoso.
L’uomo solitario contempla 
le pianure sopra le quali 
scorrono lente le eterne costellazioni
con il loro carico di tremanti illusioni
e continua a porsi con ferocia
un interrogativo tremendo
che non troveranno mai una risposta.

Un’ostinata barriera di dolore

Dinanzi allo sguardo
dell’uomo solitario 
c’è la corona di spine 
di rugginosi reticolati 
la distesa di camini 
ormai senza fumo
le latrine sbriciolate
le vuote occhiaie dei dormitori
dai quali sale una litania
di voci senza suono.
L’uomo solitario non riesce a forzare
questa ostinata barriera di dolore
oltre la quale pulsa un grido 
di umanità disperata.
L’uomo solitario si sente perduto
in un silenzio d’ombre infinite
che scompiglia i suoi esili pensieri
come le note d’uno spartito
che non riesce a interpretare.
L’uomo solitario si sente smarrito
in un’intricata foresta 
di sguardi senza volto
e sente che i pensieri
gli bruciano l’anima
mentre muove i suoi passi
in questi antri ormai sacri
senza riuscire a districare
il groviglio della ragione.

Il silenzio di Dio

Su questa pianura desolata
l’uomo solitario cammina 
mentre il silenzio avvolge
scheletri d’alberi nudi
baracche gonfie di sofferenza
dove un tempo si rifugiava
un’inutile speranza 
che la crudeltà dell’inganno 
avrebbe senza pietà soffocato.
L’uomo solitario 
trascina i suoi passi 
sul grigio asfalto della strada
e sfiora quelle mura 	
che distillano un cieco dolore 
mentre intorno risuona 
l’ostinato silenzio di Dio.

Come cercare una risposta

Un sole improvviso 
sembra risvegliarsi
dopo un lungo torpore
e su questa pianura 
ora scorrono silenti
scaglie impazzite di luce
a inseguire fantasmi 
d’un tempo felice
ormai dissolto per sempre.

L’uomo s’avvia lentamente
verso l’uscita del campo
ma non è più solo
perché la sua donna 
ora gli cammina al fianco. 
Quello sguardo profondo
lo costringe a restare appeso 
al filo ostinato d’un amore 
che dà una risposta
ai tanti perché della mente. 

L’uomo non più solitario
guarda il sole che incendia 
l’orizzonte mentre l’ultima luce 
gioca sulla sterminata pianura  
e ritorna sulle strade 
percorse dal vento 
che canta tra i rami degli alberi
le sue secolari canzoni.
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