Dante Ferretti il grande scenografo festeggia gli ottant’anni
di Alberto Pellegrino
6 Mar 2023 - Approfondimenti cinema, Arti Visive
In occasione degli ottant’anni del geniale scenografo maceratese Dante Ferretti, Alberto Pellegrino ne delinea la figura elencando anche le celebrazioni in programma nelle Marche.
Ricordiamo gli ottant’anni di Dante Ferretti (Macerata,1943) il più creativo e rappresentativo scenografo degli ultimi cinquant’anni, un arista che Pier Paolo Pasolini ha definito un genio e che, con i suoi lavori, ha rivalutato il ruolo e il significato della scenografia cinematografica. La novità introdotta in questo campo da Ferretti consiste nell’essere riuscito a pensare, dalla prima progettazione fino alla realizzazione, quello che lo spettatore avrebbe visto apparire sullo schermo.
Il grande cinema di Dante Ferretti
Il talento di Ferretti è stato certificato non solo dalla vittoria di tre premi Oscar (per i film The Aviator, Sweeney Todd e Hugo Cabret), ma dall’aver realizzato decine e decine di scenografie per altrettanti capolavori, lavorando per grandi registi italiani e stranieri, contribuendo con le sue scene al successo di film memorabili come Il nome della rosa di Jean-Jacques Annaud, Le avventure del barone di Muchausen di Terry Gillian, Intervista col vampiro di Neil Jordan, Il diabolico barbiere di Fleet Street di Tim Burton.
Ferretti ha collaborato a lungo con prestigiosi registi come Pier Paolo Pasolini prima da aiuto scenografo (Il Vangelo secondo Matteo, 1964; Uccellacci e uccellini, 1966; Edipo re, 1967), poi da scenografo (Medea,1970; Il Decameron, 1971; I racconti di Canterbury, 1972, Il fiore delle Mille e una notte, 1974; Salò o le 120 giornate di Sodoma, 1975). È stato un fedele collaboratore di Federico Fellini con i film Fellini Satyricon (1969, come aiuto scenografo), Prova d’orchestra (1978), La città delle donne (1980), E la nave va (1983), Ginger e Fred (1986), La voce della Luna (1990). Un’altra assidua e proficua collaborazione Ferretti la stabilisce con il regista statunitense Marin Scorsese per il quale realizza i film L’età dell’innocenza (1993), Casinò (1995), Kundun, (1997), Al di là della vita (1999), Gangs of New York (2002), The Aviator, (2004), Shutter Island, (2010), Hugo Cabret (2011), Silence, (2016). Altre prestigiose collaborazione gli permettono di sceneggiare film importanti con Elio Petri (La classe operaia va in paradiso,1971; Toto modo, 1977), Marco Bellocchio (Sbatti il mostro in prima pagina, 1972), Marco Ferreri (Ciao maschio, 1978; Storie di ordinaria follia, 1981; Il futuro è donna, 1984), Ettore Scola (Il mondo nuovo, 1982) e i due film scespiriani di Franco Zeffirelli (Amleto, 1990) e Julie Taymor (Titus, 1999).
L’autobiografia e i legami con la città di Macerata
Nel novembre 2022 è stato pubblicato il libro Immaginare prima. Le mie due nascite, il cinema, gli Oscar’” (Edizioni Jimenez) che si divide in un Primo tempo. Dante racconta Dante, cioè l’autobiografia dello scenografo, seguita da un saggio dello scrittore, sceneggiatore e critico d’arte David Miliozzi intitolata Secondo tempo: raccontare un maestro, dove si analizzano il periodo di formazione, le prime fortunate esperienze e l’incontro con grandi maestri del cinema italiano e internazionale.
Il titolo nasce dalla convinzione di Ferretti che, per essere un valido sceneggiatore, bisogna saper immaginare prima come fare una scenografia, partendo dalla lettura del soggetto e della sceneggiatura, per poi proporla al regista e quindi agli spettatori.
Ferretti racconta in prima persona il viaggio che l’ha portato dalla provincia marchigiana degli anni Quaranta a Cinecittà e successivamente a Hollywood, realizzando film che sono entrati nella storia del cinema mondiale. Ne viene fuori il ritratto di un maestro che è rimasto un uomo umile, tenace e geniale, un simbolo di quel “saper fare” italiano che ha reso celebre il nostro paese nel mondo, riuscendo a conquistare e a mantenere quella popolarità che è frutto di competenza, d’inventiva, di onestà con sé stessi e di vicinanza alle proprie origini.
Ferretti esordisce con l’affermare di essere nato “due volte” a Macerata: la prima il 26 febbraio 1943, la seconda quando la casa di famiglia è stata distrutta dal bombardamento del 3 aprile 1944 e lui è stato miracolosamente estratto vivo dalle macerie dopo diverso tempo da una donna che la gente chiamava “la Sibilla”.
Dante non è stato uno studente modello nella Scuola d’Arte e Mestieri di Macerata, ma nelle sale cinematografiche della sua città ha scoperto quale sarebbe stata la sua vocazione nel vedere film come La tunica, Quo vadis?, Ulisse, Quarto potere, La rosa tatuata, le esperienze artistiche condivise con gli amici più fidati: lo scultore Valeriano Trubbiani (chiamato a collaborare con alcuni bozzetti al film E la nave va di Fellini), i pittori Giorgio Cegna e i Fratelli Bruzzesi. Poi la partenza per Roma per studiare scenografia nell’Accademia di Belle Arti. I ricordi maceratesi dell’infanzia e della prima giovinezza gli sono rimasti dentro e hanno influenzato diverse sue sceneggiature soprattutto d’interni come la ripida scala che sale all’interno della Torre Comunale e i meccanismi dell’Orologio presenti un Hugo Cabret, la casa di tolleranza con le sue atmosfere presenti nella Città delle donne di Fellini, il Museo della Carrozza. Per uno strano gioco del destino i primi film, fatti come assistente scenografo dell’architetto-scenografo Aldo Tomassini Barbarossa, lo riportano da Roma nelle Marche dove, a Portonovo e sulla riviera del Conero, si girano i due film d’avventura Le prigioniere dell’isola del diavolo e Il giustiziere dei mari.
