“Da Amore & Psiche a Grey’s anatomy” con Cesare Catà


di Elena Bartolucci

15 Gen 2025 - Commenti teatro

Da Amore & Psiche a Grey’s anatomy… il passo è breve! Cesare Catà parla dell’amore romantico attraverso la letteratura, i miti, le serie TV e il cinema.

(Foto di Elena Bartolucci)

Sant’Elpidio a Mare (FM) – Domenica 12 gennaio 2024, presso l’Auditorium Graziano Giusti del piccolo comune fermano, è andato in scena Cesare Catà con il suo spettacolo intitolato “Da Amore & Psiche a Grey’s anatomy”.

La formula è sempre la stessa: una lezione-spettacolo sullo storytelling dell’amore che prende spunto sia dai miti che addirittura dalle serie-tv.

Un viaggio filosofico che attraverso l’arte, la letteratura, la televisione e il cinema traghetta lo spettatore alla ricerca del significato più profondo del rapporto tra amore e psiche.

Molte ricerche sono state portate avanti anche a livello filosofico per cercare di capire come nella realtà gli ardori più profondi dipendano molto dalle storie che immagazziniamo nella nostra psiche. L’essere umano è infatti solito usare una tipologia di storytelling ricorrente per spiegare la propria vita e le storie che sono alla base dei suoi pensieri.

La serata ha avuto inizio mostrando una scena iconica di Orgoglio e pregiudizio (2005) del regista Joe Wright in cui, sotto la pioggia battente, Darcy (Matthew Macfadyen) dichiara il suo amore a Elizabeth Bennet (Keira Knightley), ignara che quell’uomo che tanto disprezzava potesse nutrire certi sentimenti verso di lei.

L’utilizzo di questo spezzone cinematografico è stato utile a Catà per introdurre come, già nei primi anni dell’Ottocento, Jane Austin, autrice del romanzo da cui è tratto il celebre film, riuscì a dare forma attraverso la sua prosa sublime a una storia romantica che in qualche modo era in grado di far riecheggiare antichi miti e archetipi letterari.

Passando dall’amor cortese di matrice occidentale tipico di Romeo e Giulietta si raggiunge l’idea di amore romantico in cui il destino di qualsiasi eroina è sempre legato a doppio filo con l’amore.

Dello stesso film viene poi riproposta anche la scena finale ossia l’incontro tra i due protagonisti che, camminando nella campagna inglese all’alba, si disvelano l’un l’altro. È come se entrambi si materializzassero agli occhi del proprio amato sotto forma di nuova creatura facendo così riemergere l’eco di antichi miti proprio come quello di Eros.

Da qui Catà prende spunto per analizzare la vicenda di Amore e Psiche narrata da Apuleio attraverso alcuni quadri del pittore preraffaelita Edward Burne Jones (1833-1898), che hanno saputo raffigurare la poeticità di questa storia, la cui forte potenza evocativa rivive in maniera vivida seppur differente nelle ambientazioni nei quadri proiettati alle spalle del mattatore della serata (Chant d’Amour, 1868-73 – Cupid Finding Psyche Asleep by a Fountain, 1881 – Love among the Ruins, 1833-1898).

Tutte e tre le opere evocano nei colori e nella disposizione dei personaggi il senso di smarrimento dell’anima alla base della ricerca di un amore perduto.

Se nella presentazione dello spettacolo si accennava ad analizzare la formula narrativa romantica nello storytelling di alcune celebri serie-tv statunitensi degli ultimi decenni come Sex and the City o Ally McBeal, Catà ha relegato solo una brevissima parentesi nel finale per introdurre la questione scomodando solo e unicamente un paio di clip tratte dalle prime stagioni di Grey’s Anatomy, uno dei più grandi successi firmati da Shonda Rhimes.

La famosa scena del post-it con cui i personaggi Derek e Meredith (interpretati rispettivamente da Patrick Dempsey ed Ellen Pompeo) si giurano amore eterno suggellando il loro matrimonio su un pezzetto di carta ripropone un ideale romantico che rievoca i sapori dell’amor cortese. Senza una vera e propria cerimonia sacra, l’amore viene suggellato con poche e semplici parole culminando in un bacio appassionato.

In fondo amarsi significa costruire dei ricordi insieme per trattenere qualcosa nella propria anima. Un po’ come il personaggio di Meredith che vive nella paura di aver ereditato il gene dell’Alzheimer dalla madre e rischiare così di perdere ogni ricordo. D’altro canto, come spiegato da Catà, il fine ultimo del corteggiamento non è forse quello di custodire qualcuno per sempre nella propria anima?

In questo spettacolo va riconosciuto che Catà è risultato più intraprendente del solito con il pubblico, in particolare nel finale in cui è stato messo in atto un piccolo esperimento sociologico.

È stato chiesto in sala di provare a indovinare le battute di alcune scene celebri tratte da quattro film diversi come Le pagine della nostra vita (di Nick Cassavetes, 2005), Cuori ribelli (di Ron Howard, 1992), Colazione da Tiffany (di Blake Edwards, 1961) e Il laureato (di Mike Nichols, 1968). Peccato però che gli spezzoni delle ultime due pellicole erano stati già usati in altre sue performance per lo stesso tipo di esperimento e il ripetersi dello stesso modus operandi è risultato un po’ monotono.

Nonostante svariate battute vengano ormai riadoperate in maniera ciclica, la simpatia e l’arguzia di Catà sono innegabili in particolar modo quando si parla di corteggiamento: davvero esilarante la rappresentazione delle difficoltà psicolinguistiche in fase di approccio per il marchigiano doc, che si contraddistingue per la sua innata pigrizia di fondo.

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