Disponibile l’EP “INIZIALI” di Giovanni Luca Valea


a cura della Redazione

9 Dic 2021 - Dischi

Disponibile dal 9 dicembre su tutti i digital stores, su etichetta La Stanza Nascosta Records l’EP “Iniziali” del cantautore e poeta toscano Giovanni Luca Valea.

Anticipato dal singolo Canzone per un mezzo uomo, in radio e sui digital stores dal 24 novembre, “Iniziali”, prodotto e distribuito da La Stanza nascosta Records, è il primo lavoro in studio di Giovanni Luca Valea.

Sei brani per un lavoro che rende anacronistica ogni definizione di genere, nutrendosi di distanze apparentemente incolmabili, tra suggestioni coralie una certa sregolatezza distorsiva.

Cantautore popolare ed elitario al tempo stesso, Valea alterna incisività ritmica e carezza melodica, echi medievali e cornice elettronica, sovrapponendo con sapienza sacro e profano, immediatezza sentimentale e simbolismo criptico.

“Iniziali” è un lavoro apodittico, che sfonda i codici sonori ed espressivi di certo cantautorato classico, dispiegando unavis icastica e incendiaria.

Gli arrangiamenti, dall’impronta vagamente radioheadiana, non concedono quasi nulla al format del pop-rock tradizionale, enfatizzando i climax emotivi di un disco difficilmente etichettabile, combattuto tra spleen et idéal.

È disponibile il videoclip ufficiale di Canzone per un mezzo uomo, per la regia di Alessandro Mancuso (Zeta Focus)

Il brano, sorretto da un arrangiamento vagamente radioheadiano, non concede quasi nulla al format del pop-rock tradizionale, dipanandosi in un crescendo sonoro ed emotivo, enfatizzato dalle architetture d’archi e dalle suggestioni della parte corale. In Canzone per un mezzo uomo Valea sembra forzare i codici del cantautorato classico – dal quale pur prende le mosse – e coniare un linguaggio musicale peculiare, forte di una disarmante sensibilità testuale e interpretativa.

Il videoclip – racconta il regista Alessandro Mancuso – vuole raccontare la genesi del brano ed è giocato sul “calore” dei colori e della fotografia. Abbiamo voluto dare un tono malinconico e riflessivo alla sessione in studio, complice anche l’immagine di Giovanni Luca, colto quasi nell’atto di parlare a se stesso, riflessa sul vetro.

Credits

  1. Faccia di Bronzo (Giovanni Luca Valea – Pietro Aquino)
  2. Lady Hawke (Giovanni Luca Valea)
  3. Canzone per un mezzo uomo (PER B.) (Giovanni Luca Valea)
  4. Signorina (Giovanni Luca Valea – Elia Martellini)
  5. È dura per tutti (Giovanni Luca Valea – Virginia Settesoldi)
  6. Arrivederci, bellezza (Per E.) (Giovanni Luca Valea)
  • Prodotto da Salvatore Papotto
  • Mixato e masterizzato da Salvatore Papotto
  • Arrangiamenti: Papotto-Valea
  • Voce e chitarra acustica: Valea
  • Basso, pianoforte, synth, chitarre elettriche, programmazione archi, programmazione batterie: Salvatore Papotto

Note biografiche

Giovanni Luca Valea nasce a Firenze il 27 dicembre 1988. Dopo la pubblicazione di tre raccolte di poesie con case editrici indipendenti del territorio toscano, Canzoni di rabbia, poesie d’amore (2016), Una Storia che credevo di aver dimenticato (2019) e Una rosa al Padrone (2021) si avvicina dapprima come autore al mondo della canzone. “Iniziali” (La Stanza Nascosta Records, 2021) è il suo primo lavoro in studio.

“Iniziali” traccia per traccia (raccontato da Giovanni Luca Valea)

