Danzando per le Marche “Amo La Mole 2012”
1 Lug 2012 - News classica
20 luglio Ancona, Mole Vanvitelliana
ARTEMIS DANZA/MONICA CASADEI
TRAVIATA
coreografia, regia, scene, luci e costumi Monica Casadei
assistente alla coreografia Elena Bertuzzi
con Vittorio Colella, Melissa Cosseta, Gloria Dorliguzzo, Chiara Montalbani
Gioia Maria Morisco, Sara Muccioli, Camilla Negri, Stefano Roveda
Francesca Ruggerini, Emanuele Serrecchia, Vilma Trevisan
musiche Giuseppe Verdi
elaborazione musicale Luca Vianini
drammaturgia musicale Alessandro Taverna
produzione Compagnia Artemis Danza/Monica Casadei
coproduzione Fondazione Teatro Comunale di Ferrara, Festival Verdi – Parma
con il contributo di Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Regione Emilia Romagna-Assessorato alla Cultura, Provincia e Comune di Parma
Traviata è il primo capitolo del progetto Corpo a Corpo Verdi – Trittico (2011-2013), coprodotto dal Festival Verdi e ispirato alla trilogia popolare di Giuseppe Verdi, a cui è seguito nel gennaio 2012 Rigoletto con debutto al Thèà tre de Suresnes Jean Vilar di Parigi e che vedrà nel 2013 a Parma, in occasione del bicentenario dalla nascita di Giuseppe Verdi, l'intero Trittico con Trovatore in prima assoluta.
Violetta contro tutti. Violetta in bianco, speranza di purezza, Violetta in rosso, perchè le sanguina il cuore. Un cuore che forse sarebbe stato meglio non fosse mai battuto. Meno dolore, meno contrasto. Violetta, una storia in cui scorre il senso della fine ad ogni alzar di calice. Nulla si risolve. à tardi. à tardi. Dietro i valzer, il male che attende. Dietro le feste e la forma, il marciume di una società in vendita, vuota, scintillante. Addio, del passato bei sogni ridenti. Perchè non si è pura siccome un angelo. Questa donna conoscete? Amami, Alfredo
Aver conversato con Monica Casadei sul debutto del primo capitolo del progetto triennale Corpo a Corpo Verdi, ovvero Traviata, ci ha catapultati all'interno di un viaggio coreografico in cui la danza e l'opera duettano dando corpo a un fluire di immagini sbrigliato da qualsiasi volontà di aderenza didascalica, eppure legato a doppio filo al dramma di Violetta. Viaggio in cui vibra il sentimento amoroso di chi spera, legato tragicamente alla sensazione di sapere che tutto finisce, mentre si consuma il conflitto tra singolo e società , pubblica facciata e privato sentire.
Ci vuole coraggio e determinazione, ma Casadei, coreografa volitiva e combattiva ne ha eccome, e accetta la proposta di intraprendere un progetto coreografico sulla trilogia popolare di Giuseppe Verdi, ovvero Traviata, Rigoletto e Trovatore. Tre creazioni da qui al 2013, su commissione del Festival Verdi, coproduttore per Traviata in tandem con il Comunale di Ferrara, nelle quali sarà il codice danza a confrontarsi con una tradizione lirica intramontabile quanto conosciuta ai più.
Un Corpo a Corpo, nato dal fatto di misurarsi con una musica che non possiamo pensare slegata dalle scene, complice un artista, Verdi, drammaturgo ancor prima che compositore. Per Traviata, quell'Amami, Alfredo, quel libiam ne' lieti calici, quel croce e delizia, quel sì, piangi, quell'è tardi, qualunque sia la taratura della passione per il bel canto di chi legge, sono parole che si legano nella memoria a voci, ad arie, musiche, storie, teatri, a partire dalle pagine del libro, fonte dell'opera verdiana. Alfredo e Violetta si mischiano nella mente con Marguerite e Armand, i protagonisti dello struggente romanzo La Dame aux camèlias di Alexandre Dumas figlio, 1848, una storia, scriveva il suo autore, che ha un solo merito: quello di essere vera . Perchè è la società reale con il suo conformismo di copertura che pulsa nelle pagine di Dumas e in Marguerite, nome di fantasia sotto cui si nascondeva quella Marie Duplessis, morta di tisi, sepolta a Montmartre e amata dal giovane scrittore.
