Equilibrio e grandi voci per il successo di “Le metamorfosi di Pasquale” a Jesi
di Roberta Rocchetti
23 Set 2018 - Commenti classica, Musica classica
Nelle ultimissime ore di un’estate che non declina abbiamo assistito alla messa in scena di un’opera dimenticata, perduta e per un inaspettato colpo di fortuna recentemente tornata alla luce. Parliamo de Le metamorfosi di Pasquale di Gaspare Spontini, compositore marchigiano tra i più meritevoli.
Come in un film ammantato di colpi di scena e mistero le quattro partiture tornano alla luce nel 2016 all’interno del Castello d’Ursel in Belgio (proprietà della Duchessa Ursula d’Ursel, presente in sala, n.d.r.) e permettono di ascoltare nuovamente un’altra delle opere del compositore de La Vestale, composte nel 1802 per il San Moisè di Venezia che pochi anni dopo vedrà splendere anche i primi bagliori dell’astro Rossini, riprendono quindi a far risuonare le proprie note all’interno di un teatro dopo anni di oblio assoluto.
Questa produzione vede collaborare sinergicamente la Fondazione Teatro La Fenice di Venezia, dove l’opera è andata in scena lo scorso gennaio, e la Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi, ed ecco che vediamo tornare a calpestare le tavole del palcoscenico i classici personaggi della commedia dell’arte, il ricco giovin signore un po’ sprovveduto, il servo furbo e trafficone, la figura centrale maschile che crede di gabbare ma verrà infine gabbata vittima anche delle proprie superstizioni, le figure femminili, la fanciulla ambita dal giovin signore e la servetta maliziosa che muovono i fili del destino in divenire. Insomma la struttura delle opere buffe settecentesche ed ottocentesche qui nella versione del librettista Giuseppe Foppa.
Il regista Bepi Morassi sposta l’azione dai primi ‘800 ai primi ‘900 in una ambientazione belle époque con arredi liberty, ma senza sovraccaricare la scena di inutili orpelli e mantenendo quell’essenzialità che consente a protagonisti e figuranti la creazione di quelle gags e trovate drammaturgiche proprie dell’opera buffa, ma il tutto con misura e senza troppo trambusto.
Siamo stati colpiti molto favorevolmente dalle voci, soprattutto da alcune.
Partiamo dal ruolo che dà il titolo all’opera, quel Pasquale che per certi versi ricorda il Pasquale di Donizetti che arriverà alcuni decenni più tardi. Lo ha portato in scena Baurzhan Anderzhanov basso Kazako dalla voce duttile ed agile e altrettanto fisicamente agile sul palco, tanto da potersi permettere di uscire con passo disinvolto al “curtain call” con ancora i tacchi 12 indossati nelle ultime fasi della recita. Il suo Pasquale è stato divertente e vocalmente impeccabile.
Il Marchese, l’uomo innamorato che si troverà a dover affrontare diversi pericoli, peripezie e travestimenti prima di poter conquistare la sua bella, è stato interpretato da Antonio Garés, tenore decisamente rossiniano dotato di squillo ed agilità, volume e potenza, ma anche morbidezza ed espressione, un degno erede di Florez potremmo azzardare, prossimamente sarà al Maggio Musicale Fiorentino, consigliamo di andarlo ad ascoltare.
Così come consigliamo di ascoltare Carolina Lippo che ha dato vita a Lisetta, servetta scaltra e disincantata che Pasquale vorrebbe manovrare ma dalla quale si trova invece manovrato. La sua voce è una vera delizia, piena e corposa, in possesso di tutte le agilità necessarie gestite senza alcuno sforzo apparente mentre saltella a destra e a manca, per passare senza patemi e con totale padronanza a suoni aerei sostenuti da un fiato molto generoso, il famoso aggettivo “usignolo” qui calza a pennello.
