Facciamo finta che sia vero
11 Ago 2013 - Dischi
Recensione di Alberto Pellegrino
Un grande Celentano
Assistiamo al ritorno sulla scena discografica di un intramontabile Adriano Celentano, il più grande personaggio della musica leggera italiana che dopo 50 anni domina la scena e conserva come per miracolo la stessa voce degli esordi. Lo dimostra il suo ultimo disco Facciamo finta che sia vero, Il tempo è passato Celentano è diventato uno show man, predicatore, attore, regista, polemista guru mediatico editorialista, intellettuale autodidatta, pacifista, ecologista, non si è mai etichettato di destra o di sinistra solo un uomo libero che ha sempre detto quello che ritiene giusto. à stato osannato e insultato, esaltato e osteggiato, ma è sempre rimasto il cantante italiano più popolare, più famoso nel mondo, il più bravo di tutti. Questo suo ultimo disco rappresenta una specie di rabbioso pamphlet contro il mondo in generale e contro il nostro contesto politico, un inno alla bellezza e all'amore, le uniche forze che possono salvarci, purchè unite ai valori della giustizia e dell'uguaglianza. Anche si tratta di un disco politico , Celentano ha voluto inserirvi La mezza luna una canzone degli anni sessanta, due canzoni d'amore (Non ti accorgevi di me e Ti penso e cambia il mondo), una bella canzone di Corrado e Camillo Castellati, Anna parte, sull'alienazione di una giovane donna che non vuole sottomettersi alla routine quotidiana e spera nell'amore come via d'uscita per salvare la propria esistenza. I testi impegnati sono opera di grossi calibri come Nicola Piovani, Franco Battiato e Manlio Sgalambro che hanno scritto e composto Facciamo finta che sia vero, una condanna al peggiore stile di vita imposto da insensati governanti , un ricordo di altri mondi visti in giovinezza, quando c'era un'altra razza di esseri umani e nel cielo volavano corpi di arcobaleni , un invito a svegliarci dal sonno di servi del potere. Seguono Non so più cosa fare, una canzone che parla della povertà e della guerra, musicata da Manu Chao su un testo dello stesso Celentano; Fuoco nel vento (musica di Matteo Saggese e testo di Lorenzo Cherubini), dove si evocano scenari drammatici segnati dalla violenza di Caino, l'assenza di pietà , la superbia di chi si crede Dio, l'impostura e l'impunità , la corruzione di preti che hanno tradito la verità , l'unico rimedio è scatenare la fantasia per non lasciare morire il soffio che ci alita dentro; La cumbia di chi cambia scritta e composta da Lorenzo Cherubini Jovanotti, una invettiva contro la corruzione che dilaga nel nostro paese, contro il qualunquismo e la rassegnazione, un invito agli uomini onesti per unirsi e pensare al cambiamento. Il disco si chiude con Il mutuo, parole e musica di Adriano Celentano, l'unico in grado di interpretare e rendere credibile un testo fluviale, impetuoso e disarticolato, una specie di comizio canoro contro la globalizzazione, la crisi economica, il disastro ecologico, la corruzione e l'alienazione, l'egoismo e la solitudine dell'uomo, proponendo come rimedio una bellezza a misura d'uomo che non può essere intaccata dalla corruzione e dalla violenza, arrivando alla stessa conclusione a cui è giunta Roberta De Monticelli nel suo ultimo saggio filosofico La questione civile.