  1. Faccia di Bronzo (Giovanni Luca Valea – Pietro Aquino) è una canzone che sembra – prova ad essere – una lama di rasoio: è dedicata alla donna che tiene in piedi l’EP, Iniziali. C’è stato amore, c’è stata compassione, c’è stata molta poesia. Faccia di Bronzo, che apre la raccolta, è invece una stoccata durissima, quasi vigliacca: “Dici di piangere molto / ma io non sono ancora morto / e che tuo padre era d’oro”, a colpire, senz’altro ingiustamente, la memoria degli affetti più cari. Non dubito, ad ogni modo, che si tratti di una primitiva forma d’amore. Del resto, gli accordi di Pietro Aquino, il loro costante incalzare inventano un ritmo perfetto, ideale, capace di sposare al meglio le parole. In quanto alle parole, non mi assolvo né mi condanno, ma mi vedo arrossire mentre confesso queste piccole verità. La Musa, ché di questo si tratta, non rassomiglierà mai a se stessa, ma non ho favole da cantare né ritornelli che diano lezioni. E questo, forse, la rende una fonte di ispirazione infinita.
  • Lady Hawke (Giovanni Luca Valea) è la storia di un’attrice che perde, con l’avanzare degli anni, ogni forma di fascino e celebrità. Devo qualcosa, da un punto di vista prettamente musicale, a Simone Guarino. Era nei paraggi mentre tagliuzzavo per la canzone il vestito più adatto: suggeriva, indirizzava. È il tragico tracollo di chi insegue la celebrità – il successo, diceva qualcuno, è una cosa sbagliata – e vi si identifica totalmente. Ma è una critica, più o meno dura, più o meno riuscita, a chi crede che apparire sia una forma di salvezza. I temporali scoppiano e passano e, al mattino, le strade sono di nuovo asciutte.
  • Canzone per un mezzo uomo (PER B.) (Giovanni Luca Valea) Questa canzone è il dono di una notte. Ricordo di averle dato una veste minima al pianoforte, tra una sigaretta e l’altra. Insieme, naturalmente, a molto sconforto e ad un po’ d’orgoglio. Mi rivolgo ad un uomo che ha trattenuto una donna che ho molto amato – era un tempo lontano, che spetta quasi alla leggenda – con ricatti terribili. Così, dalla mia prospettiva non sempre innocente, ho potuto ammirare veri e propri capolavori: dalle sue minacce di suicidio a profonde crisi esistenziali; ma oggi non è più così importante. I sentimenti fluiscono velocemente: fatto quello che dovevo, i rapporti sono cessati in fretta. Quello che ho potuto dire con questa canzone, l’ho detto. Ho avuto la fortuna di tornare, prima del previsto, ad altre occupazioni.
  • Dal punto di vista musicale, ho profondamente amato l’arrangiamento di Salvatore Papotto, capace di cogliere l’intimismo del brano così come la sua auspicabile universalità, quasi liberatoria. I cori di Angela De Luca e Giulia Mugnaioni amplificano lo stupore, chiari e infiniti come sono. Devo molto a due maestri, Claudio Biancalani e Ivan Sardella, che hanno aiutato la mia mano che cadeva sul pianoforte. Senza di loro, la canzone sarebbe rimasta su un mucchio di fogli di una camera qualsiasi.
  • Signorina (Giovanni Luca Valea – Elia Martellini) Può sembrare una canzoncina, ma avevo davvero qualcosa da dire. In particolare, nel verso “Guarda, sta sfilando il vento / chissà dal mare se applaudiranno”. Lo spettacolo del vento che alza le onde e marinai e pescatori che si raccomandano a qualche rassicurante divinità. La Signorina del brano è un affetto caro, pulito, familiare, e il ritornello mi somiglia molto, moltissimo. La gratitudine per aver scritto un nuovo brano, il dovere e il piacere di ringraziare – senza sapere, davvero, chi. Ricordo con piacere il maestro Elia Martellini soccorrermi con accordi perfetti mentre, come al solito, litigavo con la melodia.
  • È dura per tutti (Giovanni Luca Valea – Virginia Settesoldi) La canzone forse più oscura dell’EP, piena di riferimenti e di simboli. Il Capitano, politicamente e polemicamente inteso, così come Vicolo del Panico, in odore d’anarchia. Ci sono uomini e donne che vivono le loro vite, ciascuno come può, ciascuno secondo le proprie possibilità ma, alla fine, nessuno scampa al dolore, soprattutto alla fatica. Il servo e Biancaneve ridotti a baciarsi nel seminterrato, ma neppure per il Principe, che li sorprende d’un tratto, è facile. Virginia ed io abbiamo scritto la musica insieme, chitarre alla mano, in un paio d’ore intense. Nonostante le mie balbuzie musicali, le nostre intenzioni hanno trovato un’armonia perfetta.
  • Arrivederci, bellezza (Per E.) (Giovanni Luca Valea) È la canzone che chiude l’EP, il trionfo e la disfatta di un amore raccontati in tre minuti. Che sembrano, peraltro, troppi. Ritengo sia il brano più vicino alla mia intimità, soprattutto perché si tratta della quindicesima stesura: quella definitiva. Non potrei volerla migliore o diversa da così. C’è E., la donna cui è dedicato il brano, con la sua carnalità ma anche la sua spiritualità più o meno oscura e profonda. “Mi offrivi il seno con dolcezza / mentre il tuo pover’uomo / intonava le mie canzoni”. Ricordo di avergliela fatta ascoltare al pianoforte. Nemmeno un verso racconta qualcosa di diverso dalla verità: le occupazioni alle quali sono infine tornato, la voglia infinita che ho avuto di rendere questa giovane donna, in un certo senso, poesia; l’amore.
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