“Falstaff” apre la stagione all’Opera Bastille di Parigi
di Alma Torretta
12 Set 2024 - Commenti classica
Parigi, all’Opera Bastille il baritono Ambrogio Maestri è Falstaff. Piace la messa in scena di Dominique Pitoiset ambientata nell’Ottocento.
(Foto @Vincent Pontet / Opéra National de Paris)
È uno dei suoi cavalli di battaglia ed ancora una volta Ambrogio Maestri si è dimostrato uno dei migliori interpreti di oggi di Falstaff conquistando il vasto pubblico dell’Opera Bastille. Un ruolo, quello del vecchio gentiluomo che pensa di essere ancora in grado di fare conquiste amorose e così risolvere i suoi problemi di denaro, che il baritono conosce alla perfezione e lo interpreta con elegante e fanciullesca simpatia.
Per l’apertura della stagione dell’Opera di Parigi si è andati sul sicuro riprendendo un allestimento che già era molto piaciuto nel 2013, e nella ripresa del 2017, quello del regista Dominique Pitoiset, oggi anche direttore dell’Opera di Digione, che trasporta l’azione dal Quattrocento elisabettiano alla Londra borghese dell’Ottocento con la rivoluzione industriale già affermata e le prime macchine in circolazione. Così l’Osteria della Giarrettiera si presenta con annesso garage, i panni si lavano in una moderna lavanderia a vapore e il bosco dove si svolge l’ultima burla è il grande cortile dei tipici caseggiati a mattoncini rossi dell’epoca.
Il visuale è assai piacevole, anche se le scene di Alexandre Beliaev non sono sempre ben riuscite nel distinguere le ambientazioni interne da quelle esterne, ma nel complesso l’intreccio si segue agevolmente e, in particolare, è un piacere per gli occhi ammirare la bella vettura d’epoca verde quando è posta al centro della scena.
Belli pure i costumi di Elena Rivkina, anche se il trucco è un po’ forse troppo da pagliaccio per Falstaff ed i suoi servitori, solo loro così un po’ buffi non si integrano bene agli altri.
La direzione musicale è stata affidata all’esperienza del maestro Michael Schønwandt che guida l’orchestra in una lettura piena di brio, con qualche sottolineatura troppo forte, in particolare delle percussioni e delle trombe, più godibile nelle parti melodiche con ben delineati strumenti solisti che introducono le linee vocali, con cura degli ensemble, dei contrappunti e della meravigliosa fuga finale.
Il protagonista Maestri riempie la sala con la sua voce e fa godere di ogni battuta scritta da Arrigo Boito con una dizione chiarissima e carica di senso, da grande interprete teatrale, come voleva Verdi. Al suo fianco, nella parte di Alice Ford, il soprano Olivia Boen, al suo debutto all’Opéra de Paris, ha indubbiamente ottime doti vocali ma la sua pronuncia, invece, non fa comprendere troppo spesso chiaramente le parole, ed è un peccato.
Altro debutto all’Opéra quello dell’altra soprano, Federica Guida, palermitana ormai meritatamente lanciata in una brillante carriera internazionale, voce duttile e dagli alti acuti luminosi, perfetta per la parte della giovane Nannetta.
Al suo fianco, il suo innamorato Fenton, che circola in scena in bicicletta, è il tenore peruviano Iván Ayón-Rivas che si fa ammirare per melodiosità ed il giusto spirito tra lo scanzonato e il melancolico.
Il contralto Marie-Nicole Lemieux è poi una Mrs Quickly divertente con misura, in un ruolo che troppo spesso è esageratamente reso caricaturale.
Bravo, ma tratteggia invece un personaggio forse un troppo distinto e nobile per essere il geloso Ford, il baritono ucraino Andrei Kymach che attendiamo di vedere nella parte, più naturalmente adatta al suo elegante portamento, di Riccardo Forth nei Puritani di Bellini il prossimo febbraio sempre a Bastille.
Contribuiscono alla buona riuscita dello spettacolo anche il mezzosoprano Marie-Andrée Bouchard-Lesieur come Mrs Meg Page, il tenore Gregory Bonfatti come Dottore Cajus, il tenore Nicholas Jones e il basso Alessio Cacciamani come i due servi Bardolfo e Pistola, nonché il coro dell’Opéra de Paris ben diretto da Alessandro Di Stefano.
Sino al 30 settembre.