“FINO ALLA FINE” il film di Gabriele Muccino alla Festa del Cinema di Roma


a cura di Francesca Bruni

21 Ott 2024 - Approfondimenti cinema, News cinema

L’ultimo film di Gabriele Muccino “FINO ALLA FINE”, con Elena Kampouris, Saul Nanni, Lorenzo Richelmy, Enrico Inserra, Francesco Garilli, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, sarà nelle sale a partire dal 31 ottobre 2024.

(Foto di Valentina Glorioso)

La vita è il risultato delle scelte che facciamo.

“FINO ALLA FINE”, l’ultimo film di Gabriele Muccino, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, racconta la storia di Sophie, una giovane americana di vent’anni che ha vissuto tutta la vita sottovuoto e in solitudine. Durante una vacanza a Palermo con la sorella, nelle ultime 24 ore prima del ritorno in California, incontra Giulio e il suo gruppo di amici siciliani. Queste 24 ore cambieranno per sempre la sua esistenza. Desiderosa di vivere fino in fondo, Sophie decide di scegliere di camminare sull’orlo del baratro trascinandosi in una vertigine pericolosa, trasformando una semplice avventura in una battaglia per la sopravvivenza, il riscatto e l’adrenalina pura. In questo labile confine tra vita e morte, Sophie verrà risucchiata dal fascino del pericolo, commettendo errori che marchieranno la sua vita, cambiandola per sempre.

Trailer ufficiale:

GABRIELE MUCCINO racconta il suo film

Fino alla Fine è il mio tredicesimo film. Sono volati i 27 anni in cui mi sono immerso in questo mestiere; anni intrecciati alla mia sensibilità per l’animo umano e le sue dinamiche, drammatizzandole e creando così personaggi che potessero prendere vita propria, permettendomi di vivere assieme a loro molteplici vite. Personaggi inesistenti, incarnati da attori che, come Pinocchio costruito dal suo Geppetto, diventano sullo schermo persone reali in carne e ossa, immortali. Una volta che il film sarà finito, quei personaggi, quelle schegge di vita, certe frasi, resteranno per sempre lì, ferme nel tempo, capaci di dialogare con il nostro inconscio, scatenare pulsioni, vivificare i nostri ricordi, i nostri sogni, la nostra inesauribile brama di vivere la nostra vita un po’ come quella che sceglie di vivere Sophie.

Questo è il motivo per cui faccio cinema. Da bambino, incantato da centinaia di film visti in un cinema d’essai, ho perseguito l’idea di fare film per raccontare il mondo che assimilavo, portando il cinema nella mia vita e la mia vita nel cinema.

In un’epoca in cui le esperienze sono sempre più mediate da uno schermo, ci stiamo schiantando contro l’evidente, profondo e vitale bisogno di vivere pienamente, coinvolgendo corpo e mente per esplorare i limiti e spingerci oltre. Vivere davvero, senza rimorsi, senza pentimenti, gettando il cuore oltre l’ostacolo…perché si vive una volta sola. In Braveheart, c’è una famosa frase che recita: “Every man dies, not every man really lives” (Tutti muoiono, non tutti vivono davvero), e riassume lo spirito guida che muove il personaggio di Sophie. Prendendo la vita di petto, vivendo con questa attitudine, si rischia anche di farsi male. Ma dai primi affreschi nelle caverne, l’indole umana è sempre stata attratta dall’ignoto, dalle sfide, dalle imprese che portano fuori dal perimetro della zona di conforto.

Fino alla Fine non vuole essere semplicemente visto, ma vissuto, perché tratta di ciò di cui le nostre vite hanno un silenzioso e costante bisogno: la spinta a superare le barriere, a non accontentarsi di un’esistenza preconfezionata e programmata. In un momento senza precedenti nella storia dell’umanità, in cui tutto appare globalmente organizzato, pianificato, gestito sopra le nostre teste, i viaggi, un tempo avventure spontanee, sono ora ridotti a itinerari predefiniti low-cost da postare e condividere sterilmente sui social. Eppure, dentro di noi, sopravvive una parte antica e ribelle, che si oppone all’idea di vivere come spettatori passivi di vite e realtà altrui che mai saranno nostre.