Ci ha molto piacevolmente colpito anche il Frontino di Davide Bartolucci, baritono che troviamo migliorato con il tempo come il buon vino, qui dà corpo al servo che riesce a salvare il suo padrone dagli esiti di un duello compromettente e a garantirgli il cuore della sua amata, riuscendo ad ottenere per sé quello di Lisetta al quale ambisce anche Pasquale, sia pure per interesse. In possesso di una voce che ha preso corpo e spessore in ogni segmento del proprio registro e fluisce libera e potente senza mai essere anonima o poco espressiva, anche in scena Bartolucci dimostra sicurezza e padronanza.
Ottima anche Michela Antenucci soprano molisano nel ruolo di Costanza, fanciulla ambita dal bel tenore e il Barone suo padre interpretato dal basso – baritono Carlo Feola, chiude questa rosa di bravi interpreti il doppio ruolo di cavaliere e sergente di Daniele Adriani.
L’Orchestra Sinfonica G. Rossini diretta da Giuseppe Montesano è stata come al solito un esempio di equilibrio ed eleganza, ha saputo calibrare dinamiche ed agogiche donando il giusto pathos ma senza mai mettere in ombra le voci, che del resto non avevano bisogno di aggiustature nel volume degli strumenti per poter essere udite.
Bravi e coordinati i anche i mimi presenti sul palco che con gestualità misurate, mirate e mai fine a se stesse hanno contribuito a rendere la messa in scena chiara e divertente, non dimentichiamo che chi si trovava tra il pubblico vedeva molto probabilmente questa opera per la prima volta e una linea pulita anche nella resa drammaturgica per quanto ricalcata su uno schema classico e ripetuto in diverse opere del periodo, ha consentito di seguire con serenità e nitidezza lo svolgersi delle vicende.
La musica di Spontini è fluente, orecchiabile ma non banale, ha dentro il Mozart operistico da cui nessuno dopo la sua apparizione nel mondo delle sette note potrà più prescindere ed è squisitamente figlia della propria epoca, come poi lo sarà quella del Rossini buffo e del Donizetti buffo dei quali spesso percepiamo i prodromi compositivi. I recitativi sono ridotti al minimo mentre si dà molto spazio ai concertati e l’opera scorre piacevolmente, donando alcune perle di vera bellezza perfettamente captabili anche al primo ascolto.
Costumi, scene e luci erano della Scuola di Scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Venezia con la supervisione di Piero De Francesco ed Elena Utenti.
Il pubblico all’ingresso ha trovato in omaggio un ventaglio con tanto di logo della fondazione, dono davvero gradito vista la volontà di questa estate 2018 a non voler abbandonare il palcoscenico in favore della stagione a seguire, ed è uscito divertito e appagato, pubblico tra l’altro molto numeroso e questo per un’opera pressoché sconosciuta e appena tornata alla luce è un buonissimo segnale di salute per il mondo della lirica tutta, che di linfa vitale ha sempre bisogno.
L’opera eseguita durante la serata è stata registrata da Dynamic Naxos a cui farà seguito la produzione di relativo CD.
Sabato 22 settembre, ore 22 – In occasione della Festività di San Settimio
Jesi, Teatro G.B. Pergolesi
LE METAMORFOSI DI PASQUALE
o sia Tutto è illusione nel mondo
farsa giocosa per musica
libretto di Giuseppe Foppa
musica di Gaspare Spontini
revisione critica a cura di Federico Agostinelli
Edizioni Fondazione Pergolesi Spontini
con il contributo del Centro Studi per la Musica Fiamminga e della Provincia di Anversa
Prima rappresentazione: Venezia, Teatro San Moisè, 16 gennaio 1802
Personaggi e interpreti:
Barone Carlo Feola
Costanza Michela Antenucci
Il cavaliere / Un sergente Daniele Adriani
Lisetta Carolina Lippo
Il marchese Antonio Garés
Frontino Davide Bartolucci
Pasquale Baurzhan Anderzhanov
direttore Giuseppe Montesano
regia Bepi Morassi
scene, costumi e luci Scuola di Scenografia dell’Accademia di Belle Arti di Venezia
scene Piero De Francesco
costumi Elena Utenti
assistente alla regia Laura Pigozzo
Orchestra Sinfonica G. Rossini
Nuova produzione
in coproduzione con Fondazione Teatro La Fenice di Venezia