Ferite a morte: uno spettacolo forte per dire NO alla violenza contro le donne


Elena Bartolucci

30 Nov 2013 - Commenti teatro

Porto Sant’Elpidio – Mercoledì 27 novembre, in esclusiva regionale, sul palcoscenico del gremito Teatro delle Api di Porto Sant’Elpidio è stato portato in scena lo spettacolo Ferite a morte, scritto e diretto da Serena Dandini e interpretato da quattro attrici magistrali quali Lella Costa, Orsetta de’ Rossi, Giorgia Cardaci e Rita Pelusio.
L’iniziativa, voluta dall’Assessorato ai Diritti e alle Pari Opportunità della Regione Marche e dall’AMAT, in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Porto Sant’Elpidio, si è svolta per l’occasione pochi giorni dopo la ricorrenza della “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”.
Ferite a morte è un progetto che, attraverso il linguaggio della drammaturgia, ha lo scopo di sensibilizzare il pubblico sul tema del crescente numero di donne vittime di violenza: un fenomeno dai dati ancora incerti, ma che, secondo le recenti statistiche, comporta solo in Italia una vittima ogni due o tre giorni.
L’assessore regionale Elena Giorgi, presente anche in sala, ha infatti dichiarato come “l’emergenza della violenza contro le donne chiede risposte forti da parte delle Istituzioni” e che, oltre all’avvenuto rifinanziamento dei centri antiviolenza, istituiti in ognuna delle province marchigiane con la Legge Regionale 32 del 2008, sia indispensabile “un’operazione culturale di presa di coscienza per indagare l‘origine del femminicidio. Il teatro, per sua natura, è lo strumento più idoneo, perché libero e scevro da sovrastrutture e quindi adeguato per riflettere sull’origine, la natura, la devastazione della violenza”.
Anche Nazareno Franchellucci, sindaco di Porto Sant’Elpidio, ha pronunciato poche parole di ringraziamento per sottolineare soprattutto la gratitudine verso l’AMAT per aver permesso di portare in scena nella nostra regione uno spettacolo dai contenuti così forti e impegnativi.
Nella stesura del testo, scritto con la collaborazione di Maura Misiti, ricercatrice del CNR, la Dandini ha attinto dai fatti delle indagini giornalistiche per dare voce alle donne che hanno perso la vita per mano di un marito, un compagno, un amante o un ex-fidanzato.
Ognuna delle attrici ha, infatti, incarnato la storia di ciascuna vittima in modo da riportarla in vita, uscendo finalmente dalla catalogazione arida e fredda dei titoli di cronaca nera: uccise accoltellate o a colpi di pistola, bruciate vive, lapidate, picchiate a morte o mutilate.
La scenografia è quasi assente, in quanto sono le stesse storie a essere protagoniste e a tenere il pubblico col fiato sospeso.
Solo un monitor e un grande schermo sullo sfondo proiettano filmati e immagini femminili o floreali, mentre una leggera musica di sottofondo accompagna le attrici nei loro intensi monologhi, spesso accompagnati da alcuni degli oggetti che hanno caratterizzato le loro tragiche storie.
Il tono leggero scelto per raccontare dei fatti così tragici riesce involontariamente a strappare qualche sorriso, anche se il lato grottesco di queste storie non permette certo di divertirsi e lascia sempre una strana sensazione allo stomaco. Viene infatti difficile applaudire al termine di ogni scena, anche se la bravura delle attrici è impareggiabile: la bravura di Lella Costa è nota a tutti, ma anche le atre hanno saputo dimostrare di essere molto di più di semplici volti legati al cinema o alla televisione come Giorgia Cardaci (nota per le sue partecipazioni alla sit-com Camera Cafè e altri progetti televisivi), Orsetta de’ Rossi (che ha recitato nel famoso Tutti pazzi per Amore e i Cesaroni, ma ha anche preso parte a importanti opere cinematografiche) e, infine, la piccola Rita Pelusio (famosa per la sua comicità irriverente a Colorado Cafè).Le attrici di Ferite amorte_MusiculturaOnline
Il profluvio di applausi finali era davvero meritato e ha lasciato tutti molto sorpresi il fatto di vedere come tutte le attrici, veterane e no, si siano profondamente commosse e non abbiano cercato di nascondere le lacrime di emozione.
Lo spettacolo è una co-produzione Mismaonda e La Contemporanea, con il patrocinio del Ministero degli Esteri ed ENI come partner. La messinscena e la regia sono a cura di Serena Dandini e l’aiuto regia di Francesco Brandi.
Una versione internazionale dello spettacolo (intitolata Wounded to Death), con sul palco la stessa Dandini, sarà addirittura in scena presso la sede delle Nazioni Unite a New York.
L’augurio di fondo è che con Ferite a morte il 25 Novembre non sia più solo una ricorrenza delle tante vittime di femminicidio, i cui nomi sono apparsi in un interminabile elenco proiettato alla fine dello spettacolo, ma un monito per tutti, in modo che chiunque percepisca il messaggio implicito di voler costruire qualcosa di diverso.

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