Ferretti e le celebrazioni nelle Marche
In occasione dei suoi ottanta anni, il Maestro è ritornato nelle “sue” Marche come direttore artistico di “Prima Scena”, un festival di quattro settimane e interamente dedicato alla scenografia, articolato in diversi appuntamenti collocati in quattro città marchigiane con lo scopo di dare il giusto peso al ruolo della scenografia spesso lasciata in secondo piano. Ferretti ha detto. “In questa regione sono nati tanti bravi scenografi, da Mario Garbuglia a Ferdinando Scarfiotti [Premio Oscar per L’ultimo imperatore di Bertolucci]. Mi farebbe piacere se da qui arrivassero nuovi ragazzi pronti a fare questo lavoro. La scenografia non è solo cinema, è teatro e tanto altro. In questo periodo si frequentano poco le sale, dove i film andrebbero visti, ma il cinema si vede in televisione. Si fanno tanti film-serie…Il lavoro c’è. Inizierò a incontrare gli studenti all’Accademia di Macerata. A me è andata bene, allora provo a spiegare loro qual è la via migliore per fare questo lavoro. È una vita agra, fatta di amore e dedizione… Bisogna per prima cosa leggere le sceneggiature, poi pensare alle scene, quelle da costruire, da trovare dal vero, e cosa aggiungere a quest’ultime. Ma l’importante è disegnare tutto quello che si vorrà mostrare”, perché per Ferretti non bisogna mai dimenticare che una scenografia deve saper raccontare un storia, deve saper trasmettere l’idea del regista, alla quale uno scenografo deve dare una forma.
Ad Ancona il 4 marzo Ferretti nell’Auditorium della Mole ha parlato del rapporto della scenografia con il cinema e il teatro, delle esperienze fatte nel corso della sua prestigiosa carriera durante la quale ha realizzato 95 film, tra cui quelli fatti con Pasolini e Fellini, nonché i due prediletti Le avventure del barone di Munchausen e Hugo Cabret.
Il 5 marzo è stato festeggiato con un concerto dell’Orchestra Notturna Clandestina diretta dal M° Enrico Melozzi.
A Macerata dal 9 all’11 marzo sarà presente la scenografa Margherita Palli (a lungo collaboratrice di Luca Ronconi) che sta progettando per il Piccolo Teatro di Milano la scenografia di Romeo e Giulietta di Shakespeare che andrà in scena per la regia di Mario Martone. La Palli, docente nella Nuova Accademia di Belle Arti di Milano, sostiene anche lei che la scenografia deve essere un racconto e aggiunge che “La scenografia è teatro, è cinema, eventi, moda, vetrine dei negozi, concerti. Sia che si faccia Shakespeare o moda, il primo passo è rendere concreta l’idea del regista…Altrimenti sarebbe solo un quadro dietro agli attori, che non si integra con il resto. Il regista dà una chiave, un’immagine, una frase su cui lavorare…fai ricerca e attraverso il disegno proponi ipotesi”. La Palli porterà i bozzetti per Ascesa e caduta della città di Mahagonny, realizzati nel 1922 per il Teatro Regio di Parma. Con lei ci saranno il regista Henning Brockhaus e il costumista Giancarlo Colis, i quali nel settembre 2023 hanno allestito a Spoleto il Don Giovanni di Mozart, di cui il regista ha firmato anche le scene.
Il 18 e 19 marzo, ad Ascoli Piceno, Giancarlo Colis affronterà il tema delle differenze tra scene teatrali e cinematografiche: “A teatro il lavoro si sviluppa nel sogno, è trascendentale pur rispettando canoni tecnici. Il cinema è più realistico e allo stesso tempo mediato da una macchina”. Brockhaus parlerà del “suo” Don Giovanni: “Trovo ridicoli gli allestimenti storici e ho voluto fare qualcosa di diverso. All’inizio c’è un’aria, solitamente ignorata, in cui il protagonista pronuncia il suo credo. L’ho posta al centro”. La scena, occupata da 200 sedie che “rappresentano il caos”, vuole dimostrare che questo regista è sempre alla ricerca di “spazi psicofisici, non spazi che descrivono un’architettura, perché non mi dicono niente e non dicono niente alla musica. La musica è un linguaggio emotivo. L’unico linguaggio visivo altrettanto emotivo è quello dei sogni”.
Il 23-26 marzo, a Potenza Picena, si renderà omaggio allo scenografo Bruno Rubeo (1946-2011) alla presenza del figlio Marco, anche lui scenografo, che ha dichiarato a proposito del padre: “Mi ha insegnato la cura per il dettaglio. L’amore per tutto ciò che si produce con le mani, la testa e il cuore […] La scenografia non è solo lo sfondo di un film. È lo spazio fisico, spesso psicologico, in cui si svolgono le azioni. Per questo riesce a modificare la percezione stessa che lo spettatore ha di quello che sta accadendo davanti ai suoi occhi”.