Saul Nanni ed Elena Kampouris

Sophie

È da questa idea che nasce la protagonista di Fino alla Fine, Sophie (Elena Kampouris), una ragazza americana che incarna, nell’arco di 24 ore, una forza vitale e indomabile. Sophie ha vissuto i suoi primi venticinque anni rinchiusa in un bozzolo, ossessionata dall’idea di diventare una pianista di primo livello. Si è dedicata a infinite ore di studio inseguendo un’ambizione, un sogno… per poi scontrarsi contro il muro della realtà quando non riesce a passare un esame fondamentale al Conservatorio. Quel talento che aveva sempre creduto di possedere le si sbriciola sotto i piedi. Sophie sente sulla sua pelle la frustrazione e il dolore per aver perduto più di metà della sua vita dietro a un castello di grandi progetti che si dissolve polverizzandosi e lasciandola svuotata e senza più orientamento. La recente perdita del padre e il viaggio in Italia con sua sorella Rachel (Ruby Kammer), che cerca di tirarla fuori dalla depressione e pensieri suicidi in cui è scivolata, sono la premessa del grande viaggio di Sophie. Un viaggio da cui improvvisamente realizza di volersi liberare, scardinando il cancello interiore che la tiene prigioniera di una vita che non vuole più vivere. Appena arrivata a Palermo, Sophie incontra in mare un gruppo di ventenni: Giulio (Saul Nanni), suo coetaneo, orfano di entrambi i genitori, che vive con i nonni a Palermo. Con lui, Sophie incontra anche i suoi amici siciliani: Komandante (Lorenzo Richelmy), suo fratello Samba (Enrico Inserra), e Sprizz (Francesco Garilli). Questo incontro, il colpo di fulmine con Giulio, sarà la detonazione che accenderà la miccia esplosiva della sua anima ribelle e indomita.

Elena Kampouris e Saul Nanni

Scelte e Libertà

Ogni scelta che Sophie farà nel corso delle irripetibili e fatali 24 ore raccontate nel film la vedrà non più spettatrice della propria vita, ma protagonista attiva, decisa a camminare sulla linea sottile del pericolo e dell’ignoto, vivendo fino in fondo, fino alla fine, fino alle estreme conseguenze, inseguendo la libertà di vivere secondo le sue regole. Solo le sue. La scelta di lavorare con attori prevalentemente poco conosciuti al grande pubblico è stata considerata da me e dai produttori necessaria per permettere allo spettatore di entrare nella storia senza pregiudizi o aspettative legate a volti già noti. La spontaneità, la verità, il grande talento e la presenza di questi ragazzi, per metà adulti e per metà ancora bambini, con tutta la loro asprezza selvaggia e impreparazione alla vita, contribuiscono a creare un gorgo, una vertigine che trascinerà Sophie in un mondo per lei del tutto nuovo e dunque imperdibile.

Da spettatori, empatizziamo con tutti loro; li amiamo ancor più quando li vediamo inciampare, li amiamo perché riconosciamo i loro errori e glieli perdoniamo. Anche quando risulteranno gravissimi.

L’arte ha sempre avuto il compito di esplorare il nuovo, di sfidare il passato e di aprire nuove strade. Questo film è un invito a vivere, a scegliere e a cambiare. È un inno alla vita e alla libertà, anche a costo della vita stessa.

Lorenzo Richelmy ed Elena Kampouris

La Doppia Lingua, la Doppia Versione

Fino alla Fine rappresenta un progetto unico anche per il modo in cui è stato realizzato. Il film è stato infatti girato in due lingue. Ho voluto creare due versioni distinte e indipendenti: una in inglese e una in italiano. Ho scritto il personaggio di Sophie con l’identikit di una ragazza americana di provincia, di ceto medio-alto e di origini italiane. Nella versione “internazionale”, lei comunica con i ragazzi che incontra in Italia nella sua lingua, ovvero l’inglese. Non volevo però che la versione distribuita in Italia perdesse il contrasto e il dialogo tra due mondi che si incontrano, come accade nella vita, e che si sarebbe perduto con la convenzione del doppiaggio, che necessariamente livella tutto. Per questo motivo, ogni scena è stata girata due volte: in inglese e in italiano. Elena Kampouris (Sophie) ha imparato la nostra lingua, riuscendo a consegnare un personaggio potente ed efficace in entrambe le versioni. Le due versioni del film sembrano effettivamente una la clonazione dell’altra. Questa formula di realizzazione di un film è senza precedenti. Ho inoltre chiesto a Elena di imparare a suonare il pianoforte, e quelle che si vedono sullo schermo mentre esegue l’Étude Op. 10, No. 12, comunemente conosciuta come “Étude rivoluzionaria” di Chopin, sono realmente le sue.

Così parlò Zarathustra

Nella colonna sonora di Paolo Buonvino, verso la parte finale del film, emerge un coro di voci che richiama un requiem, ma che in realtà va ben oltre. È un coro di voci potente, incalzante e apocalittico. È, in forma musicale, la resa dei conti finale dei personaggi con il loro destino.

Il testo, tratto da Così parlò Zarathustra di Nietzsche, esprime nelle sue strofe, cantate in tedesco, la ricerca estrema e disperata di Giulio e Sophie per sopravvivere al loro fato.