Romanzo che diventa prima dramma teatrale, poi opera lirica, poi balletto. Da Eleonora Duse a Sarah Bernhardt, da Maria Callas a Alessandra Ferri, Marie/Marguerite/Violetta con la voce, il canto o l'emozione del corpo che danza ha fatto piangere intere generazioni.
Ma quale Traviata vedremo stasera?
Una Traviata letta dal punto di vista di Violetta. Violetta, appunto, contro tutti. Violetta al centro di una società maschilista espressa da un coro in nero. Violetta moltiplicata in tanti elementi femminili, in tanti spaccati di cuore. Violetta disprezzata, che anela, pur malata, pur cortigiana, a qualcosa di puro. Violetta contro cui si scagliano le regole borghesi espresse dal padre di Alfredo, Giorgio Germont, emblema di una società dalla morale malsana. Una società in cui per certi versi si rispecchia a distanza anche la nostra.
Ed ecco Violetta in mezzo a altre Violette, gonna bianca, gonna della festa, gonna del libiam, ma anche del dolore, di un assolo danzato di schiena, in cui assolo significa solitudine, viaggio verso la morte, cammino verso il proprio funerale: e intanto ascoltiamo l'addio, del passato.
Traviata ha significato per Casadei e i suoi collaboratori, da Alessandro Taverna, autore della drammaturgia musicale, a Luca Vianini, che ha curato l'elaborazione musicale, entrare nel dramma di Violetta, di questa donna a cui è negata la speranza di un sentimento d'amore. Perchè, se come prostituta felice del suo ruolo poteva essere integrata nascostamente dalla società , da cortigiana animata dal desiderio di uscire dal suo destino, non poteva che essere punita dalla malattia, dalla morte, dal disprezzo. Uccisa dall'ipocrisia del coro.
Alfredo perciò è nello spettacolo soprattutto un uomo di poco spessore, schiacciato dalle azioni del padre. Appartiene anch'egli al coro. Viene evocato più per la scena della festa da Flora, che per le sue dichiarazioni d'amore. Ancora il disprezzo, ancora lo scontro con la società delle apparenze: qui testimon vi chiamo/ che qui pagata io l'ho. E allora ecco perchè quell' à tardi diventa la chiave del Corpo a Corpo Traviata della compagnia Artemis. Due parole che risuonano come una campana a morte. Perchè nulla può essere recuperato. Perchè Violetta, in abito rosso, danza e il suo cuore non può che grondare sangue, sangue che è la tisi ma che è anche segno di una ferita interiore da cui non c'è che scampo. La società che tutto vede e controlla vuole il suo sacrificio. Sì, piangi, o misera . Come finire dunque? Come terminare questa visione in bianco e nero, sporcata dal rosso e dal dolore? Che sia con Amami, Alfredo, che ascolteremo in un mix di tante edizioni celebri, un'invocazione che è un grido di morte. Perchè se nell'opera ascoltiamo Amami, Alfredo dopo l'incontro decisivo tra Violetta e il padre di Alfredo, nello spettacolo quest'invocazione è spostata al finale. Un urlo di disperazione, un grido di solitudine, in una Traviata molto femminile nella quale la partita non si gioca sulla decorazione, ma sull'esplodere di un'energia fisica di dolore, specchio dell'anima.
(Un cuore che gronda. Appunti da una conversazione con Monica Casadei intorno a Corpo a Corpo Traviata di Francesca Pedroni)
1 agosto Ancona, Teatro Studio alla Mole
MK
QUATTRO DANZE COLONIALI VISTE DA VICINO
coreografia Michele di Stefano
con Philippe Barbut, Biagio Caravano e Laura Scarpini
musica Lorenzo Bianchi
produzione MK e Armunia Festival Costa degli Etruschi
organizzazione e distribuzione Anna Damiani/PAV
[nell'ambito di VISION WORK]
Fuori dal tragitto esotico che le contiene (lo spettacolo Il giro del mondo in 80 giorni), queste danze possono installarsi precariamente nell'Ovunque, perchè il loro oggetto è la negoziazione, l'evoluzione precaria di una condizione locale verso territori non ancora assegnati; l'emergere della realtà del movimento come lavorio costante di traduzione di sè nel circostante. Così si decide di danzare per valutare ogni anfratto.
