Dopo quarant'anni, a Pisa torna “Nabucco”
15 Ott 2003 - News classica
PISA. Attesissimo, come attestano i pochi biglietti ancora disponibili, assente dalle scene cittadine da oltre quarant'anni (l'ultima rappresentazione risale al 1961), NABUCCO torna a Pisa nel nuovo allestimento del Teatro Sociale di Rovigo coprodotto con il Centro Servizi Culturali Santa Chiara di Trento, il Nuovo Teatro Comunale di Bolzano e la Fondazione Teatro di Pisa: in scena al Teatro Verdi venerdì 17 e sabato 18 ottobre, alle ore 20.30 (fra le opere baritonali per eccellenza, per la nostra città Nabucco si inserisce idealmente nel novero delle iniziative celebrative del cinquantenario della scomparsa di Titta Ruffo).
Terza opera di Verdi – composta su libretto di Temistocle Solera, commissionato dall'impresario della Scala Bartolomeo Merelli dapprima al giovane compositore prussiano Otto Nicolai, che lo rifiutò, poi a Verdi, che invece accettò creando così il primo dei grandi successi della sua carriera – NABUCCO è un grande affresco di ispirazione biblica, articolato su diversi pannelli, sostenuto da una partitura imponente, connotata da una forte presenza sinfonica, nonchè da una larga vena di melodismo popolare. Dramma di un popolo oppresso, l'opera narra l'invasione del regno di Giudea da parte del re babilonese Nabucodonosor nel 587-586 a.C., il saccheggio del tempio di Gerusalemme, la deportazione dei vinti in Babilonia, la loro liberazione una cinquantina d'anni più tardi. Al tessuto corale si intrecciano, come spesso sarà nello stile del Verdi successivo, storie individuali finemente disegnate: l'amore tra Fenena (figlia di Nabucco) e Ismaele (nipote del re di Gerusalemme); la conversione di Fenena all'ebraismo; le ambizioni di Abigaille (che, cresciuta come figlia del re di Babilonia, scoprirà poi di avere ben diverse e più umili origini), il suo amore non corrisposto per Ismaele, la sua gelosia, la sua sete di potere; d'amore e di potere; l'amore paterno di Nabucco per Fenena, la follia di Nabucco… I quattro atti in cui l'opera è suddivisa sono contrassegnati ciascuno da un titolo che connota lo sviluppo della vicenda. Così il primo atto, “Gerusalemme”, vede gli Ebrei riuniti nel tempio a pregare per la salvezza dall'imminente invasione di Nabucco e la successiva irruzione del tiranno con le sue truppe. Il secondo, “L'Empio”, si snoda sui molteplici inganni che maturano nel regno, fino all'ira di Nabucco che ripudia sia il Dio di Babilonia, reo di aver reso i babilonesi traditori, sia il Dio degli Ebrei, che non è intervenuto in loro aiuto, per arrivare a dichiararsi Dio egli stesso. Il terzo, “La profezia”, vede Nabucco, ormai fuori di senno, detronizzato e imprigionato da Abigaille, mentre nel contempo agli Ebrei schiavi – che pensano con nostalgia alla loro patria lontana (qui il celeberrimo coro “Va pensiero”) – il sacerdote Zaccaria profetizza l'imminente salvezza. Il quarto, “L'idolo infranto”, porta la vicenda a soluzione, con la morte di Abigaille, il pentimento di Nabucco e la liberazione degli Ebrei.
Per questo nuovo allestimento, che ha debuttato a Rovigo agli inizi del mese, la direzione è affidata a Roberto Rizzi Brignoli, già a fianco di Riccardo Muti. Regia, scene e costumi sono di Ivan Stefanutti (gli spettatori ne ricorderanno la suggestiva Aida del 2001), che ha scelto di privilegiare il Palazzo come fulcro dell'intera vicenda, fra scale, mura e pareti che chiudono, incarcerano, condizionano. Come lui stesso annota “Un edificio animato, un labirinto vivo dove e persone possono incontrarsi o non incontrarsi mai. Un edificio che tiene prigionieri ma illusoriamente lascia libertà di movimento”, a tutti, tranne che al Re, “prigioniero della costruzione che lui stesso ha concepito”. Il Palazzo come “organismo misterioso e infido, che costringe, subdolamente, i suoi abitanti ad agire ipnotizzati dal potere”. Tutto avviene tra le imponenti e labirintiche architetture del Palazzo, tutto tranne che l'inizio – ambientato nel Tempio per antonomasia, un Tempio di lì a breve sbrecciato, saccheggiato e distrutto – e tranne il grande momento in cui il popolo deportato pensa alla sua patria lontana: “Davanti a questo profondo sentimento – annota ancora Stefanutti – il Palazzo perde potere e scompare. La dimostrazione, già nota, che il sentimento non conosce catene. Nè vi si possono edificare palazzi maledetti che lo sappiano imprigionare”.
Duplice il cast: nei panni di Nabucco David Pittman-Jennings e Ivan Inverardi, in quelli di Abigaille Paola Romanò e Antonella Banaudi; si alternano nel ruolo di Zaccaria Riccardo Zanellato e Gianluca Breda; in quello di Ismaele Walter Borin e Alessandro Liberatore; Fenena è Claudia Marchi. Completano il cast Alejandro Escobar (Abdallo); Alberto Frigo (Gran Sacerdote) e Sandra Pastrana (Anna). Orchestra Filarmonia Veneta “G.F.Malipiero”. Coro del Teatro Sociale di Rovigo preparato dal M Giorgio Mazzucato.
Dopo le recite pisane l'opera andrà in scena a Trento (24 e 25 ottobre) e a Bolzano (30 e 31 ottobre).