“…Io amo colui che della sua virtù fa un’inclinazione e un destino funesto: così egli vuole vivere, e insieme non più vivere, per amore della sua virtù.” (“…Ich liebe Den, welcher aus seiner Tugend seinen Hang und sein Verhängniss macht: so will er um seiner Tugend willen noch leben und nicht mehr leben.”)

Palermo

Ho scelto di ambientare il film a Palermo per incorniciare questa storia su uno sfondo senza tempo, misterioso e oscuro come le iniziali passeggiate di Sophie e dei ragazzi per i suoi vicoli. Palermo ti risucchia quando cala il sole e pulsa di vita quando il sole la illumina. Palermo, la Sicilia, e la storia stratificata in questa regione, cuore vibrante e luogo antichissimo e ancestrale da cui infinite storie di uomini hanno preso il volo, hanno attraversato e definito il mondo.

Azione e Adrenalina

Fino alla Fine è anche il mio primo film in cui azione e adrenalina si intrecciano così tenacemente con sentimenti primari come la necessità di vivere, sopravvivere e amare fino al limite estremo. I sentimenti dei personaggi sono senza tempo come la loro età. Hanno un’età universale, perché universali sono le pulsioni che li muovono. È un film per tutti, è un film che parlerà a tutti, perché la vita segue le stesse dinamiche da millenni e i sentimenti che muovono i personaggi di questa storia non hanno età.

Fino alla fine, fino all’ultimo bacio, l’ultima lacrima, l’ultimo sparo sul tuo corpo, l’ultima fuga, l’ultimo ricordo di un futuro già passato.

Note sulla colonna sonora del compositore Paolo Buonvino

Dopo tanti anni e tante note per numerosi film, ciò che cerco quando lavoro ad una colonna sonora è contribuire a comunicare qualcosa in cui credo veramente, trasmettendo non solo l’essenza della storia del film, ma anche la mia personale visione.

Quando ho letto la sceneggiatura e visto il primo montaggio del film, ho capito subito che avrei avuto il privilegio di andare ad esplorare l’animo umano attraverso questi personaggi. La ricerca estrema e disperata della protagonista, l’adrenalina mischiata alla passione, che sono in realtà uno spasmodico tentativo di trovare se stessi pienamente al di là delle convenzioni del vivere comune, si sono tradotte in una ispirazione musicale continua ed incalzante.

Dal cassetto della mia memoria è emerso, come un’illuminazione, il testo di “Così parlò Zarathustra” di Friedrich Nietzsche:

“…Ich liebe Den, welcher aus seiner Tugend seinen Hang und sein Verhängniss macht: so will er um seiner Tugend willen noch leben und nicht mehr leben”

“ …Io amo colui che della sua virtù fa un’inclinazione e un destino funesto: così egli vuole vivere, e insieme non più vivere, per amore della sua virtù.”

“…Ich liebe Den, welcher nicht einen Tropfen Geist für sich zurückbehält, sondern ganz der der Geist seiner Tugend sein will: so schreitet er als Geist über die Brücke.”

“ …Io amo colui che non serba per sé una goccia di spirito, bensì vuol essere in tutto e per tutto lo spirito della sua virtù: in questo modo egli passa, come spirito, al di là del ponte.”

Ho fatto cantare questo testo ad un coro femminile in diversi punti del film, interpretando musicalmente il testo con l’intento di trasferire un pensiero di ricerca spasmodica ma profonda del proprio essere alle frenetiche e angosciose azioni della protagonista. Ho usato tre elementi musicali: l’elettronica, i Taiko (percussioni giapponesi il cui suono nella tradizione era un mezzo per connettersi con il ritmo primordiale della vita) e un’orchestra d’archi, cercando di rappresentare attraverso la loro contrapposizione la lotta continua tra il nostro vero Sé e ciò che ci sentiamo “costretti” ad essere.

Yan Tual, Gabriele Muccino e Lorenzo Richelmy

BIOGRAFIA DI GABRIELE MUCCINO

Dopo aver studiato cinema nelle più prestigiose accademie di cinema italiane come il Centro Sperimentale di Cinematografia a Cinecittà, e soprattutto realizzato cortometraggi e docu-fiction per vari programmi tv, all’età di 30 anni, nel 1997, Gabriele Muccino esordisce nel cinema col suo primo lungometraggio, Ecco fatto (THAT’S IT), a cui segue nel 1999 il suo secondo, Come te nessuno mai (BUT FOREVER IN MY MIND), che riscuote un grande successo di pubblico e critica alla Mostra del Cinema di Venezia.

