Fresu e Di Bonaventura regalano grande magia
di Elena Bartolucci
4 Ago 2023 - Commenti live!
Sant’Elpidio Jazz Festival inizia alla grande la sua 24ª edizione con un duo d’eccezione, Paolo Fresu e Daniele Di Bonaventura, nello spettacolo “Jazz to children. Musica per tutti da 0 a 100 anni”.
(Foto ©Umberto Polizio)
Sant’Elpidio a mare (FM) – Venerdì 28 luglio nella splendida cornice di Piazza Matteotti del piccolo comune fermano è stato dato il via alla 24ª edizione del Sant’Elpidio Jazz Festival.
Per la prima data sono stati scelti due ospiti d’eccezione: il famoso trombettista Paolo Fresu in compagnia di Daniele Di Bonaventura e il suo magico bandoneon, i quali si sono esibiti in un concerto intitolato “Jazz to children. Musica per tutti da 0 a 100 anni”.
Una serata davvero speciale in compagnia di due artisti, la cui creatività, classe e incredibile talento sono osannati a livello internazionale nel mondo del jazz e sono anche molto apprezzati da una fetta notevole di pubblico ovunque si esibiscano.
Dopo una lunghissima serie di ringraziamenti da parte del direttore artistico Alessandro Andolfi ai vari enti e patrocini del festival, i due ospiti della serata hanno fatto il loro ingresso sul palco.
Prende subito la parola il bandoneon del musicista Di Bonaventura e fa immediatamente respirare la bellezza della musica jazz. La sua incredibile intensità interpretativa insieme alle espressioni facciali e i vocalizzi durante l’esecuzione del primo brano fanno traspirare una notevole passione che si fonde senza problemi con il suono magico della tromba di Fresu che infiamma subito il ritmo.
Durante l’esibizione di questo brano intitolato O que serà, viene addirittura utilizzato un sintetizzatore per creare un maggiore eco a determinati suoni, realizzando riverberi e accenti musicali dal taglio più moderno, che mantiene comunque una visione molto intima.
Il secondo brano più giocoso proviene dall’Uruguay, in cui il bandoneon si trasforma anche in piccolo strumento a percussione, usato infatti come base per tamburellare la musica di sottofondo.
Il concerto prosegue con Non ti scordar di me (commissionato appositamente dal regista Ermanno Olmi per il famoso film Cento chiodi), un brano che inizia in maniera molto ritmata in cui anche le luci seguono la musica in modo alternato come il rintocco delle campane della piazza. L’intensità ritmica iniziale si affievolisce per poi riprendere e aumentare di velocità con note alte e basse che sembrano rincorrersi. Persino il tamburellare dei piedi nudi e delle mani sulla tromba di Fresu diventano un vero e proprio strumento di accompagnamento.
Non appena prende finalmente la parola il musicista originario del piccolo paesino di Berchidda, in maniera mesta e quasi un po’ timida inizia a spiegare di come sia la prima volta che questo duo si approccia al mondo dell’infanzia.
Ha dichiarato che ama definire elastico questo tipo di concerto, perché entrambi i musicisti si ritrovano spesso a suonare sempre le stesse cose ma in molti modi diversi. Principio fondante proprio della bellezza del jazz.
Un concerto dipende molto dal buon cibo che si può apprezzare prima dell’esibizione e dall’amore percepito dal pubblico. Un concerto è come un banchetto a cui i musicisti invitano tutti a casa loro e quindi per fare bella figura devono cucinare le cose migliori per raccontare proprio la parte più onesta di loro.
Data la notevole importanza di saper scegliere la musica di sottofondo quando si è in compagnia, i due musicisti si sentono quindi in obbligo di far ascoltare alla piazza gremita di Sant’Elpidio a Mare quello che vorrebbero condividere, come se fossero insieme a cena, a tutti i presenti. Quella stessa musica che tanto amano e che vorrebbero ascoltare insieme al proprio pubblico.
Il concerto prosegue intorno all’Argentina, senza per forza dover assaporare le famose note del tango.