Lo spazio è misurato e attraversato da indagini coreografiche in bilico tra paesaggio puro, questioni legate al trasporto e ricostruzione tormentata dell'esotico. La valutazione della distanza, con tutte le implicazioni del caso, è il denominatore comune dei diversi approcci al movimento e alla rappresentazione.
Con questo lavoro MK continua a sperimentare una forma-tragitto di rappresentazione, permeabile al cambiamento costante, in una dimensione coreografica pura.
Le danze coloniali, così come il progetto su Il giro del mondo in 80 giorni dal quale prendono le mosse, vogliono operare nella costruzione di uno spazio reale dove mettere in potenza, il più possibile, episodi di indagine sull'incontro e la distanza tra i corpi, partendo dall'assunto che ciò che è distante è “sempre vicino a qualcos'altro”. nell'esercizio di una retorica coloniale abbiamo trovato un territorio di scavo sufficientemente ambiguo e problematico da permetterci di esercitare la negoziazione delle differenze in un corpo unico, costituito da progettualità contrastanti. in questo vedo anche l'attrazione verso forme “creolizzate” di percorso, luoghi dello scambio dove l'attenzione non è più centrata sull'origine ma sulla destinazione, con diverse conseguenze, la più significativa delle quali mi pare essere la fuga dal design coreografico in funzione di tragitti instabili di emersione del corpo, come se appunto la presenza fosse una faccenda di continua reinstallazione nel precario, sempre condizionato da ciò che è accanto o di fronte. La realtà può essere affittata per fare un ulteriore passo avanti nell'incerto. Michele Di Stefano
MK è una formazione indipendente che si occupa di performance, coreografia e ricerca sonora. Il progetto del gruppo attraversa i più importanti festival della nuova scena con un lavoro di indagine corporea autodidatta, proiettato in ambito internazionale. Tra le produzioni più recenti: Comfort, Speak Spanish, le coreografie create via mail di Instruction Series e i due spettacoli per la stagione 2010-11 del Nuovo Teatro Nuovo di Napoli, Kamikaze e Giuda. Nel 2011 debuttano Il giro del mondo in 80 giorni (prod. ZTLpro e Torinodanza), Quattro danze coloniali viste da vicino, Park e la serie Grand Tour. MK è una delle cinque formazioni alle quali è dedicato il libro Corpo sottile. Uno sguardo sulla nuova coreografia europea (UbuLibri, Milano 03). Dal 2010 il gruppo riceve il contributo del MiBAC.
4 agosto Ancona, Teatro Studio alla Mole & Corte della Mole
LUNA PERFORMING PROJECT
NODOBY KNOWS
I Lost Something On The Hill + You And Eye [prima assoluta] + Nessuno Lo Sa
Coreografie Fernando Suels Mendoza
Una serata composta da un trittico firmato da Fernando Suels Mendoza, uno dei danzatori più noti del Tanztheater Wuppertal di Pina Bausch: I Lost Something On The Hill brano di grande intensità di e con Mendoza è nato proprio come un omaggio alla mitica coreografa. You and Eye è un solo creato per Alessio Kgi Giaccaglia, danzatore di break dance in un inedito brano al suo debutto. Nobody knows è il risultato di un workshop che il maestro ha condotto per quindici danzatori de La Luna Dance Center e presenta diversi tableaux a volte caotici, a volte sorprendenti, a volte… nessuno lo sa.
