Documentario “COVID 19”. Nostra intervista all’autore Marius Axinte
a cura della Redazione
9 Mag 2020 - Commenti cinema
Abbiamo incontrato e intervistato il filmaker Marius Axinte in occasione dell’uscita del suo documentario COVID 19 – STAI A CASA che vi presentiamo.
D. Salutiamo il nostro ospite di oggi, il filmaker Marius Axinte. Marius, per chi ancora non ti conosce, ti puoi presentare e raccontarci qualcosa di te?
R. Sono Mario e per me la “videografia” è uno stile di vita. Cerco di raccogliere con i miei film la soggettività delle persone in ogni loro singolarità. Mi piace l’idea di filmare ciò che mi circonda. La quotidianità della gente nei loro singoli gesti e nella loro naturalezza. Tutto è iniziato come una passione, come un hobby, oggi diventando il mio lavoro a tempo pieno. Sono un marito, un padre e un uomo semplice, aperto a conoscere nuove persone e nuove esperienze. Non riesco a prevedere cosa accadrà, ma vorrei poter filmare tutta la mia vita. Ciò che la videografia mi dà, non credo che potrebbe darmi un altro lavoro. È un’emozione unica che nessuno può offrirti.
D. Come sei arrivato in Italia?
R. Sono arrivato in Italia con dei presupposti del tutto diversi da quelli attuali. Oggi sono un Filmaker, ma tanti anni fa ero un atleta. Arrivai in Italia con l’intento di portare avanti una carriera sportiva… ma poi ho finito di fare tutt’altro. Ho abbracciato la vostra cultura italiana del sud, me ne sono innamorato e ci sono restato.
D. Il Covid 19 sta dando a tutti noi la possibilità di vedere la vita da una prospettiva diversa. La prospettiva è un aspetto molto importante per un regista. Qual è la tua di questo periodo surreale che stiamo vivendo?
R. Credo che il Covid 19 abbia cambiato un po’ le prospettive di tutti noi su come rapportarci alla vita e verso il prossimo. Abbiamo dovuto tutti apportare dei cambiamenti necessari nella nostra vita. Quindi come regista le mie prospettive restano abbastanza realistiche su tutto ciò che ci sta capitando.
D. È uscito su youtube il tuo documentario COVID 19 – STAI A CASA, raccontaci come è nata l’idea.
R. Il progetto Covid 19 nasce dall’idea di mia figlia Serena di fare un video per l’app tik tok avendo come messaggio solidale “restate a casa”. Mi è venuta l’idea un giorno di riprenderla in video mentre da sola si fabbricava una mascherina. Fatta questa ripresa l’ho poi raccontato ad una mia cara amica fotografa che vive a Madrid e lei mi lanciò subito una sfida, ovvero di realizzare un video documento da casa avendo appunto come ostacolo il distanziamento sociale. L’idea mi allettava ma nello stesso tempo sapevo che sarebbe stato qualcosa di molto impegnativo, quasi impossibile. Ci ho pensato tutta la notte e a dire il vero già gli ultimi 4 mesi della mia vita sono stati difficili a causa di un intervento chirurgico al quale mi ero sottoposto e che mi aveva tenuto lontano dalle mie attività. Ma dopo una notte passata tra mille pensieri ho accettato di mettermi in sfida. Non avevo nulla da perdere. E ci ho provato. Contatto così diversi amici e colleghi raccontandogli della mia idea, cercando anche un supporto. E tra scetticismo di chi non ha creduto alla mia idea e tra risposte negative e tra tante altre non risposte ai miei messaggi… ci sono stati poi loro, quelli che hanno creduto in me e alla mia idea di questo progetto. Non finirò mai di ringraziarli tutti, perché hanno speso tanto del loro tempo prezioso affinché tutto ciò si realizzasse. Ci tengo a menzionare alcuni come Alina, Florin, Florentina, Marian, Stefana. E inoltre un ringraziamento speciale ad amici che mi hanno supportato e coordinato durante la fase di questo progetto Delia de Adelys e Lello Ammirati. Senza di loro non sarei mai riuscito in questa impresa ardua. Sono felice di essere riuscito ad unire 64 persone da ben 11 paesi diversi tra cui: Inghilterra, Cuba, Colombia, Svizzera, Francia, Germania, Italia, Portogallo, Romania, Spagna e Norvegia. Il messaggio che ho voluto trasmettere è quello di restare uniti, tutti insieme e di stare attenti, di rispettare le regole del distanziamento sociale così da proteggere noi e i nostri cari. E poi il messaggio che nonostante le distanze è possibile creare arte pur restando a casa. Distanti ma uniti.
D. Vorrei chiederti come mai hai utilizzato la lingua rumena per realizzare il tuo progetto?
R. Ho scelto la lingua rumena perché la mia intenzione iniziale era di affacciarmi verso un pubblico rumeno essendo io stesso rumeno. Anche se uscirà presto la versione inglese.
D. Chi sono le persone che hanno creduto nella tua idea e che ti hanno sostenuto nella realizzazione?
R. Colleghi e miei carissimi amici che non finirò mai di ringraziarli tutti uno ad uno per lo sforzo e il tempo impiegato alla realizzazione del progetto. Ed inoltre vorrei ringraziare tutte quelle altre persone che non conoscevo minimamente. Persone conosciute sui vari social e che hanno preso parte nel progetto Covid19 prestando la loro gentile collaborazione.
D. Dopo questo documentario quale sarà il prossimo progetto a cui ti dedicherai?
R. Dato che la stagione wedding è stata annullata avrò di sicuro più tempo per dedicarmi ai miei progetti personali. Il prossimo progetto che ho in mente di fare è un progetto individuale verso ciò che sono le passioni della gente. L’amore che mettono nel proprio lavoro. Come riescono a trasformare e realizzare i loro desideri. Vorrei poter raccontare tramite la mia macchina da presa la loro vita nel modo più semplice e diretto possibile.
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