Il quarto brano Un vestito y un amor di Fito Paes è un brano a cui entrambi i musicisti sono particolarmente legati, di cui amano la versione di Caetano Veloso. Hanno dichiarato di essere innamorati di questo pezzo e la grande intensità nell’esecuzione ne è la chiara dimostrazione.
Per la quinta canzone hanno invece scelto una ninna nanna bretone (alla fine del pezzo Fresu ha tenuto una nota lunghissima nello stupore generale), la cui dolce melodia è in netto contrasto con il testo molto crudo di cui sono state accennate pochissime parole.
Senza fare una pausa netta, il duo prosegue subito con un nuovo pezzo ossia una lauda francescana, in cui attraverso l’uso del sintetizzatore vengono riprodotte sonorità quasi più metalliche dal gusto quasi troppo contemporaneo e lontano dal jazz più puro e classico ma che non disturbano comunque il pubblico, ammaliato dalla grande maestria con cui il duo riesce a fondere la musicalità di entrambi i propri strumenti.
Il concerto prosegue a un ritmo serratissimo con un brano proveniente dal mondo del cinema, Someday my prince will come, e passando dalla citazione di un film sull’infanzia si punta immediatamente alla poesia delle Lettere a Pinocchio delle primissime edizioni dello Zecchino d’oro.
Fresu ricorda con grande tenerezza l’impazienza legata all’attesa di vedere Mago Zurlì in televisione ed è proprio da questo spunto che il musicista di origini sarde inizia a parlare di quanto sia importante far avvicinare i bambini alla musica. Uno strumento potentissimo che consente loro di rapportarsi col prossimo in maniera più sincera ed è proprio grazie all’improvvisazione che ci si riesce a relazionare con i propri sentimenti e se stessi. Fare musica significa proprio dare un’opportunità a ciascun bambino di imparare a essere.
Dopo queste profondissime parole, Fresu e il suo compagno di viaggio sul palco si sono esibiti in un nuovo brano fanciullesco, Ci vuole un fiore, che si trasforma in una versione intima e carismatica al tempo stesso, sul cui finale si sono divertiti a creare un simpatico gioco di botta e riposta a forza di note bassissime.
Dopo i ringraziamenti di rito per suono e luci e per la cornice del magnifico e longevo festival che li hanno ospitati, i due musicisti si sono apprestati a eseguire l’ultimo bis.
Fresu, però, ha voluto spiegare con una breve premessa la scelta delle due canzoni che hanno deciso di fondere in un bellissimo medley.
Le prime note sono de Il silenzio, che sarebbe potuta sembrare una forzatura ma si è trattato in realtà di un piccolo omaggio per uno degli spettatori che era stato così gentile da offrire loro della frutta a fine pasto di cui era sprovvisto il ristorante in cui avevano cenato.
Nella seconda parte, invece, il duo si è esibito in un inno laico di Victor Jara che avevano già eseguito diversi anni fa in Cile durante un famoso festival a Santiago, che fece alzare in piedi un intero paese a dimostrazione di quanto un solo semplice brano possa essere pregnante per una comunità intera.
Dopo uno scroscio lunghissimo di applausi, la serata si è poi conclusa con una doverosa dedica a Roberto Piermartire, celebre trombettista monturanese nonché comune amico di entrambi i suonatori in scena scomparso poco tempo fa.
L’alchimia fra il trombettista sardo e il bandoneonista marchigiano è ormai ben rodata dopo innumerevoli concerti insieme e lo si percepisce sin dalle prime note. Il loro affiatamento sul palco è palpabile e dal primo instante regala una poesia incredibile.
Unica nota stonata della serata è stato l’uso quasi psichedelico delle luci che non ha sicuramente aiutato il pubblico a seguire bene il concerto.
Il festival jazz è realizzato con la direzione artistica di Alessandro Andolfi insieme al Comune di Sant’Elpidio a Mare e Syntonia Jazz, in collaborazione con AMAT e il contributo di MiC e Regione Marche nonché le erogazioni liberali su ArtBonus e il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Fermo e di Tennacola Spa.
Grazie mille per questo bellissimo racconto. Abbiamo rivissuto ancora più intensamente le emozioni di qella serata.