I LOST SOMETHING ON THE HILL
di e con Fernando Suels Mendoza
Niente è per sempre. Nel 2009, quando ero ad un punto avanzato di un'incredibile cooperazione artistica, la nostra cara Pina venne a mancare. Un anno più tardi mi trovai a sentire il bisogno, dopo aver lavorato con lei alla creazione di un nuovo lavoro all'anno per sedici anni, di tornare in studio e muovermi sulla base di questa perdita per esprimere come mi stavo sentendo . Fernando Suels Mendoza
YOU AND EYE
con Alessio Kgi Giaccaglia
Nella profondità dell'inverno, ho imparato alla fine che dentro di me c'è un'estate invincibile . Albert Camus
Nel Febbraio 2011 un raro inverno si abbattè sull'Italia. Ancona fu completamente ricoperta di neve e la città era bloccata. Nel silenzio creato dalla neve abbiamo iniziato a lavorare al nostro progetto. Fin dal primo incontro quel qualcosa che aveva catturato il mio occhio la prima volta che lo vidi danzare, fu una presenza costante nella sala prove. La via per proseguire, anche se misteriosa, fu subito chiara… Infatti fu l'unica cosa chiara a quel punto. Il contrasto tra ciò che stava accadendo fuori attorno alla sala prove e l'energia che stavamo creando all'interno nello spazio chiuso fu una grande motivazione. You and Eye presenta un uomo, un giovane uomo, pieno di desiderio danzante nel suo intimo luogo di raccoglimento”. Fernando Suels Mendoza
NOBODY KNOWS
con S. Ballanti, C. Borgiani, A. Caruso, V. Clementi, M. Di Gioia, S. Ficosecco, G. Galeazzi, E. Mancinelli, F. Ragni, A. Rapari, E. Ricagni, N. Sabbatini, E. Spina, D. Storani, C. Taddei
10 agosto Ancona, Mole Vanvitelliana
NATURALIS LABOR
NOCHE TANGUERA
regia e coreografie di danza Luciano Padovani
coreografie di tango di e con Tobias Bert e Loredana De Brasi
Sandhya Nagaraya e Luciano Padovani, Marcelo Ballonzo e Elena Garis
musiche Piazzolla, Di Sarli, De Angelis, Pugliese, Stamponi, Bardi
eseguite dal vivo da Lumière de tango
Marco Fabbri bandoneon Lorenzo Orlandi pianoforte Cristina Bertoli flauto
scene Nathalie Rose luci Pablo Luz
costumi Attila Creazioni (Bologna)
con il sostegno di Arco Danza/Regione Veneto, Comune di Comacchio
Comune di Vicenza, Provincia di Vicenza, Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Padovani riporta in scena il tango, quello vero, autentico, coniugato come sua abitudine ormai – con le invenzioni sceniche e drammaturgiche che da anni contraddistinguono il suo lavoro di coreografo. I fianchi si toccano. Le gambe si incrociano con precisione. I piedi si muovono all'unisono. I protagonisti diventano, quasi inconsapevolmente, una cosa sola. El tango es un romance de amor y seduccià n que dura tres minutos… : tenerezza, desiderio e tanta passione, il tango è metafora della vita e dell'amore.
Una visione d'altri tempi: in scena, oltre agli otto tangueros, esseri apparentemente inanimati – sedie, corde, lampade – che una volta diradato il fumo che li avvolge, prendono vita assieme agli otto insuperabili danzatori. Meraviglia, ironia, colpi di scena. Passione.
In scena non poteva mancare la musica dal vivo eseguita ed interpretata dal trio Lumière de tango – pianoforte, bandoneon e flauto – ensemble molto conosciuto e apprezzato sia in Italia che in Europa, che suonerà brani di tango classici da Pugliese al più conosciuto Piazzolla.
Sul palcoscenico un formidabile cast di danzatori: Tobias Bert, Loredana De Brasi, Marcelo Ballonzo, Elena Garis, Sandhja Nagaraja e il regista e coreografo Luciano Padovani.
Luciano Padovani ha all'attivo molte creazioni con Naturalis Labor, gruppo da lui fondato nel 1988. Lo stile della compagnia deve molto alle esperienze carlsoniane e alla danza francese, ma da qualche anno ha iniziato a realizzare incroci e suggestioni tra la danza e il tango, già sperimentati con successo anche da coreografi argentini come Ana Maria Stekelman o dall' ètoile Julio Bocca.
Ad oggi Naturalis Labor è l'unica compagnia professionale in Italia che propone spettacoli di tango e danza di alta qualità . La compagnia è sostenuta da Arco Danza, Regione Veneto, Comune di Vicenza, Comune di Comacchio, Provincia di Vicenza, Ministero dei Beni e Attività Culturali e dalla Fondazione Antonveneta.
Info:
071.2072439
www.amat.marche.it