Delude “L'elisir” di Mirabella


Alberto Pellegrino

11 Nov 2004 - Commenti classica

Il secondo appuntamento della stagione lirica jesina è stato con L'elisir d'amore di Gaetano Donizetti, capolavoro assoluto dell'opera comica per spessore di caratteri e raffinatezza musicale, impreziosito dalle grandi arie Quanto è bella, quanto è cara, Chiedi all'aura lusinghiera, la Cavatina e la Barcarola di Dulcamara fino a Una furtiva lacrima, che rimane una delle romanze più popolari del melodramma. Il pubblico, che ha affollato il Teatro Pergolesi, ha avuto modo di assistere ad uno spettacolo apprezzabile sotto il profilo del canto per merito di Francesco Piccolo e Danilo Formaggia (che si sono alternati nel ruolo di Nemorimo), di Cinzia Rizzone e Paola Cigna (nel ruolo di Adina), Stefano Rinaldi Miliani (Dulcamara) e Massimiliano Valleggi (Belcore), che hanno dato buona prova di sè nonostante la direzione anonima e piatta dello svedese Mats Liljefors. Di basso profilo è invece sembrata la regia di Michele Mirabella (il contrario di quanto aveva fatto per la messa in scena dell'opera La Marescialla d'Ancre della stagione 2003). L'azione è stata collocata in una scena di routine, mentre i costumi presentavano qualche grave incoerenza storico- stilistica (il parruccone barocco di Dulcamara, la divisa di Belcore “sfasata” rispetto a quelle dei soldati); scarse e non eccezionali le “invenzioni” registiche (la discesa dal cielo della carrozza di Dulcamara non poteva essere fatta con una mongolfiera di gran moda nel primo Ottocento con dentro il celebre ciarlatano?), per cui lo spettacolo procedeva senza sussulti e colpi di teatro, sostenuto per fortuna dalla “magia” della musica di Donizetti e dall'impegno dei cantanti.
(Alberto Pellegrino)


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