Festival Liszt 2007: un incanto
Silvana Scaramucci
1 Set 2007 - Commenti classica
Con la cerimonia di assegnazione del Premio Liszt alla carriera le radici della musica assegnato al taumaturgico Franà ois-Joel Thiollier che ha ricevuto dalle mani del sindaco Merli una significativa scultura dell'artista Santori è calato il sipario sulla quinta edizione del Festival LISZT di Grottammare (AP). Non si sono tuttavia ancora affievolite le emozioni che l'insieme della manifestazione ha suscitato su un pubblico numeroso e in crescendo nel corso delle sei serate in cartellone dal 26 luglio al 26 agosto, al punto da indurre gli organizzatori e gli amministratori a pensare a nuovi luoghi di accoglienza concertistica per la prossima edizione del 2008. Il pur bel contesto della chiesa di Santa Lucia del paese alto di Grottammare si è rivelato inaspettatamente insufficiente tantochè, esauriti in fretta i posti a sedere, in molti hanno ascoltato compostamente in piedi e stipati fin oltre l'ingresso i voli pindarici del pianismo lisztiano nelle variazioni interpretative dei diversi artisti che si sono avvicendati, quest'anno, sulle suggestioni acquatiche che stimolarono, in un quarantennio circa, nel grande ungherese la composizione di ventisei brani delle tre raccolte dal titolo Annèes de pèlegrinage, tema conduttore dell'edizione festivaliera 2007.
Un bel successo, non c'è dubbio, soprattutto considerando che un festival monografico incentrato per lo più su uno strumento attraente quanto si vuole, o completo come lo definiscono i fautori, qual è il pianoforte è pur sempre un festival di nicchia, una proposta per orecchi iniziati. Sintomo questo che il gusto della gente si va raffinando, quasi una protesta provocatoria contro le tante e costose rozzezze messe in scena, nemmeno poco dispendiose, lungo i litorali della Riviera picena. Ce ne rallegriamo e passiamo ad analizzare quanta parte di questo successo spetta ai protagonisti che hanno reso magiche le serate grottammaresi.
Del premiato Thiollier a noi resta poco da dire: è un pianista internazionale, suona in più di quaranta paesi, è una vecchia conoscenza per aver tenuto diversi concerti alla Sala dei Ritratti di Fermo nell'ambito delle Stagioni musicali della Gioventù musicale d'Italia, è uno dei pianisti più completi al momento nel mondo, nel repertorio lisztiano si trova talmente a suo agio da spingere il virtuosismo in inaudite trovate sul pianoforte con cui gioca a fare il funambolo pur nel rispetto della tecnica e della speculazione delle partiture. Il suo concerto di chiusura del Festival Maestri, professori, allievi, emulatori ha spaziato da Beethoven (Sonata in fa minore del 1782) a Czerny, prof. Di Liszt (Andante e tempo di polacca-variazioni su di un valzer viennese), a Chopin (polacca in do minore op. 40 n.2), allo stesso Liszt ovviamente con la polacca n.1 in do minore e poi con Lyon, reminiscenze de Simon Boccanegra in cui ha sviscerato le potenzialità strutturali ed espressive dello strumento in linea con il carattere compositivo e pianistico del mistico ungherese. E inoltre di Herz ha suonato il Primo capriccio brillante dallo Hexameron per finire, ma solo il programma, con Strauss Man lebt nur einmal si vive una sola volta . Non si può scindere il carattere dal pianista, vale per Liszt e anche per Thiollier: prodigo di sè sulla tastiera al punto da concedere più di un bis. La sua è stata una conferenza – concerto perchè si è riservato anche il ruolo di esplicatore dei brani che si accingeva a interpretare con tale vis partecipativa da incantare il pubblico che si è trattenuto dall'applauso immediato proprio per godersi fino all'ultimo suono lo stupore che lo ammaliava.
Abbiamo già detto in altra occasione dei grandi interpreti che si sono avvicendati in questa quinta edizione del Festival, dal concerto d'apertura, assoluto nel lindore della voce contralto di Judit Rajak e dell'esecuzione pianistica di Andrà s Wilheim, entrambi dell'Accademia d'Ungheria di Roma, il cui programma ha presentato la Canzone della Bibbia op. 99 del 1894 ascendendo le vette del misticismo e del respiro religioso con livelli qualitativi molto vibranti, alla bravissima ma ancora acerba Vedrana Kovac il cui programma Intorno a Liszt ha però fatto già intravedere talento e studio approfondito con facili previsioni di eccellenti sviluppi, al più maturo Michael Lèvinas che si è espresso su un programma, diremmo, limitrofo a Liszt molto concedendo invece a Ravel di cui ha suonato Le jeux d'eau in riferimento all'opera lisztiana dei giochi d'acqua a villa D'Este: ottimo pianista dal punto di vista della padronanza tecnica e dello strumento ma, a nostro avviso, non ha scavalcato la soglia dell'interpretazione, indubbiamente perfetta.
Di diversa tempra ci è parso Paolo Restani che, ci sia consentito di usare l'espressione, ha fatto all'amore con il pianoforte, o con le partiture o con il suono dolce e corposo, possente e lieve nel contempo via via che i tasti, dal pianissimo al grave, toccati, palpati, accarezzati o pulsati anche strapazzati, assumevano tonalità , colori, finanche contenuti evocanti nature sconfinanti e tenebrose, romantici paesaggi e distese boschive. Complice certamente il tema del concerto: Il virtuosismo di Liszt: gli studi trascendentali .ma si è colto nella sua esecuzione quel quid che distingue l'interprete dal genio, l'esecutore dal creatore, come l'amico dall'amante. Sono queste percezioni che il pubblico ha avvertito, unitamente a una padronanza tecnica strabiliante, a una capacità di lettura filologica del virtuosismo lisztiano davvero profonda e chiara che inducono a considerare Paolo Restani pianista di spicco senza timore di dire troppo anche perchè confortati, oltre al coinvolgimento che ha suscitato, dal suo curriculum. Nato nel '67, a soli sedici anni fu invitato dal M. Francesco Siciliani a debuttare all'Accademia di Santa Cecilia, al recital di Francoforte nel 1996 l'Allgemeine Zeitung, testata non certo tenera con i musicisti italiani, scrisse :
nell'esecuzione di Chopin sono sorprendenti le affinità con Vladimir Horowitz per il timbro, la ricchezza del colore, la chiarezza della melodia . . In vent'anni di carriera ha tenuto concerti in diversi punti chiave del pianismo internazionale, partecipa ai migliori festival del mondo, è solista nelle principali orchestre del mondo.
(Silvana Scaramucci)