Nel 2001 esce nelle sale L’ultimo bacio (THE LAST KISS), suo terzo lungometraggio, cinica e disillusa riflessione sulle difficoltà nella vita di coppia della sua generazione. L’ultimo bacio lo consacra come uno dei protagonisti della scena cinematografica italiana. Il film ottiene un eccezionale incasso al botteghino e resta nelle sale cinematografiche per sei mesi, un evento a cui il cinema italiano non assisteva da decenni. Si aggiudica cinque David di Donatello, tra cui quello per la miglior regia.

Nel 2002 il film ottiene un buon successo anche all’estero, in particolare in Europa e negli USA. Nel gennaio dello stesso anno è presentato al Sundance Film Festival, dove vince il Premio del Pubblico. Distribuito anche negli Stati Uniti durante l’estate successiva, è inserito dalla celebre rivista di cinema Entertainment Weekly tra i dieci migliori titoli dell’anno.

Nel 2003 realizza Ricordati di me, (REMEMBER MY LOVE), anch’esso presentato al Festival di Toronto e al Sundance.

Nel 2005 Muccino sbarca a Hollywood per dirigere THE PURSUIT OF HAPPYNESS per il quale Will Smith nel 2006 viene candidato all’Oscar come miglior protagonista. Nel 2007 realizza SEVEN POUNDS, anche questo con Will Smith protagonista, che è anche produttore delle due pellicole e ha personalmente scelto Muccino, dopo aver visto i suoi film precedenti. I due film, dal budget di circa 50 milioni di dollari ciascuno, incassano rispettivamente 300 e 170 milioni di dollari in tutto il mondo.

Nel 2010 Muccino realizza un altro film in Italia, Baciami Ancora (KISS ME AGAIN), sequel de L’Ultimo Bacio (THE LAST KISS), che vince come miglior film e miglior attrice protagonista al Shanghai Film Festival.

Nel 2012 torna in America per dirigere la commedia PLAYING FOR KEEPS, interpretata da Gerard Butler, Jessica Biel, Catherine Zeta-Jones, Uma Thurman, Dennis Quaid, Judy Greer, dove ci furono forti divergenze creative tra Muccino e i produttori poiché gli chiesero di trasformare durante le riprese il film da “dramedy”, in commedia romantica.

Nel 2015 Muccino realizza FATHERS AND DAUGHTERS, che ha come protagonisti Russell Crowe, Amanda Seyfried, Jane Fonda, Diane Kruger e Octavia Spencer.

Nel 2015 dirige anche il suo decimo film: L’estate addosso (Summertime), un piccolo film prevalentemente in lingua inglese, di produzione italiana, utile a Gabriele Muccino per fare ritorno in Italia dove vuole tornare a realizzare storie legata al suo Paese.

Nel 2018 dirige il film corale A casa tutti bene, (There is not place like home) con un cast corale che comprende le maggiori star italiane. È la storia di una grande famiglia allargata che va a festeggiare su una piccola isola le nozze d’oro dei nonni e resta bloccata a causa del maltempo per tre lunghissimi giorni, in attesa che ripartano i traghetti, rischiando di scannarsi per antiche questioni mai risolte. Il film è un successo e vince il David di Donatello dello Spettatore per essere il film col maggior incasso dell’anno.

Nel 2020 torna al cinema con il film Gli anni più belli, (The best years). Il film racconta la storia epica, romantica e struggente di un gruppo di amici che attraversano con la loro storia 40 anni di vita.

Nel 2021 realizza per Sky la serie tratta dal suo omonimo film A Casa tutti bene (There is not place like home), di cui è showrunner, unico regista e sceneggiatore. La serie si sviluppa in due stagioni da 8 episodi di 50 minuti ciascuna e riscuote grande successo.

Nel 2024 debutta come attore interpretando se stesso nella seconda stagione della serie Call My Agent – Italia.

Nel 2023 torna al cinema realizzando HERE NOW, con Elena Kampouris, Saul Nanni e Lorenzo Richelmy, storia di una ventenne americana in vacanza in Sicilia che si troverà travolta in una sola notte in una spirale tra amore, crime e action. Prodotto da Leone film, come i precedenti 4 progetti, Muccino gira il film, fortemente adrenalinico, in due lingue con lo stesso cast: sia in inglese che in italiano. In inglese la versione internazionale in cui la protagonista americana dialoga con i siciliani in inglese e un’altra versione del film, clonata da un punto di vista delle inquadrature, quasi integralmente in italiano in cui la protagonista, americana, interagisce con i siciliani del posto, parlando con loro in italiano (essendo nella storia lei stessa di origini italiane). Questa idea di Muccino è stata elaborata per evitare che il film venisse doppiato e perdesse il clash culturale e linguistico con cui è strutturato.

Fino alla fine uscirà nelle sale italiane il 31 ottobre 2024 dopo la presentazione in anteprima alla Festa del Cinema di Roma.

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